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Autore: Leah96    30/12/2018    0 recensioni
Ginevra è un'universitaria come tante, piena di sogni, di colori e di una sfiga perenne che sembra seguirla onnisciente. Soprattutto quando si parla di ragazzi: da una parte il bello e tenebroso Lorenzo, dall'altra Antonio, un amico inaspettato o non proprio amico.
Riuscirà la nostra eroina a divincolarsi da un pericoloso triangolo amoroso?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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TRAGICOMICAMENTE INNAMORATI Cap1 La maledetta sveglia delle 7: benvenuti nella mia vita. La sveglia suona .Sono le sette. Trauma. Devo alzarmi, altrimenti arriverò tardi a lezione. Con quella fatica esistenziale immane che si ha solo di mattina presto mi tirai giù dal letto e afferrai le prime cose che mi capitarono sottomano dalla sedia accanto. Entrai nel salotto- cucina; ovviamente trovai la mia coinquilina Natasha e il suo fidanzato congolese beatamente addormentati sul divano che ormai era diventato il loro letto. Cercai di fare il meno rumore possibile mentre preparavo il caffè e mi fiondavo nel microscopico bagno per rendermi almeno decente. Come se ne fosse bisogno! Ero orrenda praticamente trecentosessantacinque giorni l’ anno, compresi i festivi. Ingurgitai la mia dose di droga giornaliera,senza zucchero perché la prendevo amara come la vita, ed uscii di casa: adoravo passeggiare la mattina presto, mi dava un senso di pace intervallato da qualche clacson impertinente ma evidentemente mattiniero come me. La città a quell’ ora era ancora mezza addormentata, cominciava a stiracchiarsi nel suo letto e a prendere vita. Arrivai in facoltà fantasticando come mio solito, quella mattina avevo storia dell’ arte medievale e poi storia moderna e, ovviamente, ero fogatissima per quello perché entrambi i professori erano coinvolgenti e rendevano avvincenti le lezioni. Come al solito trovai la mia amica Viola seduta in seconda fila (non so come riusciva ad arrivare sempre prima di me nonostante mi alzassi alla sua stessa ora): “Buongiorno.” Dissi sedendomi accanto a lei e tirando fuori il quaderno di appunti con la penna. “Buongiorno cara.” Il tono della sua voce non mi piaceva per niente “C’ è qualcosa che non va?” chiesi prontamente. “Oh, sai le solite Gine. Il subdolo che prima mi chiama per vederci,poi fa tutto il carino e alla fine sparisce. “ “E tu ci vai ancora dietro, neanche fosse l’ ultimo ragazzo sulla faccia della terra. Guarda che ce ne sono di migliori e con un naso meno grosso del tuo lord inglese.” Lei rise; vittoria! Subdolo:0 Ginevra: 1. Non riuscivo davvero a capire cosa ci trovasse in quel secchione emaciato una bella figliola come Viola; alto e dinoccolato, con u naso che gli arrivava per terra quasi, non era esattamente il più figo del mondo eppure la mia amica ne era innamorata persa da quando lo avevamo conosciuto a storia romana due anni fa, appena cominciata l’ università. Da allora era cominciata una travagliata situazione fatta di pianti da parte di lei e indifferenza da parte di lui; si vedevano sporadicamente, quando il signorino si ricordava che c’ era anche lei nel mondo oltre alle sue traduzioni di greco e Viola ogni volt ci cascava nonostante le mie raccomandazioni da amica previdente anti-stronzi. “Gine, tu non capisci” mi ripeteva spesso “io penso di amarlo. Sono così felice quando sono con lui, è come se salissi in un Eden tutto fatto di libri e fiori dove ci siamo io e lui che passeggiamo mano nella mano.” Caso perso in partenza ragion per cui mi ero rassegnata in un certo senso e la lasciavo sfogare ogni volta che era triste e depressa perché il subdolo spariva dalla circolazione (invece i suoi tentativi di giustificarlo rimanevano sempre e comunque). Qualche volta mi chiedevo come era essere innamorati di qualcuno,se significava dipenderne emozionalmente come Viola allora ero contenta di non essere innamorata di nessuno. In realtà qualcuno che mi piaceva c’ era ma ormai si trattava di storia vecchia e sepolta nel mio dimenticatoio “possibili relazioni pericolose con tipi cinici e strani”: durante il primo anno nei giorni gloriosi da matricola spensierata avevo conosciuto un tipo del conservatorio ed era stata empatia a prima vista (adesso davo la colpa al fatto che ero un po’ alticcia quella sera e non in preda ad una sensazione di cosmico sentimento come mia aveva fatto credere lui); era più grande di me, somigliava in maniera impressionante a Jim Morrison nella sua versione più bassa con gli occhi verde bosco di Sir Paul McCartney ,si chiamava Lorenzo e veniva da una parte non meglio identificata della provincia di Livorno. Dopo quella festa interamente passata a parlare di quanto facesse schifo la musica raggeton e di Justin Biber patrimonio del trash contemporaneo decidemmo di vederci il sabato seguente; non ci credevo neanche io: mai nella mia breve vita un ragazzo così perfetto mi aveva chiesto di uscire. Fu l’ inizio di un travagliato periodo durato abbastanza per i miei sentimenti, fatto di lascia e prendi praticamente ogni settimana, a seconda dei bisogni di solitudine temporanei suoi e delle mie incazzature da ragazza paranoica e leggermente stronza. La rottura definitiva era avvenuta l’ anno precedente quando avevo scoperto che mi tradiva con una pittrice francese ma in realtà ogni tanto ci sentivamo ancora quando entrambi avevamo bisogno di sfogarci fisicamente e questo lo sapevano solamente Tania e Natasha. Per le altre mie amiche,compresa Viola, io e Lorenzo avevamo rotto e anche malamente dato che mi aveva tradita; tuttavia non gli avevo mai detto di amarlo, nonostante durante il primo periodo stessi sotto di lui in maniera vergognosa che adesso, a ripensarci, mi sarei presa a ceffoni da sola. Quindi potevo dire di non aver conosciuto mai l’ amore, quello vero intendo, solo sesso e attrazione fisica; il resto era cinismo e stronzaggine. “E quindi vi rivedete?” le chiesi dopo la lezione, mentre andavamo nell’ altra aula per storia moderna. “Certo.” Rispose lei. “Viola sai che non potrai continuare così fino alla fine dei tuoi giorni? Hai bisogno di stabilità” disse Beatrice. “Bea non sono tutti come Fabrizio.” “Già sai che noia,altrimenti.” Commentai ridendo. “Almeno Fabrizio non mi ha mai tradito con la prima pittrice che gli passa davanti al naso.” Colpita, ma avevo la risposta pronta. “Si dia il caso che io e quello psicopatico di Lorenzo non stessimo insieme, la nostra è stata solo una lunga frequentazione perché io sono allergica alle relazioni e lui si scoperebbe anche mia nonna.” Era la verità, sin dall’ inizio avevamo messo in chiaro di non stare insieme nel senso di fidanzati ma come due persone che semplicemente uscivano insieme come più che amici. “Meglio che non commento.” Fece lei. Mamma come era seria, sembrava una donna di cinquanta anni e non una ventiduenne. “A prima mattina sempre pane amore e acidità.” Tutti i gruppetti hanno quella ironica e noi avevamo la rossissima Danae che aveva il dono di mettere concordia e di far ridere tutte. Lei e Bea erano fidanzate con due migliori amici ingegneri che erano la loro versione al maschile. Nel frattempo eravamo arrivate in classe. “Ma Sabrina non viene oggi? Non aveva detto niente. “ domandai mentre prendavamo posto. “Non ti ricordi che due giorni fa ci aveva detto che sarebbe mancata perché suo cugino Josè arriva dalla Spagna oggi?” “Ah, già. Il cugino.” Ero così smemorata che a volte mi scordavo persino di mangiare. In quel momento mi vibrò il cellulare: un messaggio da Lorenzo. “ Hai casa libera stasera o facciamo da me?” Avevo voglia o no? Erano due settimane che non lo vedevo, mi mancava sentire le sue stronzate. “No. Però se vuoi ti aspetto per le dieci di stasera.” La vibrazione in risposta non tardò ad arrivare: “Andata.” I nostri incontri erano più o meno uguali: arrivava quando voleva, facevamo quello che dovevamo fare e dopo gli preparavo un thè aromatizzato allo zenzero; spesso rimaneva anche a dormire e,in quel caso, la razione era doppia e succedeva di solito quando era particolarmente ansioso o nervoso per qualcosa. Nei suoi rari momenti di tenerezza mi confessava che ero la parte migliore di lui e che,fossimo stati altri tipi di persone, sicuramente saremmo stati una coppia perfetta. A quel punto gli tiravo un schiaffetto e lo riportavo alla realtà: non sarebbe mai potuto accadere e lo sapeva. Mentre il professore spiegava per la terza lezione di seguito l’ inquisizione spagnola notai con la coda nell’ occhio Sabrina che entrava in classe con un ragazzo altissimo e scuro; doveva essere sicuramente suo cugino ma non potevo osservarlo bene da dove ero seduta. Il mistero venne svelato dopo lezione:” Ciao ragazze.” Ci salutò fuori dall’ aula. “Questo è Josè. E’ arrivato un’ ora fa e siamo venuti perché voleva vedere l’ uni.” Lui fece un timido cenno, doveva essere molto imbarazzato. “Queste sono Viola Beatrice Danae e Ginevra, sono quelle famose amiche delle quali ti parlo spesso.” Ci strinse la mano una alla volta; non era affatto male,anzi, sembrava un personaggio del Don Chishotte con quell’ aria trasognata che si notava subito dagli occhi scuri . “Quindi sei qui per l’ erasmus?” chiesi per rompere il ghiaccio mentre ci avviavamo verso la mensa per il lauto,si fa per dire, pasto “Si. Yo sono aqui per studiare storia. L’ Italia è un bel paese e poi morivo dalla voglia di rivedere la toscana e Firenze, non ci torno da che ero nino, da piccolo.” “E vai spesso da Sabrina in Abruzzo?” “Dipende dai nostri genitori. Di solito facciamo una volta ciascuno anche per riportare la nonna nella sua terra natia.” “Capisco.” Non sapevo spiegarmi il motivo ma mi ispirava dolcezza e simpatia e questo era molto strano perché di solito con gli estranei ero piuttosto diffidente. “Quanti anni hai?” poco a poco lo stavamo sommergendo di domande un po’ per una ma almeno si stava sciogliendo. “Ventiquattro.” “E sei già alla magistrale?” “Negativo. Sono al terzo anno come voi; quando avrei dovuto cominciare ho lavorato per mettere da parte i soldi per pagarmi gli studi.” Vidi Sabri mollargli uno scappellotto mentre inforcava un pezzettino di carne:” Di la verità.” “Eva bene. In realtà ero partito a per scalare i Pirenei dopo la fine della scuola con il gruppo di arrampicata e mi era piaciuto così tanto il posto che ci sono rimasto per due anni. “ “Con la preoccupazione continua dei miei zii e della nonna aggiungerei.” Puntualizzò la cugina. “Sapete mio cugino è uno spirito troppo aleatorio. Non so neanche come è arrivato fino a qui.” “Bhe fino al confine in autostop poi ho tagliato per Nizza e la Liguria.” “Ma un aereo?” disse Beatrice lanciandogli un’ occhiata eloquente. “Nha, troppo facile; in questo modo ho visto le Cinque Terre e Genova.” A quel punto mi scappò una risatina; che tipo assurdo: chi sano di mente avrebbe fatto autostop? Doveva essere un ragazzo davvero strano, volevo davvero conoscerlo. Finalmente dopo mesi di apatia abitudinaria succedeva qualcosa di simpatico. “Io direi di prendere un caffè e di dirigerci allegramente verso la biblioteca.” Suggerì Viola dopo che avemmo posato i vassoi sul nastro. La nonnina del bar della mensa era un amore di nonna e ormai ci conosceva; in realtà qualche volta quando non avevo lezione e andavo a studiare lì mi fermavo a parlare con lei di tante cose, avevo persino il suo numero di telefono ed ero andata a casa sua svariate volte per un thè. Madame Caterine era di origine francese e aveva studiato a Firenze moda e costume teatrale,molto spesso mi raccontava della sua giovinezza della Francia, del suo povero marito italiano Costanzo morto da non so quanti anni e dei nipotini che aveva disseminati nel mondo perché i suoi figli erano partiti tutti e tornavano raramente a casa. Io le stavo abbastanza simpatica e mi trattava come una specie di nipotina acquisita; era l’ unica tranne Tania e Natasha che sapeva della persistenza di Lorenzo nella mia vita. Stranamente non mi aveva giudicata,mi confessava che le ricordavo tanto lei quando era una giovane modista con tanti sogni e che mi capiva perché,nonostante avesse amato tanto suo marito, aveva portato avanti una relazione clandestina di oltre trent’ anni con un professore molto più grande di lei che aveva conosciuto in accademia. “Ragazze il solito?” ci chiese sorridendo “Sisi.” Il caffè al ginseng del bar della mensa era semplicemente afrodisiaco. “Madame questo è mio cugino Jose” esclamò Sabrina “Oh ma che bel giovanotto. Ci voleva proprio un gallo in mezzo a tutte queste galline.” “Encantado” disse lui . una volta usciti i due ci salutarono “Ragazze è meglio che noi torniamo indietro. Devo aiutarlo a sistemarsi. Ci vediamo domani.” “è davvero carino Gine.” Decretò Danae mentre entravamo in biblioteca “Si, mi da di anima pura.” “Secondo me stareste benissimo insieme. Mi ha dato questa impressione.” Ecco che partivano i film della serie “Troviamo un fidanzato per Ginevra” Ridacchiai “Neanche lo conosco, però si è davvero molto carino. Così perso e innocente.” Già, prevedevo avventure molto divertenti con questa new entry molto gradita. “Quello che non sei tu.” Premetto che Beatrice non è molto contenta dalla mia condotta a suo dire poco ortodossa e non perde mai occasione di rinfacciarmelo. “Dai Bea,sono libera e felice. Potrò fare quello che mi pare, no?” risposi . “Ma quell’ amico di Eugenio non ti piace? Lui parla sempre di te.” “Decisamente no. È noioso e per di più fa anche ingegneria, lo sai che sono allergica alle cose matematiche. “ Lei alzò gli occhi al cielo “Giustamente se non è un caso umano tu neanche lo guardi.” Sembrava mia nonna quando attaccava quei pipponi, come se trovare un ragazzo serio per me fosse la sua missione della vita, tuttavia le volevo bene e sapevo che lo faceva per vedermi felice e contenta come lo era lei. La verità era che sospettava mi vedessi ancora con Lorenzo, cosa più che vera, ma non lo avrei mai ammesso. Il pomeriggio passò velocemente, così come la mesta cena a mensa con la compagnona di sventura: “ Allora cosa ne pensi di mio cugino?” domandò Sabri mentre ingoiava una cucchiaiata di minestra al sapore di acqua e verdura “Interessante e strano. “ Lei sorrise,soddisfatta “Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Quando mi ha detto che avrebbe fatto l’ erasmus qui ho subito pensato che sareste andati d’ accordo. Stessa personalità eccentrica.” “Ma non viene a mensa?” “Oh, no. Dice che riesce a mangiare solo quello che cucina lui, non si fida del cibo preparato dagli altri, accetta al massimo la cucina di nonna e zia.” “Viziato il ragazzo.” Commentai “Più che altro speziato, mette il pepe e la paprika anche nel latte se vai a vedere.” Dopo cena facemmo un pezzo di strada assieme dato che abitavamo abbastanza vicine: “Allora a domani. “ “A domani ciccia.”
   
 
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