Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: _Agrifoglio_    30/12/2018    12 recensioni
Il Natale del 1770 fu il primo che Oscar e André, dopo un'infanzia e una prima adolescenza trascorse all'insegna dell'amicizia e della complicità, trascorsero, rispettivamente, come Capitano delle Guardie Reali e attendente e i problemi di adattamento non tardarono a bussare alla porta di lui. Fra tragedie greche e regali di Natale, dolci trafugati e segugi più lesti degli umani, feste di compleanno e messe di Natale, un sogno molto particolare donerà una nuova speranza ad André. Il mattino seguente brillerà di una nuova luce.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La selva
 
Non Giove a me lanciò simile bando
né la Giustizia che dimora insieme
coi Demoni d’Averno, onde altre leggi
furono imposte agli uomini e i tuoi bandi
io non credei che tanta forza avessero
da far sì che le leggi dei Celesti,
non scritte e incrollabili, potesse
soverchiare un mortale: ché non adesso
furono sancite o ieri. Eterne vivono
esse e nessuno conosce il dì che nacquero.
Violarle e renderne ragione
ai Numi non potevo io, per timore
d’alcun superbo.
……………………
……………………
…………………….
……………………
 
La rappresentazione terminò, seguita da un leggero scroscio di ordinati applausi, prodotto dalle mani dei cortigiani, convenuti nel teatro della Reggia di Versailles. Era il pomeriggio della vigilia di Natale del 1770, il primo che Maria Antonietta trascorreva da Delfina e Oscar da Capitano delle Guardie Reali.
La giovane Principessa, in barba all’etichetta, aveva sbadigliato più volte e mostrato diversi segni d’irrequietezza, perché non era alle tragedie greche e alle altre opere che parlavano di morale, di dovere, di onore e di virtù che andavano le preferenze di lei, ma alle commedie brillanti e a tutto ciò che la teneva allegra.
Oscar, invece, come anche in passato le era accaduto, aveva seguito tutti gli atti con vivo interesse, perché c’era qualcosa in quella tragedia che gliela faceva preferire a tutte le altre. La forte tempra dell’eroina, il grande senso di giustizia che la animava, l’attaccamento al padre e alla famiglia, lo spregio dei limiti connaturati alla condizione di donna e, anzi, di fanciulla, la ribellione alla prepotenza dei tiranni e l’accettazione del sacrificio estremo in nome di qualcosa di più alto gliela rendevano uno spirito affine.
– Trovo che questa tragedia rispecchi il tuo modo di essere, Oscar – disse il sedicenne André, accostandosi a lei e annullando le distanze che l’etichetta imponeva – Adesso, poi, che sei Capitano delle Guardie Reali, il senso dell’onore e del dovere permeerà ogni istante delle nostre vite.
– Della mia vita, André e non della tua. Gli attendenti non sono oberati da oneri e responsabilità soverchianti – gli sorrise lei, nel tentativo di rassicurarlo e di alleggerirgli le spalle da un fardello che lei non poteva e non voleva allontanare dalle sue.
André le rispose con un sorriso che si sforzò di fare apparire allegro, ma che, in realtà, era amaro, perché il baratro, fra loro, si stava accentuando.
Da quando Oscar aveva accettato la carica di Capitano delle Guardie Reali, qualcosa, fra loro, era irreversibilmente mutato e l’infanzia era definitivamente tramontata. La divaricazione dei loro ruoli era iniziata sin dal primo giorno in cui Oscar aveva preso servizio. Doveva sempre camminarle alcuni passi indietro e, mentre lei era ammirata e onorata da tutti, lui era, nella migliore delle ipotesi, ignorato. A Palazzo Jarjayes, malgrado la differenza di estrazione sociale, avevano condiviso tutto, dai doveri agli svaghi e lo avevano fatto con amicizia e complicità mentre, alla reggia, lei era un nobile ufficiale e lui un oscuro servitore. Il distacco, col tempo, si sarebbe accentuato, perché lei sarebbe andata incontro a una brillante carriera e avrebbe affinato le sue capacità e portato a maturazione le sue attitudini grazie a un incarico foriero di sollecitazioni e di occasioni sempre nuove per mettersi alla prova mentre le mansioni di lui sarebbero rimaste inesorabilmente uguali e non gli avrebbero offerto l’opportunità di crescere professionalmente e di distinguersi. Oscar, alla fine, si sarebbe disinteressata di lui e avrebbe cercato l’amicizia e l’affetto di persone più brillanti e navigate. Il percorso era già iniziato, perché la giovane non faceva che assecondare i capricci e le velleità della petulante e viziata Principessa mentre lui era relegato sempre più nell’ombra.
Mentre era immerso in questi sconfortanti pensieri, il Tenente de Girodel si avvicinò a Oscar e le disse:
– Capitano, il Colonnello de Grenoble vuole conferire con Voi, al fine di organizzare il servizio d’ordine per domani e per le altre festività.
Quando furono arrivati davanti alla porta dell’ufficio del Colonnello, Oscar varcò la soglia e André si apprestò a seguirla.
– Voi no – lo fermò, bruscamente, l’antipatico attendente del Colonnello de Grenoble.
– André, vai a Palazzo Jarjayes – lo esortò Oscar, con un sorriso – Quando avrò finito, tornerò anch’io e non occorre che tu mi aspetti.
André ristette in prossimità della soglia a guardare Oscar che spariva dietro le ante e, poi, si incamminò verso le scuderie.
A Palazzo Jarjayes, i ruoli, per quanto ben definiti e ritenuti conformi all’ordine naturale, erano più flessibili e meno limitanti che alla reggia. Ognuno riceveva il trattamento corrispondente allo status ricoperto ed era apprezzato per le capacità che dimostrava e, malgrado la vicinanza eccesiva, fra padroni e servitori e finanche fra gli stessi servitori, non fosse contemplata, nessuno si sarebbe azzardato a disprezzare o a trattare con sussiego un servitore soltanto perché tale. Encomi e biasimi erano distribuiti in base ai meriti e ai demeriti e ognuno, a partire dal più umile mozzo di stalla e dalla più modesta sguattera, conservava la sua dignità. Lui e la nonna, poi, erano dei servitori privilegiati. Quante volte il Generale ne aveva chiesto il consiglio, principalmente per le questioni riguardanti Oscar, rivolgendoglisi come a un pari? Quante volte i padroni lo avevano invitato a sedere alla loro tavola? Alla reggia, palcoscenico dell’etichetta e regno dell’ipocrisia, tutto questo era impensabile e lui aveva finalmente capito ciò che un’infanzia pietosa aveva sempre camuffato: era un servo, privo di dignità e, probabilmente, anche di diritti. La bassa condizione sociale e la semplicità delle mansioni che svolgeva lo rendevano fungibile e facilmente sostituibile con altri e Oscar, per quanto bene intenzionata e piena di virtù, a forza di frequentare quell’ambiente, ne avrebbe assimilato le usanze e i principi.
Salì sul suo cavallo e lo spronò verso casa. Mentre cavalcava, pensò al regalo che aveva comprato a Oscar, per il cui acquisto aveva impiegato parte consistente della sua paga. Oscar, adesso, era Capitano delle Guardie Reali e non un’adolescente spericolata e ribelle e lui non se la sarebbe potuta cavare con un regalo insulso come quello dell’anno precedente e, cioè, un presepe fatto di pigne e di rami, ornato di bacche rosse e fiori secchi e spruzzato di polvere d’oro che lui stesso aveva composto….
 
********
 
André tornò a casa molto stanco, passando dalle cucine e, appena entrato, fu investito da uno stuolo di servitori che armeggiavano con piatti e vassoi carichi di vivande. Era evidente che fervevano i preparativi per la giornata di domani, durante la quale si sarebbero festeggiati sia il Natale sia il genetliaco di Oscar.
– Finalmente sei arrivato! – lo raggiunse la squillante e querula voce della nonna – André, sistema questo vassoio di amaretti su quel tavolo, insieme agli altri dolci!
Il giovane fece quanto gli era stato detto. L’angolo della pasticceria era davvero invitante, traboccando di vassoi colmi di macarons, di meringhe, di marrons glacés, di amaretti, di pasticcini assortiti e di torte di varie specie e forme.
Ma, sì – pensò il giovane, adocchiando un marron glacéNon se ne accorgerà nessuno!
Afferrò, quindi, dal vassoio, il marron glacé che aveva preso di mira, facendo bene attenzione a risistemare gli altri per mascherare il vuoto e accingendosi a metterselo in bocca, quando fu, di nuovo, raggiunto dalle invettive della nonna.
Si voltò di scatto, nascondendo, istintivamente, il marron glacé dietro la schiena.
– Ancora qui, sfaticato che non sei altro! Quanto ci vuole a sistemare un vassoio di amaretti?! Prendi quest’altro vassoio e portalo in camera di Madamigella Oscar!
Mentre la nonna lo rimproverava, sentì dei peli ispidi che gli solleticavano le dita e, subito dopo, avvertì qualcosa di umido e rasposo che gliele avvolgeva. Si voltò e vide il segugio del Generale scodinzolare e leccarsi, con soddisfazione, i baffi mentre gli occhi gli brillavano dalla felicità. Si guardò la mano destra e si accorse che il marron glacé era sparito.
– E porta fuori questo cane! Qui, non può stare! Consegnalo a uno dei camerieri del Generale e, poi, porta il vassoio a Madamigella Oscar! Presto! Sbrigati!
André portò il cane in cortile e, subito dopo essere uscito all’aperto, sedette su uno scalino insieme all’animale, mettendogli un braccio intorno alla schiena.
– Eh! Amico mio, oggi, siamo soli entrambi, ma tu, almeno, hai avuto il tuo marron glacé mentre io….
Il cane sollevò il muso verso la bocca di André, gliela annusò e, poi, emise un sonoro sbadiglio e si accucciò.
 
********
 
Stanco e depresso, André entrò nella sua stanza e si distese, con tutti i vestiti, sul letto a baldacchino, deciso a riposare un poco prima di cenare. Chiuse gli occhi e così rimase per un po’ di tempo, desideroso di liberarsi di quel fastidioso mal di testa che stava iniziando a opprimerlo.
Si trovava in tali condizioni, quando udì un fruscio provenire dai piedi del letto. Aprì gli occhi, si sedette sulle coltri e scorse, davanti a sé, la figura di una giovane donna, con la pelle di alabastro e i capelli del colore dorato del grano, identici a quelli di Oscar, raccolti in un alto chignon dal quale ricadeva, sulla nuca, un boccolo. Con Oscar, l’apparizione condivideva anche i lineamenti del viso e il punto di azzurro degli occhi. Era, però, abbigliata da donna, con uno stretto vestito, candido come la neve e cinto sotto il seno, che ne sottolineava l’agile e flessuosa figura. La guardò meglio e capì che non era Oscar. A tratti, sembrava assomigliarle moltissimo, fin quasi a confondersi con lei, ma, in altri momenti, appariva differente, con il bel volto simile, ma non uguale.
L’apparizione rimase in silenzio finché, a un tratto, si voltò e andò via, girandosi soltanto un istante per invitare, con lo sguardo, André a seguirla.
Il giovane si alzò in piedi e iniziò a correre dietro all’eterea fuggitiva mentre le pareti della stanza si dileguavano e un soffio di vento gli scompigliava i capelli.
Inseguì la misteriosa figura attraverso una verdissima foresta, fra tronchi secolari, rocce e ruscelli scroscianti. Incedeva a veloci passi sul sentiero boschivo, ricoperto di fiori esotici e di funghi di molteplici forme e colori.
Si guardò e si accorse di non avere indosso i soliti vestiti, ma paramenti da cavaliere medievale.
Da un lato, una cascata zampillava, ricadendo in un  torrente che, poco più in là, confluiva in un lago al quale si abbeveravano alcuni unicorni e decine di uccelli dai variegati piumaggi. Dall’altro, un raggio di sole fendeva, prepotente, la fitta boscaglia, abbacinandogli le iridi di smeraldo.
Scavalcava tronchi e radici, scansava fronde, fendeva con la spada la vegetazione più intricata e, d’un tratto, rivide l’eterea apparizione.
Vestiva, ora, di verdi veli e di foglie e una corona d’edera le cingeva il capo fiammeggiante di serici capelli d’oro.
– Silfide dell’aria, genio del vento, spirito dei boschi, emergi dalle ime profondità dell’inferno o scendi dalle sublimi volte del paradiso? – gridò lui, ma dalla bocca gli uscì, non un urlo, bensì un sospiro, quasi un gemito che si perse nel vento.
Quella continuava a fuggire con passo leggero, simile a un volo, tanto pareva che i candidi piedi sfiorassero appena la terra senza posarvisi.
Dopo un inseguimento senza spazio e senza tempo che durò giorni o un solo istante, che attraversò intere regioni o si perse nel volteggiare di un cerchio, l’apparizione si fermò ai piedi di una quercia nodosa e lo fissò col volto di Oscar che non era di Oscar e con quegli occhi cangianti, blu come il cielo sereno e come l’oceano in tempesta.
– Oh creatura che popoli le selve, leggiadra ninfa della foresta, perché visiti i miei sogni? Rechi il fuoco di lava ardente o il ristoro di limpida acqua sorgiva? Sei un angelo del cielo o una divinità infernale?
La guardava incredulo e abbagliato, sicuro di trovarsi in un sogno eppure avido di risposte come un assetato brama le poche gocce che stillano da un otre già mille volte spremuto. La figura evanescente lo guardò coi suoi occhi di cielo e di oceano, dischiuse le labbra e, come in un canto, gli parlò:
– Persevera nella rettitudine, fai del tuo cammino un campo di gloria, onora la tua vita di opere giuste e ci rincontreremo.
La guardò ancora, quella Oscar che non era Oscar, sottile elfo del sogno di una notte d’inverno e, tormentato da mille interrogativi, le rivolse quello più importante:
– Cerco il tuo volto nelle paludi della memoria che ingoiano domande e restituiscono dolorose somiglianze e vane supposizioni. Dimmi, chi sei?
– Io sono Antigone – rispose, in un soffio, la giovane vestita di foglie, di veli e di edera e in un soffio si dileguò insieme all’intera foresta.
André aprì gli occhi e si ritrovò nel suo letto a baldacchino mentre, dagli scuri socchiusi, entrava la luce della mattina di Natale.
 
********
 
André si preparò in fretta e, subito dopo, da uno dei cassetti del comò, tirò fuori la scatola che conteneva il regalo per Oscar, da lui acquistato in una delle più eleganti boutiques di Parigi. Era un foulard di taffetà di seta verde, con ricami in foglie d’edera di un punto di verde più scuro. Di tanto in tanto, dall’ordito della trama, emergevano dei fili dorati che conferivano maggiore luminosità all’insieme. Il giovane rimirò il prezioso tessuto senza toccarlo, nel timore di lasciarci degli aloni e, dopo alcuni istanti, lo richiuse sotto alcuni strati di carta velata sopra i quali ripose il coperchio della scatola.
Si diresse, quindi, verso gli appartamenti di Oscar. Era singolare come del sogno della notte precedente conservasse dei ricordi molto nitidi. Rammentava con precisione le immagini e ogni singola parola udita e pronunciata. A differenza dei normali sogni, che svaniscono rapidamente subito dopo il risveglio, senza lasciare, il più delle volte, nemmeno la memoria di averli fatti, questo si era impresso vividamente nella mente di lui, tanto da fargli ricordare i lineamenti della misteriosa apparizione, simili, ma non uguali, a quelli di Oscar. Ripensava a quei biondi e luminosi capelli di seta e al punto d’azzurro cangiante delle iridi.
Arrivato dinnanzi agli appartamenti di Oscar, bussò e, dopo avere udito la voce di lei che lo invitava a entrare, aprì le ante della porta. Ella era già pronta, militarmente abbigliata con la candida divisa da Capitano delle Guardie Reali. Quella mattina, sarebbe andata alla reggia ad assistere alla messa di Natale e a porgere gli auguri alla famiglia reale mentre, il pomeriggio e la sera, sarebbe rimasta a Palazzo Jarjayes per i festeggiamenti.
– Sono venuto a farti gli auguri di Natale e per il tuo genetliaco, Oscar – disse lui, guardandola con occhi gentili – e…. per darti questo…. – e le porse, subito dopo, la scatola contenente il regalo.
– Oh, André, non dovevi! – esclamò Oscar, con volto raggiante, scartando, contestualmente, il dono – Ma…. André…. deve esserti costato una fortuna!
– Non badare alla spesa…. L’ho sostenuta con piacere e, poi, non potevo donare un altro presepe di pigne e di rami al Capitano delle Guardie Reali – e rise allegramente.
– A me era piaciuto moltissimo quel presepe…. Indosserò questo foulard durante i festeggiamenti serali. Aspetta, anch’io ho qualcosa per te.
Presa una scatola da un tavolino, gliela porse. André la aprì e vi trovò un candido jabot di pizzo.
– Oh, Oscar, ma è troppo…. Io non merito…. Questo capo è troppo pregiato per me….
– Non essere assurdo! Sei una delle persone più eleganti che abbia conosciuto…. Naturalmente elegante e senza ostentazione!
Le parole di lei erano sincere e lo fecero arrossire violentemente.
Subito dopo, il Generale entrò nella stanza e pose fine allo scambio dei doni.
– Oscar, dobbiamo sbrigarci o faremo tardi. Questa mattina, subito dopo la celebrazione della messa, il Grande Elemosiniere ti impartirà una solenne benedizione, essendo questo il tuo primo Natale da Capitano delle Guardie Reali. André, preparati, perché verrai con noi.
– Ma io….
– Il Re ci ha concesso di farti assistere alla funzione dalla panca a noi riservata nella Cappella Palatina di San Luigi IX.
– Sì, André – si inserì Oscar – Ho chiesto alla Principessa Maria Antonietta questo favore e lei ne ha parlato con il Re. Non c’è cosa che egli le neghi.
André guardò con gratitudine il Generale e Oscar, troppo commosso per potere parlare e terribilmente rammaricato per avere dubitato della costanza dell’amicizia di lei.
 
*********
 
L’odore orientale e acre dell’incenso si sprigionava dai bracieri d’argento in bianche nuvole di fumo, si spandeva per le navate e saliva fino alle alte volte marmoree della Cappella Palatina di San Luigi IX. Le canne dell’organo monumentale accompagnavano la liturgia con musiche solenni alle quali si univano i canti del coro delle voci bianche.
Dagli scranni loro assegnati, i membri delle primarie famiglie del regno seguivano la funzione ed esibivano a chi li guardava la loro potenza, duratura o effimera che fosse.
Su una di queste panche, posta alquanto vicino alla famiglia reale, André sedeva accanto a Oscar e ai genitori di lei, indossando, orgoglioso, il suo nuovo jabot di pizzo da gentiluomo.
La moglie del Governatore di Versailles, non paga della collocazione loro assegnata che reputava non sufficientemente rappresentativa della dignità del marito, bisbigliò al consorte:
– Invero, Monsieur, trovo quanto meno eccentrico, per non dire scandaloso, che a quel servitore sia stato concesso di assistere alla funzione dallo stesso scranno dei padroni, in una posizione più centrale e più vicina ai Reali della nostra!
– Per l’amor di Dio, Madame – le rispose il marito – tacete o rischierete di farVi udire e di provocare uno scandalo. A queste cose va dato il giusto peso che meritano e, cioè, nessuno. Noi siamo noi mentre quello resterà un servitore fino alla fine dei suoi giorni.
André sapeva che quelli e altri cortigiani mormoravano, ma non gliene importava, perché era al settimo cielo dalla felicità. Sedeva accanto a Oscar e, quella sera, avrebbe partecipato ai festeggiamenti per il genetliaco di lei insieme ai de Jarjayes, come aveva sempre fatto. Oscar non era mutata, continuava a volergli bene e sempre gliene avrebbe voluto. La famiglia di lei lo stimava, tanto da desiderarlo accanto. La vita non sarebbe stata facile né generosa, del contrario non si illudeva, ma lui l’avrebbe affrontata con dignità e onore, perseverando nella rettitudine, facendo del suo cammino un campo di gloria e onorando la sua vita di opere giuste.
Per quanto grandi fossero state le difficoltà, loro avrebbero trionfato, perché le avrebbero affrontate insieme.







Pubblico, oggi, con un po’ di ritardo, una storia natalizia che si colloca negli anni adolescenziali di Oscar e André e che fa parte dell’universo de “La leonessa di Francia” alla quale è collegata.
Buon Anno a tutti!
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Agrifoglio_