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Autore: Nemesis01    17/12/2018    1 recensioni
Traduzione de "The shoulder" di Fishyz9.
Levi si è fatto male ad una spalla e il seducente Dr Kim arriva in suo soccorso!
[Quindicesima stagione] - [Levi Schmitt / Nico Kim]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Original fan fiction: The shoulder by Fishyz9    

Fandom: Grey’s anatomy

Characters: Levi Schmitt / Nico Kim

 

***

 

The shoulder

 

 

Per essere un dottore non sono poi così intelligente. Magari uno può credere che io sappia come evitare di farmi male, che io abbia qualche nozione base sul funzionamento muscolare, ma no. Niente affatto, e quando ci si è messa la gelosia tutto il mio buon senso è andato a farsi friggere.

 

Non sono sicuro sul risultato che mi aspettavo; se io fossi stato capace di sollevare una serie da quindici chili, all’improvviso i muscoli mi sarebbero spuntati come funghi e potevo addirittura somigliare a loro? Penso che, forse, ho immaginato che questo mi avrebbe dato un argomento nuovo di cui parlare a Nico, e che se lui potesse parlare con me di... come la chiamano… forza e allenamento? Beh, magari non parlerebbe con quell’altro tizio così tanto.

Cosa c’è di male se loro due si scambiano qualche parola? Nulla, e forse questo posso accettarlo. Del resto, Nico non ha smesso di flirtare con me, non mi guarda in maniera diversa ma neanche rifiuta le avances di quel tipo. Credo che, da un lato, da parte sua Nico provi un po’ d’ammirazione per quel bell’imbusto. Ma lui? Mr Pro-Bodybuilder, tre volte campione del mondo e bla bla chi se ne importa? Lui ha messo gli occhi su Nico e io, questo, non posso tollerarlo.

 

E, sul serio, quanto professionista puoi essere se riesci praticamente a spezzarti la gamba a metà facendo quello in cui dovresti essere un campione? Questo è ciò che lo ha portato al Grey Sloan Memorial, nel reparto di Ortopedia e, quindi, nei paraggi di Nico. Ora si sta riposando e Nico entra ogni volta che può "controllarlo" ma in realtà vuole parlargli di cose varie, fargli delle domande sulla sua carriera, chiedergli consigli che… ok, è anche carino. È come un ragazzino che incontra Superman, a parte il fatto che questo Superman è un omone vigoroso, biondo e con gli occhi azzurri che continua a guardare Nico come se fosse una prelibatezza da mangiare.

 

Odio la gelosia, la odio. Perché, cioè, non è che io e Nico siamo… una cosa definita. Ci punzecchiamo, approfittiamo di ogni stanza libera e di ogni tromba delle scale vuota, ma ci stiamo frequentando? Io… non lo so! C’è stata la cosa nell’ambulanza, ma non abbiamo davvero dormito insieme, cosa a cui porrei rimedio immediatamente se… se questa cosa stesse andando da qualche parte. Quanto sembro una ragazzina alle prime armi in questo momento?

 

Maledetto tu, Nico Kim, con la tua stupida faccia perfetta e le labbra, i capelli, le spalle, le tue braccia, la voce e il tuo sorriso. Voglio essere completamente inalterato da tutto questo; voglio sentirmi assolutamente sicuro e fiducioso di me stesso perché è una cosa sexy (e, infatti, Nico è così). Sai, invece, cosa non è sexy? Un nerd disperato che compra un paio di manubri in modo da poter in qualche modo guadagnare cinquanta chili di muscoli durante la notte nello scantinato di sua madre per impressionare il suo quasi ma non del tutto fidanzato, piuttosto… amico con benefici?

 

Ora i muscoli che avevo mi odiano e mi stanno punendo. Ho così scoperto che YouTube non è la guida più adatta quando si tratta di sollevare pesi per la prima volta e, forse, dico forse, sarei dovuto andare in palestra e parlare con qualcuno. Un professionista. Come quel tipo. Ugh.

 

Ora sono a casa, infelice, dolorante e infastidito perché potrei star pazientemente aspettando che Nico finisca il turno, adesso. Potrei baciare quell'uomo perfetto in questo momento. Invece sono steso sulla mia schiena e mi chiedo come ho fatto a superare la giornata con questo dolore senza che nessuno se ne accorgesse sul serio.

 

Stupida cuffia dei rotatori. Esatto, YouTube, ho libri di testo universitari e un intero database medico che posso consultare, non ho bisogno di te per quello! E ti dirò di più, ho i miei buoni amici Tylenol e Advil a farmi compagnia. Forse non avrei dovuto prenderli entrambi, però.

 

Sento il campanello suonare. La mamma è fuori e io sono nel seminterrato. Non mi alzerò. Non mi interessa se si tratta di qualcuno con la cura per il cancro, non mi alzerò e non salirò di nuovo quelle scale. Mi infilo la mano in tasca solo perché sento il mio telefono squillare.

<3 Nico: sei a casa?

 

Mi siedo quasi dritto, borbottando per il movimento improvviso. Oh mio Dio, non è Nico alla porta. Nico Kim non è in piedi davanti alla mia porta in questo momento.

 

<3 Nico: la tua auto è nel cortile.

 

Nico Kim è in piedi fuori dalla mia porta in questo momento.

Mi arrampico per sedermi e raggiungo le scale, tentando di mandare un messaggio allo stesso tempo. Qualcosa che qualcuno di simile a me, un Klutz ferito per esempio, non dovrebbe mai fare.

 

<3 Io: un secondo.

<3 Nico: Oh tranquillo, la porta è aperta...

 

"Aspetta, sto arrivando!" urlo.

Quando arrivo all’uscio per aprirgli lo trovo poggiato allo stipite della porta, con un aspetto perfetto e calmo, e sogghigna. Nel frattempo io sono senza fiato e sudato, sia per il mio scatto rapido sia per il panico che mi è preso.

"Ciao," dice innocentemente.

"C-cosa ci fai qui?"

"Non ti ho visto molto oggi; volevo controllare se stessi bene. Sembravi un po'..."

Cerco di imitare la sua posa casual ma ho un sussulto quando la mia mano si poggia sulla porta. Solleva il suo sopracciglio in quel "... un po' delicato".

"Io... io sto bene. Non c’era bisogno di venire fin qui per questo."

“Sembravi tranquillo, troppo, e non è da te. Normalmente blateri sempre esagitatamente qualcosa in merito a qualche procedura medica o mi rimproveri per qualcosa,” aggiunge con un sorriso dolce, “il che mi piace, comunque. Sei così carino, sembri un Chipmunk con gli occhiali quando ti incazzi con me”.

 

Lascio andare la porta e le mie mani si poggiano sui miei fianchi. “Un Chipmunk?!”

Lui sogghigna e solleva il mento, “Eccolo qui, il Chipmunk!”

“Questa è la cosa meno seducente che tu avresti potuto dirmi, Nico Kim.”

“Mi piace anche quando usi il mio nome per esteso,” ride, facendo dei passi avanti.

Lui mi guarda circospetto. “Quindi… mi inviti ad entrare? Tua mamma è a casa o…?”

 

Sollevo le mani e me le porto alla testa, mentre lui è affianco a me. “N-no, lei non c’è, è al Club del Libro, ma…”

“Ottimo,” dice. Le sue mani si poggiano sul mio polso e le sue labbra premono delicatamente sulle mie tempie, poi entra, superandomi. Si ferma, però, appena raggiunge l’anticamera. “Oh mio Dio, c’è un profumo buonissimo qui dentro!”

“Credo sia il polpettone avanzato.”

 

Lui si guarda intorno mentre si toglie la giacca. “I benefici di vivere a casa con una mamma, immagino.”

Gli prendo la giacca, appendendola all’attaccapanni. “L’ho cucinato io.”

Quando mi volto vedo che mi guarda; una delle sue perfette sopracciglia è inarcata perché sta per farmi una domanda.

“Cosa c’è?” chiedo.

“Tu sai cucinare?”

Io alzo le spalle, e per farlo sento dolore. “Quando ho tempo…”

 

Le sue mani gesticolano, “quindi sei carino e sai cucinare. Questo è quello che mi stai dicendo.”

“È solo un polpettone,” ammetto timidamente. “Dovresti assaggiare i miei spaghetti con le meatballs.”

Lui mette su un ghigno mentre mi guarda e io aggrotto le sopracciglia. “Non fare battutacce scontate,” e, invece di puntargli il dito contro, inizio a ridere. Come fa sempre a farmi ridere?

“Oh, credimi; mi piacerebbe assaggiare le tue meatba…”

“Okay, posso offrirti da bere o qualcos’altro?” lo sovrasto e lui ride, seguendomi in cucina.

“No, sto bene. È solo… cavolo, profuma ancora di più qui!”

“Nico,” gli dico, appoggiandomi contro un mobile perché, cazzo, la mia povera schiena ha bisogno di pietà. “Vorresti assaggiare del polpettone?” e non posso fare a meno di sorridergli. Non sapevo che fosse affamato.

 

Lui si mordicchia un labbro. “…ehm, sì?”

Rido sommessamente e gli indico una delle ante superiori della credenza, “i piatti sono lì, prendine due. Anche io non ho mangiato.”

“E come puoi resistere a questo profumino?”

Faccio spallucce e trattengo una smorfia. “L’ho riscaldato per mia mamma prima che andasse via. Io avevo perso l’appetito,” mentre guardavo quel tipo flirtare con te

“Oh, ok. Appena abbiamo finito qui, voglio dare un’occhiata a quella spalla.”

 

Ecco, questo mi sorprende e l’espressione sulla mia faccia dovrebbe essere riuscita a comunicarlo alla perfezione. Lui rotea gli occhi mentre mi guarda.

“Non hai fiducia in me come medico se pensi che io non abbia notato che camminavi come un robot, in maniera innaturale. Ed eri silenzioso e scontroso, se posso aggiungere.”

“No, i-o non penso che…”

 

Lui mi osserva con una delle sue espressioni interrogative ed io annuisco. Tira fuori anche un paio di forchette e coltelli oltre ai piatti e li poggia sull’isola della cucina. “La domanda è come ha potuto l’adorabile Levi farsi male.”

 

Sono troppo preso da quel complimento inaspettato per rispondere. Quando lancia un’occhiata alle mie mani, io mi giro per servire il polpettone. “Oh, beh, io… ho solo… dormito incurvato,” e stringo le spalle, sussultando.

Lui mi lancia un’occhiataccia. Si appoggia con l’avambraccio sull’isola della cucina e prende la forchetta per puntarmela contro, “Non ti danneggi la cuffia dei rotatori solo dormendo male.”

“Come hai…?” inizio, poi semplicemente sospiro e scuoto la testa mentre vado a recuperare un pezzo di pane dal mobile. Lo divido a metà, posizionandone una parte davanti al suo piatto e l’altra dietro al mio, per poi prendere la forchetta. “La tua materia sono le ossa, come puoi dire solo da uno sguardo di quale muscolo si tratta?”

“Beh… wow, questo è fantastico,” dice, mandando giù un boccone per poi prenderne un altro. “Le ossa possono essere la mia specialità tanto quanto il sollevamento pesi.” Poggia la forchetta sul piatto per prendere un piccolo pezzo di pane, “Riconosco il modo in cui ti muovi perché anche io ho avuto quel dolore e fa un male cane.”

 

Sospiro. “Sì, lo fa, ma sopravvivrò.”

“E quindi l’hai proprio preparato tutto tu?”

Annuisco.

“Mio Dio, anche il pane è buono,” dice distrattamente, sollevando un sopracciglio.

“L’ho preparato l’altra sera. Dovevo impastare qualcosa per scaricare lo stress.”

Lui batte gli occhi verso di me. “Hai anche preparato il pane?”

Mh, hm,” annuisco, davanti a un boccone di polpettone.

Nico scuote la testa. “Comunque… aspetta, per scaricare lo stress?”

“Ma sei sicuro che non vuoi qualcosa da bere?” chiedo, cercando velocemente di cambiare discorso e quindi mi giro, apro la porta del frigo e prendo una tanichetta di succo d’arancia.

 

“Per cosa eri stressato? O è una domanda stupida da porre ad una matricola esausta?”

 

Sollevo la bottiglia per offrirgli del succo e lui scuote la testa per rifiutare. “Non importa.”

L’incurvatura sottile dei suoi occhi mi dice che lui non se l’è bevuta ma che farà finta di nulla, almeno per ora. “E comunque, come stavo dicendo, non hai un dolore come quello per aver dormito male. Che cosa hai fatto?”

“Hai finito?” chiedo, lanciando uno sguardo al suo piatto vuoto.

“Purtroppo sì. Sei un grande cuoco. Se la medicina non dovesse funzionare per te, posso assumerti come chef personale?”

 

Io rido piano, gonfio d’orgoglio. “Era solo del polpettone.”

“E pane fresco e fatto in casa. E tu hai detto qualcosa su quelle meatballs…”

Gli prendo il piatto, mettendo su uno sguardo compiaciuto. “Comportati bene, tu,” lo avviso, buttando i piatti nel lavandino.

“Tu non hai risposto alla mia domanda.”

“Mio Dio, sembri un cane che non molla l’osso, lo sai?”

Lui rotea gli occhi, sbuffando. “Cosa c’è di strano se voglio sapere come ti sei fatto male?”

 

Non ho una risposta per questa domanda, dato che sono sommerso di pensieri e incertezze. “Nulla,” gli rispondo sinteticamente.
Lui fa un giro intorno all’isola, si ferma di fronte a me e poggia il gomito sul mobile. Non dice nulla ma inclina leggermente la testa, come se fosse in attesa di qualcosa.

Mi lascio sfuggire un sospiro. “Tutto questo parlare durante la settimana di… di sollevamento pesi e fitness, mi ha incuriosito,” faccio spallucce e sussulto – ma quante volte, Levi – e spero che non mi trovi patetico.

 

Qualcosa nella sua espressione cambia e diventa più dolce. “Tu… tu sollevavi pesi?”

Evito il contatto con i suoi occhi. “Mh, mh”. Le sue mani, messe al di sotto del mio mento, mi obbligano a incrociare il suo sguardo.

 

“Non faccio per lusingarmi, ma questo ha a che fare con quel paziente che abbiamo avuto di recente, quello molto flattery?”

 

Non posso farci nulla ma presso le mie labbra fino a farle diventare una linea sottile. Dio solo sa com’è la mia espressione in questo momento ma, in ogni caso, Nico sbuffa.

 

“Ok, Levi…”

“Ho solo pensato,” lo interrompo farfugliando, “che è qualcosa in cui tu sei interessato…”

“Sai cos’altro mi interessa?”

“Cosa?”

 

Lui guarda le mie labbra e inclina la testa per baciarle. “Tu,” dice con tranquillità.

Non posso non lasciare che un sorriso mi si dipinga sul volto. “Lo so.”
“Bene. E sai anche che io ero solo curioso di incontrare quel tipo, giusto? Che ammiro quello che può fare con tanta semplicità perché, beh…” abbassa lo sguardo su di sé, prima di continuare. “Non voglio sembrare una testa calda, ma il fitness è qualcosa che, in un certo senso, è parte di me.”

 

Io sbuffo e le mie mani scivolano sul suo bicipite, proprio al di sotto della manica della sua t-shirt. “Si nota, direi.”

Lui ammicca, ma quell’espressione si tramuta subito in un sorriso. “Non crederai mica che ci stavo provando di rimando, vero?”

“No,” dico titubante, riuscendo a sostenere il suo sguardo. “Ma in ogni caso non l’hai fermato,” ammetto.

 

Il suo sorriso vacilla un po’ e il senso di colpa opacizza la sua espressione. “No, immagino di no. Penso… che ho semplicemente ignorato tutto solo per continuare a parlargli. È tipo un’occasione che ti capita poche volte nella vita.”

 

Mi mordo il labbro. “Ero proprio dietro di voi,” dico con fermezza e all’improvviso realizzo da dove veniva fuori tutta questa tristezza.

“Ah, cavolo.” Nico quasi sussurra, più a sé stesso che a me. “Io… questa non è gelosia. Ti ho davvero ferito.”

 

Guardo altrove mentre scuoto la testa, “io non… non è così…”

 

Le sue mani carezzano le mie guance, costringendomi di nuovo a guardarlo. “Mi dispiace,” dice con spontaneità.

Poggio la mia testa sulla sua, per scostarlo un po’, e un forte imbarazzo s’arrampica su di me. “Non devi scusarti, voglio dire, non è che noi…” bofonchio, capendo che sto scavando troppo nel profondo dei miei sentimenti.

“Cosa?” mi chiede, tremando. “Levi…”

“Non è che noi… non stiamo insieme, no?” Mi mordo nuovamente il labbro. “O sì? Voglio dire… non sono quel tipo di ragazzo appiccicoso o invadente che ha bisogno di sapere dove ci porterà tutto questo. Lo so che non dovrei essere geloso…”

“Tu devi essere geloso,” dice, quasi confuso, guardandomi. “E sì, forse siamo un po’ indefiniti al momento, ma questo significa che dobbiamo solo goderci il viaggio e vedere dove ci porterà.”

 

Lui può ovviamente notare che sono insoddisfatto da quella risposta, quindi prosegue. “Okay, tu stai vedendo qualcun altro?”

Batto gli occhi interdetto. “No.”

“Bene, neanch’io.” Lui solleva il mento, “Ti piaccio, Levi?”

Deglutisco. “Sì,” dico, “Molto.”

 

Il suo sguardo s’ammorbidisce. “Anche tu mi piaci. Ovunque questo ci stia portando, mi piace, e sono felice che stia funzionando.” Lui passa la mano tra i miei capelli, togliendomeli dalla fronte. “Ma mi scuso per aver lasciato che quel pezzo di carne grossa e bionda flirtasse con me in maniera tanto ovvia senza averlo fermato. Che tu fossi o meno nella stanza.” Lui scuote la testa, “credo di essermi concentrato a lungo sul mio lavoro che le mie abilità nei sentimenti si siano un po’ arrugginite.”

“Quindi… noi usciamo insieme?”

 

Lui sogghigna, e inclina la testa nel guardarmi, ma ignora la domanda. “Mi dimentico di comportarmi da gentiluomo quando incontro dei ragazzi interessanti che si rivelano anche abili cuochi.”

 

Mi ammorbidisco del tutto. “No, non lo fai.”

“Hai cucinato per far sparire lo stress,” dice con una risata breve, quasi come se la trovasse la cosa più carina del mondo.

“L’ho sempre fatto, fin da bambino.”

Nico sogghigna di nuovo prima di iniziare a ridere. “Scusa, nella mia testa ho immaginato questo carinissimo Levi a dieci anni, tutto snervato dalle partite di Dungenons and Dragons, che prepara dei cupcake.”

“Beh, non sei molto distante dalla verità,” rido.

Lui abbassa la testa per darmi un altro bacio. “Fammi un favore,” dice prudentemente, “se proprio vuoi sollevare dei pesi, lascia che ti mostri come fare.”

Pftt. Ora che so che Hulk non è una minaccia, sono contento con l’essere piccolo e morbidoso.”

 

Lui si lascia andare in una grossa risata, “uno, non ci sono minacce, né gare che ti coinvolgono. Due, tu sei perfetto esattamente così come sei.”

 

Com’è possibile che quest’uomo sia così meraviglioso? Senza pensarci allungo le mie braccia per avvolgerle intorno alle sue spalle e sussulto per il dolore. Lui è tanto perfetto che mi dimentico che sono indolenzito.

 

“E questo è uno dei motivi per cui sono qui.”

 

Lui raggiunge il punto in cui gli ho appeso la giacca e tira fuori qualcosa dalla tasca del suo cappotto.

 

“Cos’è?”  chiedo.

“Dell’olio. Sto per mettere le mie mani su quella spalla.”

“Uhm… non so…” dico, indietreggiando inconsciamente.

“Non mi hai ascoltato prima? Ho avuto anch’io quel tipo di dolore, so come ti senti e so cosa fare per farti star meglio.”

“Oh, ehm… okay…”

“Beh, non sembri tanto entusiasta. Comunque, adesso,” dice, con un che di meschino nei suoi occhi, “dov’è il seminterrato?”

“Cosa? Oh no. No, no, no, no e no, il divano andrà benissimo.” Non c’è verso che lui veda la mia camera da letto di quand’ero ragazzino, che sfortunatamente è ancora la mia stanza. “Il divano è okay, no?”

“Va bene.” Lui fa spallucce, seguendomi fino al soggiorno. “Awww, che carine le foto di baby Levi!”

 

Gli afferro le mani e lo trascino alla porta che conduce al seminterrato.

“Maledizione.”

Lui ride e mi segue fin giù alle scale. “Non può essere così male, tu sei cresciuto adesso e… aspetta, sono poster de Il signore degli Anelli?”

Chiudo gli occhi per la vergogna. “Ok, senti, questa era la mia tana di quando ero al liceo. Sono andato al college e mia madre non ha cambiato nulla. Ormai vengo davvero poche volte qui, da quando sono una matricola, e così, ehm, io…”

Lui mi zittisce con un bacio. “Ho sempre avuto una cotta per Legolas, personalmente,” borbotta contro le mie labbra.

Io sogghigno e interrompo il bacio, “aspetta un minuto, sei un nerd in incognito?”

“Non ho mai giocato a D&D, non credo di avere tutte le carte in regola.”
“Ah, no, scusa: squalificato in automatico!”

 

Lui sorride e tira leggermente la mia maglietta. “Hai bisogno d’aiuto con questa?”

Io inizio a svestirmi. “No, io – ouch! Sì, sì, per favore.”

Mi aiuta a sfilarla e io arrossisco nel rendermi conto che sono a torso nudo.

“Ok, Schmitt,” mi colpisce leggermente il sedere, “mettiti sul letto.”

Sorrido a me stesso, eseguendo l’ordine. “Se solo il me quindicenne potesse vedermi ora…”

“Davvero non hai mai fatto roba qui?”

“Non fino a poco tempo fa e mai con qualche ragazzo.”

“Non so perché ma questa cosa mi eccita tantissimo.” Lui ride e io avverto che il letto sprofonda accanto a me, proprio dove lui ha appoggiato il suo ginocchio.

 

Sono steso a pancia in giù mentre abbraccio il mio cuscino. “Non sei costretto a farlo, lo sai.”

Lui si strofina una dose di olio o unguento, o qualsiasi cosa sia, sulle mani. Cerco di non sussultare e deglutisco quando lo sento mettersi a cavalcioni su di me. Lui si china un po’ e mi parla all’orecchio in tono suadente.

“Non è davvero una cosa tanto altruista come tu credi.”

 

Nico inizia a massaggiarmi sulla spalla con quelle mani scivolose, facendo pressione su quel muscolo stirato. Senza rendermene conto emetto un gemito di piacere. “Oh mio Dio, perché avevo provato a dissuaderti?”

“Perché sei testardo e forse un po’ orgoglioso. Ma sei anche sensibile e razionale, quindi sai quando stare zitto e accettare aiuto.”

“Era una domanda retorica, Nico.”

 

Lui sbuffa e continua a massaggiarmi la schiena, tracciando con le mani la forma della mia colonna vertebrale. Non sto neanche ad ascoltare i rumori che mi escono dalla bocca fino a quando le sue mani smettono di muoversi. Guardo aldilà delle mie spalle e lui mi sembra a metà tra il compiaciuto e il dolorante.

 

“Mi stai uccidendo con tutti questi rumori.”

“Ehm, sono rumoroso?” Perfino io posso sentire quanto sembro indolenzito.

 

Lui scuote la testa, fa un respiro profondo e poi si rimette a lavorare. “Aspetta che tu ti senta meglio con la spalla. È tutto quello che ho da dire.”

Mh, okay,” mormoro direttamente nel cuscino, senza realmente ascoltare. “Sai, penso che dovremmo tutti e due lasciare la facoltà di medicina. Sarò il tuo chef e tu sarai il mio massaggiatore. Potremmo viaggiare attraverso tutto il continente.”

 

L’avverto stendersi su di me per parlarmi all’orecchi, “perché non ce lo teniamo come piano b?”

 

Faccio un respiro veloce quando sento le sue labbra poggiarsi sulla mia nuca. “Nico…” farfuglio, e gemo ancora, inarcando inconsciamente la schiena quando quelle labbra sfiorano le mie spalle.

“Attento,” dice. “La tua schiena.”

“Cristo, vorrei non fossi dolorante adesso.”

“Perché?” Chiede, persistendo nel baciarmi la spalla mentre le sue mani riposano sui miei fianchi. “Che faresti se non fossi tanto indolenzito?”

“Ti supplicherei di continuare e ti strapperei i vestiti da dosso. Cristo, tu sei bellissimo senza maglia.”

 

Mi volto a guardarlo quando lo sento allontanarsi e stringo gli occhi lamentandomi quando lui si sfila via la t-shirt. “Non è corretto.”

Lui ritorna a stendersi su di me; il calore del suo petto nudo contro la pelle della mia schiena mi fa sospirare.

“Ti piace?” Mi chiede con voce roca direttamente nel mio orecchio. “Pelle a pelle, con la tua schiena contro il mio petto…?”

“Oh mio Dio…” ho appena spinto i miei fianchi contro di lui? Stando al modo in cui le sue mani mi stringono le anche, suppongo che potrei averlo fatto.

 

“Levi…” il movimento deve averlo colto di sorpresa, ovviamente, e avverto la sua fronte rilassarsi contro la mia spalla. “Forse non è una buona idea,” la sua voce suona soffocata.

“Questa è l’idea migliore che tu abbia mai avuto,” fomentato dall’eccitazione spingo di nuovo il mio bacino contro di lui. “Metti nuovamente le tue mani su di me. Per favore.”

 

Lui sospira, e mentre una delle sue mani rimane sul mio fianco, ancorandomi a lui, l’altra scivola sotto di me, lungo il mio petto, e mi strofina un capezzolo. “Questo non era quello che avevo programmato,” mormora, “le mie intenzioni erano buone.” Lui fa una risata colpevole.

“Non potrebbe importarmi di meno,” dico, raggiungendo la sua mano, quella che si trova sul mio petto, e me la porto accanto alle labbra, baciandogliela.

La sua fronte spinge contro la mia nuca e improvvisamente la sua mano si allontana dalla mia e, in un rapido movimento, scivola giù per sfiorare il mio inguine. Io sussulto e i miei fianchi si contorcono contro di lui. “Nico ...”

“Solo… fa attenzione alla tua spalla,” dice e la sua mano segue il percorso delle gocce di sudore che scivolano lungo il mio petto.

 

La sua mano arriva e io mi sento spacciato. Infatti, l’altra sua mano stringe il mio fianco con fermezza. “Non farlo,” dice con voce che sembra spezzata, “ti farai male.”

“Mi stai dicendo di non muovermi,” dico incredulo e istintivamente muovo il bacino, uscendo e rientrando dalla sua mano. “Questa non è una cura, è una tortura,” mormoro.

“Levi…”

Io aspetto nel caso in cui lui dovesse dire altro, ma non lo fa. La mano che ha sul mio fianco sfiora i miei umori e la sento scivolare giù, lungo il solco del mio fondoschiena. L’altra sua mano, invece, mi accarezza delicatamente la guancia. “Sei bellissimo,” bisbiglia.

 

Posso avvertire il mio corpo remare e mi sento sollevato, sicuramente sono meno esposto quando il suo petto inizia nuovamente a premere contro la mia schiena. Eccetto che, adesso, posso sentire la frizione nei suoi pantaloni contro il mio sedere, cosa che mi taglia il respiro.

“Posso…?”

Non so cosa mi stia chiedendo almeno fino a quando lo sento sbottonarsi i pantaloni; avverto l’inconfondibile forma e calore della sua eccitazione strusciare contro la spaccatura del mio fondoschiena.

Mi inumidisco le labbra velocemente, lanciandogli un’occhiata di sbieco. “Tu vuoi…? Adesso?”

 

Nonostante sia annebbiato da quella voglia matta, qualcosa scatta all’interno di lui e scuote la testa per dire di no. “No, non quello. Quando accadrà sarà senza dolori di sorta, intendevo solo questo…”

 

Accadono due cose. La sua mano massaggia con fare deciso il mio pene, mentre lui spinge il suo bacino contro il mio didietro, posso sentire la sua erezione tra le natiche.

La mia mano libera si allunga contro la spalliera. “Mio Dio.”

“Tutto ok?” Chiede.

“Sì,” mormoro, “Cristo, Nico, i-io vorrei…”

Shh…” lui respira contro la mia spalla, continuando a masturbarmi in quel modo, strofinandosi contro di me. “Lo faremo quando starai meglio.”

“Nico, Cristo, per favore…”

 

Gemo e poi resto senza fiato quando i suoi denti mordicchiano la mia spalla; le sue labbra si incurvano in un sorriso quando baciano il punto dolente.

“Sarai sicuramente selvaggio a letto, posso dirlo.”

“Non potrei immaginare di sentirmi meglio di così…”

“Oh, lo sarà. Ti farò sentire molto meglio.”

“Io già…” e mi interrompo per sospirare, “già mi sento meglio. Sei fantastico.”

“Il mio Levi…” Lui bisbiglia contro la mia spalla e il suo bacino si muove rapidamente contro di me, mentre la sua mano salda mi porta vicino all’orgasmo.

 

“Ho bisogno… Nico… ho bisogno di… per favore,” sarà stata la disperazione nella mia voce, il modo in cui ho pronunciato il suo nome, o l’esatto momento in cui ho guardato verso la mia spalla i suoi occhi a mandorla, la sua fronte increspata, e lo vedo serrare gli occhi. La sua fronte preme contro la mia spalla e sento dei getti sparsi, caldi e umidi, contro il mio sedere e parte della schiena.

La sua mano continua a masturbarmi, fino a quando non raggiungo l’orgasmo qualche attimo dopo. Grido, mordendomi il mio inesistente bicipite, e la mia mano batte contro la spalliera del letto.

 

C’è silenzio, fatta eccezione per quei respiri alterati e la sensazione di queste carni umide che si sfiorano per qualche minuto, il tempo di recuperare un minimo di lucidità. Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, le sue labbra baciano ancora la mia spalla come a chiedermi – senza effettivamente farlo – se va tutto bene. Questo sicuramente non era quello che aveva pianificato e ora vuole sapere se è tutto okay, se mi sento bene per come sono andate le cose.

Arrossisco e mi giro, così da stenderci l’uno accanto all’altro. Penso che, da come mi sia avvicinato a lui, io abbia dissipato ogni suo dubbio o incertezza. La sua mano si poggia contro il mio collo e mi tira a sé; in seguito, sfiora il mio naso con la punta del suo e mi bacia nuovamente le labbra.

“È stato…”

“Mamma mia,” dico, “wow.”

 

Nico sorride pigramente, il suo pollice mi sfiora la guancia arrossata. “Non eri indolenzito? Questo è stato imprudente da parte mia.”

“Sto bene. Mi sento alla grande, al momento.”

Lui ride piano, “mi riferivo alla tua spalla.”

“Oh,” mi giro cautamente, “teso, ma bene.”

“Volevo davvero solo massaggiarti la spalla,” dice, in una nota di disappunto verso sé stesso, “è solo che… tutti quei versi che facevi, cavolo, eri così sexy.”

 

Mi sento completamente rosso e accaldato, e lui ride.

 

“Hai qualcosa con cui posso pulire qui? Prima che ci incolliamo al letto.”

Arrossisco di nuovo. “Usa la mia maglietta.”

Lui lo fa, interrompendosi a metà dell’azione. “Tua mamma non ti lava i vestiti, o forse sì?”

Roteo gli occhi, “Cristo, Nico, no!”

“Ero solo curioso,” dice, terminando di pulire.

 

Quando torna a stendersi, mi mordo il labbro, e ho un attimo d’esitazione prima di stendermi per metà sopra di lui. Nico mormora qualcosa per approvare e mi abbraccia, stringendomi a lui.

“Si sta così bene,” farfuglia, accarezzandomi i capelli.

“Molto bene.” Il suo viso sembra beato.

 

“E ora ecco una domanda strana, e una domanda che non ho faccio da secoli. Quando rientra tua mamma?”

Lui ride mentre io sbuffo e mi nascondo nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla. “Devo assolutamente trovare un appartamento tutto mio. Seriamente…”

“Perché la prossima volta non andiamo a casa mia?”

“Oh, sì. Mi piace l’idea.”

 

Lui mi solleva il mento e io non ho scelta alcuna se non quella di guardarlo negli occhi. Preme le sue labbra contro le mie; non so cosa stia pensando ma so che trattiene una risata.

 

“Porta con te il poster di Legolas.”

 

***

 

Note a margine:

Cosa succede se trascorri una notte insonne?

Beh, una persona normale prenderebbe dei sonniferi o si dedicherebbe alla lettura di un libro; ma io non sono normale, non lo sono mai stata, e quindi sono andata in giro per archivi online fino a scovare una serie di deliziose fan fiction sulla mia nuova OTP: Levi e Nico di Grey’s anatomy.

Ho chiesto il permesso all’autrice e, una volta ottenuto, ho iniziato a tradurre questa storia, nella mia nuova notte insonne. Trovate il link della storia in alto, prima del testo.

Spero che vi sia piaciuta; credo che non debbano esserci errori di forma, nel caso li trovaste fatevi avanti!

Tutti i commenti che ne usciranno (se lo faranno) saranno tradotti direttamente all’autrice!

A presto, forse, con una nuova traduzione! J

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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