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Autore: Nao Yoshikawa    04/01/2019    9 recensioni
“Nnoitra, perché tu…?”.
“Perché questo è un fardello che non intendo portare da solo”.
La stringevi ancora, al punto che cominciava ad avvertire male.
“Scusa, ma adesso devo andare”, aveva sussurrato mestamente senza neanche guardarti negli occhi. Avevi percepito un tremolio nella sua voce, ma eri troppo impegnato a pensare a quanto fossi stato stupido.
Questo non ti avrebbe permesso di camminare al suo fianco, né di raggiungerla. Lo sapevi, lo sapevi, ma avevi agito comunque,
Il confine tra l’odio e l’amore – oh, quella parola che non osavi neanche pronunciare – era stato raggiunto.
E sentivi la rabbia divampare nuovamente come fuoco, mentre si mescolava alla vergogna e al bisogno esasperante di riscattarti. La odiavi e sapevi che non sarebbe esistito futuro per uno dei due.
Uno dei due se ne andrà. E malgrado tutto, i tuoi occhi saranno l’ultima cosa che vedrò prima di morire.
Questa è la mia maledizione. Ma, allo stesso modo, tu invocherai il mio nome.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neliel Tu Oderschvank, Nnoitra Jilga
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I tuoi occhi prima di morire

Sin dal principio, non avevi mai accettato che una donna potesse essere più forte di un uomo. 
Che lei potesse essere più forte di te.
Neliel era bellissima, coraggiosa e, soprattutto, sempre ad un passo davanti a te. Era la sagoma che potevi soltanto vedere di spalle, ma senza mai raggiungerla.
E ciò ti aveva sempre infastidito, aveva fatto crescere la tua rabbia. Ti aveva portato ad odiare quella donna, la quale lentamente, senza che te ne rendessi conto, stava diventando un ossessione.
Quante volte lei aveva ferito il tuo orgoglio? Quante volte ti aveva umiliato? E quante volte ancora ti aveva guardato con totale indifferenza?
Era questo a farti ribollire il sangue nelle vene. La differenza poteva far male più dell’odio. 
Avevi sempre fatto di tutto per cercare di superarla, di cancellare quella distanza, senza però mai riuscirci.
Ti comporti come un bambino, anche dopo essere diventato un Espada*”, ti diceva. E poi ti lasciava lì, diventando sempre più irraggiungibile, sempre più distante.
Eri arrivato al punto di vivere e andare avanti solo per poterla superare. Poi un giorno lei ti salvò, durante una delle vostre missioni. Avevate discusso, poiché Neliel non condivideva il tuo voler uccidere a tutti i costi degli Hollow. L’avevi sfidata e lei ti aveva ignorato.
Potevi sopportare il tutto, il fatto di non riuscire a superarla, la sua indifferenza. Ma che ti avesse addirittura salvato la vita, questo era il colpo finale al tuo orgoglio già ferito.
“Perché mi hai salvato?”.
“Non ti ho salvato. Ho solo evitato che ti suicidassi, facendoci perdere un altro Espada”.
“Io ti odio con tutto me stesso, Neliel. Perché mi segui ovunque?”.
“Perché tu… sei più debole di me*”.

Quelle parole erano state pronunciate con un tono freddo, distaccato, i suoi occhi quasi ti guardavano con compassione. E questo… questo era quello che odiavi di più.
Sono tutti compassionevoli con me. Non hanno idea di quanto faccia male! E’ come una ferita sempre aperta. Non avrò mai pietà di nessuno. Che siano forti, che siano deboli, bambini o anche animali! Li ucciderò tutti in un colpo solo, così non potranno più farlo.*
Era stata la tua promessa, il giuramento a te stesso. Eppure Neliel avrebbe continuato ad infierire senza accorgersene.  Dall’alto della sua forza e splendore, il Terzo Espada non si accorgeva della tua esasperazione.
E non te ne accorgevi neanche tu.
Cos’era lei? La tua rivale, il tuo sogno irraggiungibile? La odiavi perché la ammiravi profondamente senza poterne fare a meno. E per questo odiavi anche te stesso.
Odio e amore, cos’erano? Solo due facce della stessa medaglia. E bastava così poco, così poco, per superare il confine. 
Questo non sarebbe successo. Non a te, non a voi. Tutto quello che desideravi era superarla e infine ucciderla, solo così avresti potuto trovare la pace.
E poi? Poi cosa sarebbe successo?
Non avevi mai pensato al dopo, non ti importava.  Ma arrivò prima di quanto potessi immaginare. 
Con il fiato corto, avevi chiesto a Neliel di sfidarvi all’ultimo sangue, fin quando non sarebbe rimasto solo uno di voi.
Era stato a quel punto che lei si era voltata e ti aveva guardato.
“Io non ho motivo di combattere con te. Smettila di comportarti come un animale. Non posso combattere con qualcuno che non considero neanche un guerriero”.
Ti aveva ucciso. Ti aveva già ucciso senza neanche sfiorarti.
Nell’orgoglio, nell’anima. Era stato l’esatto momento in cui avevi capito di non contare niente.
Niente di niente.  Allora ti eri alzato e guidato da una rabbia impellente l’avevi afferrata, cogliendola di sorpresa.
Lei ti guardò, negli occhi la sorpresa.
“Nnoitra, lasciami andare. Ho detto che non…”.
“No, tu ascolta me, maledetta donna!”, le mani stringevano forte le sue spalle. “Io non lo accetto né accetterò mai che tu possa essere più forte di me. Mi hai già umiliato troppe volte. Per questo ti odio”.
I suoi occhi ti scrutavano dentro senza lasciarti via di scampo e tu non eri in grado di impedirlo.
“Io non ho fatto nulla per meritarmi il tuo odio. Non è un problema mio”.
La sua risposta non faceva altro che aumentare la rabbia, la tua presa sul suo corpo.
“Perché proprio tu? Perché? Smettila di essere così”.
“Così come, Nnoitra?”, ti domandò senza timore, guardandoti negli occhi.
Così irraggiungibile. Ti stringo tra le braccia e se ti lasciassi andare, tornerei solo a guardarti da dietro.
Che io sia maledetto in eterno per quello che sento.
Abbassavi lo sguardo, incatenando gli occhi ai suoi. Una guerra silenziosa, senza armi.
“Perché?”, continuavi a chiedere. “Spiegami perché devo sentire tutto questo? E la colpa è solo tua. Solo tua, solo tua…”.
Continuavi a ripetertelo, nella speranza di convincerti. Nel tremore del tuo tocco, Neliel aveva visto ciò che a parole non riuscivi a pronunciare.
“Io non ho fatto…”.
Non terminò mai quella frase. Il tentativo morì subito dopo e accadde sulle tue labbra.
Provavi odio mentre la baciavi. Verso lei, che ti aveva portato a quel punto, verso te stesso, per essere un debole.
Odiavi e godevi di quel contatto così caldo e profumato di vita. Neliel non si era mossa, ma eri certo di averla sentita fremere sotto il tuo tocco.
Un bacio esasperato, violento e famelico, il disperato tentativo di ottenere che cosa, alla fine?
La felicità, l’amore e quelle altre sciocchezze?
Sapevi che nel momento in avresti indietreggiato, niente sarebbe mai stato come prima.
E infatti, nell’attimo in cui vi era vate staccati, Neliel si era portata le dita sulle labbra, l’espressione stravolta. Forse non si aspettava potessi arrivare fino a questo punto.
“Nnoitra, perché tu…?”.
“Perché questo è un fardello che non intendo portare da solo”.
La stringevi ancora, al punto che cominciava ad avvertire male.
“Scusa, ma adesso devo andare”, aveva sussurrato mestamente senza neanche guardarti negli occhi. Avevi percepito un tremolio nella sua voce, ma eri troppo impegnato a pensare a quanto fossi stato stupido.
Questo non ti avrebbe permesso di camminare al suo fianco, né di raggiungerla. Lo sapevi, lo sapevi, ma avevi agito comunque,
Il confine tra l’odio e l’amore – oh, quella parola che non osavi neanche pronunciare – era stato raggiunto.
E sentivi la rabbia divampare nuovamente come fuoco, mentre si mescolava alla vergogna e al bisogno esasperante di riscattarti. La odiavi e sapevi che non sarebbe esistito futuro per uno dei due.
Uno dei due se ne andrà. E malgrado tutto, i tuoi occhi saranno l’ultima cosa che vedrò prima di morire.
Questa è la mia maledizione. Ma, allo stesso modo, tu invocherai il mio nome.

Solo poco dopo avevate combattuto, solo poco dopo avevi spezzato la sua maschera, solo poco dopo l’avevi buttata giù da Las Noches e guardandola avevi già pensato a quando sarebbe tornata. Sapevi che sarebbe tornata, primo o poi. 
E quella volta sarebbe stata l’ultima.

Quella volta è arrivata. Infine non è lei ad ucciderti, ma uno Shinigami.
Hai serbato sulle labbra il sapore di quell’unico primo bacio che vi siete scambiati, il tuo, il vostro segreto più oscuro, più sbagliato, il fiore reciso ancora prima di sbocciare.
Mentre la vita ti abbandona, la vedi di fronte a te, inerme.
Apre leggermente gli occhi e allora tu li vedi. Stai morendo e la maledizione, la tua speranza, si avvera.
Forse c’era ancora molto che dovevi mostrarle. Ti penti di non averla uccisa quando potevi. Ma di quel bacio, in fin dei conti, non ti penti neanche un po’.
Neliel ha aperto gli occhi. Lei è l’ultima cosa che vedrai prima di morire. 
Ma lei, prima che tu muoia, invocherà il tuo nome un’ultima volta.

* Tutte le frasi con l'asterisco sono dialoghi presi dall'anime
Nota dell'autrice
Avevo promesso a me stessa che mai avrei scritto qualcosa sull'universo canonico di Bleach, più che altro perché non mi ritengo in grado. Ma siccome a me i rewatch di certe puntate fanno male, ecco cosa ne è uscito. Quello che ho pensato è una sorta di what if/Missing moments ambientato poco prima che a Nnoitra parta l'istinto omicida a decida di buttare Neliel giù da Las Noches... soltanto che nella mia versione tutto ha avuto un risvolto più romantico, infatti prendete questa storia come il vaneggiamento di una fan che ha sempre ship in cui uno dei due muore male. Bleach poi è un caso patologico (vero, Gin? Vero, Ulquiorra?).
E niente, questo è quanto. Spero vi sia piaciuta, è stata scritta molto di getto.
Alla prossima :D
   
 
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