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Autore: Shainareth    16/07/2009    2 recensioni
[Gundam SEED] «Da quando sei diventato il mio confidente?», fu l’orgogliosa risposta del figlio del Presidente di PLANT, restio ad abbassare la guardia: anche se era con Yzak che il pilota del Justice litigava nel novantanove percento delle occasioni, non poteva certo dirsi amico di Dearka, che pure si stava dimostrando di gran lunga più affidabile di quanto avesse mai immaginato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Amici




«Perché non ti fai avanti?»

   Distolto di colpo dai propri pensieri, Athrun tornò bruscamente con i piedi per terra. «Prego?»

   Poggiato con un fianco al pilastro lì vicino, Dearka gli rivolse un sorriso sornione e chiuse un occhio con fare complice, le braccia conserte. «È da un pezzo che non le togli gli occhi di dosso.» Imbarazzato per l’essere stato colto in flagrante, il più giovane abbassò lo sguardo. «Ora che gli accordi per il fidanzamento con Lacus Clyne sono saltati, dovresti darti una mossa, sai?»

   «Da quando sei diventato il mio confidente?», fu l’orgogliosa risposta del figlio del Presidente di PLANT, restio ad abbassare la guardia: anche se era con Yzak che il pilota del Justice litigava nel novantanove percento delle occasioni, non poteva certo dirsi amico di Dearka, che pure si stava dimostrando di gran lunga più affidabile di quanto avesse mai immaginato. Non che in precedenza non avesse avuto grande considerazione di lui, al contrario; solo che… erano molto diversi, ecco.

   «Andiamo», lo esortò il biondo, avvicinandosi a lui e battendogli una mano sulla spalla, «stiamo combattendo una guerra e non sappiamo se la prossima volta che usciremo là fuori, faremo ritorno o meno. Tanto vale approfittarne finché possiamo.»

   «È questo che hai in mente di fare con quella ragazza a cui è appena morto l’innamorato? Non mi pare molto saggio.»

   Quello fu un colpo basso, tant’è che Dearka strinse la presa su di lui fino a costringerlo a fare una piccola smorfia. «E di chi credi che sia la colpa?» Avvertendo l’ennesimo peso sullo stomaco dovuto alla coscienza sporca, Athrun decise di lasciar perdere. L’altro tuttavia non si arrese. «Senti, lo so che non siamo mai andati troppo d’accordo, anche se si può dire che, rispetto a te e Yzak, noi due potremmo essere quasi considerati amiconi…»

   «Miriallia ha ragione: hai una gran faccia tosta», lo interruppe il moro, impassibile.

   Il più alto ammutolì per un istante, colpito al cuore da quella frecciata poco gentile. «È questo che dice di me?», si affrettò a chiedere poi, ansioso.

   Il suo compagno lo scrutò con fare curioso: Dearka era senza dubbio molto più emotivo di quanto non sembrasse a prima vista. Provò quasi tenerezza per lui. «Sì», rispose divertito, «ma mi è parso che non lo dicesse con fastidio.» L’ex-prigioniero dell’Archangel si rasserenò e Athrun si schiarì la gola. «È così evidente?»

   «Un po’», tornò quindi a prenderlo in giro il maggiore dei due. «Oltretutto non mi sembra che a lei dispiaccia, sai?»

   «Mh… me ne sono accorto», farfugliò il moro, tornando ad alzare le iridi verdi sulla fanciulla che, dall’altro capo della sala in cui erano stati caricati gli Astray e lo Strike Rouge, di tanto in tanto scambiava qualche sparuta chiacchiera con Erica Simmons.

   «E allora che aspetti?», gli chiese il pilota del Buster, portandosi una mano alla chioma chiara con fare esasperato. «Vuoi che il tuo compare te la porti via?»

   «Chi?»

   «Quel tipo, Kira.»

   Athrun sorrise, finalmente. «Figurati.»

   «Sei sicuro? Sono molto legati.»

   «Lo so.»

   «E ti sta bene?»

   «È tutto a posto, ti dico.»

   Dearka scrollò le spalle, decidendo di non insistere troppo. «Comunque sia, sbrigati a fare la prima mossa.»

   «Credo di averla già fatta», confessò l’altro, ricordando di aver abbracciato Cagalli senza preavviso e di aver rischiato di farle venire un infarto, per questo.

   «Uh, e lei?», sogghignò il più grande, ammirato dalla sua intraprendenza.

   «Ci tieni davvero a farti gli affari miei?»

   «Come sei scontroso», borbottò, seccato. «Cercavo solo di fare amicizia. Per davvero, si intende.»

   Davanti a quella proposta tanto genuina, Athrun dovette arrendersi: in fondo, cosa c’era di male nel volersi svagare un po’, parlando di cose che, a dirla tutta, in tempi di pace avrebbero dovuto essere in cima agli interessi di due adolescenti come loro? «Credo abbia gradito», bofonchiò.

   Dearka stese le labbra con fare complice. «Metticela tutta, allora», lo incoraggiò, dandogli un pugnetto sul braccio. Lui annuì, cercando di non dare a vedere l’imbarazzo. «Anche perché, se ci pensi, con Orb in fiamme e con la morte di suo padre, la tua bella Principessa deve sentirsi piuttosto triste, al momento», ragionò mestamente il suo compagno a mezza voce.

   Athrun chinò il capo, pur continuando a tenere lo guardo fisso su Cagalli: le cose non erano così semplici, perché alla sofferenza delle perdite subite, si aggiungevano anche la confusione e l’incertezza derivate dal possibile legame di sangue fra lei e Kira.

   «Per questo dico che ti conviene approfittarne al più presto: ha bisogno di essere consolata», fu il consiglio che lo fece voltare di scatto, visibilmente scandalizzato. «Cogli l’attimo», insistette il biondo, fiducioso nelle capacità seduttive del suo nuovo amico.

   «Sai», iniziò allora quest’ultimo, assumendo un’espressione contrariata, «dopotutto credo che Miriallia sotto sotto non scherzi, quando parla di te in quei termini.»

   Spiazzato, Dearka strinse un pugno, quasi a volerlo minacciare. «Bugiardo! Poco fa hai detto il contrario!»

   «Cercavo solo di indorare la pillola al mio confidente», si sentì rispondere con fare quasi acido.

   Scosse la testa, cercando di ragionare. «Va bene. Ho capito», sospirò, arrendendosi: a conti fatti, c’era un motivo per cui non erano mai riusciti a legare troppo. «Visto che siamo in vena di confessioni, sappi che non sono del tutto sicuro che tu abbia fatto un affare, passando da una bellezza come Lacus Clyne ad una tipa che quasi non sembra neanche donna.»

   Benché l’offesa gratuita all’amata gli facesse venire voglia di colpirlo, Athrun si contenne. «Dovresti farti controllare da uno specialista, allora: ti assicuro che Cagalli non ha nulla che non vada», affermò, tuttavia, arrossendo e lasciando di sasso Dearka.

   Il quale, avendo più che inteso la verità nascosta dietro quelle parole, tornò immediatamente a sogghignare. «Era a questo che ti riferivi quando dicevi di aver già fatto la prima mossa? Sei molto più sveglio di quanto mi aspettassi», mormorò, senza che l’altro si scomodasse a smentirlo, spiegandogli che, se era così ben informato, non lo doveva a meriti personali, ma soltanto al caso e ad una buona dose di fortuna. «Piuttosto», riprese poi l’Ufficiale Elthman, lisciandosi il mento con fare pensieroso, «non mi aspettavo che quella ragazza fosse così svergognata.»

   «Dearka!», gridò a quel punto il figlio di Patrick Zala, muovendosi per fronteggiarlo perché non più disposto a tollerare altre affermazioni maligne sul conto della figlia di Uzumi Nara Athha. «Giuro che se la offendi ancora…»

   L’altro, però, parve non ascoltarlo e, anzi, lo zittì con un’altra pacca sulla schiena. «Dacci dentro», gli disse, mostrandogli il pollice in su e strizzandogli l’occhio. Quindi si diede lo slancio a mezz’aria per abbandonare la sala e lo lasciò lì, come un idiota.

   «Ma che…», fu sul punto di imprecare il più illustre disertore di ZAFT, non riuscendo a capacitarsi della sua sfacciataggine. Qualcuno lo chiamò alle spalle, facendogli gelare il sangue nelle vene quando, riconoscendo la sua voce, Athrun si volse verso Cagalli, giunta lì in preda alla più banale delle curiosità. O forse delle scuse.

   «Che avevi da urlare?»

   Maledicendo Dearka per le parole d’incoraggiamento che adesso gli rimbombavano in testa insieme ad immagini poco decorose riguardo il primo incontro avuto con la fanciulla, il soldato farfugliò a vuoto per un istante prima di riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto. «Nulla di che… Solo un piccolo diverbio fra compagni.»

   «Non dovremmo cercare di andare d’accordo, vista la situazione?», lo riprese lei, con un'ombra di delusione nello sguardo.

   «Sì… hai ragione, mi dispiace», abbassò il capo il giovane, ripromettendosi di picchiare il vecchio camerata non appena gli fosse capitato a tiro. Quel suo momento di amarezza, per fortuna, passò all’istante perché la Principessa gli rivolse un sorriso che gli riempì il cuore.

   «Qui sulla Kusanagi, oggi, abbiamo mangiato chele di granchio in mensa», cominciò a raccontare, tutta contenta. «Quando le ho viste, ho pensato di fartene mettere da parte un po’, visto che i granchi ti piacciono.»

   «Oh… grazie», rispose Athrun, domandandosi una volta di più fino a che punto lei potesse essere adorabile. «Onestamente, però, non so se riuscirei a mangiarli: mi sono scoperto un loro veneratore. Oltretutto, preferisco di gran lunga il posto in cui si nascondono», ammise, ormai pronto ad ambientarsi nel mondo in cui il suo nuovo amico lo aveva trascinato con la forza.

   Non capendo, Cagalli batté le ciglia chiare. «Le alghe? O che altro?»

   Le labbra di lui si curvarono verso l’alto. «Te lo dirò quando sarà il momento», le assicurò, lasciandola fortemente perplessa.













E siamo a quota cinquanta. Per questo, chiedo profondamente scusa a tutti.
Confesso di non essere soddisfatta appieno da questa, ma chissà che domani (o nei prossimi giorni) non mi venga in mente qualcosa di meglio...
Ringrazio come sempre tutti voi che avete tempo da perdere leggendo queste scemenze. ^^
Shainareth





  
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