Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Jinny82    02/01/2019    1 recensioni
"Non è la prima volta che mi sottovaluti."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fanfiction è stata un parto. Per mesi non sapevo se scriverla, come scriverla, perché (perché???) scriverla, ma alla fine è uscita lo stesso. Non ne sono convinta in realtà, ma nei miei millemila dubbi ho avuto chi mi ha dato il via libera. Perché tutto ciò non è nato da solo. L'idea me l'ha data la storia "Nei giardini che nessuno sa" della bravissima SHUN DI ANDROMEDA, che tra l'altro vi consiglio vivamente.
Ho tralasciato un sacco di personaggi che volevo provare a "usare": non era il momento. Ne ho tralasciati altri perché non avrebbero comunque fatto un granché; c'è chi ha fatto l'nsalatina nel sashimi. Il finale mi sembra un po' troppo "di corsa", ma non vedevo come un eventuale "dopo" sarebbe stato utile alla storia, quindi ho messo il punto. E niente, fine dei patemi mentali.
 

 
« Perdonami… perdonami ti prego… ti scongiuro, risvegliati… fallo per gli altri… ti prego… perdonami… perdonami…»
Shun scattò a sedere nel letto, un velo di sudore freddo che lo ricopriva completamente. Una fitta lo attraversò e si trovò a stringersi le braccia attorno al corpo, senza riuscire a smettere di tremare o a riprendere a respirare normalmente. Con lo sguardo andò involontarriamente al secondo letto presente nella stanza, trovandolo ovviamente vuoto. Ikki se n’era andato un paio di mesi prima. Shun sapeva che questa volta non era la sua scontrosità ad averlo fatto allontanare. Questa volta si era trattato di una vera e propria fuga. Una fuga dal vedere Seiya sempre nelle stesse condizioni, come se non volesse tornare da loro. La ferita inferta dalla spada di Hades ormai era guarita, nessuno dei medici capiva perché non si risvegliasse e per Ikki quello era troppo. Ma non era forse troppo per tutti loro? Non sarebbe stato meno difficile se fossero stati tutti insieme? Sospirò e si sdraiò di nuovo, mentre le fitte, che lo prendevano a intervalli più o meno regolari da quand’erano tornati dall’Ade, pian piano si calmavano. Ormai non se ne andavano mai del tutto, c’era come un sottofondo costante di dolore, ma vi si era abituato: dopotutto erano guerrieri, il dolore fisico era il loro pane quotidiano. Inoltre, le ferite riportate in battaglia erano guarite ormai da tempo e avevano fatto un check up completo alla clinica dei Kido, quindi non aveva motivo per preoccuparsi di qualche fitta. Era probabile che si trattasse semplicemente della crescita. Era rimasto fermo per parecchio tempo e non escludeva che ora il suo fisico avesse recepito il fatto che, nell’ultimo anno, non fosse cresciuto di un millimetro e stesse iniziando a porre rimedio… o quantomeno lo sperava. Riuscì a riprendere sonno quasi subito, ma di nuovo si trovò a trafiggere Seiya con la spada di Hades. Si svegliò ancora di soprassalto, chiedendo perdono, ad alta voce questa volta, mentre le lacrime gli rigavano il volto. Si costrinse a calmarsi, a frenare i singhiozzi, respirando il più profondamente che gli riuscì, ignorando le fitte al petto e alle spalle che ogni respiro gli provocava ormai da mesi. Ripreso il controllo sulle proprie emozioni, si alzò, rinunciando a dormire ancora: sarebbe stato un continuo susseguirsi di incubi, o di ricordi, e non era sicuro né di dove iniziassero gli uni e dove finissero gli altri, né di quali lo turbassero maggiormente. Avvolgendosi la coperta del letto attorno alle spalle, aprì la finestra, sedendosi sul davanzale e osservando le ultime stelle che si stavano pian piano sbiadendo nelle prime luci dell’alba. Voleva vedere Seiya disperatamente, ma più ancora di quello voleva vederlo sveglio, voleva guardarlo negli occhi e assicurargli che non l’avrebbe più colpito. Che nessuno l’avrebbe più colpito. Non importa quanto dure sarebbero state le battaglie future, né quanto debole si sentisse, non avrebbe mai più permesso a nessuno di colpire il suo fratellino. Mai più… ma come poteva fare? Lui, che al secondo giro del parco già doveva fermarsi perché preso dalle vertigini? Lui, tanto debole da avere difficoltà a spostare il letto vicino alla finestra? Si lasciò sfuggire un sospiro. Per quanto stesse lavorando duramente, tenendosi allenato, pronto a dover combattere in qualunque momento, gli sembrava di non far altro che regredire. Serrò il pugno e colpì forte il davanzale su cui era seduto. Il dolore che gli attraversò tutto il braccio gli fece digrignare i denti e trattenere il fiato. Rise amaramente: avrebbe potuto sbriciolare il marmo su cui sedeva con un solo dito, fino a un anno prima; ora non sentiva il minimo briciolo di cosmo in sé. Non che fosse svanito, era lì, ma non riusciva a richiamarlo, era come se fosse tutto concentrato a fare qualcosa che lui ignorava. Tutto. Si appoggiò con la schiena all’infisso della finestra, guardando un punto indefinito davanti a sé, cercando di lasciare andare i pensieri, liberi, senza trattenerli e senza soffermarvisi, anche se non era per niente facile. Quasi non si accorse della figura che si muoveva nel giardino finché non fu praticamente sotto la finestra. Scattò in piedi, all’erta, pronto all’attacco, ma la figura, ammantata di nero, si limitò a rimanere ferma al limitare degli alberi del parco, il cappuccio a nasconderne i lineamenti. Shun sentì un rumore metallico dietro di lui e fu sicuro di aver visto una ciocca di lunghi capelli neri dai riflessi violacei sfuggire dal cappuccio, ma quando se ne rese conto davvero, la figura era già scomparsa. Shun lasciò cadere le braccia lungo il corpo, la coperta sul pavimento. Tremava per il freddo, ma non se ne rendeva conto mentre, lentamente, si girava verso l’interno della stanza. Sussultò appena quando vide la stella di Hades sul comodino. Aveva capito di cosa dovesse trattarsi nel momento in cui aveva sentito il rumore, ma finché non si era girato aveva avuto un minimo di speranza di sbagliarsi… si avvicinò lentamente al ciondolo e lo guardò, senza osare toccarlo. La scritta “yours ever” era al suo posto, anche se sembrava stanamente sfuocata. Shun strinse gli occhi, temendo qualche nuovo sintomo della sua sempre più palese debolezza, ma la scritta continuò a rimanere sfuocata, come se stesse vibrando. Shun allora sfiorò il metallo freddo e la scritta cambiò sotto i suoi occhi sgranati. “it’s time”. Shun si appoggiò al comodino con una mano, l’altra posata sulla fronte che improvvisamente gli doleva, poi fu tutto buio. Quando riaprì gli occhi, era sdraiato a letto, con una pezza inumidita sulla fronte
« Meno male, ti sei svegliato… »
Shun si accigliò leggermente e fece per mettersi seduto, ma una piccola mano gli premette sul petto, facendolo rimanere sdraiato. Saori si chinò su di lui, una piccola ruga di preoccupazione in mezzo alle sopracciglia. Si vedeva quanto fosse stanca, e sembrava decisamente più adulta dei suoi quattordici anni. Ma in quel periodo tutti erano cresciuti molto, non tanto fisicamente quanto per quello che riguardava il comportamento e il modo di parlare.
« Cosa ti è saltato in testa di stare con la finestra spalancata, nelle ore più fredde del mattino, nelle tue condizioni? » lo rimproverò lei, imbronciandosi. Shun ridacchiò vedendo quel broncio, era quello della Saori di prima, della Saori che ancora non sapeva di essere la reincarnazione di Atena. Quand’era più antipatica, quello era poco ma sicuro, ma ancora non aveva visto tutte quelle battaglie, prima di veder morire i Gold Saints al muro del pianto…
« Cosa ti fa ridere? » chiese lei, alzando altezzosamente un sopracciglio
« Per un momento è come se avesi viaggiato nel tempo a… prima di tutto questo, a…» a prima che trafiggessi Seiya… evitò di dirlo per un pelo
« Scusami. » sospirò quindi. Poi fece una smorfia
« Però non capisco di quali “condizioni” tu stia parlando, non sono mica incinto… »
Saori serrò la mandibola, poi sbuffò, scrollando le spalle
« Non far finta di niente con me, Shun. Sai che posso leggervi dentro. So che non stai bene. »
Shun sbatté le palpebre velocemente, confuso. Lui stava bene, era Seiya che non si risvegliava, dopo un anno!
« Da quanto va avanti? »
« Da quanto va avanti cosa? »
« Da quanto tempo ti stai indebolendo? Il tuo cosmo è concentrato nel tentativo di… tenerti insieme. Letteralmente. È come se qualcosa tentasse di farti a pezzi da dentro, e a giudicare da quante volte impallidisci all’improvviso durante una giornata ci sta anche riuscendo…»
Shun fece per ribattere, ma si trovò a sospirare, abbandonandosi con le spalle contro il cuscino. Serrò i pugni e distolse lo sguardo da quello di Saori
« Rispondimi. » ordinò Atena, seppure in tono dolce
« È di Seiya che dovremmo preoccuparci! Io sto bene! » protestò allora Shun, battendo un pugno sul materasso. Il braccio gli mandò una fitta lancinante dal polso alla spalla, ma il ragazzo la ignorò, guardando negli occhi la Dea e sentendosi anche sorprendentemente ribelle.
« E questa? » chiese Saori, facendogli dondolare davanti al viso la stella di Hades con la scritta cambiata. Shun aprì la bocca come per rispondere, poi si rese conto che non sapeva cosa dire. “È passata Pandora a lasciarmela” non sembrava una risposta molto credibile, anche se era esattamente così che era andata. Ma era impossibile, Pandora era morta un anno prima. Anche lei. Saori prese improvvisamente un’espressione preoccupata e si chinò a tamponargli il naso con un fazzolettino candido. Quando lo ritirò, era irrimediabilmente macchiato di sangue.
« Non ti fa bene agitarti. » sospirò la ragazza. Shun non riuscì a trattenere l’ira, improvvisa
« Non posso neanche più agitarmi, adesso! Non posso fare niente! Non posso nemmeno avvicinarmi a Seiya! E sappiamo tutti che sta peggiorando! Non …» serrò gli occhi, incapace di articolare quella frase che anche solo a pensarla gli straziava il cuore. Non lo vedrò più. Gli occhi di Saori si riempirono di lacrime e la ragazza si sedette sulla sedia che aveva tirato accanto al letto, stringendo tra le mani il fazzoletto macchiato di sangue
« Saori san… » la chiamò Shun, ma lei scosse la testa, abbassando il viso
« Scusami, Shun. Siamo tutti stanchi. Quest’anno è stato… lungo. Tu dici che è di Seiya che dobbiamo preoccuparci, ma in effetti è proprio così. Ci preoccupiamo per lui, mentre tu stai… scomparendo. Non posso perdervi tutti due. Non posso perdere proprio nessuno dei due, ad essere sincera… »
Shun allungò una mano e la posò su quelle serrate della ragazza, che alzò il viso rigato di lacrime e lo guardò negli occhi
« Non perderai nessuno. Posso impedirlo. Devo solo capire come fare. Ma se la stella è riapparsa adesso di sicuro vuol dire qualcosa. »
« Tutto sta a capire cosa, giusto? » ridacchiò Saori, liberando una mano ed asciugandosi gli occhi
« Giusto. » sospirò Shun, arrendendosi all’evidenza di non avere idea di cosa fare. Saori si alzò, gli rimboccò le coperte. Atena gli ordinò di rimanere tranquillo a letto finché non si fosse riposata lei stessa, minacciandolo di mandare Tatsumi a fare la guardia. Rabbrividendo al pensiero, Shun promise che sarebbe rimasto tranquillo. Saori uscì dalla stanza, dicendo che sarebbe tornata a vedere come stava prima di andare da Seiya e Shun si limitò ad annuire, guardandola poi uscire. Una volta solo, si trovò a ripensare a quello che era successo l’ultima volta, tre mesi prima, in cui era andato in ospedale per far visita a Seiya. Se doveva essere sincero aveva solo ricordi frammentari. Gli avevano detto che mentre era al capezzale del loro fratello minore, si era improvvisamente irrigidito e aveva perso i sensi, mentre Seiya aveva avuto una specie di attacco. Quello che ricordava lui era la sensazione di malessere improvvisa e le grida di Seiya. Nessun altro le aveva sentite, ma nessuno osava mettere in dubbio che da qualche parte Seiya avesse gridato, mentre rischiava di morire perché cuore, polmoni e reni smettevano di funzionare contemporaneamente. La crisi era durata pochi minuti, Shiryu aveva detto che nel momento in cui avevano portato via Shun e l’avevano fatto rinvenire, gli organi di Seiya avevano ripreso a funzionare. Ma da quel giorno, le sue condizioni avevano continuato a peggiorare. Shun aveva iniziato a chiedere perdono a Seiya dopo quell’episodio. Continuava a colpirlo con quella maledetta spada ogni volta che chiudeva gli occhi. E ogni volta Seiya cadeva in coma. E ogni volta faceva un po’ più male. Letteralmente, si trovò a pensare, portandosi una mano alla bocca per soffocare un lamento mentre una fitta lo attraversava da capo a piedi, lasciandolo senza fiato e coperto di sudore freddo. Qualunque cosa fosse, era sempre stata lì, da quand’erano tornati, ma dopo quella volta sembrava aver iniziato a risvegliarsi. E Shun temeva di aver capito di cosa si trattasse. La stessa cosa che impediva a Seiya di risvegliarsi. E che ora avesse la stella poteva voler dire solo una cosa: non c’era più tempo. Doveva agire il prima possibile. Si scusò mentalmente con Saori mentre infrangeva la promessa di rimanere tranquillo a letto. Si alzò, si tolse il pigiama e, datosi una lavata sommaria nel piccolo bagno attiguo alla camera, si vestì. Ogni movimento gli costava una fatica enorme, come se improvvisamente le sue membra pesassero moltissimo. Il suo stesso corpo sembrava volesse ostacolarlo, ma non poteva lasciare che questo lo fermasse. Prese la stella di Hades e la infilò nella tasca del cappotto. Doveva pesare almeno una tonnellata. Cercando di non far rumore, sgattaiolò fuori dalla stanza. Lo spesso tappeto che correva lungo il corridoio attutì completamente il rumore dei suoi passi mentre lo percorreva. Scese le scale con tutti i sensi all’erta: se l’avessero fermato, Seiya sarebbe stato spacciato. Lo sentiva chiaramente, e qualunque cosa fosse a provocargli quelle fitte, non voleva che raggiungesse Seiya. In fondo alle scale dovette riprendere fiato e si chiese come avrebbe attraversato il parco. Strinse la stella dentro la tasca e sentì le dita bruciare. Quel bruciore gli diede la spinta. Sapeva ora chi stava tentando di ostacolarlo. Si chiedeva per quale motivo invece Pandora lo stesse aiutando. O per quale motivo fosse viva. Ma in effetti avevano distrutto il Dio dell’Ade, forse qualche anima nel mentre era sfuggita al mondo dei morti. Il pensiero corse ai Gold Saints, ma fu solo un istante. Se fossero stati vivi, li avrebbero almeno percepiti… inspirò profondamente, reprimendo l’istinto di imprecare in tutte le lingue che conosceva per una nuova fitta. Tendeva a diventare abbastanza scurrile quando facevano più male, e aveva il sospetto che la cosa avrebbe fatto impallidire i suoi fratelli. Forse Jabu avrebbe smesso di prenderlo in giro perché sembrava una ragazzina… aprì la porta e scivolò all’esterno. La luce del sole gli ferì gli occhi mentre attraversava il parco, cercando di rimanere il più possibile nascosto, fino al cancello che dava sulla strada. Una volta arrivato in strada, si rese conto di non avere idea della direzione da prendere, e oltretutto si sentiva estremamente debole… barcollò fino alla fermata dell’autobus più vicina, ricordando vagamente di averlo preso lì una delle prime volte che era andato da Seiya, ormai quasi un anno prima; poi era sempre stato Tatsumi ad accompagnarli però. Inoltre gli sembrava che la mente stesse facendo di tutto per annebbiarsi. Non doveva permetterlo, altrimenti Seiya avrebbe avuto un attacco, lo sapeva, lo sentiva…
“Sei debole, non puoi continuare ad opporti a me!”
“Sei debole anche tu, cosa vorresti fare con un solo frammento di cosmo, diviso per di più?”
“Non pensavo avessi ancora abbastanza forze per scoprirmi.”
“Non è la prima volta che mi sottovaluti.”
Shun serrò gli occhi, appoggiandosi al palo che segnalava la fermata dell’autobus. Sembrava che la testa dovesse esplodergli, ma in pochi istanti riuscì a riprendere il controllo. Mise a fuoco le scritte sul cartellone, scoprendo con enorme sollievo che sì, da lì passava un autobus diretto all’ospedale. Controllò l’orologio, scoprendo che avrebbe dovuto aspettare solo qualche minuto. Ogni tanto si gettava occhiate furtive alle spalle, nel timore che qualcuno l’avesse visto e seguito. Ma Saori riposava, Hyoga era andato all’orfanotrofio e Shiryu… Shiryu sarebbe potuto essere un problema. Sperò che il Saint del Dragone capisse, che almeno percepisse cosa stava succedendo… Si frugò nella tasca interna del cappotto, trovando il portafogli sgualcito che aveva portato con sé quand’era arrivato dall’isola di Andromeda, un anno e mezzo prima, e lo aprì scoprendo con sollievo che i pochi spiccioli che aveva erano ancora al loro posto. Non era abituato a usare i soldi, perché Saori si occupava sempre di tutte le spese, comprese le loro… Quando salì sull’autobus ormai si sentiva prossimo a perdere i sensi. Doveva avere un aspetto orrendo a giudicare dagli sguardi che gli altri passeggeri gli lanciavano, ma probabilmente anche lui stesso si sarebbe fatto qualche domanda se un ragazzino con un cappotto troppo grande e i capelli lunghi e in disordine fosse salito barcollando su un autobus. Tenne il viso basso per tutto il viaggio, cercando di tenere sotto controllo il tremito che lo scuoteva sempre più forte.
L’autobus si fermò davanti all’ospedale e Shun, pagata la corsa, scese avviandosi con passo malfermo verso l’ingresso. Si costrinse a rimanere lucido, salutando a malapena gli infermieri che lo riconobbero nel reparto della clinica dove tenevano Seiya. Quando arrivò alla stanza crollò però tra le braccia di Shiryu che, avendo sentito i passi, fortunatamente si era alzato e girato verso la porta riuscendo così a prenderlo al volo ed aiutarlo a sedersi
«Non dovresti essere qui… » gli disse il più grande, in tono di rimprovero. Shun non riuscì a rispondere, quindi si frugò in tasca e porse all’altro la stella di Hades. Shiryu trattenne il fiato, poi la prese, leggendo la nuova scritta
« Cosa significa? Ne hai parlato con Saori san? »
« All’alba… credo di aver visto Pandora… »
« Non è possibile! Pandora è morta un anno fa nell’Ade! »
Shun chiuse un momento gli occhi, sentendosi estremamente stanco. Si strinse nel cappotto e li riaprì, puntandoli in quelli del fratello più grande, scrutando quel viso sempre tanto controllato dall’aria ora tanto stanca. Sospirò e guardò Seiya, sdraiato nel letto, collegato a tutta una serie di macchinari che ormai servivano a tenerlo in vita. Gli si strinse il cuore, una morsa tanto forte da fargli portare una mano al petto, cercando di non cedere alle lacrime. Shiryu gli posò una mano sulla spalla e Shun tornò a guardarlo
« Ormai è inutile nasconderti che i medici gli danno pochi giorni…»
Shun inspirò profondamente, tentando di calmarsi, poi indicò la stella
« Cos’hai intenzione di fare? » chiese Shiryu, sospettoso
« Non lo so ancora bene. Ma lui lo sa e non ha modo di impedirmi di fare niente se io non so cosa devo fare. Quindi al momento posso stare qui con una certa tranquillità… non può fare niente se non vuole essere fermato. Non può uccidere Seiya se non vuole che lo risvegli. Pandora lo sapeva, solo non aveva ancora modo di manifestarsi. Ora però lui ha abbastanza forza da poter tentare di agire… »
« Lo abbiamo distrutto… » quasi boccheggiò Shiryu. “Questo lo credi tu!” rispose Hades. Shun si prese la testa tra le mani, sperando che non gli esplodesse. Shiryu gli fu subito accanto, prendendolo per le spalle, aiutandolo a rimanere lucido
« Un frammento del suo cosmo è rimasto dentro Seiya. Per quello non riesce a risvegliarsi… » riuscì a mormorare Shun « E un pezzetto è rimasto anche dentro di me… non ne era consapevole nemmeno lui… » ogni parola gli feriva la gola e gli toglieva il fiato, tanto che si trovò aggrappato alle braccia di Shiryu
« Chiamo Saori san… »
Shun annuì e si appoggiò indietro contro lo schienale della poltroncina, sperando di sembrare almeno un po’ meno debole visto dall’esterno. Guardò Seiya e di nuovo gli salirono le lacrime agli occhi. All’improvviso sapeva cosa doveva fare e non gli piaceva per niente
« Sarà solo poco, pochissimo tempo, ma lo stesso non mi piace. » sospirò. Sfiorò la mano inerte e fredda del fratello minore sentendo un brivido percorrergli il braccio e la schiena. Si staccò e si strinse le braccia attorno al corpo, attraversato da una scarica di dolore tale da lasciarlo senza fiato. Due mani gli si posarono sulle spalle, cercando di tranquillizzarlo, ma si staccarono subito. Shun alzò gli occhi e vide Shiryu che si guardava le mani per poi guardarlo, confuso
« Non posso avvicinarmi… che sta succedendo? » chiese. Shun riuscì in qualche modo a riprendere fiato
« Mi ha isolato… proteggi Seiya prima che isoli anche lui, non sono sicuro che non possa riuscire a tenerci sotto controllo tutti due… »
« Gli altri stanno arrivando… » disse Shiryu allora, iniziando ad espandere il cosmo e facendo una specie di cupola attorno al cosmo stesso di Seiya. Shun si rilassò un attimo, sentendosi un pochino meno in ansia per la prima volta da mesi. Allungò di nuovo la mano a sfiorare quella di Seiya. Il cosmo di Shiryu rimase saldo, ma Shun dovette ritrarre la mano quasi subito per il senso di estrema debolezza che quel gesto gli aveva infuso. Shiryu gli lanciò un’occhiata interrogativa e Shun gli sorrise, annuendo appena. Poi si appoggiò di nuovo indietro
« Non lasciare che perda i sensi, altrimenti potrà attaccare Seiya… » disse, rivolto a Shiryu
« Che… come… »
« Non può attaccare tutti due contemporaneamente. O ci fa fuori uno alla volta o non fa fuori nessuno dei due. »
« Questo discorso non mi piace per niente! » disse Saori, entrando in quel momento nella stanza. « E tu dovresti essere a letto! »
Shun scosse la testa
« Non c’è tempo, Saori san. Starò a letto dopo. Ma adesso dobbiamo risvegliare Seiya. Abbiamo al massimo qualche ora prima che sia troppo tardi… » una fitta gli tolse il fiato e si trovò a piegarsi in avanti. Riprese quasi subito il controllo. Saori e Hyoga, arrivato a sua volta, si erano allontanati di scatto da lui
« L’ha isolato. » spiegò Shiryu
« Chi?... » chiese Hyoga
« Hades. Che stupida! Come ho fatto a non accorgermene? » sibilò Saori
« Proteggete Seiya. » disse Shun. Atena annuì e il suo cosmo si espanse andando ad aggiungersi a quello di Shiryu, disponendosi attorno al cosmo del più giovane dei suoi saints. Hyoga ci mise solo un istante di più e provò a raggiungere Shun, prima, senza riuscirci
« Ora andrà tutto bene. » disse Shun, alzandosi per mettersi accanto a Seiya. La vicinanza gli toglieva forza, ma quello era il momento di tenere duro.
« Farà male, scusa… » mormorò nell’orecchio di Seiya, pur non sapendo se l’altro potesse sentirlo o meno. Scostò leggermente il pigiama di Seiya e gli posò la stella di Hades sulla cicatrice della ferita inferta dalla spada. Al Dio non piacque per nulla e Shun ebbe così la certezza di star facendo la cosa giusta. Digrignò i denti per non gridare ed espanse il cosmo per tener testa almeno in parte a quello di Hades
“Morirai, stupido ragazzino!”
“Non credo la cosa ti riguardi.”
“Morirete entrambi!”
“Succederebbe comunque.”
Una scarica di dolore quasi gli fece perdere la presa sulla stella. Seiya gridò. Ma anche Hades gridò, d’ira e dolore. Shun espanse ancora il cosmo, individuando mentalmente il punto esatto in cui il frammento del cosmo di Hades si era attaccato a quello di Seiya. Chiese di nuovo perdono a Seiya e indirizzò il proprio cosmo in quel punto. Nel momento in cui riuscì a staccare il cosmo di Hades da quello di Seiya, il ragazzo più giovane gridò di nuovo. Shun fece indietreggiare il cosmo di Hades fino alla stella. Ancora solo un piccolo sforzo, continuava a dirsi. La stella tra le sue dita bruciava. Sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima battaglia e combatterla in una stanza d’ospedale gli sembrava abbastanza ironico. Non si rendeva conto del tremito violento che lo scuoteva, praticamente non sentiva più il dolore, non si accorgeva del sangue che gli colava dalla bocca a ogni respiro spezzato; sentiva solo le grida di Seiya, ma nonostante queste gli straziassero il cuore sapeva che anche Seiya doveva resistere ancora un poco. Solo un pochino. Il cosmo di Hades ebbe un’ultima piccola esplosione, poi venne risucchiato completamente nella stella. Seiya scattò a sedere, con gli occhi sbarrati, strappandosi la mascherina del respiratore per prendere grandi boccate d’aria, artigliando le lenzuola con le dita rese sottili dalla prolungata inattività. La stella divenne fredda. Shun sorrise guardando Seiya, poi il mondo attorno a lui si rovesciò. Sentì il pavimento a contatto con la guancia sinistra, qualcuno che chiamava il suo nome, voci concitate. Il mondo si rovesciò di nuovo e si trovò a guardare delle lampade, alternate a pannelli bianchi. Lampada, pannello, lampada, pannello…
« Non arrenderti, ragazzo. » disse una voce. Un medico. Non si stava arrendendo lui! Ma era così stanco… non riusciva a muoversi, sentiva solo un dolore sordo da qualche parte tra il ventre e il petto. Qualcuno gli mise una mascherina sul viso
« Conta all’indietro da dieci… »
Shun non riuscì ad arrivare a sette.
 
Seiya era salvo. Aveva sentito la voce di Saori dirlo. Erano preoccupati per lui, in compenso. I medici dicevano che era fuori pericolo, che sarebbe guarito, ma che sarebbe dovuto sempre stare molto attento a non fare troppi sforzi, a non affaticarsi, perché cuore e polmoni avevano risentito molto di quell’ultima battaglia. Qando aprì gli occhi, un medico gli controllò i riflessi, trovandolo reattivo, poi lasciò che i primi visitatori entrassero. Sorrise a Saori, che appena entrata gli strinse le mani
« Per un momento ho avuto paura che adesso fosse il tuo turno di non svegliarti più, ma si è risolto tutto in poche ore… »
« Seiya? … »
« Sta bene. È furioso perché non lo lasciano alzare, ma Shiryu gli ha promesso di venire a trovarti subito per poi dirgli come stai. Gli sono passata dvanti… » sull’ultima ammissione Saori arrossì leggermente, ridacchiando
« Saori san, sei una peste. » la canzonò Shun, sorridendo. Poi si fece serio, rispecchiando l’espressione della ragazza seduta accanto al suo letto
« C’è una cosa di cui dobbiamo parlare… di cui devo parlarti… riguarda… il tuo cosmo. »
Shun si accigliò, confuso
« Non puoi usarlo, con il tuo fisico. Sarebbe… troppo. »
Shun sospirò, annuendo
« È già successo che dessi una vita normale a miei Saints, una vita senza cosmo. Ma la situazione non era mai così delicata… e non avevano cosmi simili, a dirla tutta, ma… »
« Davo per scontato di morire, Saori san. So già che questa è stata la mia ultima battaglia. E… da un lato ne sono anche contento. Sai bene che non ho mai amato combattere. L’unica cosa… venir lasciato definitivamente indietro in effetti fa male. Ma so anche che non ci sono alternative. Solo… durante le prossime battaglie sarò inutile… » si morse le labbra, sentendo le lacrime pungergli gli occhi. Saori gli prese una mano scuotendo la testa
« Non ci saranno altre battaglie. Non in questa generazione. Le cloth sono sopite al momento, vuol dire che qualsiasi pericolo è molto, molto lontano. »
« Non vedrò morire i miei fratelli mentre dovrò rimanere in disparte? Me lo prometti? »
Sapeva di suonare infantile, ma per lui era di vitale importanza… Saori gli sorrise
« Te lo prometto. » disse, poi si alzò ed uscì dalla stanza. Un istante dopo, Shiryu prese il suo posto e Shun s trovò a sorridere per l’espressione estremamente seria sul suo viso
« Seiya ti manda a dire che sei un incosciente, e che se lo dice lui vuol dire che è proprio vero. E lo penso anch’io, ma devo ringraziarti per questa tua incoscienza, perché se non avessi agito, ora… ora avrei due fratelli in meno. »
Shun si morse il labbro inferiore, poi allungò una mano verso Shiryu. Il più grande gliela strinse e intrecciò per un momento le dita con le sue, poi sbuffò
« È passata, giusto? » disse. Shun annuì, convinto e Shiryu annuì a sua volta
« Ora credo che andrò alla villa e dormirò fino a domani… » decretò. Shun rise e lo lasciò andare.
Nei giorni che seguirono passarono tutti a trovarlo, e Jabu gli disse che si rimangiava tutte le volte che gli aveva dato della femminuccia. Shun rise tanto a quelle parole che le ferite dell’intervento che aveva subito per fermare le emorragie interne iniziarono a dolergli.
Seiya riuscì a farsi portare, su una sedia a rotelle, nella sua stanza
« Non mi lasciano camminare! » protestò
« Sei rimasto fermo per un anno… » gli fece candidamente notare Shun. Seiya sbuffò
« In effetti non ho proprio un equilibrio perfetto al momento. » concesse. Shun vide le lacrime formarsi nei suoi occhi e si allungò a stringergli le mani
« Sei vivo. È passata. È passato tutto. »
Seiya annuì, asciugandosi gli occhi. Poi sorrise
« Se non fosse per te, sarei morto… » mormorò
« Credo che Pandora ci abbia dato una mano. Non so come sia stato possibile, ma forse avendo distrutto il dio dell’oltretomba abbiamo incasinato un po’ l’entrata e l’uscita delle anime … non so, sto facendo ipotesi. »
« Saori san ha detto una cosa simile. Credo sperasse in cuor suo che potessero essere tornati i Gold… ma pare che sia passata solo Pandora. E ora l’equilibrio è ristabilito. La stella è scomparsa insieme a Pandora. Non so come hai fatto a capirlo, nemmeno Saori san aveva capito cosa stesse succedendo… »
« L’avresti capito anche tu. Era dentro di noi… » sospirò Shun, rabbrividendo al ricordo
« Adesso tocca a me dirlo: è passata, Shun. Mi hai salvato. È tutto finito. » sorrise Seiya. Poi sospirò stringendo forte la mano di Shun
« Però devi metterti in testa che la tua vita vale come quella di chiunque altro. Devi smetterla di volerti sacrificare ad ogni costo. Non staremmo meglio se tu morissi. Se fossi morto, adesso dubito avrei la forza di stare seduto su questo coso. E Ikki… non potrebbe riprendersi se morissi tu. Piangerebbe per ciunque di noi, ma poi potrebbe continuare a vivere. Ma perdere te… be’, avremmo perso altri due fratelli. Ikki non si sarebbe mai ripreso, e Hyoga… be’, credo che lui ti avrebbe seguito a ruota. »
« Che sciocchezze. » sbuffò Shun
« Non fingere che il vostro legame non sia più profondo. È ok, sai? Nemmeno Atena ha nulla da ridire… credo che gli unici che continuino a tentare di negare la cosa, per quanto non capisca il perché, siate voi due. Ma paziena, vi vogliamo bene lo stesso. »
Shun scoppiò a ridere e Seiya gli rivolse uno dei suoi sorrisi un po’ sghembi, e il mondo tornò improvvisamente a posto.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Jinny82