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Autore: AranelInFantasy80    06/01/2019    5 recensioni
III* Parte della Trilogia.
La fine della Guerra. Le macerie e un mondo destinato a svanire. Un incontro, inaspettato, improbabile, incredibile e la voglia di guardare insieme al futuro, avvicinandosi attimo dopo attimo sempre di più.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cosa significa la parola "Epifania"? In tutte le tradizioni spirituali significa "manifestazione", "rivelazione" di qualcosa di sacro, di magico, di inaspettato.
E' forse ciò che accade ai nostri due protagonisti, in quest'ultima e conclusiva parte della mini-trilogia "Racconto d'Inverno - Epiphanéia".
Perciò vi auguro un buon 6 gennaio, un buon finale di feste e a tutte/i una propria, magica e personale 'epifania' per tutto ciò che più amate... in particolare a Freehja, a cui è sempre dedicata questa storia! :***

With Love,
Aranel

***

 

RACCONTO D'INVERNO

(Epiphanéia)

 

Le dita a scorrere veloci, seppur a fior di pelle, sul profilo di quel corpo disteso al suo fianco.

Il respiro lento, quieto, ritmato del ragazzo addormentatosi contro di lui. Gli dava le spalle. Ed egli aveva approfittato di quel suo sonno e di quello stato d'incoscienza per testare in segreto se tutto ciò che era accaduto fosse stato reale.
Si era svegliato prima di lui, ma non aveva idea di che ore fossero. Nella Stanza delle Necessità era ancora buio e del resto quel luogo mostrava soltanto ciò che era necessario vedere. E Draco poteva vedere soltanto Harry in quel momento, Harry completamente abbandonato nel suo abbraccio che riposava sereno come un bambino, chissà da quanto tempo... Chissà se avesse mai riposato così in vita sua, si chiese.
L'orologio che aveva rintoccato la mezzanotte di quel nuovo anno doveva essere sparito. Gli oggetti ammassati là dentro sembravano dormire anch'essi, o semmai vegliarli, come testimoni immobili e discreti. Ogni cosa era immersa in un irreale silenzio.
Draco, non appena sveglio, era rimasto immobile accoccolato contro la sua schiena, assecondando i movimenti lenti di quel respiro che lo cullava dolcemente. Teneva ancora un braccio attorno al suo ventre, come se avesse avuto paura di svegliarsi e rischiare di non trovare più il suo compagno. Ci impiegò alcuni istanti prima di fare qualunque movimento, nel timore che se si fosse mosso, quello che considerava un sortilegio potesse andare in pezzi e rendersi conto di aver soltanto sognato.
Ma non poteva essere. La magia, i sortilegi, gli incantesimi e tutto ciò che aveva conosciuto ormai avevano ben poco a che fare con le loro scelte e le loro azioni. Se erano lì, insieme, nudi e allacciati l'uno all'altro era semplicemente perché entrambi lo avevano voluto. Non avrebbe avuto senso che Harry se ne fosse andato via, tranne che per qualche accidentale ripensamento, ma dopotutto questi timori sono comuni a tutti gli esseri umani dopo aver fatto l'amore per la prima volta con qualcuno che conosci appena. Perché, in fin dei conti, era proprio questo ciò che era accaduto, avevano vissuto sette anni insieme come studenti, come acerrimi rivali, come nemici giurati, ma soltanto in quei giorni il velo era caduto dagli occhi, rivelando quanto invece fossero simili e quanto, in realtà, si fossero cercati, da sempre.
Così, si era tirato un po' su e aveva preso a guardarlo. E poi, a carezzarlo, prestando attenzione che non si svegliasse. Aveva bisogno di questo. Fare ancora le cose in segreto. Dopo quello che era accaduto tra loro non sarebbe stato in grado di guardarlo subito negli occhi. Poteva intravedere il profilo del suo volto, l'arteria pulsante del collo su cui tracciò un sentiero immaginario con la punta delle dita. Gli sembrò che Harry, nel sonno, sorridesse e questo gli rattrappì il cuore in una morsa dolcissima. Quando con le carezze si fece più audace e gli raggiunse i capelli, sfiorandogli la tempia con il pollice, l'altro si mosse un poco, mugugnando qualcosa. Ma non si svegliò.
Draco si arrestò un istante, poi, con cautela riprese a sfiorarlo.
Scosse la testa, come a voler cacciare un qualcosa che non era ancora in grado di rendere pensabile.
Una violenta emozione gli salì rapida verso l'alto e affiorò nei suoi occhi azzurri, tingendoli di un velo trasparente.
“Se solo sapessi...” mormorò. Le labbra tremanti.
Aveva fatto l'amore con quello che era stato il suo nemico, o che aveva creduto fosse suo nemico, per colpa delle menzogne altrui, delle menzogne di suo padre, dei patetici discorsi sulla superiorità di un sangue rispetto ad un altro, dell'obbligo di doversi schierare per forza da un lato della barricata solo per il fatto di chiamarsi Malfoy. Bugie, tutte bugie a cui aveva creduto troppo a lungo. Questo lo rese triste. Infinitamente triste, perché comprese che aveva perduto così tanto tempo.
Ancora una carezza.
Era stato dentro di lui e poi Harry, a sua volta. Si erano dimenticati del luogo, del tempo, di ogni cosa passata o futura, immersi in quell'unico istante presente.
Una carezza ancora.
“Spero solo non sia troppo tardi.” Disse, chinandosi un poco in avanti e inspirando il profumo che emanava la sua pelle.
Un brivido lo percorse, soggiogando nell'immediato il suo basso ventre. Si tese, un poco. Si morse le labbra, cercando, alla meno peggio, di opporre almeno un po' di resistenza alle sue pulsioni. Aveva voglia di ricominciare. Di averlo ancora. Avrebbe voluto fare l'amore con lui, lì nella Stanza delle Necessità, se possibile per sempre.
Non era stato indulgente con il compagno. Forse gli aveva fatto anche un po' male, ma era un dolore che l'altro sembrava ricercare. Non aveva niente a che vedere con tutto quello che gli aveva provocato durante quegli anni. Senso di colpa. E pesava come un macigno.
Harry, d'altro canto, era stato più dolce nei suoi confronti. O forse più sadico. Ci aveva giocato molto con lui, una lenta e astuta tortura, forse una vendetta. L'aveva fatto distendere, l'aveva fatto riposare dopo l'orgasmo, poi aveva iniziato, senza chiedere permesso alcuno, ad assaggiarlo in ogni sua parte, piccoli e rapidi colpi di lingua simili a quelli di un serpente, una ritirata e un nuovo attacco. Era riuscito a scovare rapidamente i suoi punti sensibili, il lembo di pelle dietro l'orecchio, l'areola dei capezzoli, la loro cima tesissima, il pertugio all'altezza dell'ombelico, le ginocchia e quella dannata inguine. E quando lo trascinava fino all'apice dell'estasi, quasi sul punto di venire senza neanche essere toccato, ecco che si scostava bruscamente, strappandogli gemiti di frustrazione e rendendolo come creta fragile tra le sue mani. Infine l'aveva fatto voltare, pancia in sotto, e si era semplicemente disteso sopra di lui, approfondendo quel contatto che cresceva via via sempre più bollente. Gli aveva fatto sentire ogni cosa di sé, ogni centimetro del suo corpo, muscoli che s'incastravano alla perfezione con i suoi, le mani scivolate sopra le sue a intrecciargli le dita e trattenerlo lì, pressato a terra.
Predatorio.
Sì, era stato predatorio il suo compagno, tenace e implacabile come quando puntava il Boccino d'Oro, svettando sulla sua scopa, rischiando il tutto per tutto.
L'aveva sottomesso. E Draco se lo era lasciato fare. Rendendosi conto che, durante tutti gli alterchi e le provocazioni che avevano avuto, forse era esattamente quella la cosa che avrebbe da sempre voluto subire, quella, la posizione, imprigionato senza possibilità di scampo sotto il suo corpo solido e caldo.
Infine lo aveva preparato, sebbene anche per lui non ce ne fosse stato bisogno, ma Harry lo aveva voluto fare ugualmente. Ed era stato allora che il Serpeverde aveva quasi perso i sensi. Il compagno era scivolato giù lungo la sua spina dorsale, scuotendola con piccoli baci, e non si era fermato. Aveva proseguito giù, ancora più giù, e quando Draco si era reso conto delle sue intenzioni, era stato troppo tardi. La lingua era scivolata tra le sue natiche e l'aveva inchiodato lì, liquefacendolo in una pozza di sudore e desiderio.
Poi Harry gli era entrato dentro. Ma nel farlo aveva voluto guardarlo negli occhi. E questa era stata la sua più grande crudeltà, imprimergli tutto se stesso, la sua bellezza, il suo piacere, il suo delirio, i suoi occhi verdi scintillanti che parlavano molto di più di mille parole, mentre lo prendeva, affinché non potesse più dimenticare.

Aveva preteso che lo vedesse godere, che fosse testimone di quanto, essere dentro di lui, lo conducesse verso un'estasi senza confini. E aveva fatto quell'espressione. Quel corrugare la fronte in un misto di delizia e di dolore poco prima dell'orgasmo, come l'aveva visto fare infinite volte quando era sulla soglia della vittoria sul campo del Quidditch. Infinite volte che l'avevano avvelenato di rabbia, soltanto per nascondere il desiderio pulsante che provava verso di lui.

Così gli era venuto dentro e mentre quel seme caldo cancellava ogni conflitto e ogni separazione, riscaldando gli angoli ancora gelati di sé, lo aveva accolto nel suo abbraccio, stringendolo forte.
Forse gli aveva parlato, o forse no, avrebbe voluto dirgli molte cose in quel momento. Ma era rimasto semplicemente ad accarezzarlo e quando aveva sentito che si era addormentato, lo aveva accompagnato a distendersi accanto con cura. Aveva ricoperto entrambi con il telo di velluto e lo aveva abbracciato, addormentandosi a sua volta in uno stato impensabile di quiete.
Ogni guerra era finita, per davvero.

“Se solo sapessi, Harry...” disse ancora, il ragazzo, non smettendo di carezzarlo.
Sussultò.
La mano dell'altro si era poggiata sulla sua e aveva arrestato quelle carezze con un piccolo bacio, per poi portarsela a contatto con il proprio cuore.
Si era svegliato e per un momento, il Serpeverde, si sentì come un ladro di istanti segreti e preziosi, colto in flagrante.
“Ma io so, Draco,” gli rispose il compagno, voltandosi verso di lui. “So molte cose, so cosa stai cercando di dirmi...”
“Ah, davvero? Ragazzino arrogante!” Gli mormorò il giovane sulle labbra.
Harry sorrise.
“Sempre.”
Restarono così per un lungo momento, i reciproci respiri a riscaldargli i volti.
“Hai paura di aver perso del tempo, non è così?” Riprese il Grifondoro.
“Sì...”
“Hai paura che ora sia troppo tardi per noi, per vivere tutto questo, vero?”
“Non esattamente.”
“Allora cosa ti spaventa, Draco?”
Con le dita a scostargli i capelli biondi dalla fronte.
L'altro non rispose subito, prese tempo, si limitò a sfiorargli le labbra con le proprie.
“Tutto questo...” iniziò, non nascondendo la sua emozione “qua dentro è possibile, la Stanza delle Necessità ti permette di vivere ciò di cui hai bisogno, ma là fuori, ho paura a tornare là fuori...”
Il Grifondoro sorrise.
“Ma...” tentò con delicatezza “è stato proprio là fuori che mi hai baciato e io ho voluto che accadesse.”
Il compagno distolse lo sguardo per un momento. Faceva fatica a gestire le sue emozioni e i battiti compulsivi del suo cuore.
“E' stato là fuori che abbiamo avuto la nostra rivelazione e abbiamo dato inizio a qualcosa di nuovo.”

Draco sospirò, non ancora del tutto convinto. E intanto si perdeva nella bellezza del giovane che non cessava d'inchiodarlo con quelle sue disarmanti verità.
“Sì, ma tu... tu sei colui che ha vinto la Guerra, e senza dubbio, una volta che tornerai a farti vedere vorranno delle cose da te, avrai un'immagine da mantenere, delle domande a cui rispondere, dovrai...”
Il ragazzo gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
“Basta...” gli sussurrò con dolcezza. “Basta, ti prego...”
“Sei il Sopravvissuto, sei l'eroe di quest'epoca...”
“Sono semplicemente Harry.” Mormorò e sorrise nel vedere l'espressione di stupore disegnarsi sul volto dell'altro “Non ti aspettavi questa risposta, vero?”
Draco scosse la testa.
“Ho solo paura che fuori di qui non ci sarà tempo per noi.” Si liberò il Serpeverde.
Il giovane gli si fece ancor più vicino e gl' innestò ancora un bacio.
“Ho gettato appositamente la bacchetta di Sambuco, non voglio quel tipo di potere, non voglio quel tipo di vita. Io sono e sarò sempre un mago, ma con te... per te, voglio solo essere me stesso.”
“Harry...”
“Sì, Harry.” Sussurrò, traendolo a sé “Dillo ancora...”
“Harry...”
“Ancora...”
Di nuovo un bacio. Aggressivo, bisognoso. Affamato.
“Promettimi che mi chiamerai sempre col mio nome,” le dita a infilarsi tra i suoi capelli d'oro “adesso, domani, per tutti i giorni a venire che staremo insieme.”
Lo trascinò giù su di sé e lo strinse forte, lasciando che ogni paura si dissolvesse via e sigillando tra la carne e il calore, quella promessa.

Adesso, domani e per tutti i giorni a venire...

 

Quando uscirono dalla Stanza delle Necessità, il sole era già sorto.
I due ragazzi si guardarono attorno con stupore, il Castello continuava ad essere distrutto, ma la luce s'insinuava allegramente attraverso ogni fenditura, illuminando le pietre e le mura rimaste, ingrossando di una nebbiolina chiara e tenue i corridoi.
Il silenzio s'era fatto meno denso e in lontananza, ai piani superiori, echeggiavano le voci a festa dei fantasmi. Fuori la neve si era sciolta, trasformandosi in acqua e il verde dei prati riluceva scintillante sotto i raggi del sole. Piccole goccioline cadevano cadenzate lungo le colonne di marmo e scomparivano via. Le nubi erano scomparse e il cielo si era aperto di un blu terso, compatto e senza sbavature.
Draco lasciò scivolare la propria mano in quella di Harry e la strinse forte.
“Non ricordavo più questo luogo così da troppo tempo.” Disse il giovane biondo. Si voltò a guardare il compagno con occhi carichi di emozione “In realtà, credevo che non lo avrei mai più rivisto, ormai.”
Harry sorrise e iniziarono a camminare verso l'uscita, verso quel ponte semidistrutto dove solo qualche giorno prima si erano incontrati.
Si fermarono sul punto in cui il Grifondoro aveva gettato la bacchetta di Sambuco.
Draco gli si fece dietro, lasciò scivolare le braccia lungo i suoi fianchi e lo trasse a sé.
Le loro mani s'intrecciarono ed Harry poggiò la testa sulla spalla del compagno.
Il vento li accarezzò dolcemente, l'acqua guizzava rumorosa nel fiume sotto di loro, la natura si stava risvegliando tutta, il vuoto dinanzi ai loro occhi non era più vuoto, ma uno sterminato campo verde che si gettava dentro la Foresta Proibita e oltre ad essa, all'orizzonte sconfinato, s'intravedeva il mondo.
L'oscurità si era dissolta.
Harry si voltò appena e sfiorò le labbra del compagno. Draco poggiò la testa contro la sua.
Si sorrisero. E insieme mormorarono quell'unica parola capace di annullare ogni distanza:
“Casa.”


FINE

   
 
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