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Autore: Federico    16/07/2009    2 recensioni
Contrariamente a tutte le previsioni, sono riuscito a scrivere questa breve storia che è un po' il seguito di "Questioni di testa". Un giorno Rufy e Usopp giocano a Nami uno scherzo riguardante una bombola d'elio e un tubo...Ma saranno guai grossi, anzi enormi.Spero vi piaccia.
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Usop
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mugiwara funny accidents'
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Nami Balloon

 

Giocando con l’elio

 

Da qualche parte nella Rotta Maggiore

Dopo il disgraziato scambio di menti fra Monkey D. Rufy e Nico Robin, e l’ancor più scellerato utilizzo dalla prodigiosa macchina aggiustacervelli, la ciurma di Cappello di paglia si era cacciata in un bel pasticcio.

I due, ingranditisi fino a proporzioni colossali, si erano messi a far danni in giro per il mondo e solo con grande fatica erano riusciti a evitare che causassero uno sconquasso degno di Godzilla e a farli tornare (finalmente) relativamente normali, con tutte le loro manie ed eccentricità.

Dopo quell’avventura il simpatico equipaggio si era arrangiato a vivere di espedienti e lavoretti e con mezzi di fortuna era riuscito a riprendere il grande, biblico viaggio verso lo One Piece.

Dopo aver partecipato a una famosa sagra paesana sconfiggendo il temuto Foxy e aver avuto un piccolo diverbio con l’ammiraglio Aokiji, avevano raggiunto la ridente cittadina di Water 7.

Qua si erano dovuti mettere sulle tracce di Robin, rapita da un maniaco del sadomaso e dai suoi adepti, arrivando quindi ad asfaltare la mirabolante CP9 e a commettere una monelleria da nulla quale la distruzione di Enies Lobby.

La loro avventura successiva era consistita nello sfuggire alle grinfie di Gekko Moria, Schichibukai obeso e ubriacone con la passione delle ombre cinesi, e del suo amicone Orso Bartholomew.

Durante queste peregrinazioni avevano ottenuto due compagni: Franky, truzzo cibernetico e super abbronzato che fungeva da carpentiere e spaccone della banda, e Brook, il fratello perduto di Jack Skeleton, pervertito suonatore di violino e amante delle balene.

Adesso stavano veleggiando verso il Nuovo mondo sulla nave costruita per loro dal truzzo suddetto.

Ed è proprio nelle viscere di questo vascello pieno di comfort all’ultimo grido che inizia la nostra storia.

Un giorno Nami, dopo essersi fatta la doccia, uscì da dietro il vetro strettamente avvolta in un accappatoio, pronta a fulminare con lo sguardo Sanji e Brook che sicuramente erano in attesa.

Avendo constatato che per fortuna costoro non erano al momento presenti, si rivestì in santa pace e uscì dal bagno indossando una canottiera nera, una cintura di cuoio, una gonnella di cotone e i suoi mitici e indistruttibili sandali, che le davano l’aria di una vera pantera mangiatrice di uomini.

Mentre si dirigeva di pessimo umore sul ponte, qualcuno le strinse una spalla.

Girandosi scorse Rufy che, sorridendo, si voltò e cominciò a incamminarsi in un’altra direzione.

La ragazza si agitava e si divincolava strillando come un’arpia partoriente e cercando di liberarsi di quella stretta, ottenendo solo di allungare ulteriormente il braccio dell’altro.

Chiamava in aiuto i suoi compagni, ma a quell’ora era probabile che fossero sparsi per tutti gli angoli della “Thousand Sunny”, sordi a quelle invocazioni.

Alla fine di quella via crucis Cappello di paglia, che aveva sempre continuato a ostentare una faccia gioiosa, come se si stesse preparando a una festa di compleanno, lasciò la presa e annunciò gongolante alla navigatrice che ansimava: “Adesso facciamo un gioco!”.

“Splendido!” pensò Nami. “ L’ultima volta che mi ha proposto una cosa del genere si è ubriacato e mi ha usata come punching-ball ! Per non parlare di quando mi ha legato un razzo alla schiena!”.

Il pirata aprì la porta e dietro trovò ad attenderlo Usopp in persona che reggeva fra le mani una bombola a cui era collegato un tubo; sul contenitore c’era scritto: “Elio superpotente, durata 24h. Da usarsi per gonfiare i dirigibili. Non utilizzare per farsi venire la vocina stridula”.

“Perfetto! Iniziamo subito, così vedremo chi di noi due ha ragione!” disse il cecchino infilando il tubo direttamente nella bocca della giovane e aprendo la valvola.

All’inizio la navigatrice aveva ritenuto che i due volessero dedicarsi a un gioco idiota con i palloncini: ora realizzava con orrore che era lei stessa il palloncino.

La prima sensazione che avvertì fu il concentrarsi del gas nel ventre, con un lento e impercettibile

allargamento di quest’ultimo; finché vi fu spazio la sua silhouette rimase esile, ma poi  la canottiera cominciò a diventare stretta e la pancia a spuntare dallo spazio che si creava fra il vestito e la gonna,

mentre la cintura diveniva sempre meno rigida e infine si slacciava.

Nei primi stadi sembrava che fosse incinta oppure che avesse esagerato con Coca cola e zuppa di fagioli, ma purtroppo non era finita lì.

Lentamente si sollevò dal pavimento, più leggera dell’aria, e contemporaneamente le sue sembianze mutavano: il corpo assumeva una forma sempre più rotondeggiante, la maglia diventava a vita bassa, lasciando scoperte porzioni sempre più vaste di carne, i lineamenti del viso si facevano gonfi e pieni, le guance tese fino allo spasimo, i piedi si ingrandivano rompendo le scarpe e braccia, gambe e mani prendevano un aspetto grassoccio.

I due maschi si piegarono in due dalle risate vedendo Nami, che ormai aveva raggiunto un diametro di due o tre metri, volteggiare su è giù come un’astronauta nello spazio.

“Guarda là che gote rosse! Sembra stia per scoppiare! E guarda come agita le braccia e cerca di sfilarsi il tubo” sghignazzò Rufy rotolandosi sul pavimento.

“Povera illusa! Avevi ragioni, tu, non esplode se la gonfi!” gli fece eco il compare.

Nel frattempo, anche se i due facevano finta di nulla prendendosi a pacche sulle spalle, la ragazza seguitava a crescere: ogni istante temeva di saltare in mille pezzi per la troppa pienezza o di espellere il gas da qualcuno dei molti orifizi del corpo, ma ovviamente ciò non sarebbe successo in quanto, pur non avendo mangiato alcun frutto stregato, mostrava incredibili doti elastiche come ogni personaggio dei manga che si rispetti.

L’elio, che sembrava non finire mai, imbottiva gli arti donando loro l’aspetto di salsicciotti pieni di rotolini, mentre la pancia e le altre curve del corpo si deformavano in modo grottesco ingrandendosi a dismisura.

Improvvisamente Usopp e Rufy si sentirono schiacciare da una massa soverchiante e voltatisi si accorsero che la navigatrice, a questo punto più simile a una mongolfiera di forma sferica con attaccati quattro cilindri di grasso, si espandeva a un ritmo tale da occupare l’intera stanza.

Nami li pressava contro le pareti, mentre l’ombelico si allargava e i tratti del viso si sformavano, facendo fuoriuscire un piede grande quanto un cannone dalla porticina e facendo curvare pericolosamente i fragili muri di legno: dopo qualche minuto si udì un fragoroso tonfo e il soffitto fu sfondato dal dirigibile umano che prese rapidamente quota nel cielo azzurro.

Il tubo e la bombola le pendevano ancora dalla bocca ben stretta intorno all’imboccatura, mentre la canottiera e la gonna sembravano rispettivamente il reggiseno e le mutande, tanto erano tirati.

A quel punto, spaventato dall’improvviso frastuono, emerse dal boccaporto il resto della ciurma: Sanji che trasportava tre piatti per mano e quattro sulla testa dal servire alle ragazze, Zoro, già armato e pronto alla battaglia, Chopper, reduce da una sanguinosa puntata di “Dr. House”,Robin, assonnata e ancora in camicia da notte, Franky, che stava ascoltando musica house a palla.

Da un barile fece capolino Brook che, inscenando uno spettacolino di tip tap, si puntellava sul bastone e gridò come un assatanato: “Yohohohoho!!!! Felice giorno gente di mare!”.

Non capendo perché il capitano e il cecchino mostrassero visi terrorizzati e cercassero di mimare qualcosa di grosso che volava via indicando il cielo, tutti alzarono lo sguardo e videro con immenso stupore un immenso oggetto arancione, nero, rosa e bianco fluttuare.

“E’ un uccello?” chiese Zoro aguzzando la vista.

“E’ un aereo?” replicò Chopper.

“No! E’ NAMI!” osservò giustamente lo scheletro.

Il cuoco si sentì di colpo una fitta al cuore e, dopo aver concluso che quel mostro lardoso era la sua adorata, lanciò un urlo alla Jean Claude e svenne.

“Ehm…Non è il caso di preoccuparsi troppo…E’ solo un po’ di aria nella pancia!” spiegarono i due tremando come foglie di fronte ai compagni che, circondati da un’aura minacciosa, venivano loro incontro agitando pugni, spade, arpioni, mazze e lanciagranate.

D’un tratto si sentì una verso belluino e Nico Robin mormorò: “Mi sa che la bestia si è risvegliata!”.

Sanji si era destato dal coma, e voleva vendetta.

 

 

  
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