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Autore: Look at Hilda    30/12/2018    1 recensioni
‘ Era stata praticamente una scelta obbligata, quella di abbandonare la propria casa una volta terminata l'era dei Paladini di Voltron. Qualcosa di necessario, sia per stare bene, sia per far stare bene. [ ... ] Se non fosse stato per l'insistenza di quelli che ormai erano gli ex Paladini, non sarebbero stati solo sette gli anni passati alla deriva altrove, a ricostruire quello che migliaia di anni di dominio Galra avevano distrutto. [ ... ] Quantomeno, nell'essere accolto dagli espansivi amici, si sentì tranquillo. ‚
[ SPOILER per chi non ha visto la S8 ; IC ( spero??? ) ; Sheith ]
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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☆ ~ ` Rating: verde `
☆ ~ ` Parole: 2006 `
☆ ~ ` Tag: post s8 ; IC ( se spera tho ) ; angst `
☆ ~ ` POV: Keith + Shiro nell’ultima parte `
☆ ~ ` Prompt: Davvero c’era qualche possibilità per Keith di riuscire ad accettare la neo - relazione tra Shiro e Curtis? `

 

How’m I supposed to die

 

Era stata praticamente una scelta obbligata, quella di abbandonare la propria casa una volta terminata l'era dei Paladini di Voltron. Qualcosa di necessario, sia per stare bene, sia per far stare bene. La Terra aveva smesso di essere posto per lui tempo prima, o forse non la era mai stata davvero. Con il suo temperamento, la natura di Galra sembrava calzargli a pennello molto più di quella umana. Vagare per l'infinito lo aveva sempre fatto sentire più tranquillo rispetto al passeggiare per le vie di una città qualunque. Per quel motivo, Keith Kogane aveva abbandonato la Terra ━ e con lei gli amici che aveva imparato a considerare più cari. Aveva lasciato quel gruppo che lo aveva reso un leader, che aveva fatto sbocciare in lui quello che non aveva idea potesse nascondersi. Aveva lasciato l'uomo che aveva amato per anni, ed aveva perso senza nemmeno rendersene conto. Chissà che, magari, le cose sarebbero andate sviluppandosi in maniera differente, se lui fosse stato più diretto? Chissà che, magari, non avrebbe invece rovinato tutto quanto. Non considerava un rimpianto quello di aver taciuto, in verità. Non credeva di aver compiuto la scelta sbagliata. Credeva anzi di aver fatto il meglio possibile, tutto ciò che le sue mani potevano offrire.
Non voleva più voltarsi indietro. Ma aveva dovuto farlo ━ per loro. Per quella famiglia a cui si sentiva ancora legato. Se non fosse stato per loro, non avrebbe mai più messo piede sulla Terra. Se non fosse stato per l'insistenza di quelli che ormai erano gli ex Paladini di Voltron, non sarebbero stati solo sette gli anni passati alla deriva altrove, a ricostruire quello che migliaia di anni di dominio Galra avevano distrutto. Tornare indietro parve quasi innaturale. Mettere piede su un terreno da dover considerare obbligatoriamente natio non gli diede alcun conforto. Quantomeno, nell'essere accolto dagli espansivi amici, si sentì tranquillo. Seppur Lance, delicato ancora come un ippopotamo in un negozio di cristalli, finì col tirare erroneamente la treccia che giaceva pigra sulla sua spalla sinistra, e quindi appena più in basso a coprire il cuore.
Shiro lo guardò in un modo strano, che Keith non comprese. Parve affranto. Parve imbambolato. Parve felice e triste al tempo stesso. Non avrebbe saputo dire cosa avesse animato lo sguardo dell'uomo barbuto che gli si era presentato davanti senza preavviso ━ ancora con la divisa della Galaxy Garrison indosso, un paio di occhiali da vista a nascondere parte del viso, ed i capelli nuovamente della lunghezza tipica dei militari umani. Lo strinse tra le braccia con una forza familiare, lasciando Keith leggermente interdetto, forse perché non si aspettava che dopo tanti anni tra loro fosse ancora vivo un legame tale da giustificare l'intensità di quella morsa. Eppure non disse nulla. Sorrise, ricambiando la stretta, sentendo pesante lo sguardo di Curtis sulle spalle. Allontanarsi nuovamente da lui fece più male del previsto.

Fu un breve soggiorno quello che lo vide protagonista nella struttura irriconoscibile della Garrison. Un soggiorno a tratti spiacevole, a livello puramente personale. Perché faceva ancora male, nonostante tutto, vivere sapendo di non indossare alcuna fede al dito, sapendo di aver perso quello per cui aveva lottato per anni, sapendo di essere stato dimenticato. Seppur Shiro insistesse spesso con lo sguardo su di lui, lasciando crollare dalle labbra ogni tanto qualche commento randomico. In effetti, Keith non avrebbe saputo dire da dove gli uscissero certe constatazioni, così come certe domande. Gli parve quasi un fratello maggiore ━ probabilmente perché Shiro si considerava davvero nulla più che quello per lui.
‘ Sette anni lontano da qui ti hanno cambiato parecchio, sai? Persino i tuoi tratti sono cambiati leggermente. Somigli molto di più a Krolia, adesso. ‘, aveva detto una sera, in cui finalmente si era liberato dei doveri della divisa e aveva trascorso qualche ora in tranquillità con lui e gli altri. Non aveva torto, come confermarono anche gli altri. Il suo viso era davvero cambiato nel tempo, seppur di poco. Non che fosse strano ━ il fisico è solo il risultato di quelle che sono le abitudini a cui esso viene sottoposto quotidianamente. Sapeva di aver assunto tratti ‘ extraterrestri ‘ col passare dei mesi, pur mantenendo le principali caratteristiche umane.
‘ Allora, Keith? Sei riuscito a trovarti una ragazza in questi sette anni o la tua nuova natura di buon samaritano ti ha impegnato troppo tempo? ‘, aveva invece detto Lance in una risata, per poi quasi soffocarsi da solo con la cola che stava bevendo nel sentire la sua risposta. Un po’ come parve fare anche Shiro, assieme a tutti gli altri, nel sentirlo confermare di aver avuto una storia che definì ‘ breve ‘ ━ per poi specificare di aver passato ben sei anni al fianco di quella donna, con cui nonostante tutto passava ancora molto tempo, pur avendo lei trovato qualcun altro capace di amarla veramente. Forse la sua concezione del tempo era mutata leggermente, poiché aveva perso l'abitudine a ragionare in tempistiche umane. Sembrava tutto molto più breve e veloce, quando navighi nell'infinito e ti pare di farne parte.
‘ La prossima volta che tornerai qui, sarai obbligato a far tappa a casa mia per qualche giorno. Ci sono un paio di persone che vorrebbero conoscerti. ‘, aveva poi aggiunto Hunk la sera prima della sua partenza. Non avrebbe saputo dire a chi si stesse riferendo, fondamentalmente, ma sperava che stesse alludendo a tanti piccoli Hunk. Pur essendo certo che una prossima volta non sarebbe mai giunta. Pur sapendo che mai più avrebbe messo piede su quel pianeta. Perché faceva troppo male. Troppo.

‘ Cosmo come sta? ‘, aveva poi chiesto Shiro quella stessa notte, una volta rimasti da soli sul tetto della Galaxy Garrison a guardare le stelle. Keith aveva risposto utilizzando quella poca ironia che poteva vantare, dicendo che probabilmente quel lupo sarebbe sempre stato meglio di tutti loro messi assieme. Dubitava in effetti che sarebbe mai giunto il giorno in cui avrebbe dovuto dirgli addio, a meno che non si prendesse in esame il giorno in cui sarebbe stato lui ad esalare l'ultimo respiro.
Shiro rise, sempre con quella sua voce roca che l'aveva reso sempre più ‘ uomo ‘ ai suoi occhi. Non come quella perennemente acuta e squillante di Lance, adatta più ad un ragazzo che ad un uomo.
Poi il silenzio calò tra loro, seppur entrambi avessero ancora così tanto da dirsi, da rivelarsi, da ricordare. Ma avrebbe fatto tutto davvero troppo male al cuore oramai fragile ch'era quello di Keith. Forse al maggiore invece non avrebbe fatto lo stesso effetto.
‘ Oh? È forse un capello bianco quello che vedo? ‘, mormorò poi l'uomo nell'avvicinarsi a lui molto più di quanto avesse fatto in quei giorni trascorsi in compagnia degli altri. Il tocco gentile della sua mano sinistra sul capo accompagnò la risata lieve che sentì sfuggire dalle labbra altrui.
‘ Davvero stai cercando di parlare a me della comparsa di capelli bianchi? ‘, rispose quindi, per la prima volta ridendo di tutto cuore. Shiro aveva sempre avuto quel fastidioso potere di farlo stare bene in qualunque circostanza, anche quando non sentiva di avere più alcuna possibilità di riprendersi. Forse per quel motivo la sua mancanza nel corso degli anni era diventata sempre più pesante e difficile da ignorare. Forse per quello gli occhi, divenuti lucidi, riuscirono a tenere ben in trappola le lacrime pronte a solcargli il viso. Perché era felice, per la prima volta dopo tanto tempo. Era felice di avere di nuovo al proprio fianco quell'uomo dannato che aveva inseguito per tutta la galassia, ed anche oltre la morte ━ eppure fu labile e flebile quella sensazione di pace. Non sarebbe durata molto, lo sapeva. Solo osservare ancora l’anello che gli adornava il dito l'avrebbe fatto crollare nuovamente allo stato di passivo dolore a cui era oramai abituato.
‘ Si sente la tua mancanza in questo posto. Non è lo stesso non averti più qui sempre impegnato ad evitarci per startene tranquillo a guardare il cielo da qualche parte. Non è più lo stesso venire fin qui su la sera e non trovarti seduto sul ciglio del tetto col naso puntato all'insù. ‘, mormorò quindi il maggiore. Evidentemente parlare ancora dei loro capelli non gli era parso così importante come introdurre quel discorso spiacevole. Keith conosceva l'altro abbastanza da sapere che non gli avrebbe mai permesso di ripartire senza almeno accennare ad esso. Ma non credeva sarebbe stato così crudele da tirarlo fuori una volta rimasti da soli, su quello stesso tetto appena citato, mentre presenziava al suo fianco intento a carezzargli i capelli. Lo considerò un colpo fin troppo basso, che riuscì ad incassare a fatica.
‘ E perché mai dovresti ancora venire fin qui la sera e pensare a me? ‘, fu tutto quello che riuscì a rispondere, eludendo quello che era il nucleo centrale del discorso. E l'aveva capito bene anche lui, seppur stesse cercando di evitarlo con estrema minuzia.
‘ Rimani. Rimani qui con me, Keith. Non sparire di nuovo dalla mia vita. ‘, parve gridargli lo sguardo del più alto, che provvedette diligentemente ad incrociare col suo proprio in quel momento. Sguardo che il moro non fu capace di sostenere in alcun modo, non senza lasciar sfuggire al controllo delle ciglia oramai umide almeno una lacrima. Si allontanò, quindi, dalle attenzioni amorevoli del maggiore nei propri confronti. Si allontanò dalla debolezza che quel viso ancora rappresentava per lui. Si allontanò dalla tentazione di lasciar congiungere le loro labbra in risposta a quel muto quesito che gli era stato posto.

‘ Perché non resti? ‘
‘ Perché farebbe troppo male. ‘

Terminò la propria lenta fuga solo quando si chiuse la porta della propria stanza provvisoria alle spalle, Keith. E non dormì affatto quella notte. Forse se si fosse sforzato di farlo, le cose sarebbero andate diversamente.
 

═════ ⋆★⋆ ═════


Veder ripartire Keith fece male. Sentirlo allontanarsi di nuovo da sé, quella volta in modo all'apparenza definitivo, fece più male di quanto avrebbe mai potuto immaginare. E non se lo seppe onestamente spiegare, Shiro ━ o forse, sul momento, preferì non farlo. Preferì nascondere dietro l'indifferenza tutto ciò che derivò dalla partenza di Keith. Preferì fingere di non sapere cosa lo spinse, nel corso dell'anno a venire, a lasciare quel posto impegnato in un matrimonio di cui non era mai stato sicuro. Preferì non vedere davvero quale disperazione lo spinse a ricercare a tutti i costi un contatto con Keith, senza mai trovarlo, sino ad ottenere il permesso dei superiori per abbandonare temporaneamente il pianeta natio. Perché doveva trovarlo, doveva parlare ancora con lui, doveva dirgli tutto quello che aveva sempre nascosto per anni. Preferì nascondere, Shiro, tutti quei pensieri che lo avevano assalito quella notte sul tetto ━ il desiderio di baciare le labbra sottili del minore, il desiderio di stringerlo tra le braccia come aveva sempre fatto prima di mettersi quel dannato anello al dito, il desiderio di carezzare la pelle sempre perfettamente liscia che in passato aveva toccato solo per medicare delle ferite. Aveva sempre nascosto quello che per definizione personale era stato un puro e semplice adulterio, forse per lasciare linda e candida la coscienza già macchiata dalla colpa di aver permesso al minore di passare così tanti anni lontano da lui. Aveva deciso di ammettere tutto quanto ad alta voce, per la prima volta, al cospetto dell'unico che sarebbe stato capace di capirlo veramente. Perché aveva riflettuto tanto, in quell’anno … Ed aveva capito tutto quanto, finalmente.
Aveva capito di poter cambiare.
Aveva capito di poter far tornare a sorridere Keith.
Aveva capito di aver bisogno di lui tanto quanto l'altro ne aveva di lui.
Ma non aveva capito, no … Che a volte il tempo è crudele. Non aveva capito che il destino non era mai stato dalla loro parte. Non aveva voluto
capire di aver perso ogni propria occasione. Così come non aveva voluto comprendere ed assimilare le parole di Krolia, che con un singolo fil di voce e l'espressione devastata che solo una madre avrebbe potuto replicare, l'aveva reso partecipe della tragica notizia.
‘ Keith non è mai tornato qui, Shiro. Un malfunzionamento tecnico imprevisto l'ha portato via il giorno in cui ha lasciato la Terra. Non tornerà mai più a casa. ‘



 

Look at me, now!
Buonasera!
Se siete giunti a leggere questo piccolo angolino, evidentemente siete riusciti a reggere anche la storia. Complimenti e grazie mille per la pazienza!
Eccomi qui, per la prima volta da quando mi sono buttata in questo fandom, a cimentarmi in qualcosa che potrebbe essere effettivamente canon! Non ci credo manco io, LMAOOO. Il bello è che è un post S8 pur essendo io la prima a non aver visto la serie, ops. Ho solo beccato un bel po' di spoiler. Mi sono comunque tenuta sul vago per non farvene troppi, e per non dire supercazzole finendo col distaccarmi dal vero finale! Spero, in conclusione, che vi sia piaciuta, tutto qui!
Vorrei anche scusarmi per eventuali errori grammaticali o di battitura, mi farebbe davvero un sacco piacere se me li faceste notare, nel caso! Ci tengo a migliorarmi, ma a volte da sola non riesco! ;;
Quindi niente, ora scappo, ma prima vi lascio la fanart che mi ha ispirato per questa OS! Come noterete, non c'entra popopopo 'n ca**o. Ma Keith con i capelli lunghi mi ha caricata come una molla e mi è uscita questa OS!
Potete trovarla qui: linketto!
E quindi niente, ancora grazie mille per tutto quanto, ora torno a morire male nel letto per recuperare le ore di sonno perse durante il periodo scolastico, è stato bello avere a che fare con voi!

Stay tuned, ladies and gentlemen!
Love, Hilda.

   
 
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