Una lettera alla donna che mi migliorò.

“Il giorno tanto atteso era ormai arrivato.
Era tutto pronto: la Chiesa, le decorazioni floreali,
la sala per il pranzo, la musica e anche il clima sembrava promettere una giornata soleggiata e un po’ fresca. Tutta quella luce mi accecava, tutta quella confusione mi rendeva più nervoso del solito, desideravo che tutto finisse in fretta, volevo strapparmi di dosso quei vestiti eleganti, indossare la mia tuta e chiudermi nella stanza gravitazionale per allenarmi. Mi domandai perché stavo facendo tutto quello. Perché stavo adottando simili rituali terrestri? Ero pur sempre un alieno, facevo parte di un’altra razza. Non potevo abbassarmi a quei simili livelli. Poi però pensai a quanto sarebbe stata felice la donna di cui mi ero, involontariamente, innamorato. Pensai a tutte quelle volte in cui mi raccontava, con l’aria sognante di una bambina, quanto ha sempre desiderato, immaginato, progettato il suo matrimonio dei sogni. E ricordai tutte quelle volte in cui mi giurò di essere la donna più felice dell’universo, per il semplice fatto che ci fossi io accanto a lei. Sono sempre stato l’uomo dei suoi desideri e siccome, nascosta dentro di me vi era un’emozione fortissima nei suoi confronti, un’emozione così forte chiamata amore, ho pensato che no, non avrei distrutto il suo sogno. Non volevo vedere il suo viso deluso, non volevo vederla soffrire, non volevo che si costruisse un castello di complessi. Volevo solo che lei fosse felice. Mentre la vedevo arrivare, bellissima e raggiante verso di me, speravo solo che non immaginasse cosa stavo pensando in quel momento, mi vergognavo molto dei miei sentimenti. Bulma però era fatta così: mi capiva totalmente con un solo sguardo e sapeva come farmi sentire accettato, protetto. In tanti le avevano consigliato di abbandonarmi a causa del mio carattere difficile, ma la verità era che nessuno poteva giudicare, nessuno sa cosa lega due persone. Fra me e lei c’era solo un grande amore. Mentre lei riusciva a dimostrarlo in modo semplice e spontaneo, io ci mettevo molta più fatica a lasciarmi andare, solo quando eravamo da soli riuscivo a farle capire quanto la amavo. Ma davanti agli altri, no. E non perché non la amassi abbastanza. Per Bulma diedi la mia vita! Credevo solo che certe volte bisognava essere discreti, o più che altro, riservati.
A interrompere il flusso dei miei pensieri ci pensò proprio lei, la quale, dopo una decina di minuti, fu proclamata mia moglie. Si avvicinò ancora di più al mio corpo, guardandola dritta negli occhi poggiai una mano sul suo fianco e l’altra dietro la sua schiena. La avvicinai a me e, chiudendo gli occhi, la baciai davanti a tutti i presenti. Sentii urla di gioia, applausi, fischi… e quando riaprii gli occhi, notai lo sguardo profondamente innamorato e felice della mia Bulma, di mia moglie. La presi in braccio e mentre stavo per darle un altro bacio, nostro figlio si attaccò al mio collo, urlando di gioia. “Sono così felice, papà!” seppur in un primo momento avrei voluto rispondergli male, subito dopo il mio sguardo diventò più rilassato. Lui era mio figlio, era felice e mi amava. In quel momento provai una sensazione molto forte al centro del petto. Sentii come se quel vuoto che mi accompagnava da quando ero solo un bambino si stesse riempiendo di goia ed amore. Mi sentivo finalmente amato.
 
Il tuo Principe dei Saiyan.”