Il cielo sopra Storybrooke aveva da
poco iniziato a venarsi all'orizzonte di tenui striature rosa e
pesca.
L'alba sarebbe presto giunta a
rischiarare con la sua luce impietosa la piccola cittadina del Maine
e le vite dei suoi abitanti, portandosi via il segreto di un'altra
proibita notte di passione consumatasi nella casa del Sindaco.
Emma Swan e Regina Mills erano entrambe
già sveglie (non che avessero dormito molto, in realtà) e giacevano
pigramente tra i cuscini e le preziose lenzuola di seta, ormai tutte
stropicciate e scomposte a causa delle loro lascive attività
notturne. Il tessuto morbido e liscio aveva conservato il tepore dei
loro corpi nudi e ne aveva assorbito la fragranza, cosicché ora
l'intero grande letto matrimoniale emanava un singolare sentore a
tratti dolce, a tratti speziato, a tratti pungente e un po' acre.
Regina se ne stava comodamente sdraiata
tra le gambe lunghe e tornite di Emma, la testa bruna appoggiata al
petto di lei e gli occhi semichiusi, dolcemente cullata dal ritmo del
suo respiro calmo e dal battito forte e regolare del suo cuore. Un
cuore che, lo sapeva, apparteneva a lei.
La Salvatrice teneva il sindaco tra le
braccia, accarezzandole le spalle perfettamente cesellate come da uno
scultore e, di tanto in tanto, stampandole dei teneri baci sulla
pelle di porcellana ancora ardente di quello stesso fuoco dal quale
le due donne si erano lasciate divorare con infinita beatitudine
nelle ore precedenti.
Ma ora, il tempo a loro disposizione
stava ancora una volta per scadere e, per quanto nessuna delle due ne
avesse mai abbastanza dell'altra, avrebbero dovuto pazientare e
mettere a tacere il loro sgorgante desiderio almeno fino al nuovo
sopraggiungere della sera, perché il loro non era un amore che
potesse essere esibito alla luce del sole.
Così Emma e Regina attendevano con
trepidazione che le tenebre calassero ogni giorno su Storybrooke, che
i rumori della città si acquietassero, che tutti si ritirassero nei
loro nidi sicuri prima di ritrovare se stesse l'una tra le braccia
dell'altra e abbeverarsi da quella mistica fonte che rinfrescava e
bruciava al tempo medesimo.
Quando l'orologio della torre sopra la
biblioteca batté sei possenti rintocchi, Emma emise un buffo suono a
metà tra un gemito e un sospiro. - Sono già le 6! Non ci posso
credere! -
Ancora placidamente sdraiata sul corpo
della Salvatrice, Regina fece un sorrisetto avvertendo la distinta
nota di frustrazione nel tono della sua compagna.
- Il tempo è rimasto fermo per
ventotto anni in questa città, e ora invece sembra quasi che scorra
a velocità doppia. Non è giusto! -
A quel punto, il sindaco interruppe,
anche se a malincuore, il contatto con il corpo caldo e profumato di
Emma, mettendosi in ginocchio di fronte a lei con un sogghigno. - Mi
stai forse velatamente confessando di rimpiangere il Sortilegio
Oscuro, Salvatrice? Forse avresti dovuto pensarci due volte prima di
spezzarlo. -
Emma afferrò un cuscino e fece per
colpire l'altra che però si scostò appena in tempo scoppiando in
una risata.
- Sei tutta scarmigliata, Signora
Sindaco. - commentò Emma in tono beffardo, tradito però dal suo
sguardo pieno di tenerezza. - Non puoi presentarti in municipio in
queste condizioni, con quei capelli che gridano ai quattro venti
quanto ti sia divertita stanotte. Sul serio, hai il tipico aspetto di
una reduce da una magnifica notte di sesso sfrenato e Storybrooke è
una piccola città, tutti conoscono tutti e le voci girano... -
Gli occhi nocciola di Regina
lampeggiarono di una scintilla maliziosa e la donna si piegò in
avanti fino a portare il proprio viso ad un soffio dall'orecchio di
Emma. - Stai dicendo che mi trovi impresentabile, Signorina Swan?
Eppure credevo di piacerti stanotte, quando mi supplicavi di fare
questo... -
La bionda sussultò e rabbrividì di
piacere sentendo la mano di Regina insinuarsi a tradimento tra le sue
gambe.
- … o questo. -
Emma gettò la testa all'indietro e si
lasciò sfuggire un gemito mentre le labbra del sindaco esploravano
avidamente i dintorni del suo collo.
- Ok, ok. - ammise con voce roca e il
fiato corto. - Forse non sei messa così male, dopotutto... -
Regina sorrise, la bocca ancora premuta
contro la gola pulsante della bionda, poi, molto lentamente, ritirò
la mano sfiorandole le cosce e tornò a sistemarsi sul materasso di
fronte a lei, godendo nel vedere le sue gote imporporate e la voluttà
che riempiva lascivamente i suoi occhi verdi, ormai quasi del tutto
oscurati dalle pupille tanto queste erano dilatate per l'eccitazione.
- Ad ogni modo, - riprese Emma,
cercando di controllare la nuova prepotente ondata di desiderio
provocata dai gesti di Regina, - non puoi davvero pensare di uscire
così. Lascia almeno che ti sistemi i capelli. -
La bruna alzò le spalle e sorrise. -
Sarà un vero piacere, Signorina Swan. - dopodiché si voltò dando
la schiena alla Salvatrice, sedendo sul letto a gambe incrociate come
una bambina docile e ubbidiente.
Emma prese la spazzola d'argento
appoggiata sul comodino e cominciò a passarla con attenzione tra i
capelli folti e corposi di Regina.
Li sfiorava con delicatezza, quasi con
reverenza, come se quella fluente chioma d'onice fosse il tesoro più
prezioso di tutti i reami. Non avrebbe mai smesso di stupirsi di
quanto essa risultasse soffice e piacevole al tatto, sotto le sue
dita, né di quello sbalorditivo tono di nero, scuro e compatto come
ali di corvo che ogni tanto intercettavano uno sparuto raggio di luce
e brillavano per un secondo di riflessi quasi blu, prima di tornare
del colore delle notti di novilunio.
A un tratto, un lontano ricordo iniziò
a prendere sfumatamente forma nella mente della Salvatrice: il
ricordo di una vecchia canzone d'amore udita chissà quanto tempo
prima e chissà dove ma che, seppure inconsapevolmente, doveva essere
rimasta ben impressa nella sua memoria e nel suo subconscio.
La melodia, costituita da null'altro
che poche note di pianoforte e dalla voce dal timbro inconfondibile
di Nina Simone era lenta e delicata, come una rassicurante e ipnotica
ninnananna.
Quasi senza accorgersene, Emma iniziò
a canticchiare sommessamente mentre ogni dolce colpo di spazzola su
quella capigliatura corvina era come una carezza amorevole.
Regina chiuse gli occhi e sorrise,
rilassandosi in ascolto del lieve canto della donna alle sue spalle
che, alle sue orecchie, non sarebbe stato messo in ombra neanche da
un intero esercito di sirene.