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Autore: La_Birba    13/12/2018    2 recensioni
ciao a tutti, dopo anni di assenza sono tornata. non sono mai stata brava nei riassunti.
il mio contesto preferito in cui mi piace immaginare Bulma e Vegeta è la scuola. in questo caso Vegeta professore di Bulma.
sono passati anni ormai dalle scuole, si sono persi di vista ed entrambi ripercorrono il loro percorso passato.
sperando di avervi incuriosito e di essere migliorata come scrittrice vi auguro Buona Lettura a voi coraggiosi che aprirete questa storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - PARTE BULMA





Rimasi lì per interi minuti, in giardino guardando il cancello dal quale era appena uscito il professore. Ero intontita. Non perchè avevo scoperto che lui era stato il mio sogno d'amore da bambina, ma perchè anche in quel momento mi sentivo come attratta da lui. Non ho mai creduto e mai ci crederò all'amore a prima vista, però ero un po' lasciva. Era probabilmente una semplice attrazione fisica. Era innegabile che il professore fosse un bel ragazzo. Inoltre aveva quell'aria triste e malinconica, e anche un po' cupa. Con il senno del poi pensai che ne ero così attratta perchè era stato la prima cotta ed era qualcosa di mai iniziato oppure era la classica sindrome da crocerossina. Eppure bisogna davvero motivare un sentimento o attrazione?

A quei tempi mi dicevo che erano tutti i vari ormoni. Era ovvio provare attrazione fisica per uno così, soprattutto in un periodo così instabile quale era l'adolescenza. Inoltre ero piuttosto attiva sessualmente, per quanto Yamcha fosse stato il mio primo e solo ragazzo, non mi sentivo pienamente soddisfatta. Certi argomenti non li trattavo con i miei genitori, per quanto fossi socievole e conoscessi davvero molte persone non avevo un'amica con cui confidarmi e chiedere consiglio. Goku sicuramente non sarebbe stato di aiuto. Avevo cercato davvero molto online e ad avevo trovato di tutto, non avevo mai avuto però il coraggio di toccarmi. Ogni tanto mi immaginavo da vecchia, sposata con Yamcha e ancora insoddisfatta della mia vita sessuale.

Comunque rientrai in casa, posai l'ombrello. Rubai un biscotto in cucina e mi intrufolai in ufficio di mio padre. Tra tutte le varie scartoffie li sopra c'erano le fotocopie dei documenti del professore. Non sembrava avere molti più anni di me e mi era venuta questa immensa curiosità.

Bingo! Aveva solo nove anni più di me, ne aveva 26. Una serie di bip mi fece trasalire mentre leggevo i vari progetti e documenti. Era una chiamata, Yamcha. La partita! Me n'ero completamente scordata.

“Ehi dimmi” risposi con nonchalance.

“Che fine hai fatto? Pensavo di vederti tra le tribune e invece,,”

“Scusami mi ero dimenticata che dovevo aiutare mio padre e non ho avuto il tempo di avvisarti. Se ti va ci vediamo stasera”.

Sembrò bersi quella scusa inventata sul momento. Non ero brava a dire le bugie, ma al telefono non poteva scoprirmi. Ci demmo appuntamento per dopo cena.

Passò a prendermi in perfetto orario. Andammo in un piccolo bar poco lontano, quella sera facevano musica dal vivo. Era una band di quartiere, probabilmente parenti del proprietario. Parlammo un po', mi raccontò degli allenamenti, del primo giorno di scuola, dei compagni. Mi ubriacai di parole. Non mi chiese nulla della mia giornata, pensai che fosse sicuramente meglio così, non avrei potuto raccontare poi chissà cosa. Tra i suoi tanti discorsi, i miei occhi vagarono in giro e notai un piccolo cartello con su scritto “Cercasi barista part-time”. Era a 5minuti da scuola. Quindi ci avrei messo circa una decina di minuti per arrivarci, poteva essere molto positivo lavorarci qualche sera o pomeriggio. Lo feci notare a Yamcha.

“Bulma vuoi davvero lavorare? In un bar poi? Sei colei a cui apparteranno le Capsule Corporation e vuoi davvero lavorare qui?”.

Mi guardava con faccia perplessa. Sul momento ci rimasi un po' stizzita, con il tempo avevo poi compreso che non mi stava giudicando. Era semplicemente stupore il suo. Io feci spallucce. Ci dirigemmo all'uscita e salimmo in macchina. Mi baciò con passione, posò la sua mano sulla mia coscia. Poco dopo partì per andare nel nostro solito posto isolato. Sperai di poter usare il sesso come una valvola di sfogo, volevo rilassarmi e godermi semplicemente il mio ragazzo senza pensare ad altro. Durò quello che penso furono tre minuti, probabilmente erano stati molto intensi per lui, ma erano pur sempre stati pochi minuti. Rimase poi li mezzo nudo sul sedile del guidatore ad ansimare. Io iniziai a rivestirmi, lui era spesso dolce ed io quella sera sicuramente ero stata troppo fredda. Eppure lui non era sembrato farsi domande. Mi aveva baciato, sussurrato le classiche parole dolci e una volta accompagnata a casa mi aveva abbracciato teneramente. Ci salutammo e appena arrivai in casa mi buttai sul letto. Mi sentivo in parte in colpa, perchè lui ci teneva davvero a me ed io ero distante e insoddisfatta. Mi sentivo quasi egoista, perchè mi stavo rendendo sempre più conto di ciò che davvero provavo. Non era amore, non che lo avessi mai pensato, era una storia fine a se stessa. Senza futuro.

Non era per quel professore, ma era davvero da tanto tempo che mi si era insinuato questo dubbio in testa. Più tempo passavo con lui, più me ne rendevo conto. Quando si è giovani si vogliono provare emozioni forti, lui per me non era che una brezza fresca, io volevo un tifone. Mi addormentai con mille pensieri in testa e feci un sonno senza sogni.

Mi sveglia la mattina distrutta, non mi ero riposata per nulla. Feci tutti i vari passaggi come se fossi uno zombie. Guardandomi allo specchio notai che avevo delle occhiaie che facevano paura. Sembravo malata. In macchina con Yamcha non feci altro che sbadigliare. Avrei voluto fare un ulteriore pisolino ma essendo in prima fila a scuola mai avrei potuto. Le lezioni erano tutte soporifere. Andai in infermieria con una scusa e mi addormentai. Mi svegliai alla fine della mattinata. Fu praticamente un tocca sana per me. Mi ero davvero ripresa. Al pomeriggio andai nel baretto della sera prima e mi chiese se avessi potuto andarci quella sera stessa per una prova. Accettai volentieri ed entusiasta. In genere quasi ogni cosa che volevo mi era stato regalato dai miei genitori. Volevo essere come ogni altro adolescente.



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tadannnn :D rieccomi :) non ho nulla da dire tranne che i capitoli sono sempre più corti mannaggia!!
alla prossima fanciulli ;)
grazie a tutti :D

  
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