*si veste da "mamma" Natale e inizia a correre in giro*
BUON NATALE A TUTTI!
Come avrete letto dalla prima riga di questo topic, questo robo(?) partecipa al progetto "Secret Sancta" indetto dallo staff della pagina facebook "SasuNaru fanfiction Italia" ed è tutto dedicato a * rullo di tamburi* :
Spero di essere una "mamma Natale Segreta" decente e di riuscire a strapparti un piccolo sorriso con questa one shot <3, sii clemente perchè... dicono che a Natale si è tutti più buoni, giusto? *flap flap delle ciglia che battono*
Voglio cogliere l'occasione per ringraziarti perchè, se non fosse stato per la tua "passione" per questa coppia - si ho stalkerato un po' il tuo profilo facebook - probabilmente non avrei mai scritto nulla su di loro, devo invece ammettere di essermi divertita molto e di aver trovato una nuova ship da seguire e approfondire <3.
Comuuuuuunque bando alle ciance (?), ti lascio a questo regalo dalla tua Secret Santa <3 con tanto affetto nella speranza di aver fatto qualcosa di gradito.
P.S number 1: l'immagine che vedi l'ho assemblata io, fa parte del regalo, se non ho clamorosamente sbagliato le misure - perchè checché se ne dica le misure contano u.u (?) - è una copertina per il Diario di Facebook <3.
P.S number 2: in un piccolo momento di sclero ho creato anche questa piccola gif idiota, anche lei fa parte del regalo, che spero ti piaccia -> PREMIMI SONO CARINO
-
Pace. -
Quattro
lettere. Due sillabe. Un lemma.
Una
parola semplice, per molti anche banale, che
tuttavia ha il potere di cambiare forma a seconda di colui o colei che
si
soffermano ad apprezzarla.
Per
molti , la pace , poteva essere vista come una semplice
assenza di guerra, non per lui.
Per
Kakashi,
e chi come lui aveva combattuto tante battaglie, la pace
era qualcosa di
più profondo, ricercato, agognato e desiderato fino al punto
di perdersi in
quello che un tempo era un sogno impronunciabile che ora era finalmente
divenuto realtà.
Era
non tornare a casa tutti i giorni con le mani e
la divisa sporche di sangue, con la paura di
indugiare sul pensiero che, quel rosso cremisi un
tempo era Vita, mentre ora
era semplicemente un grumo di sporco da smacchiare
via. Soffermarsi a riflettere su quelle macchie scure e
sull’odore ferroso che
emanavano conduceva la mente stanca dopo una dura missione a porsi
delle
domande, chiedersi per chi o per cosa stesse combattendo, scoprendo
infine di
non conoscere una risposta accettabile. Non a quel prezzo.
Era
il sorriso di un bambino che sentiva ancora il
desiderio di correre spensierato lungo il fiume per tornare a casa
più in
fretta, per
raccontare al proprio aniki
della giornata in accademia e sorridere con lui, privo di quella sete
di
vendetta che ha il potere di logorarti dentro.
Era
la gioia di poter conoscere i propri genitori,
crescere circondati dal loro affetto, poter festeggiare il proprio
compleanno
tra risate e parole d’affetto e non
da
solo in un piccolo monolocale
con i
crampi della fame a farti compagnia.
Era
la libertà di prendesi il tempo di crescere e
non dover realizzare troppo presto quanto le assenze, le partenze e i
tradimenti potessero far male fino a cambiarti.
Come
poteva una parola così semplice racchiudere un
potere tanto enorme?
Kakashi
se lo chiedeva spesso negli ultimi tempi, in
quei momenti lontano dall’infinità di pergamene da
leggere e firmare, lontano
dagli ordini verso i suoi sottoposti, lì nella pace della
sua casa che negli
ultimi tempi lo vedeva troppo poco come ospite presente.
Se
lo chiedeva quando apriva l’uscio di casa e si
sentiva avvolgere dal dolce profumo di ciliegio che aleggiava in quelle
stanze
un tempo cupe e vuote.
Se
lo chiedeva mentre si avviava silenziosamente,
come solo uno shinobi con i suoi trascorsi sapeva fare, verso il bagno
nella
zona degli ospiti e lasciava che l’acqua scorresse lungo il
suo corpo per
cacciare via tutte le preoccupazioni o le incombenze che
l’attendevano
l’indomani a palazzo.
Se
lo chiedeva quando, dopo aver indossato un
semplice pantalone da casa, si recava il più silenziosamente
possibile verso la
camera da letto, spoglio ormai delle vesti da Hokage che per troppo
tempo
l’avevano tenuto lontano dalla sua personale Pace.
Se
lo chiedeva avvicinandosi piano, cercando di non
svegliarla, per guardarla dormire serenamente in quel letto che ormai
condividevano da qualche anno.
Aveva
combattuto contro se stesso con tutte le
proprie forze per
non cadere vittima di
quel sortilegio chiamato amore e aveva fallito. Prima ancora che
potesse
rendersene conto il suo cuore era già nelle mani
dell’ormai ex allieva che,
contro ogni previsione, non solo sembrava ricambiare ma – da
quanto aveva
saputo a posteriori – cercava da mesi di attirare la sua
attenzione in quel
senso. Oh se solo se ne fosse accorto prima, quanti tormenti e notti in
bianco
si sarebbe risparmiato, a pensarci ora, dopo anni, non può
fare a meno di
sorridere nella
penombra della loro
casa.
Fermo,
nella stanza da letto principale, ora contemplava
i lineamenti delicati del viso di colei che contro ogni previsione
ricambiava i
suoi sentimenti. Per un secondo, si ritrovò ad odiare quelle
palpebre insolenti
che lo privano dello sguardo della
sua Sakura, nascondendone le luminose iridi smeraldine. Le sole che riuscivano a fargli
battere il cuore a mille
o bloccargli il respiro in un attimo.
Era
a quel punto che capitolava.
Da
muta contemplazione, la sua presenza si
trasformava in un tocco delicato lungo quella morbida chioma rosa che
tanto
ricordava quei fiori di ciliegio di cui portava il nome.
Ogni
sera, quando rincasava ormai a notte fonda,
cercava di imporsi di non fermarsi a fissarla o sfiorarla, di non ridestarla dal suo
sonno ristoratore,
tuttavia, non appena i suoi occhi si posavano su di lei, gli bastava un attimo per
perdere la sua
personale battaglia contro quel desiderio di assicurarsi che fosse
davvero lì,
che non si trattasse di un miraggio, di un mellifluo genjutsu che al suo scioglimento lo
avrebbe annientato.
-
Mh? Kakashi? Che ci fai in piedi? Vieni a letto
dai, devi essere distrutto –
La
voce impastata dal sonno, gli occhi ancora chiusi
e la mano, la stessa che riusciva a distruggere una montagna con un
pugno, che
sfiorava il lato del letto che di lì a poco lo avrebbe
sfiorato, tutto di
Sakura lo incantava.
Senza
cercare ulteriori inviti, fece il giro del
letto, scostò delicatamente le coperte per poi coprirsi con
le stesse mentre,
come spinta da una misteriosa forza elettromagnetica, la kunoichi
prendeva
posto sul suo petto
-
Scusami, ho fatto tardi anche stasera-
Il
viso di lei che si strofinava con una felino in
cerca di coccole sulla sua pelle nuda lo bloccò ancor prima
dell’indice che
andò a posarsi sulle sue labbra in un tocco delicato quanto
il battito di ali
di una farfalla
-
Sono abituata ai tuoi ritardi dal primo giorno del
Team 7, ma ti avverto, domani sarai tutto per me. Neanche se tornasse
Kaguya in
persona ti farò andare in ufficio.-
Una
risata genuina e divertita causò lievi sussulti
a quel petto segnato da decine di cicatrici che ora faceva da morbido
cuscino
per il capo della sua amata. Divertito dalle rimostranze della
kunoichi,
Kakashi non poté fare a meno di stingerla più
forte prima di scostarle con
dolcezza il volto dal suo petto e baciarla dolcemente sulle labbra
-
Sono a casa adesso e non andrò da nessuna parte -
E
la vede sorridere, di quei sorrisi in grado di
sciogliere anche il ghiaccio secolare, prima di vederla tuffarsi
nuovamente sul
suo petto
-
Sei a casa-
Kakashi
lo sa che sta ascoltando il battito del suo
cuore e che questo l’accompagnerà in un sonno
tranquillo, privo dei ricordi
degli orrori della guerra, del dolore che aleggia nei reparti degli
ospedali.
Sa che sono l’uno il porto sicuro dell’altro e la
stringe a se mentre poggia il
viso contro la sua nuca aspirando il profumo dei suoi capelli e
sentendosi in
pace con tutto, con il mondo, con se stesso, con il suo passato e il
suo
futuro.
-
Pace. -
Quattro
lettere. Due sillabe. Un lemma.
Una
parola semplice, per molti anche banale, che
tuttavia ha il potere di cambiare forma a seconda di colui o colei che
si
soffermano ad apprezzarla.
Per
molti , la pace , poteva essere vista come una
semplice assenza di guerra, non per lui.
Per
Kakashi, la pace era stringere tra le braccia
Sakura, avvertire
il profumo dei suoi
capelli, il calore della sua pelle e il respiro che si faceva via via
più lento
mentre dolcemente si addormentava. Era
sentire la sua risata divertiva per qualche buffo aneddoto successo
durante le
sedute del consiglio, era il suo sguardo d’avvertimento
quando si sedeva a cena
con il volume di Icha
Icha Paradise tra
le mani.
Per
Kakashi Hatake la pace era la sua Sakura e
l’amore che li univa, non aveva bisogno di altro, solo di
lei.
Esiste
una parola in lingua tedesca che è
semanticamente intraducibile in italiano: Zweisamkeit.
È quello stato paradisiaco in cui due anime si ritrovano,
formando un alone di
solitudine fra loro, isolandosi dal mondo e bastando a se stesse.