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Autore: VixyaUzumaki    24/12/2018    1 recensioni
La notte prima di Natale porta tante sorprese e ricordi da custodire per il futuro. Tra un racconto della buona notte e ricordi del passato su cui riflettere, si rinnovano promesse che porteranno tanta felicità nel futuro della famiglia Lightwood-Bane
[Questa one-shote partecipa a Il Calendario dell'Avvento di Fanwriter.it (Giorno 24)]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane, Rafael Lightwood-Bane
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«E così il mattino dopo Charles si risvegliò nel suo letto, scoprendo di essere tornato a casa. Ma era stato davvero portato in un regno fatato, oppure l’avventura che aveva vissuto era stata soltanto un sogno, nato dai racconti di suo zio sullo Schiaccianoci? Quando si ricordò dello Schiaccianoci, Charles si voltò e, non trovandolo più accanto a sé, cominciò a cercarlo in giro per la stanza, nella speranza che fosse rotolato da qualche parte durante la notte. Ma non vi era alcuna traccia di esso, così scese di corsa, pensando che qualcuno potesse averlo trovato durante la notte: magari era stato portato via dal loro gatto Church nella sua cuccia. Una volta cambiato, raggiunse rapidamente la sua famiglia, intenta negli ultimi preparativi del pranzo di Natale, e quando si rivolse ai suoi fratelli e a sua sorella, chiedendo se avessero visto il suo Schiaccianoci, la loro risposta fu la stessa: nessuno di loro lo aveva visto. Lo sconforto si abbatté sul povero Charles, ormai rassegnato all’idea di non riavere mai più il suo amato Schiaccianoci.

Più tardi arrivarono i primi invitati per il pranzo di Natale e, vedendo arrivare loro zio Drosselmeyer, i suoi fratelli lo accolsero in modo caloroso. Anche Charles cercò di sembrare il più felice possibile per la visita dello zio ma ciò che lo affliggeva era come spiegargli di aver perso il suo regalo. Mentre cercava di raccontargli quanto accaduto, sua sorella chiese a loro zio chi fosse il giovane che lo accompagnava e, quando lo sguardo di Charles si posò sul giovane appena arrivato, la sorpresa e lo stupore presero il posto della tristezza sul suo volto. Accanto a suo zio vi era un giovane che assomigliava… No, il giovane era in tutto e per tutto uguale al suo Schiaccianoci, tornato essere umano dopo aver spezzato il maleficio, con cui aveva danzato per tutta la notte. Quando i loro sguardi si incrociarono, fu come se ci fossero solo loro nella stanza, mentre i suoi fratelli e gli ospiti sembravano solo un lontano ricordo.

“Perdonatemi, ma dove sono finiti i miei modi? Vorrei presentarvi il giovane che da pochi giorni è mio ospite e che rimarrà per qualche tempo qui in città come mio apprendista. Si chiama Philip Casse-noisette.”

Quando sentì il suo nome, poté avvertire il suo cuore scoppiare di gioia. Il giovane che aveva davanti a sé era davvero il suo amato Schiaccianoci. Allora, ciò che era accaduto la sera prima non era stato soltanto un sogno.

“È un vero piacere fare la sua conoscenza, signor Drosselmeyer.”

“Ch-Charles. Charles Drossemeyer. Mio padre… è il signor Drosselmeyer,” rispose con una punta di imbarazzo il giovane davanti all’ospite.

“Va bene, Charles. Se posso permettermi, mi piacerebbe molto fare un piccolo tour della casa, suo zio mi ha raccontato che la sua famiglia possiede una delle più ricche collezioni d’arte della città.”

“Con molto piacere. Prego, venga.”

I due giovani si allontanarono sotto lo sguardo allibito e confuso dei suoi fratelli, mentre suo zio li vide allontanarsi con un sorriso di gioia sulle labbra. Arrivati nel salone delle feste, dove era stato posto il grande albero di Natale in tutto il suo splendore, Charles provò a rivolgere qualche parola all’ospite ma questi fu più rapido di lui, cogliendolo di sorpresa con un dono del tutto inaspettato.

“Sa, poco prima di arrivare da vostro zio, girando per i mercatini di Natale della mia città, mi sono imbattuto in una curiosa bancarella che vendeva gioielli molto pregiati e uno di questi ha attirato la mia attenzione.”

Così dicendo, il giovane tirò fuori dal taschino interno della sua giacca un medaglione con al centro un’ambra dalle leggere sfumature verdi, lo stesso medaglione che aveva ricevuto in dono Charles dallo Schiaccianoci.

“Vostro zio mi ha spiegato che è piuttosto raro trovare una pietra così in natura…” disse Philip mentre si accostava leggermente all’orecchio del giovane.

“Ma se il mondo da cui proviene è un regno incantato, dove ci sono palazzi di cristallo e cascate e laghi fatti di dolci e giovani coraggiosi che salvano principi trasformati in Schiaccianoci, allora non sono poi così rare da dove vengo io,” esclamò infine, mentre rivolgeva uno sguardo carico d’amore verso il giovane che lo ricambiava allo stesso modo.
Charles non avrebbe mai dimenticato quel Natale, perché aveva vissuto una delle avventure più belle che la vita potesse dargli: quella dell’amore.»

 

Terminato il racconto, Magnus alzò lo sguardo dal libro e vide i suoi figli osservarlo con stupore. Nessuno metteva in dubbio, che fosse uno scrittore di fama internazionale dalle eccellenti doti narrative. Ed era altrettanto risaputo che avesse una personalità piuttosto eccentrica: un tempo non perdeva occasione di partecipare alle feste più importanti della città, che secondo il suo modesto parere non potevano definirsi tali senza la presenza del “Sommo stregone di Brooklyn”. Ma da quando aveva conosciuto e adottato quei due bambini all’orfanotrofio gestito dai suoi amici Will e Tessa a Londra, durante un suo viaggio di ricerca per uno dei suoi nuovi romanzi, aveva dovuto modificare, e di molto, il suo stile di vita. In qualche modo, l’arrivo dei bambini aveva portato una nuova stabilità nella sua vita, ma sentiva che mancava ancora qualcosa e quel qualcosa era ciò che per molto tempo aveva cercato di tenere lontano dalla sua vita, ossia l’amore. Aveva avuto spesso relazioni fugaci, che duravano giusto il tempo di finire su qualche copertina di rivista di gossip, prima di passare all’avventura successiva. L’unica relazione che avesse mai avuto la parvenza di qualcosa di serio era stata quella con Camille Belcourt.

Erano entrambi giovani esordienti, lei come attrice e lui come scrittore, quando Magnus aveva trovato in Camille la sua musa ispiratrice. Lei lo aveva aiutato nella stesura del suo primo romanzo, che lo aveva portato al successo. Ma quando aveva deciso di trasformare la relazione in qualcosa di più serio, Camille aveva gettato la maschera, “una delle tante,” aveva pensato lo scrittore, e gli aveva detto di aver ricevuto una proposta da un pezzo grosso di una famosa casa produttrice di Hollywood: aveva già firmato il contratto per recitare a fianco dell’attore del momento, per questo lo aveva scaricato come un cane sul bordo della strada. Magnus si era ripromesso di non provare mai più quel sentimento verso qualcuno, donna o uomo che fosse.

E invece il destino aveva deciso di giocargli un tiro del tutto inaspettato, mettendo sulla sua strada un affascinante detective della Squadra Omicidi del dodicesimo Distretto della polizia di New York, di nome Alec Lightwood. L’inizio non era stato dei migliori. Magnus era rimasto coinvolto nelle indagini su una serie di omicidi ispirati al suo ultimo romanzo e aveva deciso di rischiare come suo solito. Aveva finito per essere arresto dal detective Lightwood, perché aveva prelevato documenti privati sull’indagine. Quegli stessi documenti, però, si erano poi rivelati decisivi per risolvere il caso: da lì aveva avuto inizio la loro collaborazione e Magnus aveva trovato nel detective la sua musa per la stesura di una nuova serie di romanzi, che avevano riscosso un successo mai visto prima. Col tempo Magnus aveva sperato che il loro rapporto potesse diventare qualcosa di più, che fra lui e Alec potesse esserci più di una semplice relazione tra “colleghi” e tra amici. Che potesse esserci spazio anche per l’amore. Da quando lo aveva conosciuto, sei anni prima, aveva sperato che la vicinanza di Alec lo aiutasse a sanare la ferita nel suo cuore, per trovare finalmente la sua metà.

«Papà, ma quando arriva papino? Non ha ancora finito di sistemare la sorpresa per Babbo Natale?».

Magnus fu ridestato dai suoi pensieri dalla vocina squillante del piccolo Max, i grandi occhi azzurri che lo fissavano in attesa di una risposta, quegli stessi occhi che gli ricordavano tanto il suo amato detective.

«Arriva subito, dopotutto non vogliamo che Babbo Natale trovi ad attenderlo una sorpresa preparata male, giusto, mirtillo?» rispose lo scrittore, mentre lasciava un bacio sulla fronte del piccolo, che sorrise di gioia a quel gesto di affetto.

«Mentre aspettiamo, perché non mi dite come vi è sembrata la storia? Ero piuttosto in dubbio su quale favola scegliere… se non fosse stato per voi, mie dolci cherubini, a quest’ora starei ancora brancolando nel buio».

Qualche tempo prima gli era stato proposto di partecipare a una raccolta di storie di Natale, riscritte da alcuni dei più famosi scrittori americani per un progetto di raccolta di beneficenza. Anche se si era detto un po’ scettico all’inizio, alla fine il desiderio dei suoi figli di leggere una storia scritta da lui e il sostegno di suo marito, lo avevano convinto a prendere parte al progetto e a proporre una sua versione alternativa dello Schiaccianoci.

«A me è piaciuta tantissimo, soprattutto la parte quando Charles e lo Schiaccianoci insieme ai loro amici riescono a battere il malefico re dei topi-demoni… anche se mi ha fatto un po’ paura quando il re è arrivato a rapire Charles».

«E tu, cariño? Cosa ne pensi della storia?».

«Beh, sì… Non è niente male» rispose Rafael con una punta di imbarazzo che gli colorava le guance di un rosa acceso.

Durante la lettura della storia, Magnus aveva lanciato un’occhiata di tanto in tanto, per osservare le reazioni dei bambini alla storia: anche se aveva provato a non darlo a vedere, Rafael era rimasto affascinato dalla storia quanto Max.

«E così non era niente male, eh? Sai, signorino, conosco un metodo piuttosto efficace per tirati fuori la verità, vero Max?».

Lo scrittore scambiò uno sguardo di intesa con il più piccolo e con un sorriso furbetto entrambi cominciarono a fare il solletico a Rafael, nel tentativo di fargli ammettere la verità.

«Non vale… Il solletico in due è un colpo basso… Ah ah ah!».

Rafael aveva cominciato a ridere talmente forte da trascinare anche il padre e Max nelle risate, fin quando non furono interrotti da una voce autoritaria ma divertita dalla scena.

«Che state combinando voi tre?» disse Alec vedendoli tutti e tre stesi sul letto della camera dei bambini.

«Papà, salvami! Mi minacciano con il solletico… Due contro uno non vale… Ah ah ah!» lo richiamò il povero Rafael, ormai allo stremo, perché sapeva che sarebbe crollato da un momento all’altro.

Da quando Alec era entrato nelle loro vite, aveva trovato in lui non solo una persona che rendesse felice il suo papà ma anche una seconda figura paterna per lui e per suo fratello, persino prima ancora che lui e Magnus si mettessero insieme.

«Sapete che provare a estorcere informazioni contro la volontà del testimone è un reato punibile con niente dolcetti di Natale per una settimana?» disse Alec con tono severo, ma c’era una vena di ironia nelle sue parole.

Allora il piccolo Max si mise sull’attenti, sentendo quel richiamo, e corse verso il padre.

«Scusa papino, scusa, scusa! È stata un’idea di papà, io non volevo! Ti prego, sarò buono, ma non levarmi i dolcetti» piagnucolò il bambino, sull’orlo delle lacrime.

«Tranquillo, mirtillo, lo so che sei un bravo bambino, e i bravi bambini ricevono tante cose belle» esclamò il detective, mentre prendeva in braccio il bambino. Lo tranquillizzò con delle carezze sulla schiena, mentre gli lasciava qualche bacio sulla guancia, finché non lo vide tornare a sorridere.

«Tu quoque, Maximus, fili mi!» rispose Magnus, assumendo la posa drammatica di chi aveva appena ricevuto una pugnalata dritta al cuore, e finì disteso di traverso sul letto di Rafael.

«Papino, ma che lingua parla papà? È una lingua strana» rispose Max, ancora in braccio ad Alec, mentre entrambi osservavano divertiti la scena davanti a loro.

«Sì, mirtillo, si chiama latino. Una lingua molto vecchia».

«Più vecchia del papà?».

«Beh, in effetti…».

«Di’ ancora una parola, Alexander, e ti lascio dormire sul divano stanotte!» rispose immediatamente Magnus, sapendo quanto il marito fosse suscettibile sull’argomento età. Era uno degli scherzi preferiti dal suo fratellastro, quando erano in centrale e cominciavano a punzecchiarsi, fin quando non toccava ad Alec fargli una lavata di capo per mancanza di disciplina sul luogo di lavoro.

«Ma papà, se papino dorme in soggiorno questa notte, poi non potrà venire Babbo Natale a portare i regali per tutti e godersi la sorpresa che gli abbiamo preparato.»

Lo scrittore si alzò dal letto per andare incontro al marito, prese in braccio Max e lo rassicurò.

«Sta tranquillo, mirtillo, ti prometto che questa notte Babbo Natale passerà per la nostra casa e apprezzerà tantissimo il regalo che gli avete preparato tu e Rafael».

«Di certo con lo spuntino speciale che gli abbiamo preparato potrà terminare di consegnare tutti i regali a tempo di record» rispose Rafael, che nel fra tempo li aveva raggiunti.

«Ne sono più che sicuro. Ora, però, è tempo di andare a dormire. Se Babbo Natale trova le luci ancora accese, potrebbe insospettirsi e mandare qualcuno dei suoi elfi in ricognizione per decidere se passare o no!».

«Presto, Raf, andiamo a letto, così Babbo Natale ci porta tutti i regali che abbiamo chiesto!».

Una volta messi a letto, i due bambini si addormentarono pieni di entusiasmo all’idea di poter aprire tutti i meravigliosi doni che avrebbero trovato il mattino dopo sotto l’albero.

«Mi sembra ancora ieri quando ho festeggiato il mio primo Natale con loro. La gioia che ho potuto vedere nei loro occhi, quando si sono trovati circondati da tutti quei regali, mi ha scaldato il cuore per la prima volta dopo tanto tempo» sussurrò Magnus.

Lui e Alec si trovavano seduti in soggiorno a sorseggiare un bicchiere di vino, dopo aver ultimato i preparativi per il giorno dopo. Avevano dovuto faticare parecchio a tenere ben nascosti i regali per i figli e per il resto della famiglia, ma alla fine ce l’avevano fatta: ora bisognava solo attendere che fosse la mattina di Natale.

«Se penso che fino a due anni fa passavo il Natale in centrale tra le scartoffie e rapporti, evitando gli inviti per il pranzo di Natale dei miei, perché… ossessionato… dall’idea di scoprire a tutti i costi chi era che aveva minacciato i miei genitori durante le indagini di corruzione in polizia… e per…».

Un groppo di amarezza al centro della sua gola gli riempì gli occhi di lacrime al ricordo del fratellino scomparso. Era una ferita che non si era mai rimarginata del tutto ma con cui aveva imparato a convivere col passare del tempo, come era accaduto anche per Jace, Izzy e i loro genitori. Ognuno aveva trovato la propria maniera di superare quel ricordo doloroso, chi trovando conforto in una persona amica, chi buttandosi a capofitto nel lavoro per cercare di concentrarsi il meno possibile su quel ricordo. Per molto tempo Alec non aveva voluto toccare quell’argomento, perché significava avere di nuovo a che fare con pensieri spiacevoli con cui scendere a patti, anche se per lui era difficile aprirsi con qualcuno al di fuori della sua famiglia.

«Io credo che sarebbe fiero di vedere quello che hai fatto per lui e la tua famiglia. E, soprattutto, sarebbe contento di vederti finalmente felice al fianco di qualcuno che ami e che ti ama».

Magnus prese delicatamente la mano di Alec e intrecciò le dita alle sue, uno dei tanti piccoli gesti che lo scrittore riservava al detective. Era il suo modo di dire “Sono qui”, “Puoi contare su di me”, “Non ti lascerò mai”.

In quei sei anni erano successe tante cose ma di un fatto Magnus poteva essere sicuro: che sarebbe stato disposto a tutto, anche a rivivere dall’inizio la sua avventura con Alec, sapendo che avrebbero passato la loro vita insieme.

«Se ripenso al nostro primo incontro, un po’ mi viene da ridere. Mi sembra ieri quando la polizia di New York mi ha chiamato per prendere parte ad un’indagine che mi vedeva come possibile “assassino” di tre delitti che sembravano non avere nulla in comune».

«E a me sembra solo ieri che ti facevo arrestare, perché avevi trafugato dei documenti privati su un’indagine in cui ti avevo esplicitamente detto di non ficcare il naso senza permesso».

«Ammettilo, fiorellino. Mi volevi ammanettare fin dal primo momento in cui mi hai visto! Non è certo colpa mia, se scateno certe fantasie negli altri… Soprattutto se sono poliziotti… o, meglio ancora detective in uniforme, che ti ordinano di fare ciò che dicono con voce autoritaria, più uso dell’equipaggiamento per scopi personali.»

Un sorriso malizioso comparve sul volto dello scrittore, mentre osservava le guance di Alec assumere tutte le gradazioni di rosso esistenti e non. Il detective cercò di riprendere fiato dopo la sua ultima affermazione, che lo aveva quasi fatto strozzare con un sorso di vino.

«Ti ricordo che non tutti posseggono una fervida immaginazione come la tua, mio caro Mister “Scrittore dell’anno per cinque anni di fila”. Così come non tutti perdono il controllo dei propri ormoni, quando si ritrovano davanti una persona affascinante, che ti porterebbe a commettere atti osceni in luogo pubblico» rispose il detective senza peli sulla lingua, lasciando un Magnus sconvolto a bocca aperta.

«Chi sei tu e cosa nei hai fatto dell’affascinante detective di cui mi sono innamorato molto tempo fa?».

«Lo hai sposato, mio caro» replicò Alec.

Per tutta risposta Magnus posò il bicchiere sul tavolino e si sedette a cavalcioni su Alec, mentre il marito cominciava ad accarezzargli lentamente le gambe.

«Sai una cosa? Hai perfettamente ragione… E non ti cambierei per niente al mondo».

Poco dopo lo scrittore si chinò su di lui e lo trascinò in un bacio lento, a cui il detective rispose con entusiasmo, spingendolo ad approfondire sempre di più quel contatto.

«Sai… Penso che… dovremmo continuare… il discorso da una altra parte… Magari a letto?» aveva sussurrato Alec, mentre avvertiva le labbra di Magnus scendere lungo la sua mandibola, per poi soffermarsi sul suo pomo d’Adamo e risalire fino all’orecchio sinistro, prima che lo scrittore gli mordesse delicatamente il lobo. Sapeva quanto certi gesti facevano uscire fuori di testa il marito e poteva già sentirne i primi effetti quando lo sentì muoversi contro di lui.

«Magnus…».

L’ennesimo richiamo del marito lo portò a scostarsi di malavoglia da lui e osservarlo, mentre era ancora intontito dall’effetto delle sue carezze.

«Di’ la verità, temi che Babbo Natale non ti porti il regalo che desideravi tanto?».

Alec lo fisso ancora per un momento, mentre recuperava quel pizzico di lucidità che serviva per convincere definitivamente Magnus.

«No, ma se restiamo qui, qualcuno non potrà godersi la sorpresa…» disse Alec, stringendo lo scrittore saldamente per i fianchi, fino ad affondare le dita nelle sue natiche.

«…che Babbo Natale ha preparato appositamente per te».

Il detective osservò la reazione che comparve sul volto del marito, mentre lo vedeva sorridere di gioia, gli occhi brillavano per la sorpresa che gli aveva preparato.

«Devo forse dedurre, Signor Lightwood, che il motivo per cui ha tardato tanto prima, è perché era impegnato a preparare qualcosa per questa serata speciale?».

«Non saprei, perché non mi segue in camera da letto per l’interrogatorio, Signor Bane?».

I due si scambiarono un ultimo appassionante bacio, prima di lasciare il soggiorno e dirigersi verso la loro camera per avere un po’ di tempo tutto per loro.

Se qualche anno prima, qualcuno avesse detto a Magnus che sarebbe diventato padre e che avrebbe trovato l’amore della sua vita, gli avrebbe detto che si trattava di una pessima storia da raccontare a qualcuno. Dopo aver passato gran parte della sua vita a scrivere storie di fantasia che finivano bene, però, anche lui aveva finalmente trovato il suo lieto fine da scrivere con le persone che amava. E insieme a loro prevedeva di scrivere ancora tanti altri capitoli della sua vita.
 

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Note: Buona vigilia di Natale a tuti voi! =^w^= ...Si, lo so, sono sparita dalla circolazione dopo aver pubblicato il secondo capitolo della raccolta Malec e mi dispiace immensamente, ma non è colpa mia se non so come si spegne il blocco dello scrittore, in più sono stata impegnata a cercare di mandare la mia vita avanti nella ricerca di un lavoro (di cui spero arrivino i primi segni all'inizio dell'anno prossimo ç_ç).
Intanto vi lascio con questa one-shot che si riccolega a due delle fanfic della raccolta che sto finalmente portando a termine, come avrete capito è una Malec!Au in versione Castle, che mi è stato di aiuto per decidere su quale Au scrivere per la raccolta.
Vi ringrazio per la vostra pazienza e per chi deciderà di mettere questa storia tra le preferite o mi lascerà un commento e vi faccio tanti auguri di Buon Natale! =^w^=
 

  
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