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Autore: EchoRosenrot_    23/12/2018    5 recensioni
"Si aspettava che la contattasse per testimoniare contro il suo borseggiatore, o che le facesse recapitare un richiamo per aver utilizzato il suo Quirk per uno scopo che forse, a ben guardarlo, qualcuno avrebbe potuto definire offensivo. Di certo no, non avrebbe mai creduto di vederlo piombare nel giardino di casa sua, con una mano affossata nella tasca della giacca ed una intenta a stringere quello che aveva tutta l’aria di essere un mazzo di fiori."
{EnjixRei Todoroki | Il rating potrebbe variare.}
I coniugi Todoroki, dalle origini alla follia.
Perché forse, in fondo, per un po' si sono perfino amati.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Endeavor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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In comune non avevano assolutamente niente.

Fu questo il solo pensiero che le sovvenne quando per la prima volta incrociò lo sguardo di Enji Todoroki, quel tiepido pomeriggio di tarda primavera. Era sempre stata una ragazza piuttosto acuta e attenta ai dettagli, Rei, le bastava una singola occhiata per riuscire a farsi un’idea abbastanza chiara di chi avesse davanti e quali fossero le sue inclinazioni anche se, in quel caso specifico, non era affatto necessario affidarsi esclusivamente al proprio sesto senso per sapere qualcosa sul giovane uomo al suo cospetto.
Tutti conoscevano Endeavor, il prodigioso eroe professionista noto all’intero Giappone nonostante fosse appena al debutto di quella carriera che già si annunciava più che promettente. E tutti, o comunque i più, in qualche misura lo ammiravano. Perfino i suoi genitori, che forse proprio in virtù della sua fama si erano mostrati fin troppo entusiasti quando le avevano annunciato che un uomo -oh, erano stati molto attenti a non rivelarne in anticipo l’identità, così caldamente desiderosi di farle una sorpresa- aveva chiesto di poter incontrarla. L’engawa era piacevolmente ventilato, carezzato da una lieve brezza che portava con sé il profumo del ciliegio in sboccio a pochi metri dal punto in cui la ragazza sedeva, ma era la presenza dell’eroe del fuoco a rendere quasi surreale quell’atmosfera per lei così familiare. Era strano, pensò Rei, vederlo stretto in abiti normali e privo non solo del suo costume da eroe ma anche delle fiamme di cui era solito circondarsi, eppure non poteva dire che le dispiacesse del tutto: riusciva a vedere i tratti del suo viso squadrato e fiero meglio di quanto il giovane uomo non le avesse mai consentito al di là dello schermo televisivo.
« Mi ha trovata in fretta, Endeavor. »
Spezzò il silenzio con tono garbato, mentre un sorrisetto si apriva sulle sue labbra rosate.
Già, non avevano proprio niente in comune, bastava guardarli in quel giardino maniacalmente curato e ricco dei colori della primavera. Enji Todoroki era alto ed il suo fisico statuario era ben evidente nonostante i jeans scuri e la giacca in similpelle che indossava al di sopra di una maglia nera non fossero succinti quanto il vestiario da lui usato quando pattugliava le strade della città. La sua postura era rigida e trasudava orgoglio e sicurezza, i suoi occhi di un gelido azzurro sembravano trafiggerla in quel suo ostinato fissarla con aria imperscrutabile, mentre la brezza profumata serpeggiava tra le ciocche dei suoi capelli rossi come il fuoco a lui tanto caro. Rei al contrario era esile, minuta e leggiadra, non spiccava certo in altezza e sebbene il suo corpo fosse morbidamente avvolto dalle pieghe di un vestito cobalto con le maniche lunghe, che ricadeva fin sopra le ginocchia fasciando le sue forme ben proporzionate, la diciottenne sapeva perfettamente di non poter facilmente competere con l’indiscutibile prestanza di Endeavor: ricambiava il suo sguardo tenendo gli occhi grigi fissi nei suoi, eppure non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo sopraffatta dalla sua sola presenza. Non erano solo le loro fattezze ad essere totalmente discordi, no, era qualcosa di più profondo, qualcosa di intrinseco e radicato nelle loro personalità, nelle loro anime. Rei non sapeva cosa fosse di preciso, semplicemente lo percepiva frizzare nell’aria, lo scorgeva nelle sue iridi turchine e perforanti.
« Non è stato difficile. » Rispose l’eroe, senza particolari incrinazioni nella voce.
« Immagino proprio di no. » Rei gli elargì ancora un sorriso, cercando di cogliere cosa l’uomo stesse provando in quel momento.
Era la prima volta che incrociava il suo sguardo, sì, ma non era la prima volta che si imbatteva in Enji Todoroki, in effetti.
Le loro strade si erano incontrate per una mera e fortunata casualità circa una settimana prima.

 

Rei era seduta per terra, con gli occhi leggermente sgranati e la spalla destra indolenzita.
A circa dieci metri di distanza da lei un uomo la fissava con il viso deforme schiacciato contro l’asfalto, intento a stringere compulsivamente in una mano la borsa che le aveva sfilato via mentre con l’altra cercava inutilmente di liberarsi dall’ingente peso di un piede che premeva contro la sua cassa toracica. Il ladro aveva il viso di un camaleonte e silenziosamente le si era avvicinato mimetizzandosi con la parete alla sua destra prima di strattonarla per privarla della borsa con tanta forza da scaraventarla per terra. Rei non era mai stata quel genere di ribelle disposta a fare un uso smodato del proprio Quirk, men che meno in pubblico considerati i rischi legali che ciò avrebbe comportato se avesse recato danni a terze persone. Era avvenuto spontaneamente, forse un’incontrollata reazione di panico che l’aveva indotta ad agire. Nulla di troppo rumoroso e teatrale, solo una sottile lastra di ghiaccio lungo quel breve tratto di strada, appena percettibile sotto i piedi ma più che sufficiente per far scivolare il malvivente.

Quel che Rei non sapeva, era che qualcuno lo stesse già seguendo da un po’. Lo stesso qualcuno che aveva approfittato di quel breve vantaggio per raggiungere il piccolo criminale e bloccarlo al suolo, premendo la suola dello stivale destro contro il suo petto.
Nonostante quella strada secondaria del distretto di Shizuoka fosse poco praticata e buia, l’oscurità di quella sera era prepotentemente rischiarata dalla calda luce delle fiamme che abbracciavano il suo torace e parte del suo corpo, ma Rei non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo su Endeavor, troppo occupata a fissare il borseggiatore ed il sottilissimo ghiaccio sotto il suo corpo.
«La legge non consente di utilizzare il proprio Quirk in luoghi pubblici.»
La voce dell’eroe le giunse profonda e imperiosa, come un rimprovero tutt’altro che velato.
Sentiva il suo sguardo addosso sondarla con corruccio e scrupolo, ed ostinatamente la ragazza non rispose, tramortita da quel frenetico dispiegarsi di eventi. Avrebbe voluto sottolineare di non aver fatto male a nessuno, effettivamente. Avrebbe voluto ringraziarlo per essere accorso in suo aiuto e per aver approfittato del goffo capitombolo per bloccare il suo borseggiatore, facendola sentire al sicuro come si conveniva a qualsiasi eroe degno di questo nome. Non fece nulla di tutto ciò, con le lacrime agli occhi a sciogliere la tensione, trattenute a fatica tra le ciglia chiare. Poi Endeavor si chinò a strappare la borsa di Rei dalle mani del ladruncolo e con lo sguardo rivolto altrove gliela porse tendendo un braccio in sua direzione. Nel farlo tacque a sua volta.

 

La giovane sapeva, in cuor suo, che si sarebbero incontrati nuovamente. Solo… non si aspettava che ciò accadesse così presto, né in quel modo. Si aspettava che la contattasse per testimoniare contro il suo borseggiatore, o che le facesse recapitare un richiamo per aver utilizzato il suo Quirk per uno scopo che forse, a ben guardarlo, qualcuno avrebbe potuto definire offensivo.
Di certo no, non avrebbe mai creduto di vederlo piombare nel giardino di casa sua, con una mano affossata nella tasca della giacca ed una intenta a stringere quello che aveva tutta l’aria di essere un mazzo di fiori. Li aveva notati quasi subito, variopinti e profumati com’erano, e non si sorprese affatto di vedere il giovane uomo temporeggiare senza porgerglieli: non aveva l’aria di essere avvezzo a quel genere di galanteria.
« Gradirebbe del tè? » Riprese a parlare la ragazza, spezzando il silenzio opprimente che si era creato, più che mai gravoso sui due poco più che adolescenti e ancora intenti a fissarsi reciprocamente. Anche i loro sguardi erano diversi.
Enji sembrava studiarla con attenzione, come se stesse cercando in lei qualcosa, come se la stesse soppesando e valutando.
Rei, invece, era come intrappolata nell’azzurro dei suoi occhi che tanto la attraevano come magneti quanto le trasmettevano brividi lungo la schiena, e non era neanche certa che si trattasse di brividi di compiacimento. Era così austero, così freddo per essere l’eroe del fuoco…
« Credo di non avere il tempo. A breve sarò di pattuglia. »
Rispose lui, muovendo qualche passo in sua direzione con studiata lentezza e l’incidere marcato di chi non sapeva cosa fosse l’incertezza. Fu istintivo, per la ragazza, irrigidirsi sul posto quando Enji si sedette al suo fianco, ad una distanza ben più esigua di quanto fosse consuetudine tra due sconosciuti, ma per muoversi con tanta disinvoltura in casa sua doveva certo aver agito in anticipo ed ottenuto il consenso di suo padre, che come minimo avrebbe dato di matto se un uomo qualsiasi avesse osato una simile iniziativa.
Rei capì subito cosa fosse accaduto e cosa stesse per accadere. Capì l’entusiasmo dei suoi genitori, capì quella visita inattesa. Capì che sarebbe stata moglie prima di quanto avesse mai immaginato.
Non seppe cosa pensare, ed abilmente celò le sue perplessità e la sua confusione dietro ad uno sguardo benevolo e gentile, che si tramutò in sorpresa quando con un gesto un po’ impacciato Endeavor le porse il mazzo di fiori.
« Non sapevo quali ti piacessero. Quindi… ho cercato di variare il più possibile. »
Disse, e per un istante Rei ebbe quasi l’impressione che il suo volto austero fosse un po’ più colorito sugli zigomi. Lei, dal canto suo, di arrossire violentemente non riuscì davvero a farne a meno, accogliendo tra le braccia un trionfo di fiori variopinti con un sorriso imbarazzato ma al tempo stesso sinceramente lusingato. Non le capitava tutti i giorni di ricevere dei fiori da un uomo, e non avrebbe mai immaginato che il primo a farle un simile dono non fosse un uomo qualsiasi ma un eroe del suo calibro.
« La ringrazio, sono davvero bellissimi. »
Rispose in un sussurro un po’ tremulo, avvicinando i fiori al volto per inspirarne il pervasivo ed ipnotico profumo. Enji esitò un istante prima di lasciare andare in definitiva l’elegante mazzo colorato, e ciò permise alla diciottenne di avvertire per un misero istante il tocco della sua mano contro il proprio braccio. La sua pelle era ruvida, calda come se l’uomo al suo fianco fosse febbricitante, e si chiese che effetto avrebbe fatto un suo tocco sul proprio viso ma fece in fretta ad arginare quel pensiero, concentrandosi sui tre piccoli fiori blu al centro esatto del bouquet.
Il sorriso si ampliò sul suo volto ed i suoi occhi luccicarono appena.
« Iris blu. Sono questi i miei fiori preferiti. »
Sottolineò mentre conduceva due dita a sfiorarne delicatamente i petali. Un sorrisetto apparve, effimero e di sbieco, sulle labbra dell’uomo, soddisfatto forse di aver avuto la fortuna di far inserire in quel mazzo il fiore preferito di Rei.
« Non sapevo neanche che avessero un nome. »
Borbottò, ed in tutta risposta Rei si sciolse in una risata che celò dietro il dorso della mano destra e che attirò su di sé un ennesimo sguardo indecifrabile dell’eroe delle fiamme. Era impossibile capire cosa gli passasse per la testa, eppure sembrava in qualche misura aver gradito quella reazione, o perlomeno la sua mandibola sembrava meno contratta agli occhi di Rei.
« Mi piacerebbe poter ricambiare la sua gentilezza. È davvero sicuro di non avere il tempo per un tè? »
Chiese nuovamente, con in cuore la speranza di non stare insistendo troppo, ma l’eroe non parve mostrare alcun fastidio e scoccò uno sguardo al proprio orologio da polso prima di emettere un sospiro e tornare in piedi, abbandonando il posto al fianco della ragazza. Soltanto allora, sorpresa da una vaga frescura, Rei si accorse di quanto calore avesse emanato Enji per quel breve istante in cui le era rimasto accanto.
« Il dovere mi chiama. » Tagliò corto.
Non era un uomo di molte parole, questo lo aveva capito già da un po’, e rispettosamente Rei annuì, inclinando il capo verso la propria spalla destra mentre Endeavor si allontanava di qualche passo.
« Ci rivedremo? » Chiese Rei, senza nascondere un sottile velo di aspettativa.
L’uomo smise di camminare e si voltò in sua direzione quel tanto che bastava da riuscire ad intercettare nuovamente lo sguardo della ragazza dai capelli candidi.
« Probabile. » Fu la sua risposta, poi tornò sui suoi passi e affondòentrambe le mani nelle tasche della giacca con la schiena dritta, attraversando il giardino con fiere falcate.
« Venerdì potrei avere il tempo per quel tè. » Aggiunse a tradimento.
Rei sentì qualcosa agitarsi nel suo stomaco e le sue labbra si schiusero in un bel sorriso che l’uomo, intento a darle le spalle, probabilmente non avrebbe mai visto. Rimase in silenzio, vittima di un gran numero di emozioni che nel suo stomaco si agitavano dolorosamente rendendone sempre più difficile la comprensione, immobile con gli occhi fissi sulle sue spalle ampie fin quando dei passi alla sua destra non annunciarono il rapido avvicinarsi di suo padre, che ruppe il silenzio schiarendosi la voce.
« Rei, tesoro… vieni dentro. Dobbiamo parlare. »
La giovane donna attese che l’eroe delle fiamme fosse completamente sparito dalla sua vista prima di alzarsi a sua volta dal ligneo pavimento dell’engawa e seguire il genitore all’interno della casa, con i fiori stretti al petto.
Sapeva già di cosa avrebbero parlato.
Sapeva già che avrebbe sposato l’autore di quel regalo, quasi certamente senza possibilità di appello o protesta, probabilmente perché il suo Quirk aveva destato l’interesse di quell’uomo, altrettanto probabilmente perché i suoi soldi e la sua fama avevano destato l’interesse dei suoi genitori.
Eppure… non era del tutto certa di esserne dispiaciuta.
Non ancora.
Ma questo non poteva saperlo.



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L'angolo di Echo_

Sono abbastanza sicura di essermi cimentata in un progetto più grande di me. Ho provato ad immaginare le diverse fasi del matrimonio di questi due controversi personaggi, gli eventi che hanno preceduto quelli resi a noi noti dall'opera di Horikoshi Kōhei, tutto ciò che ha costituito le fondamenta di questa distorta relazione, forsa nata per mera convenienza ma forse (chi può dirlo?) screziata di sentimento. Spero soltanto di non essere caduta nell'OOC e di non farlo in futuro, trattandosi di due personaggi davvero difficili da rendere efficacemente. 
Le recensioni sono più che gradite! 

 

  
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