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Autore: Bilu_emo    17/07/2009    3 recensioni
"E' davvero possibile riuscire a seppelire le emozioni in questo modo così ... inumano? In fondo, non poteva che essere così. Non ammetteva errori, il tuo desiderio più forte. Purtroppo, il più irrealizzabile. Ne eri consapevole? No: tu non hai sentito nessuna campana quel giorno
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Light/Raito
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prima esperienza su Death Note e anche ultima (Death Note è un territorio troppo sacro per una con le mie capacità ç_ç): one-shot incentrata su Light, e su una possibile (?) interpretazione della sua mente malata (perché un po’ malato ci è XD in ogni caso metto OOC, per sicurezza). Spero che le lettrici non mi trincino per questo scritto *si nasconde dietro la portiera di una macchinetta* mi è uscito senza nemmeno che me ne accorgessi. Scusate per quello che leggerete L fatemi sapere cosa ne pensate, terrei molto a un parere anche critico  n_n”

E vi prego, non fuggite appena leggete l’autore della canzone ^^” è molto più azzeccata di quanto crediate. Buona lettura ^^

~ Light Yagami, Death Note © Tsugumi Ohba, Takeshi Obata

~ Scivoli Di Nuovo © Tiziano Ferro, “Alla Mia Età”

Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

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:: Occhi Trasparenti ::

:: Scivoli Di Nuovo ::

Molto spesso, mi chiedo chi sei veramente. Sei Light, il ragazzo perfetto, figlio prediletto, impeccabile, il fratello affettuoso e scherzoso, lo studente modello? O sei forse Kira, uno sprazzo di mostro, una personalità completamente deviata, senza alcuna pietà né sentimento, il “dio del nuovo mondo”?

Me lo chiedo spesso chi tu sia …

Conti ferito

Le cose che non sono andate come volevi

Temendo sempre e solo di apparire peggiore

Di ciò che sai realmente di essere

Quanto sei stato calcolatore, Light, per evitare di commettere anche il più piccolo errore? Per nascondere chi eri? O forse …

Stavi cercando di evitare di scoprire il vero te stesso? Nascondevi la tua colpa, quell’immensa colpa? Hai ucciso due persone … non volevi, lo so. Non è colpa tua, era inevitabile. Ma tu questo non lo sapevi. Non potevi capirlo.

Conti precisi per ricordare quanti sguardi hai evitato

E quante le parole che non hai pronunciato

Per non rischiare di deludere

Ti sei nascosto dietro una facciata di vetro, fatta di specchi, che nascondevano alla perfezione ciò che ormai eri diventato, riflettevano la persona che tutti avevano imparato a conoscere: chiunque ti avrebbe guardato, non avrebbe mai visto Kira. Avrebbe sempre visto il riflesso della sua idea di te, il ragazzo perfetto; nessuno ne sarebbe mai stato deluso …

La casa, l’intera giornata

Il viaggio che hai fatto per sentirti più sicuro

Più vicino a te stesso

Ma non basta, non basta mai …

Alla fin fine, mi chiedo come mai tu abbia deciso di intraprendere questa … chiamiamola avventura.

Davvero, era per noia? Lo hai detto tu stesso …

Eppure, non posso davvero credere che tu, Light Yagami, abbia preso di petto qualcosa di così tanto più grande di te, per un motivo tanto futile. No, non tu, Light Yagami. Tu stavi cercando una risposta. Un’alternativa a quell’etichetta, alla maschera della perfezione. Una risposta al non essere, in realtà …

Scivoli di nuovo
E ancora come tu fossi una mattina da vestire e da coprire
Per non vergognarti
Scivoli di nuovo e ancora
Come se non aspettassi altro
Che sorprendere le facce
Distratte e troppo assenti
Per capire i tuoi silenzi
C'è un mondo di intenti
Dietro gli occhi trasparenti
Che chiudi un po’ …

Hai affrontato questo viaggio per espiare una colpa.

No, non è così.

Sei scivolato in questa follia per avere una motivazione, una scusa, per non essere giudicato un assassino. Dovevi diventare un giustiziere, per non essere un assassino. Saresti diventato il protettore dei deboli, il salvatore degli indifesi, dei giusti, degli onesti, punendo, eliminando gli indegni di un mondo di pace, i veri malvagi, quelli che hanno ucciso sul serio, quelli che non credono in niente e gli immorali, quelli che minacciano i deboli. In questo modo, ciò che hai fatto non sarebbe stato una colpa, bensì un merito. Ma non c’è scusante. Hai ucciso, e questo è ciò che conta.

In ogni caso, sei solo un assassino.

Torni a sentire
Gli spigoli di quel coraggio mancato
Che rendono in un attimo

Il tuo sguardo più basso
E i tuoi pensieri invisibili

Sei sempre stato convinto di ciò che facevi. A questo punto, mi viene da pensare che ti sei imposto tutto quell’ottimismo. Non potevi crollare, non potevi cedere: se avessi ceduto, il ricordo di quelle urla, di quel cuore fermato, ti sarebbe tornato in mente.

Lo so, è così.

Perché nell’oscurità della tua stanza, la notte senza stelle, con il capo nascosto, avvolto nel cuscino, potevi davvero vedere i loro occhi, gli occhi accusatori di quel sequestratore e di quel teppista. Ti accusavano, ci hai uccisi, ci hai uccisi!

Ed ogni notte, nel buio palpabile di quella camera, sentivi ancora le grida di quell’uomo, di quella ragazza terrorizzata, il rumore del metallo che si accartoccia, il tonfo sordo di uno scontro …

Sì, lo so. Tu potevi ancora sentire il terrore che albergava la tua mente.


Torni a contare i giorni
Che sapevi non ti sanno aspettare
Hai chiuso troppe porte
Per poterle riaprire
Devi abbracciare
Ciò che non hai più

La tua maschera è arrivata a toccare i limiti della disperazione.

Al punto che, pur di difenderla, pur di negarla, ti sei fatto fasciare gli occhi e tappare le orecchie, chiuso in una cella a tempo indeterminato, per giorni, giorni, giorni. Chiuso dietro le sbarre del tuo essere.

Ma ormai, eri arrivato fin lì. Perché rinunciare a quel progetto? Perché negare a coloro che davvero credevano in te, un mondo ideale, dove si potesse vivere?

Ormai, eri lì. Eri arrivato al punto di non ritorno.

Avevi chiuso troppe porte, avevi oltrepassato troppi limiti. Non potevi fermarti. Tanto, non avresti più potuto riaprire quelle porte.

Ti sei tolto ogni ricordo. E a quel punto, ammettilo, stavi meglio. Eri libero, seppur incatenato al polso all’animo dell’unico che ti avesse capito fino in fondo. All’unico che aveva capito che il marcio del mondo, eri anche tu.


La casa, i vestiti, la festa
Ed il tuo sorriso trattenuto e dopo esploso
Per volerti meno male,
Ma non basta, non basta mai

Eri libero, sì.

Ma poi, ti sei imprigionato nuovamente nel flusso dei tuoi pensieri, dei tuoi calcoli, delle tue previsioni, hai esultato del tuo piano, nascondendo il viso all’ombra dei tuoi occhi cremisi, felice, felice, di aver vinto.

Il tuo sorriso, così falso, così dannato …

Così simile a te …

Non sei riuscito a nasconderlo. Almeno questo barlume di umanità, sei riuscito a conservarlo.

Era l’emblema dell’ipocrisia, mentre fissavi quegli occhi perennemente spalancati che, una volta per tutte, so chiudevano sulla tua ipocrisia.

Sai, lui lo ha sempre saputo.

E anche tu lo sapevi. Lo hai capito tramite una piccola, innocente domanda.

Hai mai detto anche solo una volta la verità, Light?

Sì. Lui lo ha sempre saputo, dal principio, non si era mai sbagliato.

Gli hai calato un velo sugli occhi, purché non vedesse. Ma ormai aveva capito.

Per nascondere una colpa

Ma non basta, Light.

Perché non avresti mai riparato il mondo. Lo avresti solo incollato alla bell’e meglio con il nastro adesivo. Con il tempo, anche il mondo avrebbe indossato una maschera, non stimandoti ma temendoti. Con il tempo,il buio palpabile della tua stanza si sarebbe confuso con il buio impercettibile della tua anima.

Scivoli di nuovo
E ancora come tu fossi una mattina da vestire e da coprire
Per non vergognarti
Scivoli di nuovo e ancora
Come se non aspettassi altro
Che sorprendere le facce
Distratte e troppo assenti
Per capire i tuoi silenzi
C'è un mondo di intenti

Dietro gli occhi trasparenti
Che chiudi un po'

Ti sei incatenato in una recita fin troppo reale, interpretando la tua stessa parte, ma non lo sapevi, non potevi saperlo. Nessuno poteva saperlo, che oltre il tuo sguardo vacuo, oltre quel disorientamento, ogni cosa era fin troppo chiara, fin troppo luminosa, era telaio tessuto nei minimi particolari.

Non potevi immaginare, che alla fine di quella recita, il telaio finiva con un filo rosso sangue …

E non vuoi nessun errore

Mi hai sorpreso Light. Non credevo si potesse rinunciare senza esitazione alla propria esistenza. Affinché non fosse commesso il minimo errore, hai gettato via la tua umanità stentata, hai buttato i fili di quella parte del telaio costruita con cura eppure grezzamente, quella parte su cui tutti contavano.

Anche tuo padre ci contava.

Cercavi di nascondere il tuo crimine, lo so. Ma non ci sei riuscito.

Hai ucciso tuo padre Light.

Hai ucciso l’unico che ti somigliava, seppur in modo completamente diverso da te.

Mi chiedo … come sia possibile?

Riuscire a seppellire le emozioni in questo modo … così … inumano.

Ma so anche questo: un barlume di umanità ti è sempre rimasto. Era il tuo principale motore. Non ammetteva errori, il tuo desiderio più forte.

Purtroppo, è stato il più irrealizzabile.

Ne eri consapevole? No.

Tu non hai sentito nessuna campana, quel giorno …

Però vuoi vivere
Perché chi non vive lascia
Il segno del più grande errore

Vuoi vivere, Light …?

Scivoli di nuovo
E ancora come tu fossi una mattina da vestire e da coprire
Per non vergognarti
Scivoli di nuovo e ancora
Come se non aspettassi altro
Che sorprendere le facce
Distratte e troppo assenti
Per capire i tuoi silenzi
C'è un mondo di intenti

Dietro gli occhi trasparenti
Che chiudi un po'

Che chiudo un po’ …

Sei scivolato in questa follia, senza mai rialzarti. Sei caduto in una casa dalle pareti di vetro, sei caduto tra gli specchi. Precipitato in quella rete fitta di calcoli.

Pensieri,

calcoli,

previsioni,

conti precisi …

conti ferito i dettagli dei tuoi errori, quelli che pensavi i tuoi occhi avessero visto.

Ma i tuoi occhi non potevano bastare …

Il tuo viaggio finisce in una stanza di specchi, ma non potrai mai vedere il tuo viso. Ormai, sei nulla.

I tuoi occhi trasparenti …

… che chiudi …

Non rammaricarti, Light …

Sbagliare è umano.

 

  
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