Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Montana    24/12/2018    1 recensioni
24 Dicembre 1926
Il Natale a casa Prewett è una tradizione, soprattutto considerato che anche Newt, di ritorno da New York, riuscirà ad esserci. Ma tutto sembra remare contro i protagonisti e la loro cena della Vigilia. Riusciranno ad avere il loro piccolo miracolo di Natale, magari con l'aiuto di un po' di magia?
[Speciale natalizio della mia serie su Newt Scamander, si colloca poco prima dell'inizio di Per Aspera. Buon Natale a tutti!]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Making it home makes it Christmas
 
24 dicembre 1926
Da qualche parte tra Liverpool e Londra, in treno
Tarda mattinata
 
Il treno era particolarmente affollato, quel giorno. C’erano soprattutto famiglie, molte incomplete, che andavano a ricongiungersi con i membri mancanti in altre parti dell’Inghilterra, o uomini d’affari che avevano lavorato fino al giorno prima e ora tornavano a casa, o turisti americani appena sbarcati a Liverpool per una vacanza nella vecchia Europa. Tra questa moltitudine di persone vocianti e pigiate le une sulle altre c’era un uomo di circa trent’anni, con i capelli rossi e un vecchio cappotto blu pavone, che se ne stava seduto con la fronte appoggiata al finestrino e una valigia chiusa con lo spago sulle ginocchia. Era appena tornato da New York, stanco morto, e il suo nome era Newt Scamander.
Il viaggio di ritorno, di poco meno di un mese, gli era sembrato interminabile. Non vedeva l’ora di tornare nella sua amata Inghilterra e quando finalmente ci era arrivato si era reso conto di essere così stanco da non riuscire a smaterializzarsi. Aveva quindi preso quell’affollatissimo treno nella speranza di arrivare a Londra per cena, e gli conveniva riuscirci se non voleva diventare un ingrediente del pasticcio di carne di Amelia Prewett.
Un tonfo al suo fianco lo fece sobbalzar, aprì gli occhi di scatto e si girò a controllare; era solo una bambina, seduta sul sedile accanto al suo, alla quale era caduta una vecchia bambola. La piccola lo guardò preoccupata, come se temesse di essere sgridata, ma lui le sorrise per tranquillizzarla. Era così carina, con un caschetto di capelli scuri… gli ricordava Tina, doveva essere stata più o meno così da piccola. Al solo pensiero di Tina sentì un piacevole calore inondargli il petto, non vedeva l’ora di rincontrarla. Gli sarebbe piaciuto passare il Natale insieme a lei, vedere New York addobbata per le feste, scoprire come si festeggiava in America. Avrebbero potuto cucinare insieme, passeggiare sotto la neve, scherzare con Queenie, stare vicini davanti al camino e poi magari sotto al vischio… Si riscosse, arrossendo. Non gli capitava più da anni di fare certi discorsi, di pensare certe cose. Era strano, faceva quasi un po’ paura ma allo stesso tempo era indubbiamente bello provare di nuovo qualcosa per qualcuno. Sperava di rivederla presto, prima doveva solo ultimare il suo libro; nel frattempo avrebbe approfittato dell’ospitalità di Amy per parlargliene fino allo sfinimento.
Diede un’occhiata all’orologio: il treno era in perfetto orario, continuando così sarebbe sicuramente riuscito ad arrivare a Londra per la cena. Soddisfatto, si sistemò meglio sul sedile e chiuse di nuovo gli occhi. Nel frattempo, fuori aveva cominciato a nevicare.
 
 
Hogwarts Express, Scozia
Ora di pranzo
 
Mentre Newt attraversava l’Inghilterra da ovest a est, anche qualcun altro tornava verso Londra. Doug Boot, giovane professore di Erbologia, stava ridiscendendo dalla piovosa Scozia verso una nevosa Inghilterra.
Si era nascosto in uno scompartimento vuoto, perché voleva sì moltissimo bene ai suoi alunni ma dal momento in cui metteva piede sull’Espresso preferiva fare finta di non conoscerli. In più, così poteva pianificare in pace le lezioni del semestre successivo, dare una letta ad alcune pergamene da correggere (teneva le migliori per i viaggi in treno, così passavano più velocemente e arrivava a Londra di un umore decisamente migliore) e occuparsi delle poche piantine che non poteva lasciare ad Hogwarts perché avevano bisogno di cure costanti.
Era stato invitato anche lui alla tradizionale cena della Vigilia a casa Prewett e non vedeva l’ora di arrivare per rivedere finalmente i suoi amici, soprattutto visto che Amy gli aveva detto che anche Newt sarebbe tornato. E in cuor suo sperava che il ritorno in madrepatria del magizoologo dopo tanto tempo focalizzasse l’attenzione di tutti, e che si dimenticassero di una certa promessa che lui aveva fatto. Ma sapeva bene che, con o senza Newt, Amy gli avrebbe comunque chiesto dov’era la famosa e tanto attesa Margaret.
L’aveva conosciuta ad Hogsmade, dove lavorava come cameriera in uno dei pub. Era una ragazza dolce e affettuosa e Doug si trovava molto bene con lei, lo ascoltava parlare di piante e di compiti i classe e cercava di insegnargli a cucinare almeno le cose più semplici, nonostante lui fosse negato. In uno slancio di spavalderia aveva promesso a quella piattola di Amy che l’avrebbe portata alla cena della Vigilia, ma alla fine la sua stupida timidezza aveva avuto la meglio anche questa volta e non ce l’aveva fatta. Non solo, era partito senza nemmeno salutarla!
Si lasciò sfuggire un verso di disappunto, interamente rivolto a sé stesso, e per distrarsi cominciò a guardare fuori dal finestrino: nevicava, i fiocchi erano ancora piccoli e radi ma sapeva bene che avvicinandosi a Londra si sarebbero trasformati in una vera e propria bufera. Sperava solo che le sue piantine non subissero lo shock termico…
 
 
Tottenham Court Road, Londra
Appartamento di Amelia Prewett (e Graham Collins)
Pomeriggio
 
Amy si era svegliata quella mattina con un diavolo per capello al solo pensiero della cena della Vigilia che doveva preparare per quella sera. Non era la prima volta che la faceva, anzi, da quando era andata a vivere da sola aveva insistito perché la tradizionale cena si tenesse a casa sua, ma quell’anno tutto sembrava deciso ad andare storto.
Innanzitutto non aveva mai dovuto ospitare così tante persone. Solitamente alla sua tavola per Natale si riunivano sua madre, suo fratello Charlie, Graham e Doug, e occasionalmente Newt quando i suoi viaggi non lo tenevano lontano. Quell’anno sia Charlie che Doug avevano deciso di portare un ospite, Newt stava arrivando, e solo due giorni prima aveva ricevuto la gioiosa notizia che anche Ignatius e Lucrezia, solitamente stanziati in Francia, avrebbero fatto un salto per Natale. Fortunatamente aveva la magia ad aiutarla a destreggiarsi tra i preparativi, ma anche così da sola sarebbe stato impossibile fare tutto. Gli anni passati l’aveva aiutata Graham, ma quel giorno il suo aitante e atletico fidanzato era stato steso dall’influenza, lasciandola sola ad occuparsi di una cena per dieci persone.
Collins non ci trovò dunque nulla di strano quando a metà pomeriggio nell’appartamento risuonò un botto spaventoso seguito da una serie di improperi degni dei peggiori bassifondi di Nocturn Alley.
«Tutto bene?» si azzardò a chiedere. La sua dolce metà comparve nella stanza, gli occhi che mandavano lampi e i capelli tutti arruffati.
«Voglio un Elfo Domestico che cucini bene e mi faccia trovare tutto pronto in tavola. Perché mi ostino ad organizzare questa maledetta cena? Ho fatto esplodere un crumble di mele! E non so nemmeno come ho fatto! Risolvo enigmi, spezzo malefici, traduco rune antiche ogni giorno e non riesco a coordinare tre incantesimi per preparare una cena! Non ce la faccio più, devo anche andare a prendere i cracker e i regali. Voglio morire»
«Vuoi che ti dia una mano? Qualcosa di semplice, posso riuscirci…»
Lei scosse il capo sconsolata «No, grazie tesoro, questo genere di incantesimi non è il tuo forte. Poi non voglio che ti stanchi, non con la prossima partita così vicina. Vorrei solo potermi sdoppiare…»
«Un incantesimo per quello non l’hanno ancora inventato, mi dispiace. Però una cosa che potresti fare c’è e lo sai bene…»
Amy si sedette ai piedi del letto «Ma non voglio… ci sono sempre riuscita senza il suo aiuto, non le darò questa soddisfazione!»
«Prewett, per favore, lascia a me la testardaggine. Lo sai che quest’anno è andata diversamente e da sola non puoi farcela. Vuoi che la tua festa di Natale sia bella come al solito, giusto? Non vuoi che tuo fratello e i tuoi amici passino una brutta Vigilia, no? Allora sai quello che devi fare»
«Oh, va bene! Ma verrò da te a lamentarmi ogni cinque minuti!»
«Come se già non lo facessi…» bofonchiò lui, coperto dal suono della smaterializzazione.
 
Il silenzio della campagna innevata fu spezzato dallo schiocco della materializzazione ed Amy apparve in mezzo ad un piccolo sprazzo erboso. Faceva freddo e lei non si era messa il cappotto, quindi si affrettò verso la casa «Mamma? Mamma, ci sei?»
Ginevra Prewett spuntò dalla cucina, stupita e preoccupata «Amelia! Cosa ci fai qui? È ancora presto per la cena!»
«Lo so, ma non ce la faccio, ho bisogno di una mano. C’è troppa roba da fare e troppo poco tempo per farla! Puoi venire a darmi una mano, per favore?»
La signora Prewett guardò sua figlia, consapevole che chiederle aiuto era stato un duro colpo al suo orgoglio da Gryffindor mancata, e le sorrise «Certo che ti aiuterò, tesoro. Hai tutto quello che ti serve o devo portare qualcosa anch’io?»
Amy rifletté qualche secondo poi sbuffò e rispose «Prendi quello che hai, non si sa mai»
La madre appellò cibo e ciotole dalla cucina, poi prese la figlia per un braccio e si smaterializzarono di nuovo a Londra.
Collins nel frattempo si era alzato per cercare di avere un’aria più presentabile con la futura suocera, quindi le accolse in salotto quando arrivarono «Signora Prewett, è sempre un piacere vederla. In forma smagliante, aggiungerei» le disse, galante come al solito.
«Mi piacerebbe poter dire lo stesso di te, Graham, ma sei davvero pallido. Cosa ti è successo?»
«Oh niente di che, una semplice influenza. Giocare sotto la pioggia è divertente, ma ha anche i suoi lati negativi»
«Mi dispiace! Ti unirai comunque a noi per cena?»
«Assolutamente sì! Anzi, se posso dare una mano con i preparativi…»
«Solo se la mamma è d’accordo e se sei sicuro di stare bene. Non voglio che ti stanchi inutilmente» s’intromise Amy che stava spedendo in cucina le cose portate dalla madre. La signora Prewett sorrise, ricordandogli moltissimo la figlia, e le disse «Non preoccuparti per noi, ce la caveremo. Piuttosto, non avevi un bel po’ di roba da fare?»
Amy sbuffò di nuovo (le sembrava di essere la locomotiva dell’Hogwarts Express, per Morgana) e disse «Sì, devo andare a prendere i cracker e i regali. Siete sicuri di farcela, qui? Vi prometto che tornerò il prima possibile»
«Vai, vai, non preoccuparti per noi. Mettiti il capotto però, stavolta»
 
 
Da qualche parte tra Liverpool e Londra, in treno
Pomeriggio
 
Newt fu svegliato da un improvviso vociare attorno a sé, e mentre riprendeva conosceva si rese conto che il treno aveva rallentato molto. “Siamo già a Londra? Ma quanto ho dormito?” si chiese, guardandosi attorno. Nessuno dei suoi compagni di viaggio sembrava però in procinto di scendere dal treno, anzi, erano tutti piuttosto preoccupati e infastiditi.
La risposta a questi dubbi l’ebbe appena buttò l’occhio fuori dal finestrino: la nevicata si era fatta sempre più insistente, ora non si vedeva nulla oltre la cortina di fiocchi candidi, e il treno stava avendo non pochi problemi ad avanzare.
«Da quanto va avanti così?» s’informò con la donna seduta di fronte a lui. Lei scosse la testa «Quasi un’ora, abbiamo cominciato a rallentare sempre di più. Non so nemmeno dove siamo né quanto manchi alla prossima stazione!»
«La prossima stazione è Londra, questo è il treno diretto. Eravamo in perfetto orario fino ad un’orafa, ora accumuliamo ritardo su ritardo. Non so se riusciremo ad arrivare a Londra entro sera» s’intromise un uomo in completo elegante seduto dall’altra parte del corridoio. I bambini, figli della donna davanti a Newt, cominciavano a dare segno di fastidio «Cosa succede, mamma? Non riusciremo a tornare a casa per Natale?» chiese la bimba che sembrava Tina.
Newt era sconsolato: se quello che aveva detto l’uomo era vero, avrebbe passato il suo primo Natale a casa dopo anni su un treno nel bel mezzo del nulla anziché a Londra con i suoi amici. Non aveva nemmeno modo di avvertire Amy, che si era sicuramente fatta in quattro per preparare la cena!
Pensando a come la ragazza era solita destreggiarsi con gli incantesimi domestici si ricordò che una soluzione al problema ce l’aveva eccome: poteva nascondersi nel bagno e smaterializzarsi senza che nessuno se ne accorgesse.
“D’accordo, ma tutte queste persone? Anche loro hanno delle famigli da cui tornare, non posso lasciare tutti qui e andarmene senza curarmi di loro” si disse però guardandosi attorno.
«Nello specifico, qual è il problema?» chiese timidamente all’uomo col completo elegante, che sembrava saperne più di loro.
«La neve sulle rotaie blocca l’avanzamento del treno. Di solito su queste tratte sono attrezzati per questo tipo di problema, si vede che non si aspettavano una tale nevicata»
Newt annuì pensoso, ponderando l’idea che gli era venuta in mente. Dopo qualche minuto si alzò, chiese permesso e andò a rifugiarsi nel bagno.
“Va bene, ci provo. Se non funziona mi ritengo autorizzato a smaterializzarmi” si disse, aprendo la finestrella del bagno. Una folata di vento gelido riempì lo stanzino, portandosi dietro anche qualche fiocco di neve; battendo i denti Newt si sporse dalla finestra e puntò la bacchetta verso le rotaie ormai coperte di neve. Mormorò qualcosa e dopo qualche istante vide che la neve incominciava a sciogliersi a contatto delle rotaie roventi per l’incantesimo. Si concesse un breve balletto vittorioso poi chiuse la finestrella, tornò nel corridoio e ripeté lo stesso incantesimo sull’altra rotaia. Il treno cominciò a muoversi di nuovo più velocemente e i suoi compagni di viaggio non tardarono ad accorgersene.
«Abbiamo ripreso velocità!» disse qualcuno mentre Newt tornava al suo posto.
«Com’è possibile?! La neve non è calata!»
«Si vede che hanno messo più carbone»
«È sicuramente una questione di attrito, si sono surriscaldate le rotaie»
I bambini seduti vicino a Newt erano di nuovo allegri «Hai visto mamma? Riusciremo a tornare a casa! È un miracolo di Natale!» disse la bambina. Newt le sorrise: un miracolo di Natale, certo non si potevano usare parole più azzeccate.
 
 
Tottenham Court Road, Londra
Appartamento di Amelia Prewett (e Graham Collins)
Sera
 
Un miracolo d Natale era avvenuto anche a casa di Amy; con l’aiuto di sua madre (e in piccola parte anche di Graham) era riuscita a preparare tutto. Un sontuoso banchetto aspettava gli ospiti riempendo l’aria di un profumo delizioso, i pacchetti erano ammucchiati sotto l’albero e sulla tavola apparecchiata con le stoviglie natalizie c’era un Christmas cracker per ogni commensale.
Mentre la signora Prewett dava un’occhiata al cibo in cucina, Amy e Graham apportavano gli ultimi ritocchi alle decorazioni della sala da pranzo.
«Posso farcela anche da solo a sistemare queste ghirlande, tu vai a prepararti» le disse Graham, che aveva approfittato di un momento in cui la sua presenza non era richiesta per cambiarsi d’abito e mettersi il vestito della festa, mentre Amy indossava ancora gli abiti “da lavoro” sporchi di farina.
«Dimentichi con chi hai a che fare» gli rispose lei, puntandosi la bacchetta addosso e trasformando i suoi vestiti in un bell’abito da sera blu.
«Finalmente è stato svelato il mistero di come fai ad essere sempre pronta in poco tempo, ma…»
Fu interrotto dal trillo del campanello «Merlino, è già arrivato qualcuno! Mamma!» gridò Amy, correndo alla porta. Questo lasciò il tempo a Graham di estrarre dalla tasca un pacchetto, riportarlo alle dimensioni originali e spedirlo insieme agli altri sotto l’albero, giusto in tempo prima che Amy rientrasse nella stanza seguita da suo fratello Charlie con la fidanzata.
 
Doug non capiva perché Amy avesse deciso di trasferirsi proprio nella Londra babbana; era sempre costretto a smaterializzarsi in una stradina laterale sporca e fuligginosa, e in mezzo ai babbani non poteva nemmeno darsi una ripulita con la magia. Margaret avrebbe sicuramente riso di queste sue stupide lamentele, pensò con una stretta al cuore.
Arrivò davanti al palazzo dove abitava Amy e si fermò a controllare l’orologio: a causa della neve il viaggio era durato più del previsto ed essendo l’unico costretto ad arrivare in treno era probabile che mancasse solo lui all’appello. Forse così Amy non avrebbe infierito facendo domande su Margaret…
Amy gli aprì la porta con un sorriso raggiante «Doug! Eccoti, finalmente! E tu devi essere… aspetta, sei da solo?»
Doug sentì il suo sorriso vacillare «Ecco, io…»
«Doug Boot, se ho passato il pomeriggio a cucinare per una persona in più che tu non hai portato ti giuro che…»
«No! Scherzavo. La vado a prendere e torno!» disse precipitosamente lui, e si smaterializzò.
 
Arrivò nella piazza principale del paese, coperto da un manto di neve fresca. Non c’era quasi più nessuno in giro per le strade, erano tutti a casa o al pub a festeggiare. Doug si diresse lì, quasi di corda: non conosceva i piani di Margaret per quella sera, poteva solo sperare che stesse ancora lavorando e non avesse nulla da fare a fine turno.
Il locale era in realtà semideserto, c’erano sì e no cinque avventori sparsi per i tavoli. Margaret era al bancone, intenta a pulire dei bicchieri. Sollevò lo sguardo al rumore della porta e quando lo riconobbe assunse un’aria perplessa «Doug! Cosa ci fai qui? Pensavo fossi andato a Londra» gli disse.
«In effetti sì, ci sono andato. Ma poi sono tornato qui perché…»
«Aspetta, sei partito da Hogwarts questa mattina per andare a Londra e adesso sei di nuovo qui?»
«Sì, non fare caso al giro che ho fatto per arrivarci, l’importante è che sia qui. Cosa fai stasera?»
Lei alzò bicchiere e strofinaccio «Lavoro, a te che sembra? Per fortuna c’è poca gente così posso riposarmi»
«Vorresti venire a Londra con me? C’è una cena e io, ecco, ho detto che saresti venuta con me»
«Cosa?! Ma non mi hai detto nulla!»
«Lo so, avrei voluto ma… sono un idiota» concluse a mezza voce.
Lei lo guardava senza capire «Dove sarebbe questa cena, a casa tua?»
«No, a casa di una mia cara amica. Amelia Prewett, non so se te la ricordi. Ogni anno organizza questa festa e qualche mese fa le ho detto che avrei portato un’ospite. Però non ho mai avuto il coraggio di invitarti, fino ad adesso, e spero che non sia troppo tardi»
«Doug, sto lavorando e…»
«Oh, per Morgana! Posa quello straccio, va’ di là a darti una sistemata e vai a cena con questo disgraziato!» s’intromise la proprietaria del pub, che fino a quel momento era rimasta seduta in silenzio ad uno dei tavoli «Lo sai bene che non avremo più clienti di così stasera, anzi, a breve manderò via anche questi ultimi ubriaconi. Non c’è bisogno di te qui stasera, puoi andare»
Margaret non se lo fece ripetere due volte, lasciò lì straccio e bicchieri e corse nel retro del pub. Doug, imbarazzato, rimase lì ad aspettarla.
«La prossima volta però diglielo con un po’ più di anticipo. E se è il coraggio che ti manca, prima passa da qui per un bicchierino bello potente; è quello che ti ci vuole» lo rimbrottò la padrona del pub, facendolo arrossire ancora di più.
 
Amy aveva appena spedito le valigie di Doug nell’altra stanza e si accingeva a raccontare a Graham la scena a cui aveva appena assistito quando suonarono di nuovo alla porta.
«Merlino, hai fatto in fretta! Allora, hai tutto questa volta?» chiese ridacchiando mentre apriva la porta. Ma la persona sulla soglia non era Doug, né tantomeno l’attesa Margaret: aveva un cappotto blu, i capelli rossi e un’espressione stanca ma felice.
«Buon Natale, Prewett» le disse.
Lei gli gettò le braccia al collo, nascondendo gli occhi lucidi «Newt! Sei tornato, finalmente! Com’è andato il viaggio?»
«Da New York a Liverpool nessun problema, venendo a Londra invece abbiamo rischiato di rimanere bloccati per la neve. Ma un bel miracolo di Natale ha sistemato tutto»
Amy rise «Saresti l’aiutante perfetto per il vecchio Santa Claus, Salamander. Prego, accomodati: c’è un sacco di gente che vuole salutarti» gli disse facendogli strada nell’appartamento.
«Sono proprio l’ultimo, vero?»
«Non proprio: hai battuto Doug, ma non le sue valigie…»
 
La serata fu un successo. Del banchetto non rimasero che pochi avanzi con cui sopravvivere i giorni successivi e le due cuoche e il loro aiutante furono riempiti di complimenti. Tutti trovarono Margaret una persona deliziosa e si trattennero dal raccontarle aneddoti imbarazzanti sul povero Doug. Newt deliziò gli astanti con alcuno racconti sui suoi ultimi viaggi, senza però mai accennare a New York, e allo scoccare della mezzanotte tutti brindarono con l’eggnog facendosi gli auguri come una grande,  rumorosa famiglia.
Venne poi il momento di aprire i regali, per chi ne aveva: Newt aveva portato souvenir dai suoi viaggi, un elaborato vaso di terracotta per Doug e per Amy uno strano aggeggio egizio che serviva a decifrare i geroglifici più antichi. Doug come sempre  donò a tutti delle piantine destinate a soccombere in poco tempo, e come sempre tutti promisero di averne più cura questa volta. Amy donò un taccuino a Newt, un set di scacchi magici a Doug, un camice con le iniziali ricamate a suo fratello Charlie, una giacca nuova a Ignatius e un set per la cura della scopa a Graham. Lui le diede il suo pacchetto ma le disse di aspettare ad aprirlo.
Le diede il via libera più tardi, quando chi doveva andare via se n’era andato e chi doveva rimanere, ovvero Newt e Doug, si stava preparando per andare a dormire. Era una collanina d’argento con un ciondolo, un anello doro. Amy gli rivolse uno sguardo dubbioso «È una proposta?» chiese.
«No, non proprio. Non credo sia ancora il momento e vorrei che tutto fosse perfetto. È più… una promessa, diciamo così. Ti prometto che non dovrai aspettare ancora a lungo»
Amy annuì, cercando di frenare il tremito alle mani «D’accordo, accetto la tua promessa. Vedi di mantenerla, capito?»
Lui rise e la strinse tra le braccia «Va bene, te lo prometto. Buon Natale, Amelia Prewett»
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Montana