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Autore: Myzat    29/12/2018    1 recensioni
"Felice di averti conosciuta, Jirou Kyouka".
"Jirou-chan va benissimo" rise, facendo battere il cuore più velocemente a Momo che pensò, per la prima volta, quanto bella potesse essere una spadaccina un po' ladruncola.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Kyoka Jiro, Momo Yaoyorozu, Ochako Uraraka, Tsuyu Asui
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Thief Musician
Myzat




"Okay, okay allora! Dobbiamo organizzarci per il prossimo saccheggio, e se Bakugou trova tutto questo casino ci disintegra (mi disintegra) per cui Denki smetti di fare il deficiente, Mina per favore copriti, Sero finiscila di dare corda a Denki e Jirou--" Eijirou si bloccò, tentando di scovare la ragazza che aveva appena nominato; era palesemente stressato da quei suoi compagni rumorosi ed immaturi che mai nulla prendevano seriamente, ed era sempre lì a fargli la ramanzina poiché Bakugou Katsuki, il loro capo, si scocciava di fare la maestrina e quindi il compito ricadeva al povero fulvo dai denti appuntiti.

Sospirò di sollievo quando, finalmente, focalizzò la figura della ragazza che, con nonchalance, stava seduta sui rami di un albero, con una chitarra poggiata sullo stomaco, una matita in bocca e un quaderno posizionato sulle cosce.
"Ehm... Jirou? Potresti ascoltarmi, di grazia?" Jirou, così si chiamava, spostò lo sguardo dalle corde della chitarra e sfarfallò le ciglia aspettando che Eijirou parlasse. Eijirou la ringraziò, e da lì cominciò ad esporre il piano per la prossima missione.
Jirou, che questa volta stava ascoltando poggiata sempre sulla corteccia dell'albero, era una ragazzina esile, e non si distingueva molto per la sua bellezza. Aveva un viso grazioso di per sè, adornato da dei capelli lisci color ametista, anche se forse troppo corti per i suoi gusti. In un certo senso Jirou non si trovava chissà quanto bella, ma semplicemente normale; era però intelligente, la più intelligente tra quelle persone che si ritrovava come compagni, forse anche più di Eijirou che, a differenza sua, era troppo bonaccione e non vedeva le cose a trecentosessanta gradi.
Aveva sempre immaginato il mondo come un'enorme biblioteca, divisa da vari scomparti formati di stereotipi, tutti che avevano un posto specifico da dover tenere per tutta la vita. Il suo posto, ad esempio, era in una banda di ribelli capitanati da Katsuki che saccheggiavano alcuni quartieri ed aspiravano a gettare dal trono il vecchio Enji, che non governava esattamente nel modo migliore. O almeno, in questo ultimo periodo sembrava, a detta di Katsuki che non era particolarmente credente, misericordioso quanto quel Gesù Cristo inesistente.
Eppure Jirou a volte si voleva immaginare come una ragazza più rispettabile, ma non poteva sottrarsi a quel luogo che dopotutto non era affatto male.
 
"Capelli di merda, siete pronti?" si pronunciò il biondo dalle iridi di un rosso carminio e le guance ricoperte di una sottile barba del medesimo colore dei capelli. Eijirou sorrise ed annuì al ragazzo, ignorando quell'idiota di Kaminari che intanto stava sbavando per non si sa cosa, facendo roteare gli occhi al nuovo arrivato.
"Certo che solo tu, che sei un minchione, potevi trovare qualcuno con un quoziente intellettivo pari a quello di un sasso" lo offese Katsuki nuovamente, facendo sogghignare Eijirou, che per il momento lo ignorò.
"Allora, andiamo nei quartieri bassi passando per il mercato, muoviamoci!" disse a gran voce alzando un braccio e facendo avanzare i compagni, scendendo dalla collina dove si ritrovava il loro rifugio.
Katsuki li guardò da dietro con la solita espressione cupa, irritata e frustrata, per poi guardare Eijirou che gli stava di fianco sorridendo come uno scemo.
"Allora? Ti muovi o no?" chiese retoricamente andando avanti.
"Certo che mi muovo" rispose Eijirou, saltellando per raggiungerlo rapidamente "Anche se sei tu quello che l'altra sera si è mosso sopra il mio cazzo" concluse, afferrandogli il sedere ghignando e guadagnandosi un espressione di totale imbarazzo ed ira.
"Vaffanculo" borbottò infine, senza levare quella mano molesta dal suo fondoschiena; perché Katsuki non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quei modi di fare di Eijirou lo facevano impazzire, ed in un altro momento si sarebbe fatto sbattere al muro senza alcuna esitazione o pentimento.
 
Il mercato brulicava di persone, in generale si poteva definire il posto perfetto per passare inosservati. Insomma, tra le tante persone in giro non erano di certo due omosessuali - di cui uno era un drago e si faceva ANCHE cavalcare -, un lampadario rotto, una ragazza che è stata troppo sotto il sole, un ragazzo con lo strano fetish di legare le persone con del nastro adesivo o una musicista scontrosa ad attirare l'attenzione. Ce ne stavano di persone strane in quel villaggio, bastava prendere la famosa maga Ochaco che si occupava dei bambini creando giocattoli dal nulla e regalava bottiglie di Bourbon invecchiato di dieci anni ai ragazzi più temerari; ne sapeva una più del diavolo, ed era grazie a quel dannato Bourbon che Eijirou aveva riempito il sedere di Katsuki, circa due mesi fa.
Mina aveva già acciuffato due mele, una per sè ed una per Denki che stava infastidendo la povera Jirou, afflitta dalla presenza del ragazzo che pareva avere una qualche forma di autismo diciotto ore su ventiquattro; le restanti erano ore di sonno, dove assumeva un espressione angelica, che avrebbe fatto sbavare qualsiasi ragazza.
Tranne Jirou che al massimo arrossiva quando Mina si levava i vestiti davanti a lei. In effetti non sapeva definire cosa fosse quella sensazione che provava nel bassoventre quando vedeva una ragazza più carina del normale, e Mina era una di quelle, vuoi per il sorriso splendido e radioso, vuoi per le forme che lasciavano a desiderare.
Ecco, Mina era sessualmente desiderabile, agli occhi di Jirou, ma nient'altro.
Sospirò quando, finalmente, sorpassarono il mercato ed arrivarono alla parte bassa del paese, dove i pub ed i negozi si sprecavano.
"Bakugou-san, dove andiamo oggi?" domandò Mina, fermandosi davanti al gruppo. Katsuki alzò leggermente gli occhi verso la figura rosea della giovane e un ghigno terrificante - estremamente sensuale, avrebbe detto Eijirou - gli si formò sulle labbra.
"Al pub della ranocchietta" disse, facendo ridere qualcuno.
Si sarebbero divertiti da morire.
 
"Oggi è proprio affollato il pub, devo dire" mugolò una giovane dai capelli rosa, seguendo un cavaliere in armatura.
"Tu, piuttosto, ti saresti potuta ripulire il viso, almeno" la rimproverò levandosi l'elmo e scoprendo la chioma blu ed i denti stretti.
"Ma stavo mettendo al mondo un nuovo bimbo! Pure tu avresti potuto levare l'armatura, hai anche dimenticato gli occhiali, stupido Tenya" Tenya, conosciuto come Iida, il cavaliere della famiglia reale, sbuffò e distolse lo sguardo per evitare quello dell'inventrice, che dallo zainetto pieno di strani oggetti prese una bustina bianca e gliela porse contrariata.
"La custodia con gli occhiali..." sussurrò Tenya guardandola con stupore.
"Ed ora dillo che mi ami!" cantilenò lei, facendolo sorridere addolcito dalla sua iperattività contagiosa.
"Mi stupisci sempre di più, Mei" e lei lo guardò con un'espressione da "Lo so già!" per poi scoccargli un bacio sulle labbra ed avvicinarsi al bancone, dove una simpatica e dolce ranocchietta preparava due Whisky con ghiaccio a due uomini seduti ad un tavolo.
"Come sta la nostra Tsuyu?" chiese retoricamente la rosa appoggiando i gomiti sul marmo e facendo sorridere a sua volta la proprietaria. Tsuyu, o Froppy, dipendeva dalle persone, era una ragazza che si manteneva sul metro e cinquanta, aveva i capelli verdi e due smeraldi di iridi. Il suo DNA era un incrocio tra un umano ed una rana, ed era tremendamente adorabile il sorriso largo che aveva sempre stampato in viso.
"Bene, anche se Ochaco non è ancora arrivata, kero" disse, preparando il solito per la coppia: un the freddo a Mei ed un Kahlùa a Tenya.
"L'avevo vista stamattina in preda al panico con la peste del quartiere, Kouta" rise sedendosi vicino alla fidanzata Tenya "Il lavoro di una maghetta baby-sitter dev'essere pesante" e Tsuyu annuì poggiando il bicchiere di the sul bancone, per poi abbassarsi e prendere il liquore.
"Lo è, ed io odio quando lei manca per troppo tempo e si stressa" sbuffò "Ieri è stata tutta la notte fuori casa per quel Kouta, kero" e Mei scoppiò in una fragorosa risata che ammutolì tutto il locale.
"Posso consigliarti qualche mia speciale invenzione, se lo deside--"
"Mei, no" la fermò Tenya sorseggiando il suo Kahlùa, forse un po' imbarazzato; imbarazzo che sparì completamente quando lei mise il broncio ed una leggera scossa lo colpì, mordendosi la guancia. Pareva farlo apposta a volte, poiché Mei sapeva quanto, nonostante Tenya fosse una persona calma e responsabile, si sentisse sopraffatto quando si torturava le labbra.
In poche parole, al cavaliere quei gesti lo eccitavano, e Mei ne era a conoscenza, la stronza.
Poi, qualcuno con un enorme mantello rosso ed il torso nudo spalancò la porta, scalciandola. Tsuyu rimase con la solita espressione, ma dentro di sè era sicura di star maledicendo quel delinquente che gli avrebbe di lì a breve sfasciato il locale.
"Siamo venuti per te ranocchietta" sfottè Katsuki entrando e gettando occhiate truci ai presenti che, spaventati, rimasero ai loro posti spaventati. Tenya però non rimase fermo e si alzò dallo sgabello profondamente irritato dai ribelli che si erano fatti largo per derubare l'amica.
La spada era poggiata al fianco dello sgabello sul muro in legno, ma prima di poterla prendere in mano con prontezza Jirou si scagliò contro di lui, portando la lama della sua di spada al collo del cavaliere.
"Ti consiglio di rimanere fermo dove sei, o la tua ragazza rimarrà leggermente traumatizzata" esalò fredda come la neve a Natale, e si avvicinò ancora di più per poter scalciare via l'arma di Tenya, presa prontamente da Denki.
"Okay forza, aprimi la cassa" ordinò Katsuki, mentre intanto Sero e gli altri legavano gli ostaggi.
"Non ascolto un uomo senza dignità, kero" rispose tenendogli testa Tsuyu, facendo sorridere divertito il biondo.
"Ovvio che non lo fai, ti conosco bene. Ma vedi, stavolta è diverso" e fu lì che lo sguardo del capo si scontrò con quello privo di colore di Jirou, che poggiò la lama al collo di Tenya, graffiandolo. Il sangue cominciò a distendersi sul ferro, e Tsuyu rimase pietrificata. Mai avrebbe voluto e permesso che il suo amico, o comunque un suo qualsiasi cliente, morisse per una sua parola di troppo.
Mordendosi il labbro inferiore abbassò lo sguardo e aprì la cassa, e con le lacrime agli occhi si arrese e scartò del tutto l'idea di comprare un anello di fidanzamento per la maga, non avendo più abbastanza soldi per farlo.
Katsuki grugnì e la spinse, acciuffando i soldi e mettendoli in una busta, ed avrebbe anche vinto se non fosse che una freccia gli sfiorò la guancia e si conficcò nel legno di cui erano fatte le mura. Si voltò adirato, ma la faccia che si ritrovò davanti fu la benzina gettata sul fuoco.
Izuku Midoriya, quel fastidiosissimo ragazzo delle consegne "che leccava il culo al principe Shouto" lo aveva sfidato per l'ennesima volta, nonostante gli avesse sempre ripetuto di farsi i fatti suoi.
"Non cambi mai" mormorò Izuku con il volto contorto in una smorfia di fastidio, facendo ridere Katsuki che intanto si sta ripulendo la guancia col palmo della mano.
"Ma sentilo" lo prese in giro "Che cazzo vuoi Deku? Ti ho avvertito mille volte" e Izuku lo ignorò, aprendo di più la porta del locale col piede e prendendo agilmente un'altra freccia. Katsuki allarmato scrutò Eijirou, che a sua volta fece segno a Mina, Denki e Sero di andare alla porta e fermare Deku, e successivamente i rinforzi che sarebbero venuti a breve.
"Che c'è Deku, hai bisogno degli altri per vincere?!" urlò Katsuki, afferrando una bottiglia mezza vuota sul bancone e rompendola, tenendo il collo della bottiglia.
"Non dovresti parlare, tu che hai una squadra intera e nel mentre non fai nulla" rispose a tono Deku, pronto a lanciare un'altra freccia.
"Ma non farmi ridere! Ti ammazzo, muor--"
"Katsuki" lo fermò Eijirou, che intanto non aveva mai mollato il biondo. Esso si voltò, ancora più frustrato e gli domandò cosa volesse.
"I rinforzi... non--"
"Ora basta così!" urlò una voce femminile, squillante ed anche familiare a Tsuyu, appartenente ad una giovane che si abbattè su Jirou, comparendo dall'alto.
"QUELLA MAGA DI MERDA!" imprecò il biondo, vedendosi poi accerchiato da altre persone ancora, come il corvo Tokoyami ed Inasa, il capo dell'esercito. Ochaco apparì subito dopo dietro Tsuyu e l'abbracciò, chiudendo con un gesto secco della mano la cassa piena di soldi.
Eijirou e Katsuki vennero letteralmente spinti a terra e degli altri se ne occupò Izuku assieme ad Inasa. Nel mentre, Jirou venne bloccata contro il bancone dall'abile spadaccina che le lanciò uno sguardo intrinso di odio e disgusto. Jirou la guardò, e scordò per un attimo tutto quello che stava succedendo; era bellissima, e le parole gli erano morte in gola.
"Nome e cognome" sentenziò lei, senza tollerle gli occhi di dosso. Jirou perse un battito e si morse il labbro, sussurrando: "Jirou Kyouka".
"Momo sei stata fantastica, ti ringrazio" fece Tenya, che intanto teneva un fazzoletto sulla ferita, con Mei avvinghiata al suo braccio.
Si chiamava Momo, lei, e Jirou era rimasta ferma al bancone a fissare il cavaliere dalla coda di cavallo nera. L'aveva stracciata, bloccata ed addirittura guardata con disgusto, ma la ragazza non riusciva a vedere nient'altro se non una sorta di dea scesa in terra.
"Figurati Tenya... state tutti bene?" chiese, avvicinandosi alla povera Tsuyu che tremava leggermente, e non per la paura di venir derubata, ma perché credeva sul serio che il ragazzo ci avrebbe rimesso le penne. Ochaco, la maghetta che tanto amava, l'abbracciava e le accarezzava i capelli, sotto lo sguardo apprensivo e dispiaciuto di Momo.
"Kacchan, l'avete fatta grossa..." sussurrò Izuku amareggiato, mentre intanto Inasa lo ammanettava. Katsuki per tutta risposta ringhiò, minacciandolo di mordergli il cazzo se avesse continuato ad infierire e si fece portare fuori dal locale, assieme agli altri che furono ammanettati a loro volta.
Erano ormai sicuri che era finita, se non fosse che si erano dimenticati un particolare, un particolare importantissimo sul rosso.
Eijirou ci mise poco, e dopo qualche secondo le manette si spezzarono e lui prese la forma di un possente drago, che col muso acciuffò Katsuki e tutti gli altri velocemente, mettendoli sul suo dorso.
"Merda!" aveva urlato Izuku, essendosi completamente dimenticato dell'abilità di Eijirou che, come se nulla fosse, aveva cominciato a volare, e tra le nuvole si era dissolto.
 
"Che giornata di merda!" esclamò Katsuki, che ne aveva fin sopra i capelli, scendendo dal drago ed entrando nella sua tenda. Denki tremò, era spaventoso quando incontrava Izuku, specie quando quest'ultimo lo batteva.
Eijirou tornò nella sua forma umana, e sospirò afflitto.
"Okay, ehm... è meglio se prepariamo la cena" disse, per poi soffermarsi su Jirou che non pareva prestare attenzione a nessuno più del solito.
"Jirou qualcosa non va?" chiese il fulvo aggrottando le sopracciglia, avvicinandosi alla ragazza.
"A-ah? No no, va tutto bene" Eijirou continuò a guardarla con l'espressione di chi sapeva stesse ascoltando solo frottole ed incrociò le braccia al petto. Jirou si arrese e sospirò afflitta.
"Non lo so... quella ragazza" mugolò sentendo le guance tingersi di un rosa chiaro.
"Quale ragazza?"
"Quella con la coda... che mi ha sbattuta al bancone... Momo?" il rosso annuì, ricordandosene "Eh? Cos'aveva quella ragazza che ti ha tanto turbata?"
"Una bellezza assurda" rispose velocemente, gesticolando a malapena. Eijrou rimase in silenzio, poi però si tradì e rise, facendola diventare un piccolo peperone.
"Ti piacciono le ragazze Jirou?"
"Circa. Non disprezzo nemmeno i ragazzi, ecco... tu mi capisci no?" chiese, sentendosi morire dall'imbarazzo.
"Certo che capisco Jirou" disse continuando a ridere "Comunque, non voglio che ti illuda, insomma... non dopo quello che è successo oggi" disse più serio, tentando di essere il più gentile.
"Lo so..." sussurrò "Ma è solo perché esteticamente l'ho trovata bellissima, non c'è nient'altro!"
"Sicura?"
"Sicurissima" e lì Eijirou sorrise, per poi scompigliarle i capelli rincuorato.
"Ed ora prepariamo la cena, altrimenti Katsuki ci frigge".
 
Avevano mangiato fino a scoppiare, e Katsuki dopo aver divorato di tutto rientrò nella sua tenda, senza dire niente a nessuno.
Ad Eijirou non piacque particolarmente quell'azione, così, poco dopo congedò i compagni che stavano attorno al fuoco e cantavano, forse un po' ubriachi. Aprì leggermente la tenda e si ritrovò davanti Katsuki, senza mantello e coi pantaloni sbottonati che lo fissava perplesso. Eijirou deglutì, chiudendo la tenda e si sedette sulla coperta, rimanendo in silenzio.
"Che vuoi Eijirou" domandò incolore Katsuki che intanto armeggiava con i pantaloni.
"Non mi piace quando sei arrabbiato" e Katsuki rise quasi per un po', affermando che lui fosse sempre arrabbiato. A quel punto si sedette di fronte al rosso e lo scrutò, capendo che era riuscito, senza nemmeno rendersene conto, a muovere qualcosa nei pantaloni del ragazzo. Ghignò soddisfatto e posò le mani sulle sue cosce, avvicinandosi.
"Vediamo se riesci a farmi tornare di buon umore" bisbigliò con voce roca, e guadagnandosi un Eijirou particolarmente violento che gli era saltato addosso ed aveva cominciato a morderlo e a schiaffeggiarlo ovunque.
 

- Se vi va, ascoltate Aquila Altera; Jacopo da Bologna
 
Jirou dopo aver cenato assieme aveva silenziosamente abbandonato tutti, a differenza di Eijirou che era rimasto un pochino di più con il gruppo.
Era tormentata da vari pensieri che avrebbe voluto scordare come aveva scordato i suoi spartiti nella tenda, e quando se ne accorse sbuffò sonoramente, e siccome si stufava di rifare un pezzo a piedi, tornare all'accampamento e poi riprendere il suo posto sui rami della sua quercia decise, senza girarci troppo, di improvvisare qualcosa e suonare alcune canzoni che conosceva a memoria.
La musica era l'unica cosa che la rilassava, in tutto e per tutto. Non pensava, semplicemente lasciava che le sue dita si muovessero sulle corde, lentamente e poi velocemente, come se al suo posto ci fosse l'essere più prezioso al mondo, che si beava delle sue coccole.
Jirou si fermò stonando una nota ed arrossì; ci aveva pensato di nuovo, ed il pensiero di poter accarezzare quelle guance dalla pelle vellutata la fecero morire letteralmente.
"Jirou, finiscila. Non fa per te" sussurrò, riprendendo a suonare. Intonò Aquila Altera, di Jacopo da Bologna, e svuotò la mente. L'unica cosa che esisteva in quel momento era lei, la chitarra e le stelle.
Ci aveva pensato prima, a come sarebbe stata la sua vita se fosse stata al fianco dei "buoni", a risolvere ogni bravata dei ribelli e a dar soccorso alle persone in difficoltà. Non le sarebbe dispiaciuto in effetti, anche se loro non erano davvero cattivi. Katsuki poteva sembrarlo, ma la sua causa era in parte corretta, e Jirou non aveva mai pensato il contrario. Eppure, una vocina nella sua testa che il fine non giustificava i mezzi, e che in fondo sbagliavano. Eppure, solo per un attimo, avrebbe desiderato rivedere il cavaliere, chiederle forse scusa, umiliarsi e poi poterla guardare ulteriormente, pensando a quanto potesse essere bella rivestita nella sua armatura fatta di valori e giustizia.
"Mi piace la tua musica" si sentì poi dire Jirou, che aveva smesso e si era voltata. Il suo cuore smise di battere e le sue labbra cominciarono a tremare.
"Per favore, continua pure" si scusò la ragazza, levandosi il cappuccio del leggero mantello bianco, rivelando la sua coda di cavallo nera come la stessa notte.
"Avete intenzione di ammanettarmi?" rispose Jirou, deglutendo più volte. Momo si lasciò scappare un sorriso, e per la musicista fu la fine.
Quel dannatissimo sorriso.
"Dovrei ma Izuku, quel ragazzo dalla folta chioma verde, ci ha pregati di lasciar correre, dicendoci che voi alla fine faceste queste cose per una buona causa" disse avvicinandosi al tronco dell'albero e poggiando una mano sulla ruvida corteccia "Anche se io non credo che esista una buona causa per rubare e ferire un mio amico" concluse, guardandola di sbieco.
"Non lo avrei mai ucciso" rispose Jirou sentendosi accusata.
"Lo so che non lo avresti ucciso" fece a sua volta Momo, mentre intanto Jirou scendeva dall'albero "Se l'avessi voluto ammazzare, lo avresti fatto subito" ormai erano una di fronte all'altra, e la ribelle stava fissando con desiderio gli occhi neri dell'altra.
"Anche perché queste mani non sembrano essersi sporcate di sangue" disse infine, diminuendo la distanza ed accarezzandole i palmi con i pollici. Jirou sgranò gli occhi ed arrossì, e sentendo le orecchie bruciare abbassò lo sguardo.
"Credo che stiate sopravvalutando il mio talento musicale, cavaliere" mormorò imbarazzata.
"Dammi del tu, e chiamami Momo".
"M-ma non credo di poterlo fare, e poi per nome? Il cognome sarebbe pure meglio-"
"Ti prego, non puoi adesso imbarazzarti a chiamarmi per nome, se ci fossi stata io al posto di Tenya non avresti esitato a puntarmi la spada contro" e Jirou non seppe risponderle.
Non ci sarebbe riuscita, si sarebbe rifiutata del tutto e si sarebbe fatta insultare malamente da Katsuki, ma mai avrebbe rovinato quella pelle chiara e morbida. Le sue dita erano morbide, erano calde, poteva sembrare tutto tranne che un cavaliere.
"Non credo... che l'avrei fatto" si lasciò sfuggire, allontandosi da Momo che intanto aveva leggermente spalancato la bocca.
"Come mai? Non sembro una minaccia?"
"No, mi sarei soltanto sentita in colpa nel graffiare una bella donna" rispose, armata di coraggio ed anche un parziale sorriso che attendeva di vedere la sua reazione.
Infatti, le guance di Momo si colorarono visibilmente al suo complimento, e le dita cominciarono a torturarsi una contro l'altra.
"Non credo di esser bella a tal punto... cioè, anche tu lo sei ma sei una ribelle che fa delle azioni sbagliatissime" mormorò balbettando un po' per l'imbarazzo.
"Ne sono consapevole" disse Jirou, tornando seria "Ma del denaro rubato a noi resta un quarto, o meno" e lì Momo inclinò il capo di lato, curiosa.
"Non hai notato, Momo, che le famiglie sedute a terra sui marciapiedi che chiedono l'elemosina siano diminuite nell'ultimo periodo?"
L'espressione accusatoria sul volto della corvina cadde e si ruppe in mille pezzi, e forse un senso di colpa misto a del dispiacere le colmò il petto.
"Quindi voi..."
"È sempre sbagliato. Però il vostro carissimo re aveva aumentato le tasse, gettando in strada decine di famiglie che campavano vendendo verdura al mercato. Noi facciamo quello i nobili non fanno" e lì, l'unica cosa che regnò oltre la notte fu il silenzio.
"Mi pento di averti accusato" disse, guardandosi le scarpe.
"Lo fanno in tanti" rispose "Ma le scuse si accettano sempre" concluse sorridendo e porgendole la mano, che dopo qualche secondo Momo strinse, ricambiando il sorriso.
"Felice di averti conosciuta, Jirou Kyouka".
"Jirou-chan va benissimo" rise, facendo battere il cuore più velocemente a Momo che pensò, per la prima volta, quanto bella potesse essere una spadaccina un po' ladruncola.
 
"Ochaco-chan" la richiamò Tsuyu, col suo solito tono nasale. Erano passati molti giorni dopo la rapina, e la ranocchia aveva passato molto più tempo con la giovane maga.
Ochaco si appoggiò al bancone, erano rimaste poche persone all'interno del locale, ironicamente solo i loro amici. Izuku parlottava con Tenya, potevi sentire i loro discorsi riguardo il principe Todoroki che, a quanto pareva, era stato sorpreso dal cavaliere mentre pomiciava col verdino. E Tenya rideva del rossore sulle guance di Izuku, conscio che mai avrebbe dovuto svelare la tresca dei due.
Nel mentre, Mei stava letteralmente confondendo il povero Inasa che era partito parlando di quanto ardore ci volesse per poter essere il generale, finendo col parlare di strani macchinari, tra cui anche uno strano pettine per Tokoyami, che onestamente quest'ultimo non aveva intenzione di provare.
E poi c'era Momo, che sarebbe dovuta essere lì ma stava facendo tardi. Aveva avuto qualche problema al castello, e di conseguenza ora stava correndo il più veloce possibile.
"Hai bisogno di un passaggio?" le chiese una voce femminile, scoprendosi essere Jirou a cavallo. Momo si fermò e riprese fiato. Era quasi un miracolo che ci fosse qualcuno nel bel mezzo della foresta che separava il villaggio dal castello, ancor di più il fatto che fosse proprio lei.
"Jirou-chan!" esclamò, spostandosi dagli occhi il ciuffo mosso "Ti ringrazio di cuore, sul serio" Jirou rise e le porse una mano.
"Non dirlo neanche, salta su" e così fece, posizionandosi dietro Jirou.
"Dove si va?" chiese, prendendo le redini.
"Al pub di Froppy" e lì, sorridendo per via dell'accaduto dei giorni passati, partì.
Momo trattenne per un attimo il respiro, e strinse le braccia sui fianchi della ribelle che, non avendo calcolato questo dettaglio, arrossì violentemente ma non disse nulla. La corvina poggiò una guancia sulla sua schiena, ed il fiato caldo si scontrò sul collo.
Jirou in quel momento si chiese se lo stesse facendo apposta, ed allo stesso tempo Momo voleva convincersi che nelle proprie azioni non vi era alcuna malizia.
"Sei davvero fredda, Jirou..." mormorò soffiando sul suo collo, sistemandosi meglio sul cavallo.
"Eh?"
"Intendo la tua pelle" fece Momo "è davvero fredda".
"Tu invece sei un fuoco" rispose ridacchiando Jirou, rilassando i nervi.
"Suppongo che non sia così male quindi, dato che il freddo sta lentamente arrivando" quella era una provocazione, se lo disse. Eppure avrebbe realmente voluto che la ragazza l'abbracciasse più spesso.
"Se me lo permetti, allora ti userò come coperta questo inverno" e lì Momo avrebbe volentieri risposto di sì, che avrebbe anche potuto stringerla talmente forte da potersi fondere l'una con l'altra, ma la sua unica risposta fu:
"Ti do il permesso".
 
Arrivarono davanti al pub circa dieci minuti dopo, e Jirou scese per prima per aiutare l'altra.
"Grazie" disse, stendendo le labbra in un sorriso caldo e gentile.
"Figurati, è un piacere. Ci vediamo" rispose Jirou, alzando la mano e poggiando la mano sul muso del cavallo, pronta ad andare via. Fu fermata dalla mano di Momo, che prontamente le afferrò il polso e l'avvicinò a sé.
Jirou sgranò gli occhi, ed il suo viso divenne dello stesso colore dei capelli di Eijirou quando, con un po' di esitazione, Momo posò le proprie labbra sulla sua guancia.
"Ci vediamo, Jirou" sussurrò, allontanandosi sorridendo con la mano alzata, per poi entrare nel locare e chiudere lentamente la porta.
Jirou si passò una mano sulla guancia e trattenne il fiato, senza riuscire a dire nulla. Non si chiese nemmeno per un attimo quanto fosse stato strano che una ragazza l'avesse baciata, ma solo quali fossero realmente i sentimenti che ora le appesantivano il cuore e le mandavano in subbuglio lo stomaco.
 
"Scusatemi ragazzi, ci ho messo tanto" disse Momo sospirando. Si conoscevano tutti quanti lì dentro, tra infanzia ed adolescenza erano cresciuti insieme, e nonostante le diverse strade prese avevano sempre trovato un po' di tempo per vedersi, casualmente il pub di Tsuyu era perfetto per farlo.
"Non importa, ti ringrazio di essere qui, kero" rispose Tsuyu, porgendole il classico the alle erbe che era solita prendere.
Tsuyu era tesa, e questo lo avevano notato tutti. Era facile notare quando Tsuyu fosse strana, il suo solito sorriso pareva più una linea storta, e le mani tremavano più del solito.
"Allora, Tsuyu-chan che è successo?" chiese Ochaco, apprensiva. Lei meglio di chiunque altro sapeva quando la sua ragazza aveva qualcosa. In un certo senso aveva paura che riguardasse lei, che la sua assenza negli ultimi giorni l'avesse turbata, e che ora potesse compromettere la loro relazione.
Tsuyu sospirò, e si allontanò dal bancone. Tutti avevano smesso di parlare e la fissavano curiosi, tranne Mei che invece sorrideva vittoriosa.
"Ecco..." iniziò, stringendo i pugni "lo sapete che ho dovuto diciamo lottare con i miei per un lungo periodo, kero; tra le varie cose, nonostante accettassero sempre tutto di me, erano turbati dalla mia relazione con Ochaco-chan. Ed anche se spesso si evitava di parlarne, non hanno mai accettato nulla di tutto questo, portando Ochaco ad una relazione mai ufficializzata, kero".
"Ma tu lo sai, per me non è mai stato un problema" la rassicurò Ochaco, aggrottando le sopracciglia ed allungando le labbra in un sorriso mesto.
"Lo so, ma prima o poi avrei dovuto affrontarli, kero" rispose "E ieri sera, dopo aver chiuso il locale sono andata da loro. Ho insistito, forse alzato un po' i toni, e loro hanno ceduto, kero" Ochaco sgranò gli occhi, incredula. Lentamente, le prime supposizioni si stavano facendo largo nella sua mente.
"So di averti fatto aspettare troppo, ed anche di essere stata una codarda, kero" continuò, aprendo la cassa ed estraendo da essa un cofanetto, che aprì velocemente "Ma... se sei disposta ad accettare ancora una rana nella tua vita, allora sarà ufficiale, e non avremo più bisogno di nasconderci, kero" concluse, arrossendo leggermente e mettendole il piccolo anello d'argento all'anulare. Ochaco, che non aveva detto nulla, sentì le ciglia inumidirsi e poi alcune lacrime scivolare sulle sue guance perennemente rosse.
"Tsuyu..." sussurrò, tenendo gli occhi fissi sull'anello che la ragazza le aveva messo. Con uno sbalzo le cinse il collo con le braccia e la baciò, facendo sorridere i presenti. Alcuni applaudirono, altri come Inasa cominciarono a piangere, dicendo che i veri uomini non nascondono mai le proprie lacrime, mentre Mei esultò, dato che era stata proprio lei ad accompagnare la ranocchia in gioielleria.
Ochaco si allontanò, poi prese l'altro anello dalla scatolina e glielo mise a Tsuyu, facendo applaudire nuovamente tutti, soprattutto Momo che, come Inasa, si era commossa. Si era commossa, e si era immaginata al loro posto, con Jirou.
Voleva anche lei fare una cosa del genere, voleva anche lei poter baciare quella ragazza senza alcuna esitazione.
Momo si era innamorata di Jirou, e lo aveva capito guardando Tsuyu ed Ochaco amarsi a loro volta.
 
"È amore!" esclamò Eijirou, battendo le mani emozionato.
"Temo di non capire" borbottò Jirou, che sedeva nella tenda dell'amico.
"Oh, Jirou" Eijirou la guardò malizioso "Lo sai bene invece. Lei ti piace, e tu piaci a lei! Quando glielo vorrai dire?!" Jirou sbuffò.
"Non sono sicura che sia amore. Voglio dire, lei mi piace ma... già amore? Non è un sentimento troppo grande per essere sbocciato in così poco tempo?"
"L'amore non ha bisogno di un tempo specifico per nascere, nasce e basta".
"Tu quando l'hai capito?" Eijirou sorrise arrossendo leggermente, e si passò una mano sui capelli.
"Beh, la prima volta che lo vidi pensai che fosse estremamente sexy" disse, facendole aggrottare le sopracciglia "Lo penso ancora, okay. Però ora lo amo anche per il suo merda di carattere".
"Questa è una contraddizione" lo prese in giro trattenendo le risate.
"No, è un dato di fatto. Katsuki è come un cucciolo di leone, fa lo stronzo e morde ma poi si accoccola dopo aver fatto l'amore".
"Sei serio?"
"Serissimo. Sa essere carino involontariamente" Jirou continuò a riderci sopra.
"Comunque, fu amore. Bastarono circa dieci o quindici giorni per capirlo, molti di più per dirglielo, ed ora stiamo insieme" Eijirou le accarezzò i capelli, poi glieli scompigliò e rise, mostrando i denti affilati.
"Devi dirglielo prima che qualcuno possa portartela via, e poi quel bacio sulla guancia stava sicuramente a significare che a lei piaci!"
"Forse le piaccio, non lo so. Ogni sera io vado a suonare la chitarra sotto la quercia..."
"E lei ti raggiunge, vi ho viste" Jirou scoppiò.
"Sei un guardone di merda!" urlò pronta a tirargli un ceffone, vedendolo ridere.
"NON L'HO FATTO APPOSTA, DEVO ISPEZIONARE LA NOTTE" dopo un po' Jirou si calmò e, sospirando, prese una mela dal cestino.
"Faccio il tifo per voi" sussurrò il fulvo, infine. Jirou sorrise.
"Lo so, e ti ringrazio".
"Okay allora avete finito di fare tutto questo bordello? Vi ammazzo" sbraitò Katsuki, entrando nella tenda furibondo.
"Ka-Katsuki, ehi..." fece Eijiro sorridendo spaventato. Jirou si avvicinò alle pareti della tenda e corse verso l'uscita, mugolando un "Io vado, ciao".
Katsuki posò i suoi occhi dalle iridi cremisi sulla figura del ragazzo che intanto mise le mani in avanti come per proteggersi da una furia omicida che di lì a breve si sarebbe scaraventata su di lui. Bestemmiò e lo prese per il polso, catturando le sue labbra in un bacio.
"Mi trovi sexy quindi?" chiese con voce roca, provocandogli una miriade di brividi lungo la schiena.
"Più che sexy" bisbigliò, facendolo grugnire. E alla fine, Eijirou gli diede quel che voleva, beandosi di quel corpo nudo che da tempo gli apparteneva.
 
Jirou suonava, suonava troppo velocemente per poter sembrare tranquilla come al solito. Suonava senza fermarsi, e le note a volte stonavano.
"Sei nervosa?" chiese Momo, arrivando e levandosi il cappuccio.
"Forse un po'" le rispose, mordendosi il labbro. Momo desiderava parlare, chiederle scusa per il bacio di qualche ora prima, ed anche Jirou desiderava dichiararsi in una botta secca, senza troppi giri.
"Scusami per prim-"
"Mi piaci!-"
Dissero insieme, ed entrambe si guardarono, paonazze in viso. Il silenzio le avvolse, e l'unica cosa che riuscirono a fare fu respirare pesantemente.
"Ti- ti piaccio?" Momo deglutì, osservandola in ogni centimetro di pelle; solo gli Dei potevano saperlo, quanto a Momo piacesse il suo fisico snello e minuto.
"L'ho detto... ma se vuoi chiedermi scusa allora deduco di non essere ricambiata" bisbigliò abbassando lo sguardo e sentendosi uno schifo. Si era convinta che potesse andare bene, che anche lei si sarebbe dichiarata, che entrambe provavano le stesse emozioni, in tutto e per tutto.
Jirou posò la chitarra nella custodia e velocemente la richiuse. Era a tanto così dall'andarsene quando, sorprendendola nuovamente, Momo la bloccò con le spalle all'albero
, baciandola sulle labbra. Jirou sgranò gli occhi e rimase ferma, senza sapere cosa fare. Fu un bacio a stampo e durò pochi secondi, giusto per trattenere la musicista.
"Anche tu" disse decisa, sudando "Anche tu mi piaci".
"Perché allora--"
"Avevo paura di essere stata scortese! Ma non per questo non volevo farlo..." Jirou la guardò, si specchiò in quegli occhi neri e poi sorrise, ancora imbarazzata.
"Fallo di nuovo allora" la provocò mefistofelica "Ma stavolta sul punto giusto".
E Momo non se lo fece ripetere due volte.
La baciò, posando le mani sui suoi fianchi e freneticamente le leccò le labbra, che poi schiuse dopo qualche secondo, permettendole di approfondire. Le lingue si strofinarono una contro l'altra, e Momo saggiò ogni angolo della sua bocca, partendo dalle labbra fino al palato. Sorrise, ed i denti si scontrarono, per poi tornare a nascondersi nuovamente in un bacio pieno di saliva e gemiti strozzati.
Jirou si chiese come, una ragazza del genere, bella come il sole ed intelligente come pochi, la stesse viziando talmente tanto. Lei, che si considerava una ragazza ordinaria, una musicista da quattro soldi ed una sorta di Robin Hood che rubava assieme ai suoi amici e donava a chi non aveva più niente, si chiedeva lei come potesse toccare delle curve simili, come potesse posare le sue mani su quei seni prosperosi, accarezzarle i capelli, poi le guance, spogliarla dei suoi vestiti comodi, ammirarla nuda sopra il suo corpo, mentre lei era distesa sull'erba, sopra i propri indumenti.
Ma se solo l'avesse saputo, quanto Momo la volesse per sè. La vedeva fragile, ed allo stesso tempo troppo forte. Era della porcellana nelle sue mani vellutate, e l'unica cosa che voleva fare era proteggerla, essere il suo cavaliere.
Voleva poterla ascoltare mentre suonava, intonando a volte qualche canzone da lei scritta, e voleva poterla ascoltare mentre parlava delle cose che più amava, come le stelle e gli scoiattoli.
 
"Sei bellissima" sussurrò Momo, sentendo le prime luci dell'alba bruciarle la schiena nuda.
"Detto da te" rispose Jirou, spostandole una ciocca di capelli. La baciò nuovamente, più leggera e sorrise stanca.
"Dovrei tornare a palazzo..." sussurrò, spezzando l'atmosfera che si era creata.
"Ed io in tenda, sai che roba..." si alzarono entrambe in un colpo di reni e riprendendo i vestiti da terra. Jirou si riabbottonò la camicia bianca, e nel mentre due braccia le circondarono il busto.
"Ci rivediamo più tardi?" bofonchiò il cavaliere, baciandole una spalla.
"Dove?" chiese, giustamente, Jirou, passandole una mano sulla guancia.
"Al pub" Jirou rise, scuotendo la testa.
"Ho quasi ammazzato il tuo amico lì".
"Hai detto che non volevi" rispose divertita "Avanti, glielo spiegherò io".
Jirou avrebbe detto di no, che non se la sentiva di andare nel luogo che aveva provato a saccheggiare, di stare assieme alle persone che aveva spaventato, ma quando Momo le mise il broncio fu la fine, e, scoccandole un bacio sulle labbra gonfiò le guance.
"Ci vengo, ma non provocarmi così".
E Momo rise, conscia che non ci fosse una ragazza bella quanto Jirou, che brillava più di una lucciola, di fronte ai suoi occhi del colore delle tenebre.
Forse, di tutte le cose errate che Jirou nella sua vita aveva fatto, mettersi assieme al suo completo opposto era stata la cosa più corretta in mezzo ad una piramide di sbagli.
 
N.A.
NAHAHANA, okay, di tutte le fic che ho fatto questa è quella che più mi ha divertita.
Comunque sia, le considerazioni personali sono poche, dato che ovviamente non è terminata.
Ebbene sì, ci sarà un epilogo.
Ma ora lasciatemi vivere.
Buonanotte <3

 

 

   
 
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