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Autore: s u n    31/12/2018    4 recensioni
L'uomo ebbe l'impressione che Albus Silente avesse affidato proprio a lui quell'infimo incarico molto volutamente. Si immaginò, addirittura, il preside tutto contento che rideva, della sua scelta ben attentamente presa.
Cosa aveva mai potuto fare di male, Severus Piton, per essere colui che avrebbe dovuto tenere lezioni di educazione sessuale?
Non aveva alcun dubbio, Silente l'aveva fatto apposta.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Serpeverde, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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“Sex Ed – Educazione Sessuale a Hogwarts
[Come rovinare una bella giornata]
 



«Severus» disse Albus Silente, avvicinandosi all’altro uomo e lasciandosi alle spalle Fanny, «cerca di comprendere. Ho pensato che a te avrebbe creato meno problemi rispetto che ad altri insegnanti, questa questione. Però ora ti vedo a disagio». Il preside guardò l’insegnate di pozioni da dietro i suoi occhiali a semiluna, e potè notare come le sue goti, solitamente di un colorito malaticcio, si fossero tinte di una leggera sfumatura porpora.
«Devo confessare che è una cosa...» si prese una pausa per trovare il giusto aggettivo per concludere la propria frase con un senso, «...inaspettata, totalmente».
Silente innarcò un sopracciglio e sorrise; fu un sorriso che non piacque al professor Piton. In realtà, quell’intera situazione non lo faceva gioire –non che solitamente fosse un uomo gioioso e contento.
«Sono certo che farai un ottimo lavoro».
Sicuramente, Severus Piton durante i suoi anni dedicati all’insegnamento della sublime arte pozionistica era riuscito a guadagnarsi un certo rispetto da parte degli studenti a cui aveva avuto il dispiacere di dover istruire; un rispetto che, ne era certo –eccome se lo era, avrebbe perduto in quello stesso giorno con il cercare di educare e avvicinare dei ragazzi di quindici anni –alcuni sedici- alla sessualità.
Insomma, nelle sue aule aveva sempre potuto regnare, tranquillamente, un piacevole silenzio che sarebbe stato spodestato da schiamazzi, battute non proprio simpatiche –né intelligenti- e risolini di ragazzini, ritenuti da lui, immaturi.
Stava per lasciare l’ufficio del Preside, quando quest’ultimo lo richiamò indietro a sé, prima ancora che potesse compiere poco più di tre passi.
«Ah! Severus, quasi dimenticavo» Piton si girò a guardarlo, nuovamente, ed ebbe un cattivo presentimento quando osservò il sorriso e l’aria spensierata stampati sul viso di Silente, «oggi c’è un bel sole ed anche una temperatura ottima. È proprio una giornata incantevole, perciò visto che non ci sarà bisogno di calderoni né tanto meno di elementi per mettere insieme delle ottime pozioni...» capì subito dove il Preside della scuola voleva arrivare, «perché non inviti gli studenti a raggiungerti in una delle aule al primo piano? Per una volta i sotterranei potrebbero essere abbandonati, con questo bel dì!».
E infatti aveva ragione. Quella era una pessima e scura giornata, decisamente –nonostante il sole e il cielo così povero di nuvole che insieme creavano un collage allegro. Lui amava il suo sotteraneo, era come se fosse un santuario personale. L’avrebbe abbandonato per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure –soltanto.
Si dileguò dall’ufficio di Albus Silente, e con la sua solita andatura furtiva e il suo passo misurato al millimetro –uniti davano l’idea che fosse un uomo in costante ritardo per una ricorrenza importante alla quale non si poteva rinunciare.
Quel giorno, avrebbe dovuto avere una lezione di due ore con gli alunni di Serpeverde e Grifondoro; perciò, si avviò a preparare delle lettere indirizzate a tutti gli studenti coinvolti, le quali sarebbero state trovate da loro durante la colazione con la comunicazione del cambiamento –per quella mattina.
 
“All’attenzione degli Studenti,
l’abituale lezione di Pozionologia organizzata su due ore consecutive di questo lunedì mattina, tenuta dal sottosctitto, sarà soggetta ad una variazione.
Vi informo, pertanto, che l’utilizzo del materiale (calderone, fiale, ingredienti, libri...) non sarà necessario, perciò vi invito a lasciarlo nei dormitori e che dovrete recarvi nella quarta classe a destra al primo piano, e non nell’aula abitualmente adoperata.
La comunicazione, è rivolta esclusivamente agli studenti interessati: quinto anno, appartenenti alla Case di Grifondoro e Serpeverde.
Professor Severus Piton.”


Fu il messaggio che i ragazzi si trovarono, mentre addentavano le proprie fette di pane imburrate eccessivamente ricoperte di marmellata all’arancia e sorseggivano le loro bevande –caffè, tè, latte o succhi vari.
La comunicazione da parte di Piton portò con sé due stati d’animo che si radicarononegli studenti, sensazioni antagoniste tra loro: sollievo e preoccupazione.
Ci fu sollievo –tanto sollievo- perché quel giorno avrebbero dovuto consegnare quattro fogli di pergamena belli pieni e ricchi di informazioni sul Distillato della Pace e sulle proprietà degli ingredienti al suo interno, ma gli unici degni di nota sarebbero stati quelli di Hermione Granger e di Millicent Bulstrode, come di consuetudine.
Ci fu anche preoccupazione, però: non era mai capitato che il loro insegnante di Pozioni rinunciasse a due ore di lezioni ricche di “Siete degli incapaci!” e alla gelida aria che tirava al di sotto della scuola, nei bui e umidi sotterranei.
Quelle due ore di quel lunedì mattina, sarebbero state lunghe –tutti loro lo se lo sentivano.

Erano quasi le nove del mattino e anche il sole si era ben alzato e ne si vedeva il riflesso sulle acque del Lago Nero; la giornata continuava a promettere felicità e allegria mentre Piton attendeva, nell’aula vuota, gli studenti che sarebbero dovuti spuntare a momenti.
Piuttosto che stare lì, pensava, che avrebbe preferito adottare un cucciolo di Mooncalf, portarlo a spasso per la Foresta Proibita e renderlo il suo migliore amico: gli duoleva profondamente dover spendere due delle sue preziose ore così, in quel modo.
I giovani non tardarono ad arrivare e Piton li guardò tutti mentre entravano –fu sorpreso che perfino Neville Paciock fosse stato in grado di trovare la strada in orario senza perdersi o finire chissà dove. Li squadrò per bene e continuava a vedere cose che avrebbe definito non di suo gradimento.
«Goyle, lascia giù quel...» lo scrutò meglio, «biscotto. La colazione è più che conclusa».
«Potter, Weasley» li richiamò mentre stavano per sedersi, Ron fece un piccolo saltino dallo spavento, «non provateci, nemmeno. Qui davanti, prima fila».
Si misero dove gli era stato indicato così da avere sul lato sinistro, in altri due banchi, Blaise Zabini e il nemico giurato di Harry Potter sin dal primo anno, Draco Malfoy.
«Ehi, Potter» gli sussurrò Malfoy, «non metterti a piangere, mi raccom--»
Fu una frase che non finì e la causa fu Piton, che notando i piedi del ragazzo biondo sul banco, li aveva colpiti con la manica e sibilando un: «Leva questi luridi piedi dal banco, Malfoy!».
Rimasero tutti un po’ confusi –perfino i Grifondoro, era ben risaputo che il delfino di Casa Malfoy godeva dei favoritismi più sfacciati del professore e questo gli dava la possibilità di permettersi di avere una certa libertà durante le sue lezioni, che molti suoi coetanei non potevano che solo sognare o desiderare.
Tutti si sistemarono meglio sulla sedia e si misero ben composti senza nemmeno respirare quasi, pregando di essere apposto e sperando che Piton non se la prendesse con loro.
Harry avrebbe voluto ridere o almeno rifilare un’occhiata vittoriosa, di fronte alla faccia accigliata di Draco Malfoy, ma si trattenne, notando l’espressione di Piton.
Sarebbero state le due ore più lunghe della loro vita, avrebbero potuto giurarlo; capirono perfettamente che il loro insegnate non voleva trovarsi lì.

Con uno scatto Piton si posizionò davanti alla cattedra, tutti lo fissarono.
«Il vostro Preside Albus Silente desidera che oggi io vi allontani dalla preparazione di pozioni, che nemmeno un decimo di voi sarebbe in grado di eseguire» lì guardò un attimo –alcuni sbuffarono e altri si sporsero un po’ più avanti, non avrebbe potuto pensarci Dolores Umbridge? No, toccava a lui, «per avvicinarvi alla sessualità, per mezzo di un programma di educazione sessuale. Tenuto dal sottoscritto». Parlò molto lentamente scandendo per bene tutte le parole.
«Oh, Merlino!» sussurrò Ron ad Harry, «e io che pensavo che ci avrebbe fatto una specie di esame a sorpresa».
«Ma professore, anche con la pratica?» strillò Seamus. Qualcuno rise, ma di sicuro smisero quando arrivò la risposta di Piton.
«FUORI! Finnigan esci dall’aula, ORA! Non ti azzardare a rientrare, non ci provare!» il ragazzo prese ciò che era suo e se ne andò correndo.
Ecco l’esatto motivo per il quale lui non avrebbe voluto accettare quell’incarico.
«Ora, non un’altra parola» l’aria in classe era nettamente cambiata, «farò un’introduzione sull’argomento e poi se ci saranno delle domande, guarderemo alcuni aspetti più a fondo» Piton concluse, e si avvicinò alla lavagna e prese un bastoncino di gesso bianco.
L’ultima espressione fece sghignazzare il Serpeverde Theodore Nott e le due gemelle di Grifondoro Padma e Calì Patil, così da far girare l’insegnante.
«SPARITE! Tutti e tre, fuori!» le ragazze si alzarono in fretta e furia lasciando due banchi vicini vuoti, il ragazzo si trattenne un attimo in più per dire qualcosa a Tracey Davis così da trovarsi colpito del gesso, «Nott, non abbiamo tutto il giorno per aspettare i tuoi comodi!».
Una volta che anche lui fu sparito dalla porta ad arco –da diciotto erano ormai in quattordici, Piton iniziò a scrivere sulla lavagna.
«La sessualità non può essere definita se non si prendono in causa anche tre importanti dati che si mettono in relazione: la biologia, la psicologia e la socialità» per un attimo pensò di essersi trasformato in un colpo unico in un insegnate babbano di scienze e biologia. Era ad Hogwarts, per la barba di Merlino!
Non aveva mai guardato tanto un orologio come in quell’occasione.
Riprese il proprio discorso e notò quanto gli studenti fossero interessati all’argomento.
“Lunedì prossimo test a sorpresa sulle proprietà delle pozioni delle scorso anno, vediamo se imparate a stare più attenti” pensò -scherzosamente.

Riuscì a portare avanti il discorso per un’ora e poco più, lasciando circa una mezz’ora rimanente –e oramai la lavagna talmente piena di concetti che leggerne il contenuto era divenuta una bella impresa.
Dopo l’allontamento dei propri compagni, gli altri se n’erano stati muti e attenti; ma era giunto il momento delle domande da parte loro e tra di loro, come lui stesso avrebbe gradito maggiormente.
Per qualche minuto nessuno di loro aveva proferito parola in quanto nessuno sembrava voler sapere qualcosa di più –o non ne aveva semplicemente il coraggio di chiedere ulteriori informazioni davanti a tutti gli altri, almeno finché Dean Thomas disse soltanto: «Anticoncezionali».
Ronald Weasley si sentì un po’ mancare, visto che il ragazzo aveva da poco iniziato a vedersi con Ginny, e insomma, lei era pur sempre la sua sorellina!
A rispondere fu lui stesso senza lasciare il tempo a Piton, infatti: «Pozioni e Incantesimi, sono diciassette in totale! Che quella roba lì vale più delle cianfrusaglie babbane!» si può dire che lo urlò, più che dirlo; pensava che così Dean l’avrebbe assimilato meglio, il concetto.
«Sentito, Pansy?» Draco Malfoy che fino a quel momento non aveva proferito parola, si girò verso Pansy Parkinson che era esattamente dietro di lui –vicino a Daphne Greengrass, «Diciassette, nel fine settimana ce la facciamo a provarli tutti?» lo disse ridendo e la risposta della ragazza fu un: «Sei proprio un cafone!».
Arrivò anche un’altra risposta, però.
«Sei sicuro di saperli fare quegli incantesimi e quelle pozioni, Malfoy?» era stato Ron a parlare, facendo ridere qualcuno e Dean avrebbe voluto che ci fosse stato lì anche Seamus –lui sì che avrebbe riso a crepapelle! Draco Malfoy era di un’altra idea, invece.
«Weasley!» Piton cercò di intervenire, ma senza alcun successo; per gli attimi seguenti si limitò a guardare gli studenti. Per la rabbia che stava crescendo, mettere insieme due concetti sarebbe stato fin troppo difficile –anche solo credere di poterlo fare era inverosimile.
Avrebbe voluto strangolarli, se solo avesse avuto il permesso e non ci fossero state così tante persone: la mancanza di rispetto verso di lui non l’avrebbe tollerata tanto facilmente e senza fare nulla –lasciando che nulla fosse, poi!
«A non saperli fare mi sa che sono i tuoi, Weasley. O semplicemente non si possono permettere nemmeno tre ingredienti da mezzo zellino ciascuno, eh?» rispose rosso di rabbia il ragazzo dai capelli biondi, era scattato in piedi con Tiger e Goyle che seguirono subito il suo esempio e si posizionarono velocemente ai suoi due lati.
«Ma chi ti credi di essere?» Ron si era alzato e sarebbe andato dritto da Malfoy, se solo Harry non l’avesse trattenuto, «e lasciami, voglio tirargli un calcio!».
Nella classe iniziò ad alzarsi il volume della voce di tutti: Hermione che urlava a Ron di stare calmo, Dean e Neville che lo incitarono a picchiare Malfoy, Tiger e Goyle che sputavano insulti di ogni tipo, Blaise e Daphne che urlavano in favore del compagno Serpeverde e Piton? Piton era furente a vedere il caos che andava degenerando.
«BASTA! Cinquanta punti in meno a Grifondoro!» Piton urlò e tutti si fermarono.
«No, per favore! Ma è colpa di Malfoy!» supplicò quasi Hermione.
«Fuori tutti» sibilò Piton e nessuno osò replicare.

Lui sapeva che accettare quel compito gli avrebbe rovinato a giornata, e non solo –quei ragazzi avevano messo a dura prova la pazienza umana!
Quella sera giurò che non si sarebbe più allontanato dai propri sotterranei ancora e si promise che la settimana dopo avrebbe fatto un test a sorpresa così contorto, complicato e maligno –con tutto ciò che era stato fatto dal primo anno- da divenire degno dell’attenzione del Signore Oscuro.
 


Nota dell’autrice:
Ehilà!
L’idea mi è venuta così, guardando un film... E spero che non sia uscito qualcosa di ridicolo; non so però se dovrei aggiungere nella descrizione “comico”.
Ringrazio, comunque, di cuore chi è giunto fino a qui, per me vale moltissimo!
Alla prossima,
S u n.
  
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