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Autore: Hoshiro    23/12/2018    1 recensioni
Partecipante al Secret Sancta indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia. Regalo per Alex Hatake, spero ti piaccia. - KakaSaku
Kakashi Hatake torna a casa dopo una giornata in ufficio e riflette sulla sua personale rappresentazione della "Pace".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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html kakasaku Partecipante al Secret Sancta indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia.

*si veste da "mamma" Natale e inizia a correre in giro*
BUON NATALE A TUTTI!
Come avrete letto dalla prima riga di questo topic, questo robo(?) partecipa al progetto "Secret Sancta" indetto dallo staff della pagina facebook "SasuNaru fanfiction Italia" ed è tutto dedicato a  * rullo di tamburi* :

Alex Hatake

Spero di essere una "mamma Natale Segreta" decente e di riuscire a strapparti un piccolo sorriso con questa one shot <3, sii clemente perchè... dicono che a Natale si è tutti più buoni, giusto? *flap flap delle ciglia che battono*
Voglio cogliere l'occasione per ringraziarti perchè, se non fosse stato per la tua "passione"  per questa coppia - si ho stalkerato un po' il tuo profilo facebook - probabilmente non avrei mai scritto nulla su di loro,  devo invece ammettere di essermi divertita molto e di aver trovato una nuova ship da seguire e approfondire <3.
Comuuuuuunque bando alle ciance (?), ti lascio a questo regalo dalla tua Secret Santa <3 con tanto affetto nella speranza di aver fatto qualcosa di gradito.

P.S number 1: l'immagine che vedi  l'ho assemblata io, fa parte del regalo, se non ho clamorosamente sbagliato le misure - perchè checché se ne dica le misure contano u.u (?) - è una copertina per il Diario di Facebook <3.

P.S number 2: in un piccolo momento di sclero ho creato anche questa piccola gif idiota, anche lei fa parte del regalo, che spero ti piaccia -> PREMIMI SONO CARINO


KakaSaku

- Pace. -

Quattro lettere. Due sillabe. Un lemma.

Una parola semplice, per molti anche banale, che tuttavia ha il potere di cambiare forma a seconda di colui o colei che si soffermano ad apprezzarla.

Per molti , la pace , poteva essere vista come una semplice assenza di guerra, non per lui.

Per Kakashi,  e chi come lui aveva combattuto tante battaglie, la pace era qualcosa di più profondo, ricercato, agognato e desiderato fino al punto di perdersi in quello che un tempo era un sogno impronunciabile che ora era finalmente divenuto realtà.

Era non tornare a casa tutti i giorni con le mani  e la divisa sporche di sangue, con la paura di indugiare sul pensiero che, quel rosso cremisi  un tempo era Vita, mentre  ora era semplicemente un grumo di sporco da smacchiare via. Soffermarsi a riflettere su quelle macchie scure e sull’odore ferroso che emanavano conduceva la mente stanca dopo una dura missione a porsi delle domande, chiedersi per chi o per cosa stesse combattendo, scoprendo infine di non conoscere una risposta accettabile. Non a quel prezzo.

Era il sorriso di un bambino che sentiva ancora il desiderio di correre spensierato lungo il fiume per tornare a casa più in fretta,  per raccontare al proprio aniki della giornata in accademia e sorridere con lui, privo di quella sete di vendetta che ha il potere di logorarti dentro.

Era la gioia di poter conoscere i propri genitori, crescere circondati dal loro affetto, poter festeggiare il proprio compleanno tra risate e parole d’affetto e  non da solo in un piccolo  monolocale con i crampi della fame a farti compagnia.

Era la libertà di prendesi il tempo di crescere e non dover realizzare troppo presto quanto le assenze, le partenze e i tradimenti potessero far male fino a cambiarti.

Come poteva una parola così semplice racchiudere un potere tanto enorme?

Kakashi se lo chiedeva spesso negli ultimi tempi, in quei momenti lontano dall’infinità di pergamene da leggere e firmare, lontano dagli ordini verso i suoi sottoposti, lì nella pace della sua casa che negli ultimi tempi lo vedeva troppo poco come ospite presente.

Se lo chiedeva quando apriva l’uscio di casa e si sentiva avvolgere dal dolce profumo di ciliegio che aleggiava in quelle stanze un tempo cupe e vuote.

Se lo chiedeva mentre si avviava silenziosamente, come solo uno shinobi con i suoi trascorsi sapeva fare, verso il bagno nella zona degli ospiti e lasciava che l’acqua scorresse lungo il suo corpo per cacciare via tutte le preoccupazioni o le incombenze che l’attendevano l’indomani a palazzo.

Se lo chiedeva quando, dopo aver indossato un semplice pantalone da casa, si recava il più silenziosamente possibile verso la camera da letto, spoglio ormai delle vesti da Hokage che per troppo tempo l’avevano tenuto lontano dalla sua personale Pace.

Se lo chiedeva avvicinandosi piano, cercando di non svegliarla, per guardarla dormire serenamente in quel letto che ormai condividevano da qualche anno.

Aveva combattuto contro se stesso con tutte le proprie forze  per non cadere vittima di quel sortilegio chiamato amore e aveva fallito. Prima ancora che potesse rendersene conto il suo cuore era già nelle mani dell’ormai ex allieva che, contro ogni previsione, non solo sembrava ricambiare ma – da quanto aveva saputo a posteriori – cercava da mesi di attirare la sua attenzione in quel senso. Oh se solo se ne fosse accorto prima, quanti tormenti e notti in bianco si sarebbe risparmiato, a pensarci ora, dopo anni, non può fare a meno di sorridere  nella penombra della loro casa.

Fermo, nella stanza da letto principale, ora contemplava i lineamenti delicati del viso di colei che contro ogni previsione ricambiava i suoi sentimenti. Per un secondo, si ritrovò ad odiare quelle palpebre  insolenti che lo privano dello sguardo della sua Sakura, nascondendone le luminose iridi smeraldine. Le sole che  riuscivano a fargli battere il cuore a mille o bloccargli il respiro in un attimo.

Era a quel punto che capitolava.

Da muta contemplazione, la sua presenza si trasformava in un tocco delicato lungo quella morbida chioma rosa che tanto ricordava quei fiori di ciliegio di cui portava il nome.

Ogni sera, quando rincasava ormai a notte fonda, cercava di imporsi di non fermarsi a fissarla o sfiorarla,  di non ridestarla dal suo sonno ristoratore, tuttavia, non appena i suoi occhi si posavano su di lei,  gli bastava un attimo per perdere la sua personale battaglia contro quel desiderio di assicurarsi che fosse davvero lì, che non si trattasse di un miraggio, di un mellifluo genjutsu che al  suo scioglimento lo avrebbe annientato.

- Mh? Kakashi? Che ci fai in piedi? Vieni a letto dai, devi essere distrutto –

La voce impastata dal sonno, gli occhi ancora chiusi e la mano, la stessa che riusciva a distruggere una montagna con un pugno, che sfiorava il lato del letto che di lì a poco lo avrebbe sfiorato, tutto di Sakura lo incantava.

Senza cercare ulteriori inviti, fece il giro del letto, scostò delicatamente le coperte per poi coprirsi con le stesse mentre, come spinta da una misteriosa forza elettromagnetica, la kunoichi prendeva posto sul suo petto

- Scusami, ho fatto tardi anche stasera-

Il viso di lei che si strofinava con una felino in cerca di coccole sulla sua pelle nuda lo bloccò ancor prima dell’indice che andò a posarsi sulle sue labbra in un tocco delicato quanto il battito di ali di una farfalla

- Sono abituata ai tuoi ritardi dal primo giorno del Team 7, ma ti avverto, domani sarai tutto per me. Neanche se tornasse Kaguya in persona ti farò andare in ufficio.-

Una risata genuina e divertita causò lievi sussulti a quel petto segnato da decine di cicatrici che ora faceva da morbido cuscino per il capo della sua amata. Divertito dalle rimostranze della kunoichi, Kakashi non poté fare a meno di stingerla più forte prima di scostarle con dolcezza il volto dal suo petto e baciarla dolcemente sulle labbra

- Sono a casa adesso e non andrò da nessuna parte -

E la vede sorridere, di quei sorrisi in grado di sciogliere anche il ghiaccio secolare, prima di vederla tuffarsi nuovamente sul suo petto

- Sei a casa-

Kakashi lo sa che sta ascoltando il battito del suo cuore e che questo l’accompagnerà in un sonno tranquillo, privo dei ricordi degli orrori della guerra, del dolore che aleggia nei reparti degli ospedali. Sa che sono l’uno il porto sicuro dell’altro e la stringe a se mentre poggia il viso contro la sua nuca aspirando il profumo dei suoi capelli e sentendosi in pace con tutto, con il mondo, con se stesso, con il suo passato e il suo futuro.

- Pace. -

Quattro lettere. Due sillabe. Un lemma.

Una parola semplice, per molti anche banale, che tuttavia ha il potere di cambiare forma a seconda di colui o colei che si soffermano ad apprezzarla.

Per molti , la pace , poteva essere vista come una semplice assenza di guerra, non per lui.

Per Kakashi, la pace era stringere tra le braccia Sakura,  avvertire il profumo dei suoi capelli, il calore della sua pelle e il respiro che si faceva via via più lento mentre dolcemente si addormentava.  Era sentire la sua risata divertiva per qualche buffo aneddoto successo durante le sedute del consiglio, era il suo sguardo d’avvertimento quando si sedeva a cena con il volume di  Icha Icha Paradise tra le mani.

Per Kakashi Hatake la pace era la sua Sakura e l’amore che li univa, non aveva bisogno di altro, solo di lei.

 

Esiste una parola in lingua tedesca che è semanticamente intraducibile in italiano: Zweisamkeit. È quello stato paradisiaco in cui due anime si ritrovano, formando un alone di solitudine fra loro, isolandosi dal mondo e bastando a se stesse.

  
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