Gabriel
‘Sylar’ Gray & Claire Bennet
Un
brivido gli percorse tutto il corpo, lentamente, fino a tramutarsi in
un
sorriso sadico e soddisfatto. Ma qualcosa gli scattò
d’un tratto nella testa. E
quel qualcosa rovinò il suo momento di puro, semplice
piacere: una sensazione
nuova che lo indusse a stringere forte i denti e i pugni, sbiancando le
nocche
e causando una sorta di offuscamento nel suo cervello. La stava
aspettando,
nascosto dietro quella parete. Poteva udire ogni suo passo avvicinarsi
sempre
di più, poteva avvertire il suo respiro farsi sempre
più pesante ed il cuore accelerare
i battiti, quasi volesse imploderle dal petto. Bum Bum. Lei aveva
paura. E
Gabriel lo sapeva, poteva quasi respirarla, la sua tensione, poteva
coglierne
il fresco e piacevole odore. Era proprio quello ad estasiargli tutti i
sensi, a
dargli l’impressione di essere di nuovo.. vivo. Vivo come non
lo era mai stato
prima, se non nel momento in cui le sue vittime esalavano il loro
ultimo
respiro, e lui si nutriva dei loro poteri, con le urla di terrore
ancora vivide
nella testa. Ma adesso? Non c’erano né urla,
né poteri di cui cibarsi ancora.
Nessuna vittima, soltanto Claire. Claire, cui aveva rubato il potere
della vita
eterna. Claire, che non aveva ucciso allora, e, si rese conto
purtroppo, non
aveva nessuna voglia di farlo nemmeno adesso.
« Non deve finire per forza così, Claire, sai? In
fondo non sei così diversa da
me. Perché ti ostini ad affermare il contrario? Pensaci
bene, noi corriamo nella stessa direzione.
E’
sempre stato così. Perciò, è inutile
che continuiamo a fingere di appartenere a
due mondi completamente diversi, non è vero. O forse siamo
destinati a
combattere per sempre? Per l’eternità, Claire. Noi
vivremo per l’eternità. »
Gabriel si rese conto di non avvertire più il suo respiro,
ma era già troppo
tardi. Si voltò lentamente verso di lei, gli puntava una
pistola contro. Ma di
paura, nel corpo di Gabriel Gray, non ce n’era nemmeno
l’ombra. Gli sorrise.
« Che cosa vorresti fare? Uccidermi? Lo sai che non posso
morire, e nemmeno tu.
Abbiamo molte cose in comune, io e te, Claire. Più di quante
immagini. Quindi,
perché non abbassi quella pistola e la smettiamo con questa
stupida farsa? Io
non voglio ucciderti, altrimenti l’avrei già fatto
tempo prima, ricordi,
Claire? »
Lei sembrò esitare per un attimo. I loro sguardi si unirono
per la prima volta
e Gabriel sentì qualcosa muoversi dentro di lui, ma la
rifiutò e la cacciò
fuori con fermezza. Non era il momento adatto per strane debolezze.
Presto uno
dei due avrebbe fatto un passo falso e quello non voleva essere lui. A
Claire
tremarono le dita, per un attimo. Poi deglutì, prima di
aprire bocca. « Hai
ucciso delle persone. Tante persone, e hai fatto del male a me. Che
cosa
voglio? E’ semplice, te lo dico subito. Voglio che tu smetta
di ammazzare gente
e l’unico modo per far sì che ciò
accada è levarti da mezzo. » La sua voce
risuonò dura e a lui piacque, tanto che si
ritrovò a sorridere ancora una volta
verso la ragazzina dai capelli biondi. « Tu non puoi sentire
dolore, non è
vero? Allora perché menti? » Gabriel
restò immobile a fissarla. Lei continuava,
imperterrita, a tenere la pistola puntata contro la sua faccia,
minacciosa. « Non
parlo del dolore fisico. Quello sei stato tu, a togliermelo. E devi
ancora
pagare per questo. » Claire Bennet storse le labbra in una
smorfia, perdendo
quell’aria da ragazzina. Adesso
sembrava una donna. Una
vera e propria
donna. E Gabriel la trovò bellissima, e, improvvisamente,
capì tutto. Capì
finalmente perché, tempo addietro, quando era andato da lei
per nutrirsi del
suo potere, non l’aveva uccisa. Capì
perché avvertiva quella specie di filo
unirlo, inesorabilmente, a lei. Il destino li aveva messi sulla stessa
strada,
e dovevano proseguire insieme.
« E’ così, Claire? La vendetta
è quello che vuoi? Non essere superficiale,
pensaci. Ti servirebbe a qualcosa? Cambierebbe
qualcosa? Ti renderebbe più felice? No, no e no. Allora
rifletti. Non cadere in
basso come ho fatto io. Dici sempre che tu non hai niente in comune con
me..
Guardati, guardati e chiediti se è davvero così
che stanno le cose, adesso,
Claire. » I suoi occhi si fecero lucidi, tanto che una
lacrima le scivolò
lentamente lungo la guancia rosea, strappandole una smorfia di dolore
che
Gabriel capì benissimo. Quante volte era stato lui a provare
sofferenza? Quante
volte si era guardato allo specchio e aveva visto quella stessa,
medesima
espressione dipinta sul suo volto da bambino? ‘Non
deve finire per forza così, Claire’
pensò Gabriel Gray, mentre
una pallottola gli trapassava il petto, e un’altra la fronte,
poi ancora
un’altra la spalla. Un’altra, un’altra e
un’altra. « Io ti odio, Sylar! Ti
odio! » L’urlo fu coperto dal botto assordante
degli spari, mentre il corpo
dell’uomo si accasciava al suolo. Ma Claire Bennett sapeva
che sarebbe stato
inutile. Lui non poteva morire, lui sarebbe vissuto in eterno. Loro sarebbero vissuti in eterno.
Questo, Claire, lo sapeva benissimo.