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Autore: Mikaori    30/12/2018    1 recensioni
Lui era la mina vagante che portava con sè un rumore di fondo ineliminabile. Insostituibile.
Era il rumore in grado di farle apprezzare il silenzio e di cui poi, una volta riottenuta la quiete, sentiva la mancanza.
Era una contraddizione in termini.
Era Sherlock Holmes.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio cupo del laboratorio le era sempre apparso come una confortante carezza, la lanugine morbida che avvolge il capo tondo di un neonato. Non c'era spigolosità, nel silenzio, non c'era attrito o resistenza di sorta. 
Molly sapeva che poteva muoversi con calma, in quel silenzio, ben al riparo dello stress tipico di un Pronto Soccorso o di qualsiasi altra professione che avesse a che fare con i vivi.
Lavorare lì, da sola, nella sua pace personale, era un po' come nuotare in acque basse e conosciute; compiere quei gesti che ormai le appartenevano da una vita riusciva a donarle una placida rilassatezza, quella consolazione particolarissima che deriva dalla familiarità delle esperienze.
Il Bart's, ormai, era casa sua.
E quando ci si sente a casa, davvero a casa, non c'è silenzio in grado di turbare gli animi sereni.
Molly, in fondo, serena lo era sempre stata: un'adolescente timida e posata, prima, una donna tranquilla e vagamente insicura, dopo.
Nessuno scossone, nessuna deviazione improvvisa.
La sua vita era sempre scivolata su binari regolari, fino a che un evento inaspettato non aveva di fatto mescolato le carte in tavola: l'incontro con Sherlock.
O meglio, lo scontro.
Un impatto devastante.
Un colpo di fulmine, forse, anche se lui avrebbe riso di lei, nel sentirglielo dire.

"L'amore non esiste, Molly Hooper. E' tutta questione di chimica. Se solo rifletteste, tutti quanti! Se solo lo faceste, vi rendereste conto di quanto tutto sia appannaggio di una logica inoppugnabile."

Eppure, nel suo caso, la ragione non riusciva ancora a vincere sul cuore. Ed ecco moltiplicarsi i rossori, i balbettii, i tremori intossicanti e i sorrisi in apparenza stupidi.
Ed ecco le sue labbra perdere milioni di respiri, per poi recuperarli tutti in un singolo istante.
Non c'era stata più quiete, per lei, da quando Sherlock Holmes era entrato a far parte della sua vita.
Per questo non si spaventò, quando vide un'ombra scura allargarsi sulle piastrelle candide del laboratorio.
Sicuramente si trattava di lui, giunto lì ad un'ora improbabile della notte per estorcerle chissà quale favore.
Bellissimo nel suo Belstaff scuro.
Irresistibile nei suoi sorrisi strafottenti.

"Molly, ho bisogno di un paio di occhi freschi di giornata. Ti sta bene questa nuova pettinatura, sai?"

Era sempre così, con lui. L'antico schema del bastone e della carota, solo portato a livelli estremi.
Un gioco al massacro, che le riduceva il cuore in pezzi.

"Molto carino il tuo rossetto, Molly Hooper. E' nuovo? Mi serve accesso al laboratorio, nulla in contrario, vero?"

Molly sapeva.
Sapeva che le lusinghe di Sherlock, alla fin fine, si rivelavano sempre dei tentativi ben orchestrati di manipolazione, eppure non poteva impedirsi di sperarci ogni volta.
Di credere che finalmente l'uomo si fosse accorto di lei, di quanto il suo scodinzolargli intorno come un cagnolino affamato d'affetto sottendesse in realtà un sentimento puro, profondo, poetico, che si discostava molto da quella che inizialmente era stata soltanto una cotta adolescenziale a scoppio ritardato.

« Di cosa hai bisogno? »

Quella domanda, sempre pronta ad affiorare alle labbra sottili della patologa, rimbombò nel silenzio confortante della stanza, rompendolo irrimediabilmente.
Era sempre così, con Sherlock.
Lui era la mina vagante che portava con sè un rumore di fondo ineliminabile. Insostituibile.
Era il rumore in grado di farle apprezzare il silenzio e di cui poi, una volta riottenuta la quiete, sentiva la mancanza.
Era una contraddizione in termini.
Era Sherlock Holmes.

« Di cosa hai bisogno, Sherlock? »

Un barlume di razionalità impenitente, affacciatosi alla mente di Molly, anticipò quella che poteva essere la risposta del consulente investigativo.

"Ho bisogno del polmone di un fumatore di hashish, Molly."
"Ho bisogno di un fegato affetto da cirrosi epatica per più di quattro anni, Molly."
"Ho bisogno dei pollici di un destrorso, Molly."

E invece, per la prima volta dopo anni, Sherlock Holmes la stupì.
Non con le sue deduzioni geniali, non a causa della sua mancanza di tatto, non per la sua arroganza ai limiti della sociopatia.

« Di te. Ho bisogno di te. »

Il cuore di Molly si fermò.
Il tempo si fermò.
Tutto, inesorabilmente, si fermò.
Nel laboratorio della dottoressa Hooper tornò il silenzio ma niente, niente, sarebbe mai tornato uguale a com'era stato prima di quel rumore così dolcemente straziante da mozzarle il respiro.
  
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