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Autore: Atomic Pineapple    05/01/2019    1 recensioni
[Storia ambientata dopo il corto "Astro Nascente"]
Con un braccio e una gamba fratturate e un'irrefrenabile voglia di allontanare il tedio, Hana Song viene sfidata a un gioco proposto dal vecchio Soldato 76. Una sfida singolare, che prevede una punizione per chi dei due sarà meno originale.
(Storia in aggiornamento, il rating potrebbe cambiare)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE MILLE E UNA NOTTE DI BUSAN


 

Hana non era mai stata tipo da prendersi un giorno di riposo. Stare ferma non faceva altro che stressarla: si sentiva inutile, inoltre non sopportava l'idea di perdere tempo quando avrebbe potuto sfruttarlo per altro; che si impiegasse in una semplice live stream su twitch o per allenarsi, non aveva importanza: doveva pur fare qualcosa.

Quando i dottori le dissero che non avrebbe potuto muoversi per un po' per via della frattura al braccio, il mondo le parve crollargli improvvisamente addosso.

Non c'era altra alternativa, ovviamente: il braccio fratturato era quello destro, per cui non avrebbe neanche potuto prendere il controller per intrattenersi con qualche partita online.

Costretta all'immobilità , la ragazza si richiuse nella sua stanza al quartier generale di Busan, in Corea, iniziando quelle famose maratone Netflix che non aveva mai avuto occasione di inaugurare.

 

Ore e ore passate a guardare le serie tv più gettonate, che però non fecero altro che farla sentire più frustrata di prima. Fuori i suoi colleghi proteggevano il mondo, e lei stava lì a canticchiare (seppur con parole inventate) la sigla dell'ultimo telefilm americano che stava seguendo.

Tutto cambiò quando ricevette una visita al quanto inaspettata.

Di solito, pur fidandosi ciecamente degli altri agenti, nessuno aveva realmente cura dell'altro. Il ché era comprensibile: a parte il lavoro avevano tutti le loro vite, la propria famiglia e i propri interessi.

 

Quando l'ospite entrò in stanza, dopo aver bussato, la giovane si alzò dal letto non curante del proprio aspetto (credendo appunto si trattasse di Taeyung o di qualche altro amico stretto), ma quando realizzò di avere davanti l'ex agente di Overwatch, portò istintivamente le coperte a coprire il pigiama.

Dal suo canto, Soldier 76 non si aspettava nulla di diverso: sapeva benissimo come si sentiva, perché in fondo era fatto della stessa pasta. L'uomo si avvicinò lentamente, mostrando un sacchetto che pose al comodino accanto alla ragazza. Non aprì bocca fino a quando essa non si calmò.

 

"Come va? Ho saputo che starai immobile per altre settimane"

La ragazza sospirò, grattandosi il capo.

"Come dovrebbe andare, 76?" e indicò la televisione accesa di fronte al suo letto, "non posso fare altro".

L'uomo osservò lo schermo in silenzio per poi tornare alla ragazza, scrollando la testa.

"Ti ho portato qualcosa", si limitò a dire, porgendole il sacchetto.

Le mani della ragazza lo afferrarono con noncuranza, per poi stringerle non appena ebbe visto il suo contenuto.

"E' strano da parte tua: di solito se mi becchi con un pacchetto di questi mi fai il solito sermone salutista".

 

Anche se inespressivo per via della maschera, le risate soffocate da esse lasciarono intuire ad Hana che il soldato, nonostante tutto, fosse "venuto in pace".

Un sorriso uscì spontaneo alla ragazza, che tutta contenta poggiò il pensierino tra le sue gambe, raddrizzando la schiena.

"e sei venuto fin qui solo per me?"

"In realtà ero nei paraggi per una missione, e ne ho approfittato", al solito l'uomo non faceva altro che smorzare l'entusiasmo altrui con commenti poco adatti alla situazione, ma Hana ormai aveva imparato ad accettare anche questo.

"Come sempre, se quella persona non è a rischio tu non la consideri nemmeno" si azzardò la ragazza, appoggiando la schiena al cuscino.

Anche Jack ormai aveva imparato a convivere con le parole taglienti di Hana: per quanto giovane potesse essere, non era certo una sprovveduta, e sapeva il fatto suo.

Un sorriso amaro gli sfuggì dalle labbra, sempre protetto dalla maschera. Inutile, lei era più simile a lui di quanto potesse immaginare: era un po' come rivedersi da giovane, e forse era per questo che i due avevano legato sin da subito.

"Sì beh, cosa avrei dovuto fare? La mia zecca si ammala e io me ne dovrei rimanere in disparte?"

 

A quelle parole la ragazza portò le mani ai cuscini sotto di essa, tirandogliene uno.

"sai sempre come tirar su di morale agli altri, soldato!"

L'uomo parò il colpo con la solita prontezza, concedendosi una lieve risata.

"Comunque mi dispiace, anche se sono sollevato che tu non stia trafficando con quel controller"

"Sto trafficando con Netflix, però", gli fece notare.

"Perché non esci fuori a farti una passeggiata?".

La ragazza cambiò espressione, sorprendendo il collega.

"Ma stai scherzando? Hai idea di quante persone mi aspettino la fuori? Probabilmente non te ne sarai accorto perché ti avranno fatto entrare dal retro!"

Con prontezza, la ragazza si precipitò fuori da letto per aprire le tende, mostrandogli la folla adorante ai piedi dell'edificio.

"Non ho voglia di incontrare nessuno di loro al momento, non in queste condizioni".

 

Come sempre l'uomo non le rispose. Si limitò ad avvicinarsi, chiudendo le tende dietro di essa, facendo in modo di non farsi vedere da possibili paparazzi. "E quindi preferiresti star qui a non far nulla? Non è da te".

Hana aveva sempre odiato il tono autoritario di Jack, la faceva sentire una bambina. La cosa che detestava di più in quel momento comunque era il fatto che avesse ragione. Col braccio fratturato non poteva fare molte cose: aveva bisogno di aiuto per sbrigare le faccende più elementari, e lei detestava chiedere aiuto.

Si morse il labbro inferiore, tornando a sedersi sul bordo del letto.

"Allora cosa suggerisci, genio?".

 

Restando dritto nella sua posizione, come se fosse in riga, Soldato 76 incrociò le braccia, osservandola da capo a piedi. "Io un'idea ce l'avrei"

"Spara".

Il silenzio piombò improvviso nella stanza, fino a quando l'uomo non lo ruppe rompendo la riga.

"E' una cosa che io e Ana facevamo spesso quando, alla base, qualcuno dei due non poteva muoversi".

Per un attimo, e inspiegabilmente, la ragazza si sentì tesa; Immaginare il soldato in una situazione fuori dal contesto lavorativo era già una cosa strana, figurarsi l'immaginare cosa facesse per allontanare il tedio delle giornate più oziose. In effetti le sue teorie non andavano lontane dal pensarlo come uno che vivesse per il solo lavoro, ed era per questo che non aveva idea di cosa aspettarsi da lui.

Per quanto fossero simili, e potessero in qualche modo leggersi nel pensiero, c'era sempre qualcosa a cui Hana non era mai venuta a capo: lei non aveva paura di mostrarsi per quello che era anche nella quotidianità, lui no. In effetti nessuno aveva idea di come fosse nel suo vivere quotidiano, né tanto meno lei, che da un anno a questa parte era diventata la sua "zecca", a detta di Jack.

Il loro rapporto in effetti sembrava una partita a scacchi: era un continuo provocare l'altro con la mossa più devastante, ma alla fine quella che risultava più prevedibile era sempre lei, che finiva di conseguenza per perdere l'ennesima partita.

Il soldato si avvicinò piano alla giovane, che dal basso lo osservava come se fosse la cosa più imponente che si fosse mai trovata davanti. "Cos'hai visto dalla finestra?"

 

Le sopracciglia della giovane si aggrottarono, riservando all'uomo l'espressione più confusa che avesse, "Che?".

"Cosa hai visto?", le ripetè con insistenza.

"Delle persone", sbottò per poi pensarci su, "dei fan che vogliono salutarmi e assicurarsi che stia bene"

"Ottimo", disse Jack, rilassando le braccia, "E cosa ci vedresti in un altro tempo, in un'altra situazione?"

Hana non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire con quella frase, era solo confusa.

"Intendi nel futuro?"

"O nel passato magari, tipo mille anni fa"

"Dove vuoi arrivare?", sbottò la ragazza, rannicchiandosi su se stessa.

"Ti piacciono le sfide, no?"

"Sì, ma non capisco in cosa consista" ammise; con Jack poteva permetterselo, soprattutto perché adorava farlo sentire come un vecchietto che non sa esprimersi.

"E' semplice", disse l'uomo, sedendosi sulla sedia accanto al letto, "hai bisogno di intrattenerti, di sentire delle storie, ed è questo quello che faremo."

Quel plurale, usato alla fine della frase, illuminò la ragazza.

"In pratica mi stai chiedendo di fare una gara a chi racconta la storia più interessante, giusto?"

Il soldato annuì, "Hai mai letto le Mille e una notte?".

 

La ragazza fece una smorfia; Non era tipa da leggere libri troppo vecchi e classici.

"Fa nulla", rimediò l'uomo, "Ti spiego le regole".

"Quindi è una gara a tutti gli effetti?", lo interruppe eccitata; adorava la competizione, specie se il suo avversario era qualcuno come lui.

"Sì, è così, ma per questa volta applicheremo anche una regola speciale".

L'uomo le tese una mano, ma la ragazza in tutta risposta, comprese le intenzioni, si alzò da sola, seguendolo.

"Per ogni stanza che visiteremo, per ogni cosa che cattura la nostra attenzione, ci inventeremo una storia. Chi avrà raccontato la versione più intrigante avrà tutto il diritto di assegnare all'altro una penitenza".

"Che genere di penitenza?", chiese la giovane con un sorriso malizioso; già aveva pensato a una serie di cose imbarazzanti da far fare all'uomo.

"Quella che vuoi, Hana, basta che non sia qualcosa tipo uscire in balcone e chiocciare come una gallina".

La ragazza sbottò a ridere, pattando la spalla del soldato, "impossibile che te lo faccia fare: se poi mi esci fuori i fan si indispettiranno, e poi penseranno che sto con un vecchio".

 

A quelle parole, l'uomo sospirò pesantemente. Quella ragazza era l'unica che si azzardava a parlargli in modo così diretto. Da un lato la ammirava, dall'altro invece la trovava estremamente inopportuna. Era pur sempre un uomo più grande, ed esigeva un certo rispetto, ma più glielo faceva notare, più lei faceva il contrario.

"Io avrei anche un'altra regola da suggerire", affermò improvvisamente la giovane star, attirando le attenzioni del vecchio soldato, "I personaggi delle storie saranno persone che conosciamo".

L'uomo aggrottò la fronte, apparendo per la prima volta confuso ai suoi occhi.

"E perché mai?"

"Che domande, 76, vuoi o non vuoi rendere le cose più intriganti?".

 

   
 
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