Libri > Maximum Ride
Ricorda la storia  |      
Autore: MalkContent    16/07/2009    0 recensioni
Secondo Spin-off da "Nike di Samotracia". E' necessario leggere la Fan fiction madre per capire. Sarah e Max, due facce della stessa medaglia.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Prototipo 1.0 Nike di Samotracia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Freddo. Grigio. Blu.

Odio le luci dei neon. Ma so che non sopravviverei a lungo alla luce piena del sole.

Trascino le mie ali a terra, queste ali inutili che mi inchiodano ad un'esistenza artificiale. Non posso fingere, come Max, di essere qualcosa di diverso, nemmeno per qualche istante.

Pendono dalle mie spalle esili. Quattro metri e mezzo l'una. Quasi dieci metri di apertura alare, bianche, lievemente intarsiate d'ocra. Dieci metri di peso schiacciante che a stento riesco a sollevare per camminare, senza che la natura mi abbia dotata del giusto modo per piegarle perchè non siano d'intralcio o non finiscano per intorpidirmi i muscoli della schiena. Tant'è che spesso pendono a terra, semiaperte. Tenerle chiuse e camminare è come per voi reggere due grosse sporte per la spesa tenendole sollevate piegando i gomiti.

Un'autentica tortura, per quanto col tempo i miei muscoli si siano abituati a questo tipo di lavoro per cui non sono progettati.

Già.

Il mio progetto.

Non penso che la mia sopravvivenza fosse contemplata. Forse è per questo che nessuno si è domandato cos'avrei dovuto farmene di queste due inutili appendici piumate oltre che usarle per spazzarci il corridoio della Itex tra la mia gabbia e le sale di sperimentazione.


Ari è di nuovo fuori a cercare lo Stormo.

Siedo nell'angolo più buio della stanza grigia e impersonale che ho ottenuto “convincendo” i Camici Bianchi. Non so fino a che punto il mio potere possa influenzarli. L'istinto di autoconservazione è forte, non penso si suiciderebbero soltanto perchè la mia mente suggerisce loro di farlo. Né credo che offrire ad un prototipo non particolarmente ben riuscito una suite di lusso rientri tra i comportamenti che potrei forzare in qualche modo. Non so se sono in grado di farlo, ma temo quasi di scoprirlo. Se i Camici Bianci si rendessero conto che il mio potere ha una simile portata, dubito che mi lascerebbero in pace. Fare esperimenti in tal senso per me è troppo rischioso.

Niente colpi di testa. Mai attirare l'attenzione. Ari potrebbe pagarne le conseguenze.


Max e gli altri fingono di essere umani, in questo periodo. Non penso si siano accorti che la loro gabbia si è soltanto allargata. L'esperienza di una scuola “normale” è soltanto una mascherata.

L'ennesima.

Raccolgo brandelli di ciò che accade dalle menti dei Camici Bianchi. Del resto non ho molto altro da fare oltre soffocare la rabbia.


Max.

Max, che esisti soltanto perchè io sono sopravvissuta.

Max, perfetta grazie agli imperdonabili errori commessi su di me.

Max, prediletta di Jeb.

Max, l'arma definitiva.

Max... che mi stai portando via Ari senza saperlo.


Quante volte ho finto di non vedere il tuo viso nella sua mente? Quante volte avrei preferito essere cieca ai sentimenti che gli straziano l'anima piuttosto di essere certa che non ero io la causa?

E sorrido, pensando che forse questa gelosia non mi appartiene del tutto, ma è solo il riflesso di quella di Ari nei confronti di Max.

Ma fa male lo stesso. E mi fa desiderare di avere le mani per strangolarla e mettere fine a tutto questo una volta per tutte.

Allora forse Ari smetterebbe di pensare soltanto a lei e di farsi del male per colpa sua. Forse si ricorderebbe che sono qui, che gli voglio bene, e che, al contrario della Perfettissima Max, non ho mai tentato di ucciderlo né gli sto portando via l'affetto di suo padre. Non lo odio, non lo guardo con disgusto.

Per me è sempre bellissimo.


Invece Ari è innamorato di lei. Lei, che possiede ciò che le è stato dato solo in funzione di ciò che è stato dimenticato su di me.

Che avrebbe mani per accarezzarlo... Che avrebbe braccia per stringerlo.

Lei, il prodotto finale. Perfetta e inarrivabile.


*_*_*_*



Un Eliminatore.

Ne sento l'odore familiare e penetrante, prima ancora di sfiorare i suoi pensieri.

Non è Ari.

È uno degli altri, uno dei nuovi. Anche Ari è solo un prototipo, i nuovi branchi sono volatori migliori.

Perchè è trasformato?

Di solito vengono in forma umana ad annusarmi per l'addestramento.

La sua mente risuona d'odio e desiderio. Pregusta il sangue, la carne.

Sento la fame che lo divora. Non ha nulla di umano, nulla su cui possa fare leva.

Mi guardo attraverso i suoi occhi e rabbrividisco.

Piccola, minuta, fragile. Pregusta lo schiocco delle ossa e le mie grida di dolore.

Ho paura, non posso farne a meno e ne sente l'odore.

Riesco a localizzarlo grazie all'angolazione in cui vedo la stanza attraverso i suoi occhi, ma non c'è comunque molto spazio per fuggire. Striscio lungo il muro per allontanarmi il più possibile.

L'Eliminatore si muove carponi, come fosse un lupo completo.

Ora lo riconosco.

Wrath. Matricola 17, primo branco. Lo ricordo, da umano. Uno dei prototipi della modifica genetica in età adulta. Aveva sedici anni. Un bel ragazzo, capelli lunghi, rossi, azzurri occhi tristi.

Per qualche motivo, non riesce a tornare alla forma umana. Si è trasformato qualche mese fa per la prima volta, ma da allora il suo aspetto è rimasto animale, molto più animale dei suoi successori.

Riesco ad avvertire la presenza di un Camice Bianco nel corridoio.

Perchè Wrath è qui?

La consapevolezza mi assale.

Esperimento. Cercano di comprendere i limiti del mio potere.

E li ho appena appresi anch'io.

Non posso contrastare l'istinto di Wrath. Non posso contrastare la determinazione di un animale. Gli umani sono sempre preda di dubbi, pensano tutto e il contrario di tutto.

Sempre, tranne quando si tratta del loro istinto di sopravvivenza.

Piego la loro mente soltanto quando hanno di fronte un bivio. Allora posso spingerli in una direzione o in un'altra.

Il Camice Bianco può decidere di lasciarmi morire tra le fauci di Wrath o dichiararsi soddisfatto prima che l'Eliminatore mi riduca a brandelli.


Una zampa poderosa mi colpisce, scaraventandomi contro il muro. L'urto fa danzare scintille dorate nel mio buio eterno. Fa male. L'aria si riempe dell'odore dolciastro del mio sangue. Il fianco destro brucia.

Grido.

Mi è sopra. Posso sentire il vento rovente del suo fiato, l'odore penetrante di selvatico. Mi schiaccia a terra come una farfalla inchiodata sulla teca. Non riesco a respirare, non riesco a concentrarmi, non riesco a pensare. Il mio abito stile impero è rimasto impigliato tra gli artigli di Wrath alla prima zampata. In ogni caso era più un impaccio che una protezione, in un combattimento e in questo momento l'ultima cosa che m'importa è che il Camice Bianco fissi le mie curve inesistenti. So di essere un esemplare adulto della mia specie, ma le caratteristiche umane della maturità sono minime. Forse la curva dei fianchi si è fatta più rotonda, forse potrei dire di avere un seno, anche se minimo, ma la realtà è che sono molto più falco che femmina umana. Un falco che non è disposto a diventare la cena di nessuno. Nemmeno di Wrath.

Sferro una testata a quel muso lupesco. E un'altra quasi immediatamente dopo. Conosco bene gli Eliminatori, il dolore impiega tempo a raggiungere il cervello.

Fa mezzo passo indietro concedendomi lo spazio per raccogliere le ginocchia e colpirlo a piedi uniti all'altezza della gola.

Max, la perfetta.

Max, la più forte e la più veloce.

Max, sempre e solo Max. Persino gli Eliminatori mi sottovalutano.

Wrath tossisce cercando di riprendere fiato.

Rotolo di lato cercando di rimettermi in piedi, mentre gli ordini del Camice Bianco risuonano imperiosi.


-Diciassette.. indietro.-


Indietro un accidente. La sua mente è gonfia di rabbia e di odio. Si raggomitola per caricare lo slancio. Se avessi più spazio, tenterei di usare il suo stesso impeto per scaraventarlo contro il muro alle mie spalle, ma vi sono quasi appoggiata. Sento il sangue scorrere lungo il fianco, ma ancora non avverto a pieno il dolore.

Il pensiero vola ad Ari. Sorrido con amarezza. Non credo lo rivedrò.

Se al mio posto vi fosse un prototipo prezioso sarebbe già accorsa la sicurezza, ma l'unico motivo per cui sta arrivando qualcuno è far in modo che il Camice Bianco possa portare le sue natiche al sicuro.

Ed evidentemente sono un ottimo diversivo.

Mi concentro. Il Camice Bianco si è allontanato. Lascerà che Wrath sfoghi la sua rabbia su di me o manderà qualcuno a fermarlo? Non lo so. È difficile influenzare la mente di qualcuno quando la mia attenzione è assorbita dall'evitare di essere massacrata da qualcun altro.

Wrath si scaglia su di me. Cerco di evitarlo di nuovo scartando di lato, ma non potrò sfuggire per sempre.

Ari.

Perdonami.

Non sono stata abbastanza veloce. Mi schiaccia a terra, sullo stomaco, mi inchioda le ali con le zampe e la forza soverchiante del suo peso.

Ari.

Serro gli occhi istintivamente, come se quel gesto per me tanto inutile potesse allontanare la fine.

Non voglio morire.

Poi il peso su di me si scosta di colpo. U n urto, due corpi in rapida collisione tra loro. Uno di essi lanciato ad una velocità folle.

Ari.

Ari?

Non oso quasi muovermi.

Lo scontro è violento. Ari infierisce su Wrath con rabbia. Perchè è venuto? Non dovrebbe essere qui. Non dovrebbe.

Ari.

Riesco a seguire il combattimento dalla mente dei due avversari. Non avvertono il dolore, non subito. Riesco ad avvertire la furia di Ari, mista alla paura e allo sgomento ed il sapore del sangue di Wrath. Ari è nella sua contorta forma di lupo, le ali estratte ripiegate sulla schiena. È più giovane di Wrath, ma più forte e più umano.

Lo rovescia a terra, sulla schiena, serrandogli i denti attorno alla gola.

Restano immobili.

E in quell'istante la mente di Ari va in pezzi, straziata tra l'istinto del lupo scritto nel suo stesso DNA che gli comanda di stroncare la vita del rivale, e la mente umana che riconosce un proprio simile.

Folle.. folle e terribile.

Folle come il mio istinto di migrare, che mi spinge a camminare per giorni su e giù per la cella, resistendo all'impulso di gettarmi contro il vetro, le finestre, le pareti pur di uscire, volare via, nei grigi giorni d'autunno.

Folle come l'istinto di Max e il suo stormo, uccelli abbastanza da sentirsi smarriti se divisi.

Quanto di lupo c'è in Ari?

Se le parti fossero invertite, Wrath non esiterebbe.

Ari indietreggia.

Wrath mi lancia un'ultima occhiata di astio quasi umano e fugge. Riesco a seguire la sua mente, il suo progetto. Allontanarsi dalla Scuola.

Gli auguro di farcela.

Mi auguro di non rivederlo mai più.

La tensione si scioglie. Fa male. Fanno male i morsi sulle braccia e sul petto di Ari. Mi fa male il fianco, ma la ferita è solo di striscio. Poteva andare peggio. A Fang è andata peggio. Allungo un piede a recuperare il mio vestito in pezzi, cercando di coprirmi con quella stoffa lacerata.

Ari mi solleva tra le braccia, stringendomi a sé.

Sento le ossa scricchiolare in quella presa che mi toglie il fiato, ma non ho il coraggio di sottrarmi a quel gesto d'affetto.

Ne ha bisogno, come ne ho bisogno io.

Affondo il viso contro la sua spalla.

Se potessi piangere lo farei.


Doccia fredda.

Il massimo che è concesso ai mostri. Le mani di Ari, quelle mani ormai più simili a zampe, sono sorprendentemente delicate sulla mia pelle. Mi toglie il sangue rappreso di dosso, dove è troppo incrostato per fare a meno di sfregarlo via. Guarisco in fretta, anche io.

Non c'è bisogno di parole.

Ha rischiato di perdermi.

Ha avuto paura per me.

Si prende cura di me, come se fosse il solo modo per scusarsi di non esserci stato.

Non è molto bravo con le parole, Ari.

Ma a me le parole non servono.

C'è stato quando ho avuto più bisogno di lui.

E questo Max non può averlo.

Con amarezza, penso che lei non lo vorrebbe nemmeno.

Perfetta Max, Splendida Max.

Stupida Max.


Se avessi soltanto la metà di ciò che hai tu, prenderei il mio lupo e me ne andrei di qui senza voltarmi indietro.


Dormire, sognare. Non riesco. L'unico sogno che riesco a fare riguarda le fauci di Wrath e il suo peso su di me ad inchiodarmi le ali al ruvido pavimento di cemento.

Ascolto i sogni di Ari, l'orecchio poggiato al suo petto, il battito innaturalmente veloce del suo cuore in sottofondo.

Max.

l'amore per Max.

La paura per me.

La rabbia e il disgusto per sé stesso.

Istintivamente mi stringe più forte, un basso ringhio gli sfugge dalle labbra, nel sonno.

La mia ala destra lo copre e i suoi sogni si disperdono in un ricordo confuso di conforto, calore e piume bianche.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Maximum Ride / Vai alla pagina dell'autore: MalkContent