Ciao a tutti. Ho cominciato a scrivere questa storia perchè volevo mettermi alla prova e l'ho postata su EFP sotto consiglio di una cara amica. Ditemi che cosa ve ne pare per adesso ma spero in giudizi positivi. =]
E’
gia quasi estate ormai e c’è un caldo terribile. La mia
camera è la
stanza più calda dell’appartamento essendo la finestra
posizionata incontro al
sole che sorge la mattina. Sono costretto a tenere le persiane chiuse
fino alle
tre del pomeriggio se non voglio morire di caldo.
La
scuola per fortuna è finita e quindi mi posso dedicare allo
sport che
mi piace praticare di più in assoluto:dormire.
Già, è questo il bello delle vacanze no? Si
può stare a letto per ore e
ore, andare a dormire tardi e svegliarsi ancora più tardi. Ma
è quel che si può
chiamare un meritato riposo dopo aver
concluso quell’ infinito e maledetto anno di scuola, o mi
sbaglio? Perciò in vacanza la cosa
che pratico con
maggior rigore è starmene sdraiato sul divano in mutande col
telecomando in
mano e guardare vecchi telefilm che ritrasmettono ogni anno. Mia madre
mi dice
sempre << Ormai hai 17 anni Thomas, potresti anche trovarti
un lavoretto
estivo invece di stare qui a fare niente, visto che non mi aiuti
neanche a mettere
la casa in ordine! >>. In effetti
non sarebbe male trovarsi un lavoretto, ma con i tempi che corrono non
sarebbe
troppo facile. E comunque ho detto a mia madre che un lavoro lo
cercherò più
avanti, perché almeno un periodo senza far niente tutti i giorni
lo pretendo!
Oggi
è domenica. Di solito la domenica esco. Ma oggi avevo voglia di
star da solo. Quindi il mio programma era stare al computer tutto il
tempo a
messaggiare su Msn o su Facebook con gente che non ho mai visto nella
mia vita,
ascoltando a tutto volume qualche pezzo degli Evancescence o dei
Nightwish
oppure lanciandomi alla pazza gioia in pezzi house. E’ bello
chattare con
persone che non si conoscono, perché non sanno chi sei o che
cosa hai fatto
nella vita, ma sanno quel che gli dici di te stesso e pur non
inventando nulla
gli dai una nuova immagine di te e in qualche modo ti apprezzano
più di persone
che conosci da sempre. Ormai per l’80% dei ragazzi italiani
internet è una
seconda vita. Si trovano amicizie online se non addirittura
l’amore. A me
piacerebbe incontrare l’amore sul web, ma non sono così
fotunato. Per esempio
avevo conosciuto una ragazza perfetta per me circa un anno fa. Eravamo
iscritti
alla stessa community e lei mi scrisse per chiedermi come si facesse a
cambiare
il messaggio personale del proprio account. Da quel momento cominciammo
a
sentirci tutti i giorni per poi finire a parlare a voce tramite il
microfono
del pc o anche vederci via webcam. Era
bellissima. Aveva i capelli scuri che le cadevano dolcemente sulle
spalle, gli
occhi color thè alla pesca e un sorriso che tutt’ora, se
ci ripenso, riesce ad
incantarmi. Un giorno le chiesi se le andava di vederci e lei
accettò con
piacere, ma quel giorno non andò esattamente come speravo.
Inizialmente eravamo
impacciati e silenziosi, ma successivamente quando la situazione si era
sciolta
e cominciavamo ad avere più confidenza l’uno
dell’altro, incontrammo il suo
ex con una tipa biondo platino e da li
disastro totale. Lei scusandosi mille volte con me, mi disse che non
poteva e
non riusciva a costruire un altro rapporto e poi se ne andò. E’ da quel giorno che ho cominciato ad
odiare la categoria EX. Tra l’altro
ricordo di essermi chiesto << diciassette anni e sei cosi
disastrata
sentimentalmente? E a trent’anni che fai? >>.
Non riuscii più a sentirla.
La cosa mi spiace ma morto un papa se ne fa un altro no?. Ormai
internet
oltre che essere il modo più veloce per essere respinto,
è anche il modo più
diffuso per rimorchiare. Quindi tanto vale provarci.
Un’ora
fa mi ha chiamato Christina per chiedermi se martedì avevo
voglia
di andare in piscina con tutto il gruppo.
Christina è come una sorella per me. Ci conosciamo dalla
prima
elementare e da lì avevamo legato subito. E’ una brava
ragazza. Un po’ sfortunata
in questione ragazzi avendola presa in quel posto molte volte, dato che
praticamente per la maggior parte dei tipi italiani vale “
l’usa e getta ” . Non è
magrissima fisicamente, ma non è
neanche sovrappeso. Ha dei lunghi
capelli neri che a lei piace fare lisci con la piastra e degli occhi
color
terra. Veste sempre con abiti rigorosamente scuri. Una volta ricordo di
averle
chiesto il motivo e lei mi rispose che lo faceva perché il nero
snelliva, il
che pensandoci non era sbagliato come ragionamento.
Il resto del gruppo è formato da Jessica, Stefano e
Alessandro.
Jessica è la classica ragazza oca, che per qualsiasi cosa crea
un problema;
Difetto più grande: quando c’è di mezzo un ragazzo
gli amici scompaiono nel
buio. Fisicamente non è molto alta,
ma
snella in vita e con due fianchi enormi. Ha i capelli castani che
lascia sempre
sciolti e gli occhi color pece.
Stefano, che noi chiamiamo Fungo, è il tipico sportivo
che pensa solo a
calcio e donne. Gioca in una squadra
provinciale di cui non ho mai saputo il nome. Di fisico è alto e
muscoloso;
portebbe risultare un tipo “ figo ” se non fosse per un
porro sulla guancia
destra e i denti storti. Alessandro
infine, altrimenti noto come la testa di cazzo di Milano, è un
tipo strambo a
cui piace divertirsi e ubriacarsi, ma è sempre l’anima
della festa. In comune
abbiamo i capelli abbastanza lunghi e il ciuffo moro che scende
sull’occhio
destro alla “ emo ”, motivo per cui veniamo spesso e
volentieri sfottutti da
ragazzi per strada, ma chissene. E’ molto magro, quasi
anoressico. Io non gli
ho mai posto il problema anche perché anche io sono magrissimo e
ad ogni
osservazione sul suo stato fisico lui, come me, risponde “
è la
costituzione ”. Insieme siamo
un gruppo
stranissimo a vedersi. Sembriamo
personaggi dei cartoni animati. Ma mi
ritengo fortunato comunque ad averli incontrati sulla mia strada.
<<
Porta Nala al parco! >>. Una voce così interruppe il
silenzio che si era creato intorno a me:
<<
Vuoi stare li a poltrire tutto il giorno? >>
<< Beh, questa era l’idea
mamma >>
<<
Su muoviti, il guinzaglio è lì >>.
Nala
è il mio cane, è una sorta di canelupo nero con gli occhi
azzurri;
è stupenda. Di notte magari è un pò inquietante,
quando mi passa di fianco e si
sentono le unghie che strusciano sul pavimento e se guardo nella
direzione in
cui sento i rumori vedo solo quei due occhi color ghiaccio sospesi nel
vuoto. E’ con noi da due anni ormai. L’ho trovata incatenata ad una
staccionata
vicino ad una strada una sera di natale. Si può dire che sia
stato il regalo
più bello quell’anno. Uscii
di casa
senza legare Nala, ormai aveva imparato ad ubbidire e io ero del tutto
convinto
che non sarebbe mai scappata da me. Il
parco non distava molto da casa mia, ci arrivammo subito.
Chiusi Nala nel recinto dei cani e mi andai
a sedere su una delle altalene vicine.
Era quasi deserto, c’era solo una donna seduta su una
panchina con in
braccio un neonato e una bambina, probabilmente sua figlia, che mi
fissava. Io feci per salutarla con la
mano ma lei non ricambiò il saluto, anzi, mi venne incontro. Mentre camminava verso di me fissavo la
madre. Aveva uno sguardo perso davanti
a sé, non badava né alla bambina che veniva da me
né al figlio che aveva in
braccio che continuava a piangere.
Ogni tanto buttavo qualche occhiata a Nala e notai che era
seduta e fissava
la bambina con lo sguardo. Questa si
sedette sull’altalena di fianco alla mia e rimase in silenzio.
<<
Ciao. Come ti chiami piccola? >>
Lei
guardando Nala disse:
<<
Il tuo cane mi fa paura >>
<<
Oh sta tranquilla, Nala è buonissima. Ti va di accarezzarla?
>>
Lei
fece un cenno con la testa con aria spaventata. A quel punto feci un
fischio a Nala perché venisse al bordo del recinto e intanto
spinsi leggermente
la bambina a seguirmi verso di lei. Le
feci tendere la mano accompagnandola con la mia andando molto
lentamente. Ad un certo punto Nala
cominciò ad
indietreggiare stando molto sulla difensiva.
Io la incitavo a tornare vicino al recinto ma lei continuava ad
indietreggiare. Notai che continuò a fissare la bambina e che
questa la fissava
a sua volta. In silenzio.
<<
Ok. Forse è meglio che ti riporti dalla tua mamma è
piccola? >> dissi io.
Al
momento in cui la presi in braccio indicò Nala col dito e lei
cominciò a ringhiare e abbaiare rumorosamente.
Andai dritto dalla madre con la bambina in braccio.
Aveva sempre uno sguardo perso.
<<
Scusi signora. Si sente bene? >>
Non
accennò una risposta.
<<
Ecco, le ho riportato sua figlia. Non
vorrei accadessero brutti incidenti col mio cane, anche se
non l’ho mai visto così >> dicendo questa frase mi
voltai verso Nala. Il suo sguardo era
strano. Spaventato e rabbioso allo stesso
tempo.
<<
Comunque, è sicura di sentirsi bene? >>
Misi a
terra la bambina e mi misi davanti alla donna movendo una mano
davanti al suo viso come per scantarla.
<<
Signora? >>
A quel
punto la bambina cominciò a correre verso Nala prendendomi alla
sprovvista. Io le corsi dietro ma era
incredibilmente veloce e una volta toccato emise un urlo straziante,
tantochè
mi dovetti fermare e tappare le orecchie con le mani.
Nala ululò con mia meraviglia. Non lo aveva mai fatto
prima. Appena la bambina smise di
urlare smise
anche Nala di ululare. Eravamo
ripiombati nel silenzio. La situazione
cominciava davvero ad inquietarmi.
Andai verso la bambina, tesi il braccio mettendole la mano sulla
spalla e
la girai. Fece uno scatto che mi fece
sobbalzare e disse sottovoce quasi bisbigliando:
<< Non si sfugge
alla morte >>. Rimasi pietrificato
davanti al suo viso ormai trasformato da una
strana smorfia. Cominciò a ridere. Non era una risata normale, ma una forte e
decisa, maligna, da film horror. A
quella risata mi decisi a muovermi. Saltai la staccionata e legai Nala
al
guinzaglio. Appena mi girai non era
più dove era prima, ma era davanti
all’apertura
del recinto, e rideva ancora. La cosa
era incredibile perché avevo notato prima quanto fosse veloce. Deciso sul da farsi incitai Nala a seguirmi
e prendendo una ricorsa saltai la staccionata sul lato opposto. Nala fece lo stesso. Guardandomi
indietro continuavo a
correre. Sentivo ancora la sua risata
ma non capivo se l’avevo impressa nella mia mente o se ancora
effettivamente la
bambina fosse vicino a me.