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Autore: Sylvia Moons    08/12/2018    0 recensioni
"Malfoy si era allarmato quando aveva visto l'Animi Speculum illuminarsi (...) Nascondeva qualcosa che non voleva che l'Animi Speculum rivelasse? Non aveva già creato abbastanza guai con le sue azioni segrete? E di quali angosce poteva mai esser preda lui, che si era personalmente attivato per essere lui stesso causa di angoscia per la gran parte dei suoi compagni di scuola? Hermione decise che l'avrebbe scoperto."
Questa è una fanfiction con protagonisti due dei personaggi più amati e odiati di "Harry Potter" della grande J.K.Rowling: Hermione Granger e Draco Malfoy. Non sarà la solita Dramione, ma spero vi piaccia comunque! A parte la sequenza di fatti e dialoghi, sono miei solamente il personaggio di supporto di Sylvia Moons e l'Animi Speculum, un oggetto magico di grande rilievo nella mia storia che ho immaginato potesse trovar collocazione nel mondo della Rowling. La storia è ambientata ad Hogwarts dopo la sconfitta di Voldemort. Mi sono inventata che i nostri eroi stanno ripetendo l'ultimo anno di scuola.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dopo la fine della guerra nessuno dei Weasley era voluto tornare ad Hogwarts. Date le circostanze, il Ministero della Magia aveva consentito a Ron e Ginny di concludere gli studi da privatisti presentandosi soltanto agli esami finali. E George aveva deciso che avrebbe rispettato il piano originario e che dunque non avrebbe fatto nemmeno quelli; anche se Fred era morto, o forse proprio perché era morto, avrebbe curato il negozio degli scherzi Weasley raddoppiando i propri sforzi, finché il sogno suo e di suo fratello non si fosse realizzato e il loro marchio non fosse stato conosciuto in tutto il mondo magico.
Se la relazione tra Harry e Ginny aveva retto al duro colpo inferto da tutto quel che era seguito alla morte del fratello di lei, quella tra Ron ed Hermione aveva subito una battuta d’arresto. Ron, così aveva detto, aveva bisogno di stare solo per un po’ e nessuno, né lui né tantomeno Hermione, avrebbe potuto dire quanto questo periodo di separazione sarebbe durato. Lei sapeva soltanto che era tornata a scuola con l’angoscia nel cuore e l’unico conforto di Harry che, come sempre, sapeva starle accanto nel momento del bisogno. Ma Harry approfittava di ogni occasione per farsi dare dalla Mc Grannit un permesso speciale e tornare alla Tana da Ginny, così Hermione si recava a trovare Hagrid da sola piuttosto spesso.
Dopo una di quelle visite, in pieno autunno, attraversava la Foresta Proibita accompagnata soltanto dal rumore dei propri passi sull’erba e le foglie secche. Oltre le cime degli alberi svettavano i tetti più alti di Hogwarts ed Hermione li seguiva come se si fosse trattato della stella polare.
Sebbene quasi tutti i Mangiamorte sopravvissuti alla guerra fossero stati rinchiusi ad Azkaban e nessun pericolo minacciasse più il mondo magico, il castello non era ancora stato del tutto ricostruito e nessuno aveva ancora finito di piangere i propri morti. Ciascuno di loro, dai Weasley a Harry, Neville, Luna e Hermione stessa, si faceva strada attraverso le rovine della propria vita passata sperando che, alla fine della distesa di macerie, ci sarebbero state altre giornate serene e felici simili a quelle di una volta, a cui si erano tanto abituati da non notarle quasi più. E anche se niente sarebbe mai più stato lo stesso per nessuno di loro, Hermionepensava che quelle giornate sarebbero tornate, prima o poi. Ron e Ginny avrebbero ritrovato la pace e tutti insieme sarebbero riusciti ad andare avanti, a superare il dolore e la tristezza, a gioire davvero della loro vittoria. Perché niente poteva cancellare il fatto che Voldemort era stato sconfitto per sempre. E questo Hermione lo sapeva bene, anche nei momenti di maggior sconforto.
Lo sapeva, finché non posava gli occhi sulla cicatrice che le marchiava il braccio sinistro.
Mudblood.
Anche adesso, mentre camminava con la pelle sfregiata ben coperta dalla manica del cappotto, sentiva quella parola gravarle sul cuore. Quella parola che era un insulto e che, allo stesso tempo, era molto di più. Quando ripensava a quel giorno spaventoso a casa Malfoy, alla risata folle e al fiato caldo di Bellatrix Lestrange sul collo, al dolore che le divorava la carne, non credeva più in niente. In nessuna forma di felicità o di speranza, né per lei né per nessun altro. E non riusciva a vedere nulla oltre le macerie.
Intonò a bassa voce una vecchia canzone che sua madre le cantava quand’era bambina e veniva l’ora della messa a letto, ma non ricordava bene le parole e dovette concentrarsi per riuscire a completarla, così quasi non si accorse di essere arrivata in quel punto della Foresta Proibita in cui gli alberi erano stati spazzati via da qualcosa o qualcuno durante la guerra. Lì la terra si era aperta e un crepaccio si era andato via via allargando, creando un precipizio dalla cima del quale ora era possibile avere una piena visuale diHogwarts. E proprio lassù, rivolta al castello, sostava una figura nera. Hermione la vide con la coda dell’occhio e la riconobbe all’istante: i capelli biondissimi in netto contrasto con gli abiti scuri e quasi accecanti nella strana luce di quel pomeriggio nuvoloso, il volto pallido e affilato appena visibile di profilo, Draco Malfoy guardava verso la torre di Astronomia e la punta dei suoi stivali sfiorava l’orlo del precipizio senza che lui nemmeno accennasse a indietreggiare.
Hermione si fermò di colpo, sorpresa, e prima che potesse riprendere il cammino in silenzio anche lui si accorse della sua presenza e si voltò verso di lei. Sbatté le palpebre, ugualmente sorpreso, ma nessuno dei due disse una parola o fece un cenno. L’ultima volta che si erano visti così da vicino era stato nel cortile della scuola, già devastato dalla battaglia tra Auror, studenti, professori e Mangiamorte. Quel giorno, Draco aveva scelto da che parte stare. Dietro alle spalle di Voldemort, insieme ai suoi genitori, contro tutti gli altri e, naturalmente, anche contro di lei.
Hermione strinse le labbra e fece per proseguire, ma la sfera che portava al collo si illuminò sotto il suo maglione e si fece più calda. Senza pensare a Malfoy che la stava guardando, prese la catena a cui era appesa e la tirò fuori per guardarla da vicino. In effetti la sfera di cristallo, poco più grande di un boccino e cinta da una sottile fascia d’argento intagliato, brillava di un’assurda luce nera che creava una sorta di spirale che girava su sé stessa. Disegnava anche delle forme, ma Hermione non riusciva a distinguerle bene. Sparivano troppo in fretta.
All’improvviso Draco si riscosse, gli occhi gli si accesero di rabbia ed estrasse la bacchetta con tale rapidità che nemmeno Hermione, che era sempre stata più veloce di lui, riuscì a precederlo.
– Accio Animi Speculum! – gridò con sorprendente prontezza e, prima che Hermione potesse impedirlo, l’Animi Speculum si staccò dalla catena e volò tra le mani di lui.
– Ridammelo subito, Malfoy! – esplose lei, facendosi avanti a grandi falcate. – Non è neanche mio! –
Draco alzò la bacchetta e gliela puntò contro, ma non la stava neanche guardando. Fissava la sfera di cristallo nel suo pugno. La luce nera, ora, era più intensa che mai e vorticava in fretta come una girandola sotto un forte vento. E Draco, le sopracciglia aggrottate in un’espressione di stizza, la strinse tanto forte che Hermione fu sicura che l’avrebbe sbattuta a terra solo per il gusto di distruggerla, come al suo solito.
Senza esitare lanciò l’incantesimo di disarmo e di richiamo del manufatto. Draco non cercò di impedire nessuno dei due e, un attimo dopo, la sua bacchetta era a terra e l’Animi Speculum di nuovo al sicuro nella tasca del cappotto di Hermione.
– Non impari mai, eh? – disse tra i denti, riprendendo a marciare verso il bosco. Gli voltò le spalle e lo lasciò lì, sul ciglio del precipizio, solo e disarmato.
Di lì a poco la luce dentro la sfera si spense. Sentendola di nuovo fredda ed essendo ormai lontana da Malfoy, Hermione la estrasse e la osservò pensierosa. Ora era come il giorno prima, quando la sua amica Sylvia Moons, Tassorosso, gliel’aveva affidata prima di partire per un breve soggiorno a casa: una palla trasparente e vuota, senza nessuna funzione.
Non era esatto, naturalmente; l’Animi Speculum era un manufatto magicoinventato in tempi non troppo remoti da un grande esperto di Legilimanzia. Quella diSylviaera solo una riproduzionecreata a fini di studio, ma il funzionamento era simile all’originale: quando era vicino a una persona in preda a un’emozione particolarmente intensa, l’Animi Speculum reagiva illuminandosi e offrendo alla vista dell’osservatore esperto delle immagini che potevano rivelare intenzioni e ricordi del suo bersaglio senza che fosse necessario un contatto visivo tra quest’ultimo e il Legilimens. Il che aiutava parecchio chi non aveva modo, per qualunque motivo, di restare occhi negli occhi col proprio bersaglioabbastanza a lungo da scoprire qualcosa. Oppure se il soggetto in questione eraparticolarmente “chiuso” o in grado di usare l’Occlumanzia.
Ma, se Hermione conosceva la storia del manufatto e il suo funzionamento per averne letto in alcuni testi specifici, non era capace di interpretare le figure create dalla luce dentro la sfera, e non soltanto perché Legilimanzia non era una delle materie che normalmente si studiavano ad Hogwarts. Per usare bene l’Animi Speculum occorreva anche una certa predisposizione, un talento innato di cui solo alcuni maghi e streghe erano dotati. Una capacità simile alla veggenza che, come la professoressa Cooman si era premurata di farle notare a suo tempo, Hermione non possedeva affatto. Al contrario di Sylvia; i suoi familiari l’avevano iniziata presto a quell’arte, che si tramandavano ormai da generazioni, e avevano creato per lei una riproduzione dell’Animi Speculum perché potesse usarlo per la parte “sperimentale” della sua speciale tesi, in cui avrebbe dato conto dei risultati delle letturesu certe “cavie” che avrebbe individuato al suo ritorno. Di certo non avrebbe faticato a trovare buoni bersagli, date le emozioni degli ultimi mesi. Ma era inverosimile che avrebbe visto qualcosa di bello nella sua sfera. Del resto, quel che Hermione aveva appena osservato lo confermava: quando l’emozione provata dal bersaglio era positiva la luce era bianca e disegnava le forme di ciò che riempiva di gioia il bersaglio,intenzioni o ricordi che fossero, ma quando l’emozione era negativa…
Era arrivata al limitare della foresta e si era lasciata gli ultimi alberi alle spalle. Si fermò e si volse nella direzione da cui era venuta.Malfoy si era allarmato quando aveva visto l’Animi Speculum illuminarsi, gliel’aveva sottratto e l’aveva osservato con un’improvvisa rabbia. Probabilmente sapeva cos’era, o non avrebbe reagito in quel modo. E la luce era stata nera come la notte.
Nascondeva qualcosa che non voleva che l’Animi Speculum rivelasse? Non aveva già creato abbastanza guai con le sue azioni segrete? E di quali angosce poteva mai esser preda lui, che si era personalmente attivato per essere lui stesso causa di angoscia per la gran parte dei suoi compagni di scuola?
Hermione decise che l’avrebbe scoperto.
Draco Malfoy, in realtà, era ormai del tutto inoffensivo: suo padre aveva evitato Azkaban collaborando alla cattura dei Mangiamorte sopravvissuti e, se lui e sua madre erano ancora a piede libero, era perché Harry aveva rivelato al Ministro in persona che i due, volenti o nolenti, erano stati determinanti per la sua vittoria contro Voldemort. Il giovane rampollo della non più illustre casata dei Malfoy però, pur libero di tornare a scuola, era rimasto isolato per via di tutto quel che aveva combinato e persino i Serpeverde ormai tendevano ad evitarlo, e non solo perché aveva perso ogni prestigio sociale. Lo evitavano perché, tra loro ed esclusi Harry e i suoi amici, era stato quello che aveva avuto il maggior ruolo in una guerra che poteva portare alla fine di Hogwarts e, quindi, anche della Casa dei Serpeverde. E questa era una cosa che, in realtà, nessuno voleva né aveva mai voluto. Solo i figli dei Mangiamorte che si erano comportati come suo padre gli stavano ancora vicino, ma ormai erano pericolosi tanto quanto lui.
Niente da temere, dunque. Eppure Hermione voleva sapere cosa dicevano di lui le forme luminose nella sfera. Le venne da ridere perché era proprio un’idea da Harry Potter: “Malfoy trama qualcosa, scopriamo di che si tratta!” E lei e Ron subito dietro a lui, a pedinare il nemico e i suoi accoliti,a far ricerche in biblioteca, a preparare Pozioni Polisucco rischiando costantemente una punizione o peggio. Ma da allora troppa acqua era passata sotto i ponti e anche la guerra a Malfoy era ormai un ricordo intriso di una strana, quasi dolce nostalgia. Ci sarebbero stati tempi migliori in cui avrebbero avuto cose molto più belle per cui provare nostalgia, ma quei tempi erano ancora di là da venire e quei giorni vuoti, in bilico tra la vita vecchia e la nuova, dovevano essere riempiti in modo proficuo. Capire cos’aveva visto l’Animi Speculum in Malfoy poteva essere un’ottima occasione di studio; magari Hermione avrebbe finalmente capito cos’aveva di speciale Sylvia e perché dovesse essere migliore di lei, anche se solo in quella materia e solo per questioni… genetiche.
  
 
   
 
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