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Autore: Helly_    25/12/2018    0 recensioni
“Ho lavorato come agente di collegamento tra LAPD e NCIS e la nostra collaborazione è durata tre anni.”
“E poi? LAPD sentiva la tua mancanza?", Talia ride, senza immaginare quello in cui potrebbe andare a invischiarsi.
“Poi…poi per me è stato meglio tornare in LAPD…diciamo che non c’era più la condizione adatta alla collaborazione…”
A queste parole Kensi sente un morso allo stomaco. (Tratto dal cap.IV)
Cosa sarebbe successo se Deeks e Kensi, dopo la notte passata insieme, avessero avuto un litigio talmente pesante da comportare un allontanamento apparentemente definitivo del detective?
Full of Densi moments, piano piano...non vi resta che scoprirlo.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G Callen, Kensi Blye, Marty Deeks, Sam Hanna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Deeks parcheggia la sua auto dietro quella di Kensi. Dal cortile vede la luce del salotto accesa, rallenta la camminata fino a fermarsi e alza il viso guardando il cielo. La notte è stellata e una leggera brezza gli spettina i capelli. È stata una bella serata, gli erano mancati tutti, gli era mancato l’affetto di una famiglia e il fatto che Hetty l’avesse spinto a rivelare il segreto del suo corso a Quantico gli aveva liberato il cuore di un discreto peso. 

“Deeks? Hai voglia di entrare o preferisci che ti raggiunga lì fuori?”, il ragazzo sobbalza a queste parole, abbassa lo sguardo su di lei e per un secondo non riesce a respirare. Kensi è appoggiata allo stipite della porta, un gamba piegata con un piede sul polpaccio dell’altra gamba. È scalza e indossa un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche corte, i capelli sono legati in una crocchia disordinata sulla cima del capo. Il detective non riesce a distogliere lo sguardo da lei: è assolutamente semplicissima e nella sua semplicità la ritiene perfetta. 

“Deeks? Tutto bene?”, lui si riprende all’improvviso mettendo un piede davanti all’altro ed entrando in casa. Si guarda intorno ringraziando il silenzio che aleggia nel salotto. Ha ancora mal di testa dovuto dall’esplosione e i rumori forti gli fanno dolere le orecchie. 

“Grace sta dormendo, vero?”, sono le prime parole che dice. Ha un tono quasi imbarazzato, non sa bene come comportarsi con lei. Un conto è stare insieme in ufficio, che è un ambiente neutro, ma stare a casa sua rende tutto più reale. E questo non riesce a tranquillizzarlo. 

“Sì, da quando si è addormentata in braccio a te non si è più svegliata”, ridacchia la ragazza, “l’ho messa a letto subito, così mi sono riuscita a cambiare e fare un pò di caffè, ti va?”

Lui annuisce, seguendola in cucina. Osserva la sua schiena, il suo passo sicuro, le spalle magre. E con certezza vorrebbe abbracciarla, baciarle la fronte, come se fosse la cosa più semplice del mondo, come se fosse quello che può fare ogni giorno. Ma non può, non può e non lo farà. Prende la tazza e beve un sorso di caffè per cercare di distrarsi. 

Kensi lo osserva sorseggiare il caffè, il taglio sullo zigomo è ancora così evidente che non può fare a meno di pensare che oggi ha rischiato di morire, di nuovo. “Allora hmm…Washington eh? Quante cose sono cambiate in quattro anni…”

Deeks si gratta la nuca, “Beh non sono cambiate poi così tante cose…io non penso di essere cambiato, diciamo… comunque non ho ancora preso una decisione, non so nemmeno se vorrò veramente diventare un agente…”

“Perchè fare il corso se non ne sei convinto?”

“Suppongo di averlo fatto per Hetty…”, lo sguardo dubbioso sul volto di Kensi lo convince a proseguire, “Beh, qualche mese dopo essermi unito a voi come collegamento, Hetty mi aveva dato dei documenti da firmare per diventare un agente federale a tutti gli effetti…ma non li ho mai firmati.”

“Cosa?! Perché?!”

“A quei tempi mi sentivo ancora un poliziotto, non volevo rinunciarvi…e poi sinceramente…beh pensavo che rimanendo in LAPD avrei avuto la possibilità di andarmene se le cose non fossero andate bene… Non mi sono mai sentito veramente accettato…non da Sam e Callen almeno…poi insomma le cose tra noi sono andate come sono andate, quindi probabilmente devo ringraziare il fatto che non fossi un agente…”. A queste parole Kensi abbassa lo sguardo fissando i suoi piedi: lui voleva una via di fuga dalla squadra, non l’hanno mai fatto sentire accettato, e il colpo finale glielo ha dato lei. 

“Quindi pensavi di doverlo ad Hetty?”

“Beh con me Hetty è sempre stata molto corretta; e poi ho chiesto a lei un aiuto per essere allontanato da…voi.”

“Che ti ha mandato da Gibbs…”

Deeks annuisce distogliendo lo sguardo da lei, “E come è stato lavorare con loro?”

Dopo un altro sorso di caffè, “Beh, con Gibbs e gli altri mi sono sempre trovato bene, mi hanno tutti trattato molto bene, mi hanno accettato e fatto sentire a mio agio, sicuramente molto di più di quanto mi sentissi qui i primi anni. Ma…non appartenevo a quel luogo, lo sapevo…lo sentivo.”

“Quindi…quindi non andrai là?”

“Kens…non lo so!”, lui ridacchia esasperato, “Devo valutare un paio di cose…devo pensarci un pò, ecco.”

Kensi annuisce velocemente, non vuole tradirsi facendogli capire che odia anche solo il pensiero di lui che va a Washington. 

“Ora ascoltami bene, voglio che tu sappia una cosa: io non ti avrei mai lasciato, non avrei mai voluto fare quello che ti ha fatto Jack. Voglio che tu lo capisca, lo voglio davvero”, parlando Deeks fa un passo verso di lei. La convinzione nei suoi occhi la lascia per un secondo inebetita, ma si riscuote quando sente le lacrime pungerle gli occhi, “Non è stata colpa tua…ho fatto tutto io, non ti incolpo…”

“Sì ma…davvero Kensi, non sentirti in colpa. Tu hai detto quello che in quel momento ti sentivi e io non sono stato abbastanza forte da scavalcare il tuo muro… Pensavo di riuscirci sempre ma in quella situazione mi sono reso conto che ho sempre temuto di diventare mio padre e in più, dopo Siderov…pensavo non sarei mai più stato veramente me stesso…non volevo abbattere i tuoi muri per poi farti stare con uno come me… Ho semplicemente avuto bisogno di scappare…da te e da me stesso suppongo.”

Con uno scatto, la ragazza colma la distanza fra di loro e stringe i suoi avambracci tra le mani. Lo fissa intensamente perché ha assoluto bisogno di trasmettergli la sincerità di quello che vuole dirgli, “Marty, tu non sei tuo padre. Sei assolutamente la persona più lontana da tuo padre che io conosca. Non sarai mai tuo padre, ho bisogno che tu lo capisca!”

Deeks guarda i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi pieni di lacrime. Non capisce perché dovrebbe piangere, ma senza fare domanda fa l’unica cosa che si sente: la abbraccia. Stringe le braccia intorno alla sua figura e la attira a sè. La sente rigida per qualche istante e pensa di aver sbagliato tutto, ma quando lei si adatta al suo corpo e fa scivolare le braccia attorno alla sua vita, Deeks si rilassa e poggia il mento sulla sua testa. Restano così per qualche istante, nessuno dei due ha intenzione di muoversi. 

Si allontanano solamente quando sentono la voce assonnata di Grace che chiama la madre, “Resta qui, non fare rumore. Se ti sente diventa matta e non la addormentiamo più”, dice Kensi uscendo velocemente dalla cucina. 


Sta rientrando in cucina quando lo vede in un angolo del salotto, guardando fuori dalla finestra, con una foto tra le mani. “Sei stato fortunato che non ti ha sentito”, dice avvicinandosi. Quando lui si gira vede la foto che sta tenendo. 

“L’hai incorniciata…”

“Così sembra…”

“Perchè?”, la sua domanda la lascia spiazzata…che razza di domanda è?!

“Beh, perché ci siamo tu ed io…quando eravamo partner… Non lo so, mi piaceva, la volevo qui…”, dice girandogli attorno e sedendosi sul divano. Deeks guarda per un altro momento la foto dandole le spalle, poi si gira e dallo sguardo che ha Kensi sa che qualcosa non va. 

“Cosa vuoi da me, Kensi?”, lei irrigidisce la schiena assottigliando le labbra in una linea dura, “Voglio dire…perchè mi vuoi qui ora? Non siamo nulla, più nulla. Quindi perché mi hai chiesto di venire qui? Per farmi vedere delle foto di mia figlia, una figlia che fino a ieri non immaginavo nemmeno di avere?!”

La ragazza ha la gola secca e il cuore che va a mille, ma resta composta fino a sembrare quasi fredda rispetto alla situazione, “Volevo farti conoscere meglio tua figlia”, dice con arroganza, “ma non ti ho obbligato a venire qui.”

“Non usare quel tono. Sai benissimo di cosa sto parlando, quindi è inutile che ti nascondi dietro la tua freddezza.”

Dio, la conosce troppo bene. Si alza in piedi velocemente prendendo la foto dalle sue mani e rimettendola sulla mensola dove si trovava prima, “Fern, parlami. Sono qui, parla con me.” Kensi si blocca di colpo al suono del suo soprannome. Lui ci sta provando…a capire la situazione, a capire lei, a capire se stesso. Potrebbe essere una buona occasione anche per lei. 

“Mi sei mancato, ok? I primi mesi non volevo nessun partner, è stato difficile, non mi fidavo di nessun altro. Ho dovuto fare coppia con Callen per un pò, ma non era comunque la stessa cosa. Poi quando mi sono dovuta mettere dietro una scrivania perché stavo diventando troppo grossa, le cose sono anche peggiorate! Mi mancavi, ogni istante. Ero terrorizzata, dal diventare madre, dal non sapere nulla di te…E’ stato…pazzesco!”, singhiozza guardandosi i piedi. Sente Deeks muoversi verso di lei, “Va bene, ora sono qui, mi vedi e puoi toccarmi, sono vivo, ok?”, annuisce decidendo di toccargli delicatamente la fasciatura sul braccio. È qui ed è reale; è qui in carne ed ossa. 

“E ora…mostrami quello che mi sono perso, forza!”, Kensi lo guarda poggiando il palmo aperto sul suo petto sentendo il suo cuore battere sotto la maglietta. Può farcela, si ripete nella mente. Si allontana da lui con passi silenziosi andando in camera da letto. Quando torna ha tra le mani la famosa scatola, alza lo sguardo su di lui e si siede sul divano. Apre la scatola mentre lui la raggiunge e cerca tra le foto alcune in particolare. 

“Partiamo dall’inizio allora…”, gli dice porgendogliene un paio.

Deeks le scorre soffermandosi su una in particolare: raffigura Kensi che cammina sulla spiaggia al tramonto con le braccia che sostengono un bel pancione evidente. “Ero appena entrata nel settimo mese. Quel giorno Hetty mi aveva assegnato come partner Frank minacciandomi che non avrei potuto cacciarne un altro…”, ridacchia ricordando la minaccia del suo capo, “Nell sapeva quanto odiassi vedere quella scrivania occupata e soprattutto sapeva che se io ero agitata anche Grace lo sarebbe stata, quindi la sera mi ha portata a mangiare qualcosa direttamente in spiaggia.”

Deeks non parla ma continua a guardare le foto. Nella successiva Kensi, con una pancia più piccola della precedente, è in compagnia di Sam e Callen in quella che Deeks presume essere la cameretta di Grace. “Avevo appena scoperto che sarebbe stata una bambina, quindi G. e Sam sono venuti ad aiutarmi a montare la culla e tutto il resto, mentre Eric e Nell non facevano altro che dargli fastidio…”, continua a ridacchiare guardando con nostalgia le foto. 

“Non sei mai stata sola…”

“Mi hanno aiutato moltissimo…non so come avrei fatto senza di loro…”

“Dio Kens…eri bellissima…”, dice Deeks a voce talmente bassa che Kensi pensa di esserselo immaginato, ma poi lo vede accarezzare la foto che ha tra le mani e il tremolio delle sue mani lo tradisce. L’immagine ritrae la ragazza appoggiata allo stipite della porta del salotto con indosso solo una vecchia maglietta di Deeks della LAPD, sembra appena sveglia, con i capelli in disordine lasciati liberi sulle spalle. Mostra un bel pancione gonfio e sorride al fotografo, “Di quanto eri qui?”

“Ottavo mese…iniziava a diventare difficile muovermi…”, sospira passandosi una mano sul ventre in una mossa involontaria, “Nell si era fermata a dormire qui quella notte e la mattina quando mi ha visto con quella maglietta ha voluto fotografarmi…mi ricordo che disse che un giorno saresti stato felice di vedere queste foto…non ci potevo credere, ma ora…”. 

“Non mi sarei mai voluto perdere questo… Dio, eri troppo…troppo bella…”, Kensi non può fare a meno di arrossire e sentire le farfalle nello stomaco. Solo lui avrebbe potuto farle questo effetto. 

“Hmm, tieni guarda le altre…”

“No, io voglio sapere tutto di quei nove mesi…”, non riesce a staccare gli occhi da quella foto. “Ti prometto che ti racconterò altro…ma intanto guarda queste altre foto…vado a prendere qualcosa da bere, vista l’ora che si è fatta; vuoi qualcosa?”, lui non le presta nemmeno attenzione mentre fa un cenno con la testa. È troppo impegnato a guardare nella scatola. Tira fuori un paio di foto e mentre Kensi è in cucina concede alle sue mani di tremare un pò. Vede Grace appena nata, poggiata contro sua madre ancora all’ospedale; la vede in una tutina completamente rosa nella sua culla mentre dorme, avrà avuto qualche mese; la vede seduta sulle gambe di Kensi, gli occhi blu spalancati e un ciuffo riccio di capelli biondi dritti in testa; la vede in braccio a Sam, Callen, Eric, Nell e perfino Hetty, ma non in braccio a lui, ovviamente; la vede ridere sdentata mentre guarda Callen; la vede, ora più grande, camminare in spiaggia con Kensi che la tiene per le manine. Sente qualcosa spezzarsi nel suo petto e non capisce come possa fare così male: ha pur sempre creato una vita. Ma non era presente quando questa vita ha iniziato a crescere, e questa realizzazione lo distrugge. 

Viene interrotto da Kensi che si siede accanto a lui porgendogli una tazza, “Quelli sono stati i suoi primi passi, in spiaggia ovviamente. Ne ha fatti tre poi è caduta nella sabbia”, ride la ragazza.

La foto successiva ritrae Grace abbracciata a Kensi, la prima che guarda la macchina fotografica mentre la madre le bacia la testa. La forma degli occhi è totalmente quella di Kensi e anche il naso è il suo, non ci sono dubbi. 

“E’ mia figlia. Voglio dire, è davvero mia figlia!”

“Sì, non ci sono molti dubbi a riguardo”, borbotta Kensi mettendogli tra le mani una foto che ritrae Grace seduta in spiaggia, i capelli biondi ricci lasciati liberi e gli occhi blu più splendenti che lui abbia mai visto. 

“Touchè. Di sicuro non si può dire che non mi assomigli…”

“Di sicuro no. È quasi imbarazzante quanto ti assomiglia. Fa certe tue espressioni impagabili. Quando la prendo in giro e lo capisce strizza le labbra come fai tu; quando dorme ed è felice arriccia il naso; quando è imbarazzata si tocca i capelli… Insomma, diciamo che non ho mai avuto la possibilità di dimenticarti, ogni mattina c’era lei a ricordarmi di te.”

“Ha mai chiesto di suo padre?”, Kensi annuisce guardando il vuoto, “E tu cosa le hai detto?”

Lei sospira e fissa gli occhi nei suoi, “Di solito mi chiedeva perché Kamram avesse lo zio Sam che poteva chiamare papà e lei no. Mi chiedeva perché il suo papà non la volesse, cose così… Quindi io le ho sempre detto che suo padre stava combattendo come un vero supereroe e che non voleva veramente lasciarla ma il mondo aveva bisogno di lui… Diciamo che ha accettato questa risposta senza chiedere altro, ma certe sere sono state più impegnative di altre… Però non posso lamentarmi, è una brava bambina.”

“Un supereroe, eh…?”, ribatte Deeks cercando di nascondere quello che prova veramente. 

“Beh Deeks, non potevo certo dirle ‘no scusa tesoro, ma tu non hai il papà perché mamma lo ha mandato via a calci in culo’, non credi?!”

“Touchè. Ma la storia del supereroe non mi dispiace, Fern”, ridacchia l’uomo guardandola di sottecchi. La vede fare un piccolo sorriso alzando gli occhi al cielo. 

Scorre un altro paio di foto cercando di memorizzare tutto quello che può di sua figlia da quelle istantanee. Grace con un lecca lecca; Grace in OSP con Eric e Nell; Grace con Simba; Grace in acqua; Grace che si rotola nella sabbia; Grace e Kensi addormentate nel lettone, entrambe stese come due stelle marine. 

E poi di nuovo altre foto di Kensi incinta. Una sua foto allo specchio con la maglietta tirata sotto il seno a mostrare il primo accenno di pancia; Kensi che guarda Sam arrabbiata con il giubbotto antiproiettile che non le si chiude più; Kensi seduta in spiaggia, i capelli sciolti, lo sguardo rivolto all’oceano e le mani posate sul pancione. E in fondo alla scatola vede una busta bianca, la prende e con l’ordinata e leggera calligrafia di Kensi ci sono incise due iniziali: ‘M. D.’. Sente la donna accanto a lui respirare profondamente e poi toccargli la mano spronandolo ad aprirla. 

Quando finalmente mette a fuoco e capisce cosa tiene tra le mani, il suo cuore perde qualche battito. 

“E’ stata la seconda ecografia, quando ho scoperto che era una femmina. Mi ero fatta stampare quella foto perché volevo mandartela, lo volevo davvero fare. Una parte di me sapeva che ne saresti stato felice. Ma…non sapevo cosa dirti, quindi l’ho chiusa nella busta e messa in fondo alla scatola. Nell continuava a ripetermi che tanto prima o poi ti avrei mostrato tutto questo, lei se lo sentiva. Quindi per una volta le ho dato retta e messo anche quella lì dentro”, non è sicura che Deeks l’abbia ascoltata perché crede che non stia nemmeno respirando: sta osservando la prima immagine di sua figlia e per la prima volta Kensi lo vede senza parole. 

Quando una lacrima scivola giù per la sua guancia, Kensi non riesce a trattenersi: si infila rapidamente sotto il suo braccio ferito e gli lega le braccia attorno alla vita. Nasconde il viso nel suo collo e respira profondamente. Il profumo del suo shampoo e di acqua salata dell’oceano la invadono e ringrazia di essere seduta perché sente le gambe tremare.

Quando il braccio di Deeks le circonda le spalle e le sue labbra si scontrano contro la sua testa, Kensi si lascia sfuggire un singhiozzo e sente alcune lacrime bagnare il suo viso.

“Grazie Kens”, sospira lui, a voce terribilmente bassa. Voce bassa e roca. 

“Grazie a te, in realtà. Questo è molto più di quello che credevo possibile…”, respira nel suo collo sentendosi finalmente completa. 





Buon Natale a tutti, amici miei! Come regalo vi posto il capitolo nuovo, sperando vi piaccia! Saluti, Helly

 
  
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