Lo
odio~
Sì, hai ragione, ma–;
NO! Lui–
No, infatti, ma Arm–
È da un po' che va avanti quel dialogo a senso unico, ed
Eren
inizia ad essere preoccupato per le sorti di Sorata finito fra le
grinfie impietose di un furente Armin: focalizzato com'è
sulla
salvaguardia del fedele peluche,
si limita ad annuire e negare a ripetizione non sapendo cosa sia
più
di aiuto al suo amico.
Poi
l'illuminazione,
perché non guardiamo Sekaiichi?
Ed ecco che finalmente
Sorata è di nuovo al sicuro fra le sue mani mentre Armin ha
afferrato un altro cuscino da tormentare con le sue pene d'amore.
«Forse ha ragione Marco,
ho esagerato–»
«Mmh mmh» Ma Sorata
ha sempre avuto questo sguardo da grumpy cat? Eren
accarezza il tessuto fra le orecchie feline, ridendo mentalmente
della fin troppo familiare
increspatura fra le sopracciglia del pupazzo.
«L'ho
visto, l'ha spinta via» Prosegue nel suo ragionamento
infinito il
biondo vicino a lui.
«Aah
mmh» Ha pure il
fazzolettino al collo, come ho fatto a non notarlo prima?
«Eren?»
«Mmh
mmh» Perché
gli assomigli così tanto?! Ed
è allora che esasperato dalla piega dei suoi stessi pensieri
affonda
la testa nel peluche e rilascia un sospiro.
«Oh
ciao Levi» Levi?
Il
sobbalzo che gli causa quello spavento gli fa lanciare via il tanto
amato pupazzo, col cuore a mille cerca il proprietario di quel nome,
ma trova solo uno spazientito Armin che lo guarda accusatore.
«Ma mi stavi ascoltando?!»
«Ov– Ahia! Armin!» Porta le mani ad
accarezzare l'orecchio che
l'amico gli ha appena tirato. «Eren, le tue orecchie sono
più
sincere di te!»
Con un movimento veloce scioglie le ciocche castane, coprendo la sua
personalissima e bastardissima macchina della verità.
«Armin, hai frainteso tutto, Erwin è stato vittima
degli eventi,
cerca di mettere da parte il cuore e di far lavorare il
cervello»
Replica al limite dell'esasperazione, forse ha usato un tono un po'
troppo duro, ma è stufo di sentire quei piagnistei; anche
perché
bisogna precisare che da una parte ha il suo migliore amico e giusto
dall'altra parte del telefono c'è il compagno di suddetto
amico che
sta organizzando le scuse formali. E lui si trova a
destreggiarsi col primo per la riuscita del piano.
«Non
sto recuperando Sorata» Sancisce alzandosi, appunto, per
recuperare il peluche e per andare a bere qualcosa di fresco, l'anime
continua a scorrere nel televisore e apparentemente è
riuscito a
ricatturare di nuovo l'attenzione del biondo.
«Quanto sarebbe più semplice se Ritsu ascoltasse
Takano!?»
L'esclamazione dell'amico gli arriva alle orecchie, sorride tornando
a sedersi sul divano, felice di notare come stia facendo lavorare,
finalmente, il cervello. «Sarebbe più semplice, ma
non sarebbe
Sekaiichi hatsukoi»
«Forse dovrei chiamare Erwin»
Eren gongola tra sé e sé, è un fottuto
terapista, invece che
lingue doveva studiare psicologia!
«Fa come credi» Guarda l'orologio, Capitan America
dovrebbe fare la
sua comparsa da un momento all'altro per salvare la situazione.
«Mentre decidi se chiamare o meno il tuo bello mi faccio una
doccia,
più tardi devo fare un paio di commissioni, e questo lo
prendo io,
non vorrei che mi combinassi dei casini» Afferra al volo il
proprio
cellulare sparendo oltre la porta del bagno, si rende conto solo
mentre stava per cavare la maglia di aver portato con sé
Sorata, e
spera con tutto sé stesso che l'amico non l'abbia notato.
Ma a quanto pare la fortuna non è dalla sua parte.
Toc-Toc
«Non
voglio sapere cosa ci fai con quel peluche» La voce divertita
di
Armin lo riprende e appoggia colpevole il peluche incriminato sul
termosifone. «Niente che intacchi l'integrità
mentale di Sorata»
Getta i panni sporchi nel cestone sperando che il bel biondone faccia
la sua comparsa al più presto.
«Che fai lo chiami o no?» Cerca di sviare il
discorso mentre
accende l'acqua iniziando a spazientirsi, rivuole la sua privacy, e
la rivuole in fretta. Vuole bene ad Armin, ma ormai il cervello
sembra tornato lucido non ha di certo bisogno che cerchi di scavare
nella SUA inesistente vita amorosa. Nossignore,
può gestirla
perfettamente da solo! È un maestro nell'arte dello
struggersi!
«Tra un po', prima vorrei sentire un po' delle tue pene
d'amore,
dolce Ritsu– a no, Ritsu ha avuto le palle di dichiararsi
quando ne
ha avuto l'occasione»
Ignora
la frecciatina infilandosi sotto il getto della doccia, te
va' a far del bene, guarda come ti ripagano! Pensa
spazientito, non è questione di palle, più
di– La brutale realtà
lo investe senza pietà, si morsa un labbro sconfitto
sbattendo la
testa contro le piastrelle. Sono
un senza palle.
Quando
afferra lo shampoo sente lo sguardo accusatore di Sorata su di
sé.
«Oh finiscila! Se ne avessi l'occasione lo farei!»
Non sapeva a chi
stava rispondendo, preferisce ignorare quel dettaglio sfregando con
rinnovato ardore il sapone nei capelli; ci ha provato a dichiararsi,
ci ha provato a mettere in chiaro la situazione… ci
ho davvero provato?
No, non ci aveva mai provato, mai, la paura di
perdere
l'amicizia di Levi l'ha sempre bloccato, va bene essergli solo amico
se vuol dire averlo vicino, perché rovinare tutto
dichiarandosi, per
venire rifiutati e perderne la compagnia?
«E se andasse bene?»
«E
se andasse male?» È tutto ciò che
riusce a replicare all'amico che
sembrava essere in ascolto persino dei suoi pensieri, si sente
completamente esposto con Armin nei paraggi, anche con una porta a
dividerli. Ma
quando si fanno le 2?! Eddai Cap vieni e salva la situazione!
Spegne l'acqua con l'ennesimo sospiro sulle labbra, fa male essere
solo amico dell'uomo che occupa i suoi pensieri, però si
rende conto
che l'idea di perderlo è anche peggio, non può
nemmeno dire di
soffrire di gelosia: l'unica persona con cui Levi ha intrattenuto una
breve e fallimentare relazione ora è felicemente e
perdutamente
innamorato dell'altro suo migliore amico.
Realizza come sia inutile continuare a temporeggiare e, dopo essersi
rivestito e aver preso il fedele Sorata in mano, decide di tornare ad
aspettare insieme all'ignaro Armin, che è ancora sulla porta
del bagno quando suona il campanello di casa.
«Vado io!» Trilla l'amico andando all'ingresso.
Ed ecco che il tanto atteso Capitan America fa la sua comparsa,
vestito di tutto punto con un mazzo di rose in mano si inchina di
fronte ad Armin iniziando a snocciolare scuse e complimenti tutti
costruiti sulla persona che ha di fronte. Sono così
innamorati da
far venire il diabete solo a guardarli.
Eren
si morde un labbro a quella vista, immaginandosi Levi fare
altrettanto, soffoca una risata nella testa di Sorata, no,
Levi non potrebbe mai fare una cosa così,
lo dipinge più come il tipico compagno silenzioso ma
presente, un
po' come un gatto. Forse
dovevo chiamarti Levi,
pensa stringendo il pupazzo al petto. No,
sarebbe stato troppo palese.
«Terra chiama Eren– lo schioccare ritmico delle
dita di fronte al
viso lo riporta alla realtà, ma ora Armin è
decisamente più sereno
rispetto a quando si era distratto prima –Tu
sapevi!»
«Ovvio, ora va'»
«Grazie!»
«Finiscila, da qua i fiori, te li metto in un vaso
così non si
rovinano, poi li passerai a prendere»
Ride
mentre richiude la porta, e ride altrettanto quando la riapre
quando bussano di nuovo, Armin avrà dimenticato qualcosa
preso
com'era dalla situazione.
Ma ciò che lo attende oltre l'uscio è tutt'altro.
Lì,
di fronte a lui, c'è il suo personalissimo Takano, alias
Levi
Ackerman, vestito di tutto punto, maglione scuro a collo alto, jeans
neri che risaltavano le sue gambe allenate e il solito
cipiglio–
no, com'è
possibile? Al
posto del familiare cruccio vede sorpresa sul viso dell'uomo di
fronte a lui e quando ne segue lo sguardo avvampa.
Sorata~
Si schiarisce la voce cercando di sviare l'attenzione dal peluche
incriminato. «Ciao Lee! Ti va di entrare?»
«Posso farmi una tazza di tè, qua fuori si
gela!» Riacquista
compostezza il corvino stringendosi nelle spalle.
«Certo, accomodati pure, fa come se fossi a casa
tua» Ed Eren, in
quel momento, realizza che lo vorrebbe davvero, si perde ad
osservarlo mentre si muove a proprio agio fra le scansie della
cucina, sembra fatta su misura per la sua altezza –
assolutamente
perfetta.
«Adoro
la tua cucina» Non è la prima volta che glielo
dice, ma ogni volta
fa un certo effetto, non ha bisogno di replicare e prende posto al
tavolo dove sono già state piazzate due tazze, le
nostre tazze,
una verde con solo il filtro del tè e una rossa con anche un
po' di
zucchero sul fondo. Da che ha memoria hanno sempre usato quelle tazze
quando Levi capitava a casa sua, per studiare, per guardare un film,
per– stare
insieme…
Scalcia quel pensiero, sono amici, è ovvio che passino del
tempo
insieme.
«Anche tu hai dovuto sorbirti Erwin oggi?»
«Già– e mi ha talmente rintronato con i
suoi discorsi su Armin ce
non ho ben capito perché l'ho seguito fin qui, ha pensato a
tutto
tranne che al mio passaggio a casa»
Eren ride, capisce perfettamente la situazione di cui è
vittima
Levi.
Quando Levi prende posto di fronte a lui, quel tavolo diventa
improvvisamente troppo piccolo, hanno sempre
condiviso momenti
tanto intimi? Il vapore del tè caldo gli solletica il viso,
l'aroma
di Earl Grey riempe l'aria e quella casa non è mai sembrata
tanto
accogliente.
Afferra la tazza cercando di scaldare le mani, fredde per l'ansia che
gli attanaglia lo stomaco.
«Quel peluche, è quello che penso io?»
Quasi si strozza per quella domanda tanto legittima quanto
compromettente.
«Uhm»
Annuisce – non riesce a dire che sì, è
il peluche di cui si
innamorò quel lontano giorno della loro adolescenza. Il
ricordo è
fresco come allora nella memoria, Sorata
glielo regalò
diede
Levi quando da ragazzi andarono in sala giochi ed Eren lo vide ad una
delle macchinette, Levi quasi per sfida cercò di prenderlo,
riuscendoci. E non sapendo cosa farci lo
diede
a lui.
Levi sembra soddisfatto della risposta e continua a sorseggiare il
suo tè guardando distrattamente l'orario. È
sempre stato tanto
attraente? Eren si perde di nuovo
come
sempre
a guardarlo di sfuggita, i capelli neri sempre ordinati, la rasatura
della nuca fresca di barbiere, l'incarnato pallido ma sempre
perfettamente curato.
E gli occhi– Afferra la tazza buttando giù
l'ultimo sorso per
darsi un contegno, quegli occhi gli hanno sempre fatto un certo
effetto, così chiari e indagatori; Levi ha sempre saputo
leggerlo
come nessun altro e dall'occhiata che gli stava riservando,
probabilmente, lo stava facendo di nuovo.
Ed Eren non vuole che riesca a leggerlo in quel momento.
Appoggia la tazza sul tavolo e trova il coraggio di alzare lo sguardo
solo quando Levi gli fa una richiesta. «Forse avevi altri
piani, ma,
mi accompagneresti in biblioteca? Devo restituire dei libri»
«Certo!» Non ci pensa due volte prima di
rispondere, la sola idea
di passare dell'altro tempo con l'amico lo
elettrizza.
Quando
arrivano in biblioteca la trovano vuota, dopotutto chi ci va
durante la pausa invernale?
Levi a quanto pare, ed Eren è più che felice di
accompagnarlo, quei
momenti però lo fanno rivalutare la sua decisione.
Cosa
cambierebbe se si dichiarasse? Levi lo rifiuterebbe e forse
potrebbero
continuare ad essere amici, forse
all'inizio sarebbe strano, forse
basterebbe lasciargli i suoi spazi e forse,
poi, potrebbero tornare ad essere amici come prima.
Però…
Però potrebbe
evitare tutto ciò, perché rischiare di rovinare
il loro rapporto
per un manciata di
forse
che li riporterebbero al punto di partenza?
Però
quando alza gli occhi e lo vede assorto nella scelta di un libro
capisce che forse
è il momento di cambiare qualcosa.
Le parole sono tutte intrappolate fra le sue labbra, come lo sono
sempre state, basta solo spingerle fuori, perché non ci
riesce
allora? Perché?
Perché
hai tenuto quel peluche? Ride,
la risposta è scontata, Perché
mi piaci idiota.
Quando le labbra si chiudono si rende conto di non aver solo pensato
quella frase e non riesce a pensare a nient'altro quando le mani di
Levi lo afferrano per il polso tirandolo a sé e le loro
labbra si
reclamano come fosse la cosa più naturale del mondo.
Le labbra di Levi sono proprio come le ha sempre immaginate, calde,
morbide, però il bacio, quello non sarebbe mai riuscito ad
immaginarlo: mille farfalle gli esplodono nello stomaco, un calore
indescrivibile gli cresce dentro e divampa annebbiandogli i sensi,
dimentica dove sono, dovunque siano, ci sono solo lui e Levi. Come
è
sempre stato.
Levi sembra temere una sua fuga quando rafforza la presa sul suo
polso, Eren ride al solo pensiero, come se potesse anche solo cercare
di scappare da quel bacio. Molla la presa, ma solo per intrecciare le
dita con quelle dell'uomo.
Levi accoglie quel cambiamento approfondendo il bacio, Eren si
ritrova a piegare la testa di lato per permettergli di avere il pieno
controllo di quel momento, l'altra mano di Levi si fa strada fra i
suoi capelli tenendolo vicino, vorrebbe dirgli di non preoccuparsi,
che non ha intenzione di andare da nessuna parte.
Ma Eren vuole anche essere egoista e viziarsi con quel gesto geloso,
rassicurerà Levi, ci sarà anche un momento per
quello, ma in questo
momento va bene così.
Quando sentono il bibliotecario schiarirsi la voce si allontanano di
poco, ma senza mai interrompere il contatto dei loro sguardi.
«Andiamo» La voce di Levi interrompe il
bibliotecario che forse
stava cercando di riprenderli per il comportamento poco consono,
ma Eren non sente niente, sorride felice come non mai.
Le loro mani sono ancora intrecciate, Eren non vuole mollare la
presa, è un inguaribile romantico, ma è la loro
prima volta e gli
sembra di rovinare la poesia del momento facendolo.
La mano libera di Levi gli afferra la sciarpa e gliela avvolge
attorno al collo mentre escono, l'altra rafforza solo la stretta e
porta le mani intrecciate alle labbra e depositandovi un leggero
bacio che brucia più di quello che si sono appena scambiati.
Vorrebbe
urlare, piangere e urlare ancora, ma riesce solo ad annuire, il cuore
traboccante di emozioni sembra in procinto di esplodergli nel petto,
si affretta ad asciugare due lacrime che gli scappano ribelli, ma non
può farci niente. Tutti i forse
e però non
riescono a reggere il confronto con la felicità che sta
provando.
Quando
rientrano all'appartamento non sembra cambiato nulla da quando
l'hanno lasciato, ma Eren vede quelle due tazze sotto un'altra luce,
non ricorda di preciso il momento in cui sono diventate le loro
tazze, lo sono sempre state.
Forse anche loro due sono sempre stati diversamente amici, ma non
l'aveva mai notato.
«Perché non l'ho mai visto?» Anche il
modo di parlare di Levi è
lo stesso, l'unica differenza è la libertà con
cui gli si appoggia
alla spalla, il modo in cui il profumo dell'uomo gli entra fin nelle
narici, la naturalezza con cui il loro calore si alimenta
reciprocamente.
Le mani si cercano e trovano a metà strada mentre osservano
Sorata.
«L'ho sempre nascosto, non volevo che lo vedessi»
È la semplice e
sincera risposta che gli dà.
«Perché?» Levi non cerca di nascondere
lo stupore, gli occhi
leggermente spalancati lo guardano spaesati.
«Perché mi avresti preso per un idiota, suvvia chi
tiene un pupazzo
scambiato per caso più di quindici anni fa?»
«L'ho provato a prendere per te»
Eren si volta di scatto a quella dichiarazione, i suoi occhi troppo
espressivi rubano una smorfia divertita all'uomo di fianco a lui ma
non gli importa. Sorata è davvero sempre
stato un regalo.
Cattura
le labbra di Levi in un bacio più urgente di quelli di
prima, le
dichiarazioni dell'ultima ora stanno dando a tutta la loro relazione
una visione completamente diversa.
Deposita altre decine di baci
su quel viso che ha imparato ad amare negli anni, e Levi risponde ad
ognuno di essi con altrettanta urgenza, le mani intrecciate non si
lasciano per un solo momento, nemmeno quando si siedono sul divano
per bearsi della compagnia reciproca.
Ma questa volta anziché sedersi come al solito si
abbracciano
continuando a scambiarsi leggeri baci e languide carezze.
Eren
non realizza il momento preciso in cui è crollato a dormire
ma
quando si sveglia è buio fuori, Levi gli sta accarezzando i
capelli
mentre distrattamente gli deposita leggeri baci fra i capelli, alla
televisione sente la familiare sigla di chiusura e nota solo in quel
momento un leggero luccichio fra le ciglia del corvino. Allunga una
mano per asciugare quella lacrima solitaria cogliendolo di sorpresa.
«Ti ho svegliato, scusa, è tardi, forse
dovrei–» Levi sembra
irrigidirsi, forse non sapendo cosa sia più giusto fare in
quel
momento.
«Se domattina sei libero, resta»
Levi gli risponde con un leggero bacio sulla fronte.
«Conosci Sekaiichi?» Chiede di getto vedendo
l'interesse con cui
continua a guardare gli episodi ed è sorpreso quando lo vede
annuire
con decisione.
«Sono due idioti, ma lo guardo sempre volentieri, siamo a
quando
Ritsu capisce di essere geloso di Takano» Mentre spiega gli
permette
di aggiustarsi in modo da poter vedere la televisione, non credeva di
poter vedere quell'anime in quel modo, ma ha capito che anche questa
nuova prospetiva gli piace molto.
La
chiave gira nella serratura e senza dargli il tempo di
riacquistare un contegno Armin ed Erwin fanno la loro comparsa
battendosi in maniera molto plateale il cinque appena si affacciano
alla sala. Eren apprezza come Levi non cerchi di allontanarlo e come,
al contrario, rafforzi la presa portandolo più vicino.
«Ci siamo persi qualcosa?»
«Direi di no» È la lapidale risposta di
Levi che si limita a
piegare un po' le gambe per fare posto agli amici sul divano.
«Oh almeno tu Eren dammi un po' di soddisfazione!»
Il familiare
calore alle orecchie gli fa capire che non può di certo
mentire, ma
si domanda perché la coppia di amici sia tanto interessata,
dopotutto, è palese che ci sia qualcosa di diverso e che
Levi non
sembra particolarmente propenso a spiegare niente.
«Abbiamo
parlato» Decide di essere un po' più
accondiscendente del compagno,
e la scintilla negli occhi dei biondi si anima di maggiore interesse.
«Te l'avevo detto che avrebbe funzionato come piano! Mi devi
una
cena!»
Quella frase attira l'attenzione di entrambi e Levi mette in pausa
l'episodio facendo mente locale.
«Quindi tu sapevi che ero appiedato» Non
è una domanda, ma una
sentenza.
Erwin annuisce compiaciuto, mentre Armin non può trattenersi
dallo
ridere, un dubbio si insinua dentro Eren e serpeggia fino ad uscirgli
dalla bocca senza che possa trattenersi.
«Ma avevate litigato davvero?»
«Pffft come se quella sciacquetta del bar fosse una vera
minaccia,
diciamo che ha aiutato nella riuscita del piano»
«Sono fiero del mio piccolo stratega, sei un vero
genio» Erwin gli
fa fare una piroetta con casque prima di baciarlo in maniera
appassionata.
«Geeez prendetevi una stanza»
«Da che pulpito! Ma hanno ragione, noi abbiamo davvero
bisogno di
una stanza, e poi lasciamo tubare in pace le nostre colombelle,
guarda che belli!» Eren nota come Armin debba trattenersi
dallo
saltargli addosso per abbracciarli ed è grato quando Erwin
lo
afferra per un mano portandolo via, dopo aver recuperato il mazzo di
fiori.
Quando
la pace torna a regnare nell'appartamento è Levi il primo a
scoppiare a ridere ed Eren ama come lo faccia solo quando è
in
privato come sempre, lo fa sentire speciale, e ama
come adesso
nasconda il viso nell'incavo del suo collo, il respiro caldo del
maggiore gli scompiglia le ciocche castane e non resiste a prendergli
il viso per baciarlo.
«Abbiamo due amici davvero pessimi» Esclama poi col
cuore leggero e
il sorriso sulle labbra, i visi distanti un sospiro.
«Già,
orribili,
sono arrivati a fingere di litigare per noi»
Ridono e scherzano ancora durante quella nottata, felici di
condividere quella storia d'amore nata nemmeno loro ricordano quando
e cresciuta col tempo, sorvegliata da un silenzioso Sorata che ha
vegliato su di loro a modo suo.
Tutti
quei forse e
però ora
fanno ridere Eren; però,
forse
doveva andare così.
«Ti ho sempre amato Levi»
«Anche io»
Fine
Note dell'autrice diversamente ispirata aka meglio aproffitarne finché dura!
Questa shot è nata dopo il colpo di fulmine che si è rivelato essere Sekaiichi Hatsukoi - tu che stai leggendo e non l'hai ancora visto, fallo, non te ne pentirai! - e l'ho mezza plottata con DropOfJupyter e vista l'ispirazione travolgente di questi giorni ho deciso di provare a concluderla.
Dropy spero che ti sia piaciuto davvero il regalo di Natale, grazie del sostegno e dell'aiuto che mi dai sempre!
Non
è betata e gli errori sono del tutto imputabili alla
sottoscritta, non fatevi problemi ad esporre critiche, sono sempre
più che bene accette!
E con ciò vi saluto
Ylpeys