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Autore: NeverEnoughOfStyles    14/01/2019    0 recensioni
"Louis Tomlinson, piacere." Disse con un sorriso cordiale il ragazzo dalle iridi cristalline.
"Harry S-styles." Balbettò a sua volta, indugiando qualche secondo di troppo nel stringergli la mano.
Si accorse soltanto dopo averla ritratta, di avere i palmi sudati e non solo. Tutto il corpo si era improvvisamente scaldato e per fortuna c'era la brezza primaverile a salvarlo dall'iperventilazione. Cercò di ricomporsi un minimo, ma la sua mente continuava ad urlare: che stupido che sei! Figura di merda al primo minuto del primo incontro, grandioso. E chissà quante altre ne farai.
***
HOUSEMATES AU
Dove Harry sta ancora soffrendo per la recente rottura con il suo ex e si trova costretto a dover trovare un nuovo appartamento. C'è solo un problema: non può permettersi di pagare l'affitto da solo...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PRIMA PARTE

***

"Harry, devi smetterla di affogare i tuoi dispiaceri nel gelato!"

Zayn osservò dalla cucina il ragazzo disteso sul divano con un'espressione preoccupata sul volto. Vedere il suo migliore amico in quelle condizioni lo faceva stare malissimo, come se a soffrire per quello stronzo di Christopher non fosse solo Harry. Era sensibile e non poteva farci nulla, ma di una cosa era certo: piangere insieme al riccio non avrebbe migliorato la situazione, anzi. Doveva tirare fuori le palle e spronarlo a dimenticarlo o perlomeno ad andare avanti. Doveva aiutarlo a superare la separazione per tornare a vivere come un tempo.

Rivoleva indietro il suo amico tutto sorrisi e fossette, gli mancava troppo.

Appoggiò sul bancone le borse della spesa e si avvicinò al giovane, raggiungendolo in salotto dove stava mangiando direttamente dalla vaschetta con gli occhi a seguire distratti un programma alla TV. Prese posto al suo fianco, appoggiandogli una mano sopra il braccio che sbucava da strati e strati di coperte colorate. Sembrava un bambino ammalato e lui la sua mammina pronta ad accudirlo.

"Seriamente, devi alzarti da quel divano. Sono passati già tre mesi." Iniziò, cercando di usare da subito un tono delicato.

"E allora? L'ho amato per due anni interi e ancora non ho smesso... tu non puoi capire." Parlò Harry con la voce più roca del solito. Non faceva altro che piangere ed abbattersi da quando si erano lasciati.

"E invece sì, ci sono passato anch'io diverse volte. Ricordi? Eppure non sono morto, la vita va avanti." Provò a rassicurarlo Zayn.

"Dici così solo perché ora tu ce l'hai un ragazzo."

Il moro alzò gli occhi al cielo, trovandolo però tremendamente fragile con quel faccino imbronciato. "Liam non è stato il primo e forse -spero di no- non sarà l'ultimo, ma ciò non vuol dire che devi disperarti così tanto."

"E cosa dovrei fare allora? Festeggiare perché prima o poi arriverà il mio principe azzurro?" Chiese con una punta di amara ironia, abbassando lo sguardo spento sulle proprie mani.

"Vedi, è proprio questo che ti ci vuole: uscire e provare a divertirti."

"Non è facile se hai il cuore a pezzi." Disse piano mordendosi un labbro e tirando su col naso.

Zayn sentì il petto appesantirsi di fronte a tutta quella tristezza. In quel momento si promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo tornare a sorridere.

"Nulla è semplice, ma questa è la vita. Dai, sono stanco di vederti sempre qui. Pensa alle tue povere chiappe, ti verranno quadrate a furia di star seduto! E tutti quegli zuccheri, ah! Mesi e mesi di palestra buttati nel cesso."

Non voleva assolutamente ferire i suoi sentimenti, ma di solito punzecchiarlo in quella maniera funzionava e al momento pareva l'unica soluzione per farlo reagire. Infatti non si sorprese nel vedere l'amico rizzare la schiena con un piccolo broncio offeso sulle labbra. Si massaggiò la pancia con le sopracciglia corrucciate, mentre nell'altra mano reggeva ancora la vaschetta di gelato ormai vuota.

Si leccò gli angoli della bocca sporchi di cioccolato, decidendosi finalmente a lasciare il recipiente sul tavolino da tè. Zayn cercò con tutto sè stesso di celare l'orrore di fronte quella montagna di fazzoletti sporchi e sacchetti di patatine sparsi ovunque, persino sul tappeto.

"E per quanto ti voglia bene è arrivato il momento che ti trovi un'altra sistemazione. Liam comincia a lamentarsi dalla poca privacy, sai..." Continuò il discorso, sperando di non peggiorare il suo umore già distrutto. Cacciarlo di casa era la sua ultima intenzione, ma averlo come ospite da più di due mesi cominciava a compromettere la relazione con il suo ragazzo e non era proprio il caso che pure lui lo lasciasse ora che aveva trovato l'uomo dei suoi sogni.

Harry alzò lo sguardo dal pavimento per spostarlo nei suoi occhi scuri e annuì piano, sentendosi tremendamente in colpa. Non voleva che suoi problemi si riflettessero sulla vita degli altri, in modo particolare su quella delle persone a cui teneva.

"Mi puoi aiutare a trovare un appartamento?" Il riccio si trovò così a domandare, stranamente timido sotto gli occhi apprensivi del moro. Cominciò a giocherellare con le dita in un vano tentativo di nascondere il nervosismo. Non sapeva nemmeno lui perché si sentisse di colpo imbarazzato davanti a lui.

Il sorriso gentile di Zayn lo rassicurò un po'.
"Certo. In realtà sentivo ieri Liam parlare di questo suo compagno di università che è in cerca di un coinquilino. Penso che per te sia più vantaggioso dividere l'affitto."

Harry si illuminò e l'ombra di una fossetta comparve sulla sua guancia. "Sarebbe perfetto, grazie Zaynie. Sei sempre il migliore."

"Non c'è di che."

Si guardarono negli occhi e dopo un attimo di silenzio, Harry riprese a parlare. "A volte mi chiedo cosa farei senza di te, ma preferisco non immaginarlo nemmeno." E quelle parole lo fecero emozionare, sentendo il cuore stringersi nel petto e premere contro la gabbia toracica.

Zayn annullò la distanza che li separava e lo avvolse in un abbraccio, tenendolo vicino a sé, incapace di dire o fare altro. Se l'avesse fatto sarebbe di sicuro scoppiato in lacrime, così preferì fargli capire dalla stretta mozzafiato quanto anche per lui fosse importante la loro amicizia.

***

Qualche giorno dopo Harry, Zayn e il suo ragazzo Liam si trovavano seduti al tavolino di un bar, attendendo affamati le loro ordinazioni. Era sabato mattina e dopo colazione si erano dati appuntamento con il famoso ragazzo in cerca di un coinquilino.

Harry aveva subito accettato la proposta senza pensarci due volte. Zayn l'aveva convinto facilmente, sebbene il più felice tra tutti fosse Liam, che già fantasticava sulle nottate di sesso sfrenato che gli si prospettavano. Non smetteva infatti di sorridere come un ebete da quando il fidanzato gli aveva accennato del trasferimento dell'amico, chiedendogli poi una mano.

Non aveva perso tempo, il giorno seguente si era precipitato dal compagno di corso, dicendogli di aver trovato la persona giusta per lui. Louis, a cui importava soltanto trovarsi un tetto sopra la testa il prima possibile, non aveva fatto troppe domande ed aveva acconsentito quasi subito. Gli era bastato sapere nome ed età del ragazzo in questione e a quanto pareva quei requisiti basilari gli erano andati più che bene.

I tre ragazzi consumarono la loro colazione in tranquillità, gustandosi l'aroma amaro dei caffè e quello dolce delle brioches calde. In quel bar le paste erano deliziose, non a caso era il loro preferito di tutta Londra.

Harry non era ancora riuscito a superare la depressione, ma stava sicuramente meglio rispetto i giorni precedenti. Era riuscito a dormire di più quella notte e ciò aveva fatto sparire almeno in parte le occhiaie sotto i suoi bellissimi occhi verdi. Si era preso del tempo per farsi una doccia, lavarsi i denti e mettersi dei vestiti puliti, che non fossero tute abnormi e scolorite o il solito pigiama dalle buffe fantasie.

Zayn era felice di vederlo più in forma. Aveva ripreso un colorito sano sulle guance e nonostante non avesse ancora mostrato un sorriso, al momento gli bastava la sua presenza lì che doveva pur significare qualcosa. Gli leggeva il desiderio di cambiare, per lui che gliel'aveva chiesto, ma prima di tutto per sé stesso. Gli stava davvero tanto a cuore la sua salute fisica e morale, d'altronde si conoscevano da più di dieci anni.

Dopo aver pagato per tutti, Liam fece strada agli altri due verso il luogo nel quale avrebbero trovato Louis ad aspettarli. Con lui ci sarebbe stato anche un agente immobiliare per guidarli nella scelta dell'appartamento più adatto ai loro gusti e budget.

Presero il tram e raggiunsero il quartiere di Brixton. Percorsero dei buoni dieci minuti a piedi passando per Ruskin Park, fino ad arrivare a Sunset Road, e ad Harry parse immediatamente una zona piacevole. La strada era costeggiata da rigogliosi alberi verdi, le case ad entrambi i lati sembravano tutte uguali, delle sorte di villette a schiera dalle pareti per metà bianche e per metà in mattoni. Erano semplici e di piccole dimensioni, in poche parole: graziose e nel perfetto stile inglese che piaceva tanto al riccio. Quel posto gli ricordava un sacco il Cheshire e la sua adorata Holmes Chapel.

"Eccolo lì." Esclamò entusiasta Liam all'improvviso, puntando il dito verso un ragazzo dall'altra parte della strada che stava fumando poggiato ad un muretto. Quest'ultimo non si accorse dei tre che gli stavano venendo incontro, finché l'amico non richiamò la sua attenzione quando gli furono più vicini.

Allora alzò lo sguardo dai propri piedi e gli sorrise ampiamente. Harry lanciò un'occhiata oltre le spalle di Liam che gli camminava davanti per distinguerlo meglio, ma doveva essere basso perché scorse solo una parte della sua frangia. Lo riuscì a vedere per intero quando gli si fermarono dinnanzi.

E per un lungo attimo gli mancò il fiato. Due occhi azzurri come il mare incontrarono i suoi e lo incatenarono lì sul posto. Liam iniziò con le presentazioni, mentre lui era completamente imbambolato.

Fu quando vide il ragazzo tendergli la mano, che si ridestò e provò a ricambiare la stretta senza risultare un perfetto idiota come sicuramente era già apparso. Dov'era finita la sua capacità di parlare? Forse il leggero venticello gliel'aveva soffiava via.

"Louis Tomlinson, piacere." Disse con un sorriso cordiale il ragazzo dalle iridi cristalline.

"Harry S-styles." Balbettò a sua volta, indugiando qualche secondo di troppo nel stringergli la mano.

Si accorse soltanto dopo averla ritratta, di avere i palmi sudati e non solo. Tutto il corpo si era improvvisamente scaldato e per fortuna c'era la brezza primaverile a salvarlo dall'iperventilazione. Cercò di ricomporsi un minimo, ma la sua mente continuava ad urlare: che stupido che sei! Figura di merda al primo minuto del primo incontro, grandioso. E chissà quante altre ne farai.

Pregò che Zayn e Liam non avessero notato nulla del suo strano comportamento, anche se con la coda dell'occhio gli sembrò di intravedere un sorrisetto malvagio sulle labbra dell'amico. Sei spacciato. Preparati a prese per il culo fino all'anno prossimo.

Passarono un paio di minuti prima dell'arrivo dell'agente, un uomo robusto sulla cinquantina in un completo scuro e valigetta di pelle alla mano.

Grazie al cielo l'arrivo di quel signore aveva catturato l'attenzione dei ragazzi su di lui, cosa che permise al riccio di regolarizzare il respiro.

L'uomo, che dalla targhetta fissata sulla giacca capirono si chiamasse John, fece loro strada verso il primo appartamento. In realtà si trattava di casette a due piani, con un piccolo giardino antistante affiancato ad uno spiazzo ristretto ma sufficiente per parcheggiare un'auto.

Ne visitarono tre. Le stanze erano sempre le stesse: un bagno, due camere, una cucina e un soggiorno. Cambiava solamente la loro disposizione all'interno della casa, ma i metri quadri erano i medesimi. Erano già fornite di tutto l'arredamento e gli elettrodomestici necessari, il che le arricchiva di ulteriore valore. Per quanto riguardava il prezzo, venivano tutte e tre 1000£ al mese, il che non era poco ma nemmeno impossibile per il budget che avevano stabilito.

Louis studiava ancora, ma i suoi genitori non avevano problemi economici ed erano disposti a spendere per il suo mantenimento. Harry era in cerca di una nuova sistemazione lavorativa, dopo essersi auto-licenziato dal bar che gestiva il cugino del suo ex. Aveva perso amore e lavoro allo stesso tempo, ma in parte se l'era cercata, perché era stata sua la decisione di eliminare dalla propria vita qualsiasi traccia di Christopher. Nonostante il tentativo, il pensiero di quel ragazzo non gli dava pace, era sempre fisso nella sua mente.
Per il momento poteva comunque contare sulla paghetta mensile che la famiglia gli spediva.

In ogni caso non potevano aspettarsi una cifra migliore, data la zona non così distante dal centro urbano e il fatto che le case fossero spaziose ed arredate.

Brixton era famoso per essere un quartiere giovane, vivace e multiculturale. Ideale per due ventenni che come loro amavano frequentare locali particolari e divertirsi, ma avere allo stesso tempo un posto tranquillo dove risiedere. Sunset Road si trovava a sud-est di Londra, lontano da vie trafficate e palazzi, a pochi passi da uno dei parchi più grandi della città.

Inutile precisare che ad entrambi piacque immediatamente e nel giro di un'ora erano già pronti a firmare tutti i documenti. Alla fine scelsero la prima abitazione, quella con il giardino leggermente più grande e le camere da letto gemelle, in modo da non trovarsi a litigare su a chi spettasse la più spaziosa.

"Perfetto! Ancora una firma qui e la casa è vostra." Disse loro l'agente, tirando fuori altri fogli dalla cartellina rossa. Erano seduti al tavolo di quello che presto sarebbe diventato il loro soggiorno, ciascuno con una penna in mano per compilare le carte necessarie alla procedura d'acquisto.

Liam e Zayn ne avevano approfittato per uscire a fumarsi una sigaretta. Harry riusciva a vederli dalla finestra che dava sul giardino, notando la testa dell'amico girarsi di tanto in tanto nella sua direzione. Lo stava controllando, anche per accertarsi che fosse realmente convinto prima che fosse troppo tardi. Così il riccio gli sorrise sincero, come per fargli intendere silenziosamente che sì, era certo e non si sarebbe più tirato indietro.

Dopo una buona mezz'ora trascorsa in quel modo, John si alzò dalla sedia e sorridendo in maniera professionale, porse loro una busta.

"Ecco a voi le chiavi, mi occuperò personalmente di farvi recapitare al più presto un altro mazzo." Precisò allora, aggiungendo delle congratulazioni e una stretta di mano a entrambi. Diede loro le ultime informazioni, poi si congedò uscendo dal portone principale.

Harry era ancora seduto al suo posto, quando si rese conto di essere rimasto solo in quella stanza con il ragazzo. Lo stesso ragazzo che aveva appena comprato quella casa insieme a lui.

Si concesse un attimo per adocchiarlo meglio, dato che fino a quel momento si era concentrato su stanze, mobili e cataste di documenti da riempire.

Louis era davvero un bel ragazzo: bassino ma con un fisico perfetto, occhi maledettamente azzurri -e quelli li aveva registrati già dal primo istante-, capelli castani e spettinati sulla fronte. Un sorriso dalla dentatura perfetta a decorargli un volto dagli zigomi pronunciati e privo di imperfezioni, il tocco finale per fargli perdere il fiato per la seconda volta.

E no. Doveva smetterla e darsi un contegno. Prima di tutto perché stava palesemente apparendo un imbecille a fissarlo in quel modo, secondo perché avrebbe dovuto conviverci per chissà quanto e sapeva di non star facendo una bella impressione. Non voleva che il ragazzo cambiasse idea, ora che finalmente si era deciso a voltare pagina.

Era comunque comprensibile visto che era da troppo che non vedeva un ragazzo attraente e da ancor di più, uno che potesse guardare davvero, senza l'ansia di rimproveri e occhiatacce gelose da parte di Christopher.

Louis parve indifferente al suo sguardo che lo stava scannerizzando per intero.
"Beh, direi che possiamo festeggiare adesso!" Esclamò Louis volendo rompere quel silenzio, a parere del riccio imbarazzante.

Aveva una voce sottile e simpatica che lo fece sorridere automaticamente. Uscì dallo stato di trance in cui era caduto e gli rispose altrettanto felice: "Chiamiamoli dentro e facciamo un brindisi!"

***

"Alla nuova casa di Harry e Louis!" Gridò Zayn allegro prima di alzare il proprio bicchiere di prosecco e portarlo alle labbra. Osservò l'amico riccioluto celando il ghigno apparso a quella scena.

Louis gli stava parlando talmente vicino da scontrarsi con la sua spalla sinistra. Pareva decisamente a suo agio, mentre Harry non proprio dato che cercava di tenere il braccio incollato al corpo. Reggeva il bicchiere con due mani per motivare l'inusuale posizione e dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. Sembrava un tronco da quanto rigida teneva la schiena.

Zayn poteva sentirlo trattenere il respiro da quella distanza. Le sue guance erano arrossate, ma lo facevano apparire più tenero del solito con quei boccoli cioccolato a contornargli il viso e gli occhi verdi luccicanti.

Quando gli altri tre ragazzi lo imitarono pronunciando un "Cin! Cin!" di gruppo, il moro riportò l'attenzione sul suo ragazzo che gli si era avvicinato poggiandogli una mano alla base della schiena. Gli sorrise e si alzò sulle punte per lasciargli un dolce bacio sulle labbra. Liam si aprì in un sorriso splendido a sua volta, prendendo poi un sorso di vino con un sospiro soddisfatto.

Quel giorno avrebbe segnato un grande cambiamento nelle loro vite, in particolare per quelle dei due giovani, che seppur non conoscendosi avevano deciso di andare a convivere assieme. E chissà, magari un passo così rischioso non si sarebbe rivelato una cattiva scelta.

***

La settimana successiva passò in un batter d'occhio. Louis e Harry furono impegnati nel trasloco e altrettante carte da compilare con dati e firme.

Non ebbero molto tempo per conoscersi. Si vedevano di sfuggita al comune per le classiche pratiche burocratiche o a casa quando arrivavano con l'ennesimo carico di scatoloni, ma giusto per un saluto e niente più.

Quel sabato mattina Zayn accompagnò il riccio a Sunset Road con l'ultimo scatolone di libri rimasto, offrendogli personalmente un passaggio. Harry non possedeva ancora un'auto tutta sua, ma si era sempre adeguato e arrangiato con i mezzi pubblici. Aveva però intenzione di acquistarne una al più presto, non appena avesse racimolato i soldi necessari.

Quando giunsero a destinazione non c'era traccia dell'altro ragazzo, che solitamente parcheggiava la propria macchina nello spazio riservato accanto al giardinetto.

Tirò fuori dalla tasca le chiavi e aprì la porta, facendosi aiutare da Zayn nel portare dentro le ultime cose. Poggiarono tutto a terra in un angolo del corridoio e solo a quel punto Harry tirò un grosso sospiro di sollievo.

Si voltò verso l'amico sorridendo e facendo qualche saltello. "Ora posso dire di essere a casa, finalmente!" Urlò battendo le mani come un bimbo e gli saltò addosso abbracciandolo dal collo.

"Già, sono così felice per te. Questo posto è magnifico e devo ammetterlo, lo scambierei volentieri con il mio appartamento." Gli confessò scherzosamente facendogli un occhiolino furbo.

"Mi dispiace caro mio, ma mi hai cacciato via e adesso te la devi vedere con l'invidia. Brutta bestia, eh?" Lo preso in giro l'altro, spingendolo per una spalla.

"Idiota." Ma lo disse con tono divertito, afferrandogli un polso e attirandolo al proprio petto per lasciargli un bacio sulla guancia.

Qualcosa, o meglio, qualcuno interruppe quel momento facendoli sobbalzare.

"Uhm Zayn, c'è qualcosa che devo far finta di non aver visto?" Parlò una voce all'improvviso accompagnata dal rumore della porta che veniva aperta.

Louis Tomlinson entrò in casa con un sorriso abbagliante come il sole che per un attimo illuminò l'ingresso. Harry arrossì lievemente, mentre Zayn gli andò incontro per salutarlo con un abbraccio e una battutina sul fatto che Liam non doveva venire a sapere di quel tradimento.

Ridacchiarono e Harry abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe sentendosi per un attimo il terzo incomodo, ma fu breve perché il secondo dopo qualcun altro fece il suo ingresso in casa.

Si trattava di un ragazzo della loro età che non aveva mai visto. Biondo, occhi azzurri e sorriso genuinamente simpatico.

"Cazzo, che razza di villa amico! Sono geloso adesso." Schiamazzò questo, dando una pacca a Louis sulla schiena, forse un po' troppo in basso da quello che riuscì a vedere. Gli aveva appena toccato il sedere o...?

Beh, non erano affari suoi.

"Comunque perdonatemi, sono Niall. Niall Horan." Disse sorridendo il biondo, avvicinandosi a loro per una stretta di mano.

A primo impatto gli sembrò simpatico e decisamente rumoroso, molto diverso dall'idea che si era fatto su di Louis che pareva essere un tipo tranquillo e composto. Ma poteva benissimo essersi sbagliato, d'altronde era solo stata la sua prima impressione.

Zayn e Harry si presentarono e dopo qualche altra chiacchiera, i due proprietari rimasero soli, salutando gli amici che montarono in macchina e partirono via.

Louis chiuse la porta, lasciando un sospiro sollevato e soddisfatto come aveva fatto il riccio poco prima. Si volse fronteggiandolo e sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

"Ho visto un locale pazzesco qui vicino. Preparati che stasera si esce e..." Harry non capì cosa stesse succedendo quando gli si avvicinò fino a sfiorargli un orecchio con le labbra. Un brivido gli attraversò la schiena e rimase immobile sentendo il suo respiro caldo sulla pelle. Cosa voleva fare?

Per un po' sentì soltanto quel soffio regolare e dovette mandare giù la saliva più volte perché sembrava lo stesse facendo apposta nel risultare sensuale, poi la sua voce leggermente femminile parlò: "Ho intenzione di ubriacarmi talmente tanto che non devo ricordare come mi chiamo."

Lasciò al riccio il tempo necessario per rielaborare la frase, scoppiando poi a ridere accasciandoglisi addosso per sostenersi. Harry sgranò gli occhi, confuso e ci mise un po' per riprendersi, un miscuglio di emozioni a lottare nella sua testa e stomaco, finché non comprese lo scherzo e rise a sua volta decisamente imbarazzato.

Ok, forse non era un tipo così tranquillo.

Non credeva fosse una bella idea ciò che Louis gli aveva appena proposto, ma non poteva neanche dirgli di no. Non voleva sembrare una femminuccia e ad essere sincero una bevuta lo allettava. Persino Zayn gliel'aveva consigliato la settimana prima, ma non aveva avuto modo e voglia di ascoltarlo. Quella sera però avrebbe fatto un'eccezione.

Perciò annuì, ricevendo una pacca amichevole sulla schiena e l'ordine di farsi trovare pronto per le 9. Dopodiché Louis si allontanò come se niente fosse, gettando le scarpe in un angolo della stanza prima di salire le scale e chiudersi in camera.

Scosse la testa con un sorrisetto e ancora accigliato dal recente accaduto, decise di andare a disfare gli ultimi scatoloni. Alle 8 fece una doccia e venti minuti dopo si trovò di fronte all'armadio, le mani tra i capelli umidi perché non sapeva cosa indossare.

Era uno dei dilemmi più grandi della sua esistenza. Alla fine sbuffò prendendo la prima maglietta nera, abbinandola ad un paio di skinny jeans dello stesso colore. Tremendamente scontato e noioso, ma con il nero era sicuro di non sbagliare mai. Optò per i suoi amati stivali marroni che avevano la punta consumata da quanto li aveva portati. Sua nonna glieli aveva regalati nel Natale del 2012 e si era troppo affezionato per buttarli via.

Dopo aver sistemato i ricci in modo che non gli cadessero sulla fronte, prese portafoglio, cellulare e giacca di camoscio beige. Si guardò per l'ultima volta allo specchio constatando fosse ora di andare. Ok, era abbastanza decente per quell'uscita. Cacciò indietro ogni paranoia ed insicurezza, perché davvero non aveva motivo di cui preoccuparsi. Giusto?

È solo il tuo nuovo coinquilino, respira e agisci da ragazzo maturo di vent'anni.

Con quella dose di autostima e coraggio, riuscì ad uscire dalla camera e a fare giusto due passi prima che qualcun altro uscisse dalla stanza opposta alla sua.

Louis Tomlinson in tutta la sua perfetta bellezza. Cristo, quei pantaloni aderenti fasciavano le sue gambe muscolose in una maniera a dir poco ingiusta e la maglia scollata poi-

"Harry! Sei pronto?" Chiese quest'ultimo raggiungendolo e mostrando un sorriso brillante. Mamma mia, si era immerso in una boccetta di profumo. In un secondo aveva già impregnato l'aria di tutta la casa.

"Sì." Rispose scendendo le scale al suo fianco. Si resse al corrimano perché in quel momento non si fidava molto del suo equilibrio. Quell'odore mascolino così intenso gli stava annebbiando i sensi.

Louis chiuse a chiave la porta di casa, incamminandosi poi sul marciapiede verso una meta ad Harry sconosciuta. Non gli aveva ancora chiesto in quale locale fossero diretti, perciò incuriosito pensò di intavolare una conversazione ponendo quella domanda.

"Sorpresa... ma ti posso assicurare che è una bomba. Forse il migliore qui intorno." E lo disse facendogli l'occhiolino. Si comportava così con tutti?

Mah probabile, dato che quel pomeriggio stesso lo aveva visto parecchio espansivo con il biondino. Non che Harry disprezzasse il contatto fisico, ma diamine, si conoscevano a malapena e quello sembrava considerarlo già al pari di un familiare. Insomma, per permettersi una certa confidenza Harry era abituato a far correre molto più tempo.

Louis era di tutto un altro parere, perché non erano passati nemmeno due minuti che aveva già messo un braccio attorno le sue spalle. E fu repentino per lui irrigidirsi a quel gesto.

"Uhm... ci sei già andato?" Sussurrò Harry per alleggerire la tensione e non soffermarsi troppo sul polso sottile del ragazzo che gli stava sfiorando il collo.

Louis strinse ancora di più la presa, girando la testa verso di lui. Poteva sentire il suo respiro scontrarsi sulla guancia. "No, ma ci sono passato davanti ieri sera ed era super affollato. Dev'essere per forza un posto figo."

Super affollato, wow. Pensò Harry, era esattamente quello che lui... detestava a morte. Persone ubriache e appiccicose che ti stanno incollate, ew. Per un attimo valutò di inventare una scusa e tornarsene a casa, ma si sarebbe dimostrato un perfetto egoista. Qualche ora poteva resistere, forse.

Dieci minuti dopo si ritrovarono di fronte al locale, il cui nome era impresso su un banner luminoso appeso alla facciata dell'edificio dall'apparenza antico.

Plan B.

Ad Harry venne quasi da ridere a quel scherzo del destino. Un piano b era proprio quello che stava cercando, ma non sotto forma di nightclub.
Louis tolse il braccio dalle sue spalle solamente per afferrargli un polso e trascinarlo all'interno.

La musica era altissima e le luci stroboscopiche lo accecarono all'improvviso. Gli ci vollero un paio di minuti per abituarsi a quell'atmosfera.
Come Louis aveva constatato dalla sera prima, quel posto era pieno di persone, ma a differenza di ciò che si aspettava, la puzza di sudore non era così forte. Percepiva maggiormente l'odore dei cocktail fruttati e i litri di profumo che molti si erano spruzzati addosso, fondersi in un mix abbastanza piacevole.

Si stava guardando attorno, quando gli giunse al naso una fragranza maschile familiare assieme ad una ventata di calore. Voltandosi vide Louis al suo fianco con già un bicchiere tra le mani. Dove diavolo l'aveva preso? Il bancone del bar era dall'altra parte della sala.

"ADORO IL MOJITO!" Urlò il ragazzo dagli occhi blu per sovrastare il fracasso. Harry lo guardò in faccia e gli cadde involontariamente lo sguardo sulle sue labbra scure tirate in un sorrisetto. Sbatté le palpebre stordito, accorgendosi che gli stesse offrendo un drink identico al suo.

Lo ringraziò, prendendone subito un sorso e rivolgendo l'attenzione altrove. Harry Styles datti una calmata. L'hai appena conosciuto e non sai nemmeno se è già fidanzato o se perlomeno gli piacciono i ragazzi.

La maggior parte delle volte il suo gay radar non lo tradiva, ma Louis era un tipo ambiguo e non riusciva a capire cosa nascondesse di vero dietro i suoi gesti. Poteva esserlo, come no.

Non che Harry stesse valutando la possibilità di intraprendere una nuova relazione così presto dopo Christopher. La ferita era ancora troppo fresca per ignorarla e considerarla guarita. Era soltanto curiosità la sua.

Stava pensando a questo, quando si sentì tirare in mezzo alla pista da ballo da un Louis particolarmente esaltato. Cantava a squarciagola la canzone che il dj stava mixando, sebbene fosse solo strumentale e quindi priva di parole. Sghignazzò nel vederlo muoversi provando a seguire il ritmo, ma fallendo miseramente. Era così goffo e ridicolo, mentre continuava a tracannare bicchieri provenienti da chissà dove, dato che ancora non si erano avvicinati al bar.

Fu inaspettato. Sentì delle mani attorno al collo e una forza attirarlo verso un corpo, fino a collidere contro un torace solido. Harry inspirò forte, sentendo quel profumo invadergli le narici e l'anima. Faceva un caldo assurdo ma un brivido gelato lo fece tremare.

Si ritrovò i suoi occhi azzurri sotto il naso e quelle labbra umide e peccaminosamente rosse a pochi centimetri dalle sue. E ok, che fosse ubriaco era ormai scontato e chiaro, ma non poteva invadere i suoi spazi in quel modo, come se fosse normale e lui non avesse nulla a contrario. Era sempre e comunque il suo coinquilino, possibilmente etero e lui non voleva che gli stesse così vicino, non senza esserne cosciente perlomeno.

Per quel motivo se lo tolse di dosso ricevendo uno sbuffo contrariato in risposta. "Eddai Harryyy! Lasciati contagiare dalla musica, voglio vederti muovere quel bel culetto che ti ritrovi!" Gli stava praticamente urlando in faccia, incrementando il suo mal di testa. Riusciva a distinguere il suo alito di alcol e menta che spiccava in quel miscuglio di odori pungenti.

Lo fissò per un attimo sbalordito, poi si ripeté che fosse solamente partito per la tangente dopo tutti quei bicchieri. Anche lui aveva bevuto qualcosa, ma stava sempre attento a non esagerare. Si era abituato a prendersi la responsabilità di guidare e accompagnare a casa quello che un tempo era il suo ragazzo e quando si univano a loro, pure i suoi amici. E sembrava proprio che quella notte non sarebbe stato diverso.

Infatti dopo un'altra mezz'ora passata a togliersi Louis di dosso, che continuava ad assillarlo e stargli incollato, riuscì finalmente a trascinarlo fuori da quel posto, che se all'inizio l'aveva trovato sopportabile, ora era sinonimo d'inferno.

Prese una boccata d'aria fresca ringraziando il cielo per essere sulla via del ritorno.

"Forza, torniamo a casa." Disse Harry rivolgendo uno sguardo al ragazzo dagli occhi azzurri che adesso brillavano sotto le luci dei lampioni. Si perse un istante in quelle iridi così limpide e cristalline da potersi specchiare.

Iniziò a camminare, accorgendosi due secondi dopo che l'altro fosse rimasto fermo sul marciapiede. Facendo dietrofront, si maledisse di aver accettato di uscire e di non essere rimasto a letto.

Esitò appena prima di mettergli un braccio sotto l'ascella per aiutarlo ad avanzare. Per fortuna era leggero e non dovette sforzarsi molto lungo quelle strade deserte. Ci vollero quindici minuti per tornare, più dell'andata perché Louis ogni tanto si bloccava nel bel mezzo della strada e faceva storie dicendo di aver male ai piedi, brontolando cose insensate. Poi era scoppiato a ridere senza motivo e improvvisamente, facendo innervosire il riccio più di quanto non fosse già irritato da tutta quella situazione.

Quando imbucarono Sunset Road, fece un piccolo gridolino di vittoria. Mancava poco alla fine della tortura.

Entrarono in casa con Louis sempre più in difficoltà nel mettere un piede dopo l'altro. Stavano per salire le scale quando, come se non ne avesse avute abbastanza, Harry sudò freddo vedendosi già con la faccia spiaccicata sui gradini, perché il ragazzo gli era appena saltato sulla schiena, aggrappandosi a lui come fanno i bambini per giocare. Per qualche strano miracolo era riuscito a mantenere l'equilibrio, piegato in avanti e paralizzato dallo spavento.

"Ma sei impazzito?!" Gridò, ottenendo una risata di rimando. Sentì il petto del giovane vibrare contro la schiena e smise di respirare.

"Ti prego Harreh, portami a letto e non farmi camminare ancora. Sono staaanco." Mormorò dietro di lui strascicando le parole, ancora avvinghiato al suo corpo con braccia e gambe.

Harry non disse niente, visto l'orario e la stanchezza decise che per una volta poteva farlo. Così reggendolo saldamente per il retro delle ginocchia, percorse i pochi metri che lo separavano dalla camera del ragazzo.

Entrando vide scatoloni ovunque e il letto ancora disfatto, sembrava essere scoppiata una bomba lì dentro. Quindi Louis era il suo opposto persino nell'ordine, perfetto.

Lo fece scendere dalla propria schiena e andò a fargli un minimo di spazio tra le lenzuola, togliendo indumenti e oggetti indefinibili di mezzo. Perché diamine c'era un pallone sopra il cuscino? Mah.

Si vedeva che a differenza sua non aveva pensato di sfruttare il pomeriggio per sistemare e davvero cominciò a chiedersi cos'altro di meglio avesse fatto. Probabilmente giocato a calcio.

Allontanò quei pensieri tornando al problema principale.

"Louis, vai a letto."

"E il pigiama?" Chiese ingenuamente quest'ultimo con lo sguardo assonnato e un piccolo broncio tra le labbra.

Ma con chi stava avendo a che fare? Un bimbo di 5 anni? "Per stasera puoi dormire anch-"

Ma Louis lo interruppe dandosi uno schiaffo in fronte da solo. "Ma che domande faccio! Scusa, è che non mi sento la testa ahahahahah!"

E il secondo successivo si stava semplicemente spogliando, tranquillo ed indisturbato come se fosse l'unico presente in quella stanza. Ma il riccio era ancora lì, incapace di muoversi e persino di pensare. Non riusciva a fare nulla, che non fosse fissarlo con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati.

Tolta la maglietta scollata, si ritrovò davanti il ragazzo a petto nudo e wow, la sua immaginazione non aveva previsto che nella realtà potesse essere ancora meglio.

La sua pelle era chiara e sembrava così morbida che la tentazione di toccarla cominciò a pizzicargli le dita. Era voltato di spalle, facendogli vedere i muscoli della schiena che si contraevano secondo i suoi movimenti. Ci mise qualche secondo per metterlo a fuoco quando si girò nuovamente dalla sua parte, i capelli tutti spettinati.

"Uhm... io... ecco sì, vado." balbettò Harry con la voce più roca del previsto. Era il sonno che gli stava giocando brutti scherzi.

Louis gli fece un sorriso che non seppe come interpretare, ma si sbrigò ad uscire dalla camera. Chiudendo la porta gli diede un'ultima fugace occhiata, notando che lo stesse ancora osservando.

Andò a rifugiarsi nella propria stanza in fretta, sconvolto dalla tempesta confusionaria che gli si stava abbattendo in testa. Si erano già fatte le 2 di notte, aveva solo tanto bisogno di dormire.

***

Il giorno seguente Harry si svegliò abbastanza presto per andare a fare una corsa. Aveva passato due mesi interi, se non di più, a deprimersi steso su un divano mangiando gelato e schifezze varie. Non era ingrassato molto, ma la sua massa muscolare per la quale aveva lavorato duramente anni, sembrava essersi ridotta, perciò si era promesso di rimettersi in riga. Non aveva bisogno di chissà quale attrezzatura, gli bastavano un paio di scarpe e pantaloncini, la fascia ai capelli per non farli cadere davanti agli occhi e un quartiere poco trafficato come quello dove adesso abitava.

Fece ritorno a casa verso le 10 di quella domenica mattina e la prima cosa che catturò la sua attenzione nell'aprire la porta, fu il suo coinquilino spaparanzato sul divano con gli occhi fissi sulla tv che stava trasmettendo la replica di una partita di calcio.

Come lo vide, Louis portò lo sguardo su di lui sorridendogli amichevolmente. Harry ricambiò il saluto sospirando stanco e passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata. Tolse le scarpe e le ripose nell'armadietto accostato alla parete destra vicino alla porta d'ingresso.

"Spiegami con quale forza ti sei alzato questa mattina per andare a correre." Disse Louis facendolo ridere per l'espressione scioccata che stava mostrando.

Anche lui quando trovava del tempo si allenava giocando a calcio, ma mai e poi mai si sarebbe svegliato presto la domenica mattina per fare attività fisica. Non era di certo un tipo mattiniero, infatti quando non aveva lezione all'università, rimaneva a letto fino a tardi, talvolta fino al primo pomeriggio. Quel giorno si era alzato un po' prima per il mal di testa che l'aveva costretto ad andare a prendere una pastiglia.

"È solo una questione di abitudine." Gli rispose Harry andandosi a sedere nell'altro divano, buttandosi a peso morto. Come prima sessione dopo mesi, poteva ritenersi soddisfatto. Aveva corso per un'ora e mezza.

"Hai già fatto colazione?" Gli chiese allora Louis, la televisione ancora accesa ormai dimenticata. Osservò in silenzio il ragazzo affaticato che ora aveva chiuso gli occhi, il petto a gonfiarsi e sgonfiarsi sotto i respiri profondi e leggermente affannati, la pelle delle braccia e gambe velata di goccioline.

Harry fece un verso gutturale per fargli sapere che fosse apposto. Louis continuò a guardarlo, mentre le immagini sfuocate della notte precedente presero a vagargli nella mente. Ricordava pochissimo, soltanto di aver ballato e bevuto in sua compagnia. Poi erano tornati a casa e doveva essere crollato quasi subito dal sonno, perché da quella parte della serata in poi aveva un vuoto.

In ogni caso non doveva essere successo niente di preoccupante, altrimenti Harry non si sarebbe comportato come il solito.

E mentre quei pensieri lo calmavano, nel silenzio del soggiorno Harry ne veniva assalito da altri. A differenza del liscio, ricordava chiaramente cosa fosse accaduto la notte prima ed in quel momento una scena in particolare cominciò a ripetersi nella sua immaginazione. Quella di un Louis a petto nudo che non gli staccava gli occhi di dosso e quel sorriso quasi perverso sulle labbra rosse.

Aprí le palpebre in un tentativo di eliminare quella visione, solamente per ritrovarsi la stessa persona e gli stessi occhi azzurri a scrutarlo. Da quanto tempo lo stava fissando? E perché pareva volesse scovargli dentro parole e sensazioni?

Per alcuni secondi si fissarono negli occhi, senza pronunciare nessuna sillaba. Poi improvvisamente, Harry provò uno strano e fastidioso disturbo allo stomaco che gli ricordò quello provato per quel bastardo di Christopher. E di conseguenza, tutte le emozioni che l'avevano investito nell'istante in cui aveva realizzato che fosse finita, che l'avesse perso per sempre, che nulla tra loro sarebbe tornato come prima. Ed era più difficile gestirlo davanti a qualcuno, soprattutto se ancora non conosceva lui e il suo passato.

"Non mi sento molto bene." Mormorò alzandosi in piedi e dirigendosi verso le scale a passo spedito.

Non gli era nuovo quel malessere causato dal ricordo dell'ex. Anzi, nell'ultimo periodo era diventato fin troppo familiare.

Louis lo seguì con lo sguardo perplesso, domandosi se in qualche modo fosse colpa sua quell'improvvisa fuga. Decise che l'avrebbe scoperto presto, perché quel ragazzo gli piaceva. La compagnia di Harry lo faceva stare bene e a suo agio, come non si sentiva da tanto tempo.

***

Harry andò a farsi una doccia fredda, sperando di liberarsi del sudore e dei ricordi dolorosi che erano tornati ad assillarlo. Dopo essersi asciugato si mise dei vestiti comodi, non avendo piani per quel giorno che non comprendessero ordinare la camera e fare qualche faccenda domestica. Doveva anche andare a fare la spesa, ma per quello doveva prima consultare Louis, dato che non era l'unico ad usufruire della cucina.

Ora che ci pensava, il bagno era un'altra delle stanze che dovevano condividere e solo in quel momento, uscito dal getto d'acqua, notò un asciugamano viola e uno spazzolino vicino al suo, che per forza appartenevano a Louis.

Aprendo la porta per uscire da lì, già vestito e pettinato, si rese conto di essersi dimenticato di chiuderla a chiave. E se il suo coinquilino fosse entrato e l'avesse visto nudo? Oddio che vergogna.

Pensandoci però, quello a farsi mille paranoie era soltanto lui. L'altro ragazzo non gli pareva capace di porsi problemi simili. Prima di tutto perché se giocava a calcio, significava che vedeva uomini nudi in continuazione e secondo, Louis non era gay, o meglio questo non aveva ancora avuto modo di indagarlo. Harry essendolo, la vista di un ragazzo come mamma l'aveva fatto, svegliava qualcosa in lui che non a tutti poteva piacere.

Per quello che ne sapeva, poteva essere omofobo e alla sola idea di vivere sotto lo stesso tetto con una persona del genere, gli veniva un mancamento. Sperava tanto che una volta scoperto il suo segreto, non cambiasse atteggiamento nei suoi confronti. Anche se da una parte poteva fargli comodo, magari così non gli sarebbe rimasto sempre accollato.

Con la testa ancora immersa in quei pensieri Harry scese al piano terra, ma si accorse subito di essere l'unico in casa. Ne ebbe la conferma quando spostandosi in cucina, trovò un post-it verde fluo attaccato al frigo con su scritto:
Sono uscito con degli amici... non so a che ora torno. Ci si vede riccio :)
-L

Harry sospirò, non sapendo nemmeno per quale motivo. In realtà aveva immaginato di passare il pomeriggio con lui, a sistemare e a pulire assieme la casa, parlare del più e del meno, conoscersi meglio... ma era pur sempre un ragazzo giovane con una vita sociale, sicuramente più attiva della sua. Non poteva biasimarlo se preferiva farsi un giro, piuttosto di perderlo a sbrigare lavori domestici.

Così dovette arrangiarsi. Le ore passarono veloci, con la musica a tutto volume nelle cuffiette Harry non si accorse nemmeno si fosse già fatta ora di cena. Sentendo un brontolio nello stomaco, intese di doversi mettere ai fornelli ma cazzo, si era completamente dimenticato della spesa.

Proprio in quel momento, la serratura del portone principale scattò, annunciando l'arrivo di qualcuno. Dopo un minuto di borbottii sommessi e rumori strani, vide Louis apparire sulla soglia della cucina reggendo una borsa di plastica per mano. Sembravano pesanti e lo strato di sudore depositato sulla sua fronte, lo confermava.

"Sono passato a fare la spesa. Sulla strada del ritorno mi sono ricordato del frigo vuoto." Spiegò ansimando, per poi spostarsi il ciuffo di capelli finito sugli occhi con un movimento della testa, dato che aveva ancora le mani occupate.

Harry gli sorrise grato, andandogli incontro per aiutarlo. Aveva comprato di tutto: dalle patatine alle birre, dallo shampoo alla carta igienica. Scoppiò a ridere quando sul fondo del sacchetto scorse un pacchetto di Haribo.

"Ehi, giù le mani. Queste sono mie." Brontolò Louis, riprendendosi gelosamente le sue caramelle colorate come se gli avesse appena rubato un tesoro prezioso.

"Anche io amavo gli orsetti gommosi, ma quando avevo 10 anni." Rise il riccio, ricevendo uno sguardo omicida che presto si trasformò in un sorrisetto divertito, per poi sfociare in risate.

Così immersi in un clima allegro, Harry tirò fuori una padella dalla dispensa per metterla a scaldare sul fuoco. Louis gli passò una coppia di bistecche impanate e un sacchetto di patate precotte da cucinare al forno. Harry storse il naso di fronte al menù poco salutare che aveva scelto, senza però commentare. Non voleva fare storie a riguardo, specialmente non dopo l'impegno che si era preso. Per una sera poteva lasciar scorrere, però gli avrebbe presto spiegato che non intendeva mangiare sempre come al fast food.

Non poteva biasimarlo, dopotutto lui stesso aveva passato tre mesi ad abbuffarsi di porcherie. Doveva rimettersi in forma.

La cena fu pronta un'ora dopo, Louis nel frattempo aveva apparecchiato la tavola confessandogli che fosse negato ai fornelli e che avrebbe preferito cucinasse lui. In cambio si era preso l'impegno di sparecchiare e lavare i piatti. Harry acconsentì contento di quel patto, perché adorava cucinare. A sedici anni aveva lavorato part time nella pasticceria della sua città natale, finché una volta finite le superiori, non si era trasferito a Londra per cercare fortuna e un futuro migliore. Aveva trovato l'amore e con esso il lavoro, ma le cose belle purtroppo, si sa, non durano per sempre.

"Devo assolutamente farti assaggiare i miei pancakes." Disse Harry dando voce ai suoi pensieri una volta terminata la cena. Louis stava lavando l'ultima pentola quando volse l'attenzione verso di lui, le mani ancora immerse nel lavello pieno di schiuma.

Gli sorrise, dicendogli che li avrebbe mangiati volentieri anche la mattina seguente per colazione. Gli ingredienti necessari per prepararli c'erano, quindi che senso aveva attendere?

"Potrei prepare l'impasto adesso, così poi lo metto a riposare in frigo e per domani è pronto..." Rifletté ad alta voce il ragazzo dagli occhi verdi, per poi annuire convinto. "E tu mi darai una mano."

Louis alzò le sopracciglia come per chiedergli se fosse serio. Gli aveva appena parlato delle sue doti culinarie inesistenti e ora voleva che lo aiutasse?

Aprì la bocca per replicare ma venne interrotto subito.

"Ah ah, non accetto un no come risposta."

Mai Louis Tomlinson si sarebbe immaginato di finire con le mani in pasta. Eppure eccolo lì, sporco di farina dalla testa ai piedi alle 10 di una domenica sera.

"Io ti ho avvertito: non penso saranno commestibili questi cosi se vengono a contatto con le mie mani." Chiarì il liscio per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti.

Harry era concentrato nel setacciare la farina dall'altra parte del bancone. Gli rispose senza alzare lo sguardo dalla ciotola, il tono chiaramente divertito.

"Ho pesato io tutti gli ingredienti e te li ho passati dicendoti come versarli e in quale ordine. A meno che tu non ci aggiunga qualcos'altro, non dovrebbero risultare velenosi."

"Sono riuscito a bruciare i pop corn al microonde, vedi un po' te se c'è da preoccuparsi." Lo informò Louis facendo una smorfia al ricordo di quell'incidente. Come poteva scordare la puzza di bruciato che per una settimana aveva riempito la casa e tutte le maledizioni che si era beccato da sua madre?

A quella frase, Harry sollevò gli occhi fissando il ragazzo castano. Louis non udì più il rumore del setaccio, percependo poi uno sguardo addosso.
Portò l'attenzione sul riccio, notando subito le sue labbra premute in una linea. Due secondi più tardi la sua risata stava riempiendo la stanza.

"Stronzo." Sbuffò Louis fingendosi offeso, mentre Harry si piegava in due con le lacrime agli occhi.

Louis faticava a rimanere serio, ma scoppiò a ridere a crepapelle, quando battendo una mano contro il tavolo, Harry colpì accidentalmente un angolo della ciotola facendola cadere a terra.

Per qualche istante una nuvola di polvere lo avvolse, per poi farlo riapparire immobile e interamente bianco. Sembrava un mimo o una di quelle statue di marmo antiche. Louis si buttò sul pavimento tenendosi stretta la pancia tra le braccia.

Harry non si mosse per un po', poi alzò le mani al viso per pulirsi gli occhi con un gesto stizzito. Louis si calmò solo un attimo per osservarlo, ma le sue risa ripartirono quando il riccio prese a tossire come un pazzo. E con quei movimenti la farina si staccava dal suo petto e viso, annebbiando lo spazio che li circondava.

"Oddio! Ahahah non ho mai riso così tanto in vita mia! Ma guardati ahahahahahaha!"

"Forse avevi ragione." Tossì Harry con voce roca e strozzata, aumentando il divertimento del suo spettatore che non si era ancora alzato da terra.

"Su cosa? Sul fatto che per domani mattina nessun pancake sarà sopravvissuto?" Domandò ironico Louis, mettendosi seduto. Si accorse solo in quel momento di avere le mani ricoperte d'impasto e oh no. Lo erano pure i suoi vestiti e il pavimento. Merda, aveva sporcato ovunque.

"Siamo due disastri." Rise Harry guardando Louis dall'alto, le fossette belle in mostra. Avendo la pelle velata di quella sostanza, apparivano come due crateri sulla superficie lunare.

Louis riportò l'attenzione su di lui, scrollando le spalle prima di mettersi nuovamente a ridacchiare.

***

Louis si alzò la mattina seguente al trillo fastidioso della sveglia.
Erano le 8.00 e aveva un'ora esatta di tempo per raggiungere l'università.

Si stropicciò via il sonno dagli occhi, rotolando giù dal letto con un grugnito. Rimase a petto nudo e pantaloncini, troppo stanco per mettersi a cercare una t-shirt.

Scese le scale ed entrò in cucina, trovandola come l'avevano lasciata la notte prima. Sorrise lasciandosi scappare una risatina al ricordo di quello che avevano combinato, finendo per buttare via tutto nella pattumiera.

Stava per chiedersi che fine avessero fatto i cereali e il ragazzo riccioluto, quando quest'ultimo apparve dal corridoio che conduceva all'ingresso.

Indossava un completo sportivo, era grondante di sudore e teneva stretto in pugno un sacchetto di carta marrone.

"Sono andato a correre e ho comprato la colazione." Spiegò ansante, per poi poggiare la borsetta sul tavolo e buttarsi su una sedia.

Stese le gambe chilometriche in mezzo al passaggio e Louis dovette scavalcarle per giungere al suo posto. Nel farlo non si accorse dello sguardo che lo stava fissando intensamente dove una maglietta l'avrebbe coperto se solo l'avesse indossata.

"Che hai preso di buono?" Domandò annusando l'aria che si era riempita di un profumo delizioso, cercando di sbirciare cosa ci fosse dentro la busta.

"Pancakes."

Alzò la testa di scatto, puntandogli gli occhi chiari addosso. Sembrava serio ma non poteva esserlo davvero.

"Mi stai prendendo per il culo." Affermò Louis convinto, puntandogli l'indice contro.

Il ragazzo rimase impassibile per qualche secondo, poi un sorrisetto mal celato lo tradì e dovette ammetterlo. "Probabile."

"Sei un bastardo, lo sai?" Disse il liscio indignato, allungandosi sul tavolo per mollargli un pizzicotto sul braccio. Harry non fece in tempo a spostarsi che gli stava già torturando la pelle tra due dita.

"Ahia!" Guaì spingendolo via per poi massaggiarsi la parte arrossata. "Non dire altro, taci e mangia la tua brioche prima che si raffreddi." Lo avvertì subito, prima che potesse anche solo aprire la bocca.

Louis era troppo affamato per non assecondarlo, così aprì il sacchetto con foga e prese il primo dolce che gli capitò in mano. Lo addentò senza accertarsi di aver preso il croissant corretto, non ponendosi il dubbio che magari Harry se ne fosse comprato uno al ripieno che preferiva.

"Uhm... cioccolato, come facevi a sapere che fosse il mio gusto preferito?" Gemette masticando quel dolce squisito. Prendeva bocconi giganteschi, facendo fuoriuscire la crema che gli aveva sporcato tutte le labbra e le dita. Era perfino riuscito a macchiarsi una guancia.

Harry notò lo stato disastroso del suo viso, sogghignando tra sé e sé. "Intuizione credo... o semplicemente perché con il cioccolato non si sbaglia mai."

Louis lo guardò alzando un sopracciglio. "Quindi a volte sai anche essere intelligente?"

"Ehi! Io sono sempre intelligente." Sbuffò imbronciato. Prese un tovagliolo e si pulì i lati della bocca che si erano sporcati della crema scura.

"Certo riccio." Roteò gli occhi al cielo, ridendo per prenderlo in giro. Louis amava troppo punzecchiare le persone.

"Adesso insulti i miei capelli?"

Il liscio fece una faccia adorante appoggiando il mento sui palmi. "E come potrei? Sono così adorabili e-" Allungandosi nuovamente in avanti, affondò una mano nei suoi capelli pentendosene subito. "ew, sudati." Fece una smorfia e ritrasse le dita schifato.

Harry scoppiò a ridere.

"Intendevo dire soffici, ma penso lo siano se prima li lavi." Continuò, per poi mandare giù l'ultimo boccone.

L'altro si alzò in piedi, annunciando che sarebbe andato a farsi una doccia e Louis lo derise ancora.
"Muoviti, puzzi come un cane bagnato."

In cambio ricevette una botta in testa, ma non fece in tempo a reagire che la sua chioma boccolosa era già scomparsa su per le scale accompagnata da una risatina.

Il ragazzo con gli occhi azzurri andò in camera a vestirsi, preparando successivamente lo zaino con i libri per quel giorno. Una volta pronto, si lasciò la stanza alle spalle, sentendo ancora il rumore dell'acqua scorrere dietro la porta del bagno. Ci pensò un attimo, controllò l'ora sull'orologio al polso e constatò che poteva farcela.

Un paio di minuti dopo, il rumore del getto cessò. Si scostò dal muro aspettando la comparsa del ragazzo. Ma non si decideva ad uscire, perché invece partì il ronzio del phon facendolo sbuffare irritato. Doveva andarsene, altrimenti avrebbe perso l'autobus.

Stava per mettere un piede sul primo gradino delle scale, quando finalmente sentì la serratura scattare. Sorrise voltandosi e fece dietrofront, fino a raggiungerlo con una corsetta.

Harry era in piedi in mezzo al corridoio e lo stava guardando accigliato. Indossava una semplice t-shirt bianca e un paio di blue jeans. I vestiti sporchi di prima li teneva sotto un braccio tutti attorcigliati tra loro, tanto lì avrebbe buttati nel cesto della biancheria.

"Che ci fai ancora qui?"

Louis non rispose, ma gli si avvicinò ancora di più per mettergli le mani in testa facendolo irrigidire.

"Ma che c-"

Non badò alle sue proteste e immerse le dita in quel cespuglio morbido di riccioli, tirandoli e scompigliandoli in ogni direzione.

"Sì, posso confermarlo: sono soffici." Disse più a sé che a lui sorridendo come un bambino. Dopodiché si staccò, gli diede le spalle e fuggì via.

"Louis?"

"Devo scappare, sennò mi tocca fare la strada a piedi ed è lunga." Urlò Louis per farsi sentire.

Nel frattempo Harry si era sporto dal parapetto delle scale per seguirlo con lo sguardo. "Quindi stai rischiando di perdere l'autobus perché dovevi toccarmi i capelli per vedere se effettivamente fossero soffici?!" Gli chiese confuso alzando la voce.

"Esattamente!" Lo sentì gridare ancora seguito da una risata che si allontanava sempre di più.

"Sei impossibile." Soffiò Harry scuotendo la testa e il portone principale venne chiuso con un tonfo che rimbombò per la casa.

Cercò di ridare una forma ai capelli che Louis aveva scompigliato, non accorgendosi di star sorridendo come un imbecille.

***

Venerdì arrivò in un battibaleno.

La settimana fu un ripetersi di azioni, ogni mattina la stessa routine fino all'ora di andare a dormire.

Louis frequentava l'università e quando rincasava alle 4 di pomeriggio, spesso si trovava costretto a dover studiare per l'esame successivo. Arrivava il momento di cenare che era stanco morto, perciò crollava nel sonno non appena la sua testa poggiava sul cuscino, talvolta anche prima delle 10.

Harry, invece, si era messo alla ricerca di una nuova occupazione. Aveva girato l'intero quartiere, facendo domanda in tantissimi bar e pasticcerie, lasciando loro il curriculum sperando di ricevere presto una telefonata. Cinque giorni e ancora niente. Forse si sarebbe dovuto spingere più verso il centro di Londra, ma per quella settimana poteva bastare.

Era venerdì sera, Harry e Louis si trovavano nelle loro rispettive camere. Il primo stava navigando su internet, stilando una lista di locali che avevano postato annunci di cercasi personale, mentre il secondo stava ripetendo a memoria alcune formule matematiche per l'interrogazione di lunedì. Questo perché aveva già calcolato che né sabato né domenica avrebbe aperto alcun libro.

Il tempo quel giorno non era stato dei migliori, già dalla mattina il cielo si era ricoperto di nuvole che via via si erano fatte sempre più scure e minacciose. In quel momento, che erano appena scoccate le 6 pm, era evidente che stesse per tempestare. I ragazzi dovettero accendere la luce, perché fuori si era fatto buio a causa del manto denso che bloccava ogni possibile filtrazione dei raggi solari.

Quando sentirono le prime gocce picchiettare contro i vetri delle finestre, capirono che per quella sera sarebbero rimasti chiusi in casa. Scattarono in piedi quando un tuono proruppe nell'aria e quasi contemporaneamente uscirono dalle loro stanze. Si incontrarono in corridoio e quando i loro sguardi si incrociarono, sorrisero.

Ma durò un istante, perché al secondo tuono si precipitarono a chiudere ogni finestra rimasta aperta. Chiusero a chiave anche la porta di casa e si ritrovarono in soggiorno con il fiatone.

"Che tempo di merda." Sbuffò il liscio spostandosi il cuffio dalla fronte.

"Già." Gli diede ragione l'altro, andando a sedersi sul divano.

Prese in mano il telecomando ed accese la televisione, cominciando a fare zapping per vedere se ci fosse un programma interessante. Nel frattempo Louis si era spostato in cucina per prendere qualche schifezza da mettere sotto i denti. Lo studio gli faceva venire sempre una fame da lupi.

Tornò dal suo coinquilino reggendo un sacchetto di patatine alla paprika e sgranocchiandone a manciate, domandò: "Hai qualche idea su cosa potremmo fare stasera?"

Harry spostò l'attenzione su di lui che ora aveva preso posto al suo fianco e per un attimo la sua mente fu attraversata da un pensiero sporco. Batté le palpebre velocemente per eliminarlo, cercando di controllare il rossore che gli aveva tinto le guance.

Louis per fortuna non aveva notato quel particolare, troppo intento a leccarsi minuziosamente le briciole dalle dita. E quello di certo non lo stava aiutando a calmare gli ormoni in fermento, ma era comprensibile visto che non toccava qualcuno da mesi.  

"Film?" Domandò Louis non ricevendo risposta, voltandosi verso Harry per capire cosa l'avesse ammutolito. Lo vide immobile con lo sguardo indirizzato verso di lui ma perso nel vuoto.

A quel punto parve risvegliarsi.

"Uhm... ok." Annuì velocemente dopo essersi schiarito la voce.

Louis sorrise balzando in piedi e raggiungendo il mobile sotto la TV dove avevano riposto tutti i dvd. Ovviamente dovette piegarsi sulle ginocchia e in quel modo il suo fondoschiena risaltò più che mai. Come se non bastasse, indossava dei pantaloni leggeri e tremendamente stretti che gli aderirono del tutto alle curve.

Harry sentì il fiato morirgli in gola a quella vista e non riuscì a togliergli gli occhi di dosso.

"Che palle, li ho visti tutti." Sbuffò il ragazzo dalle iridi azzurre, prima di lanciare un'occhiata alle sue spalle.

Fu un istante, ma riuscì a coglierlo in flagrante mentre gli fissava il culo. E cavolo, poteva vedere da quella distanza che avesse le pupille dilatate.

"Ehm... anche io." Disse distrattamente il riccio, spostando lo sguardo imbarazzato. L'aveva beccato, grandioso. Ennesima figura di merda.

Louis intanto si era voltato nuovamente verso il mobile per nascondere un ghigno. Sapeva di avere un bel culo e gli piaceva metterlo in mostra. Accorgersi poi che qualcuno lo fissasse con una certa intensità, non poteva che riempirlo d'orgoglio.

Diciamo che amava stare al centro dell'attenzione ed essere guardato lo eccitava.

"Potremmo andare a noleggiarne uno?" Propose il riccio con la gola secca, tentando in tutti i modi di smorzare la tensione. E no, non l'avrebbe riguardato.

Se solo non si fosse piegato ancora di più, con la scusa del dolore alle ginocchia mettendosi a quattro zampe proprio di fronte a lui. Lo stava forse facendo apposta?

"Con questo tempaccio? Nah." Rispose il giovane, percependo ancora quel paio di iridi su di lui. Quanto amava provocare le persone!

Harry non sapeva più cosa fare per distrarre l'attenzione da quel sedere che urlava di venir toccato, morso, scop-

"Scegliamo uno di questi e fine." Continuò Louis muovendo un altro po' i fianchi prima di sedersi sulle cosce.

Era ora, pensò l'altro sul punto di una crisi ormonale.
Doveva tornare in sé immediatamente prima che qualcosa si risvegliasse nei suoi pantaloni. In realtà era già successo, ma non doveva assolutamente apparire ancora più evidente.

Ne approfittò del ragazzo voltato di spalle per sistemare velocemente la semi erezione intrappolata nelle mutande, sentendo caldo soffocante in tutto il corpo. Aveva bisogno di aria e iniziava a prendere in considerazione la possibilità di offrirsi per andare a noleggiare un dvd.

Ma lanciando un'occhiata fuori dalla finestra si accorse della pioggia scrosciante, cambiando subito idea perché sarebbe dovuto andare fino al negozio a piedi. Louis non gli avrebbe mai e poi mai prestato la macchina.

Quest'ultimo stava ancora osservando indeciso la lunga fila di film, così Harry decise di alzarsi per andare ad aiutarlo a scegliere. Forse il quel modo l'attenzione non gli sarebbe caduta sul suo fondoschiena.

Perché non l'aveva notato prima? Ma ancora più importante, perché l'aveva dovuto per forza notare? Non bastavano i suoi maledetti occhi azzurri, no. Adesso la sua mente avrebbe avuto un altro aspetto su cui fantasticare, perfetto.

Il liscio aveva smesso di provocarlo, grazie al cielo, ed ora stavano discutendo su cosa guardare.

"Che ne dici di un classico Disney?" Propose Harry dopo essersi ripreso, scorgendo la cassetta di un cartone animato nell'angolo più a destra. La prese in mano, eliminando dalla superficie il leggero strato di polvere con un soffio.

Louis lo guardò con la fronte aggrottata valutando la proposta. In alternativa c'era Fast and Furious, la saga del signore degli anelli che aveva visto troppe volte e qualche film romantico.

"Ci sto." Annuì infine, credendo fosse la scelta migliore per quella fredda serata.

Rovistarono tra le cassette per diversi minuti, finché non spuntò fuori quella di Bambi e si girarono nello stesso istante, entrambi a sfoggiare un sorriso complice.

"Questa." Affermarono all'unisono, scoppiando poi a ridere.

Si alzarono da terra per tornare sul divano, ma Louis si ricordò di una cosa fondamentale e si diresse invece in cucina.

Harry non capì subito che stesse cercando, lo realizzò non appena sentì degli scoppiettii, accompagnati da un profumo inconfondibile a invadere l'aria. Lo raggiunse sorridendo felice alla vista dei popcorn nel microonde, ma si bloccò a metà strada quando gli tornarono in mente le sue parole della settimana precedente.

"Fermo."

Louis si voltò confuso a quell'ordine. Harry lo stava fissando terrorizzato indicando la sua vicinanza all'elettrodomestico.

"Allontanati da lì, ci penso io." Si avvicinò a lui e lo spinse via da dove si era appoggiato al bancone con un fianco.

A quel punto Louis capì mettendosi a ridere.
"Tranquillo, stavolta non li avrei bruciati."

Harry si chinò per osservare che tutto fosse apposto nel piatto rotante, mantenendo un tono serio. "Non ne sono così sicuro e non mi va di chiamare i vigili del fuoco."

Ottenne una spinta dal ragazzo dagli occhi azzurri che per poco non gli fece sbattere la testa contro lo sportello. "Ma sentilo! Parla quello che ha riempito la casa di farina per due miseri pancakes."

Harry raddrizzò la schiena sbuffando e girandosi verso di lui.
"Per quanto ancora me lo rinfaccerai?"

"Per sempre?"

"Stronzo." Ma mentre lo diceva si stava sforzando di non sorridere.

"Mi hanno detto di peggio." Ribatté Louis, avendo sempre la battuta pronta. Aveva la lingua tagliente, ma la sua corporatura esile annullava ogni possibilità di farlo risultare minaccioso.
Stava per rinfacciarglielo, quando il bip del microonde lo distrasse.

Louis aveva già preso una terrina di medie dimensioni nel momento in cui Harry aprì la busta di popcorn fumanti, stando attento a non scottarsi le dita. Dopo un pizzico di sale erano pronti per essere mangiati, infatti Louis non perse un secondo prima di prenderne una manciata e riempirsi la bocca. Con le guance così gonfie sembrava un criceto.

Harry lo guardò divertito e: "Che ingordo." Commentò scuotendo la chioma di ricci.

Louis borbottò qualcosa che non comprese e che lo fece ridere ancora più forte.

Tornarono in salotto, Louis appropriatosi già della ciotola che teneva stretta in un abbraccio protettivo, neanche fosse fragile. Altro che ventenne, in quel momento non gli avrebbe dato più di 10 anni.

"Ti avviso già che quel film mi ridurrà ad un mucchio di lacrime." Gli fece sapere Louis lanciandosi sul divano con un salto, spargendo così popcorn ovunque, senza mostrarsi dispiaciuto per il disastro appena commesso.

Harry gli rivolse uno sguardo di rimprovero, allora Louis alzò gli occhi al cielo ma si mise subito a raccoglierli uno ad uno per poi ingoiarli, per niente preoccupato del possibile sporco a terra. Una volta raccolti tutti, gli fece un sorriso a bocca aperta, facendogli distogliere gli occhi schifato, riuscendo però a strappargli l'ennesima risata.

"Allora non sarai solo."

Il cartone era iniziato da meno di 10 minuti e gli occhi di entrambi erano già lucidi. Non importavano le innumerevoli volte che l'avevano visto o il fatto che sapessero già che scena aspettarsi, al partire della musichetta drammatica Louis aveva afferrato un cuscino abbracciandoselo stretto al petto, mentre Harry aveva portato le gambe sopra il divano avvolgendosi nella coperta morbida che stavano condividendo, tirandola fin sotto il mento. 

Fissarono la TV ammutoliti e con gli occhi carichi di paura quando la madre del piccolo cerbiatto morì. A quel punto Louis, sull'orlo delle lacrime, chiuse le palpebre con un lamento e senza pensare andò ad appiattirsi al fianco destro del riccio. Harry sentì il calore del suo corpo scaldarlo, donandogli immediatamente più conforto rispetto quello che gli dava la coperta.

Fu in un momento di debolezza che Harry gli afferrò un braccio e abbassò lo sguardo verso di lui. Louis lo stava già guardando, il mento appoggiato delicatamente sulla sua spalla e il viso così vicino da avere il suo respiro a sfiorargli la guancia.

Sbatté le palpebre, stordito da quegli occhi così azzurri e limpidi, così belli. Il cuore di Louis batteva impazzito contro la gabbia toracica, ma forse dovuto all'agitazione della scena angosciante che avevano appena visto... non potevano essere le sue iridi verdi ad avergli scatenato una simile reazione, o sì?

E gli parve di cogliere anche il battito del ragazzo che pulsava veloce contro il suo braccio, poiché Harry continuava a reggerlo stretto al petto, la mano a tremargli leggermente sulla presa al polso.

Il tutto sembrò durare un'eternità nella testa dei due giovani, in realtà si trattò di una manciata di secondi. Si ritrassero come scottati, tornando a sedersi composti e ad una distanza maggiore a dividerli.

Che diamine è appena successo? Pensarono entrambi portando lo sguardo ma non l'attenzione al cartone che andava avanti per conto suo. Rimasero in silenzio e seri, non osando nemmeno commentare o ridere alle imprese dei simpatici personaggi come avevano fatto prima che quella cosa -perché non sapevano come altro definirla- capitasse.

Louis fu probabilmente l'unico tra i due a convincersi di voler scovare a fondo della faccenda, perché non poteva semplicemente far finta di niente come Harry invece si era già programmato e convinto di fare.

***

Sì, Harry aveva colto molte sfaccettature del carattere di Louis e per quasi tutte ci aveva azzeccato. Come quella che fosse coraggioso e non avesse inibizioni.

Il liscio aveva dovuto aspettare due giorni interi, 48 fottute ore, perché costretto in quanto non intendeva porre a Liam quelle domande per telefono. Così per la prima volta in vita sua, aveva sperato che il weekend finisse velocemente, per poter andare all'università e fermare l'amico per due chiacchiere.

Non attese la fine delle lezioni perché avrebbe significato rimanere ancora con troppi dubbi per troppo tempo, perciò non appena vide il ragazzo entrare in aula, si sbracciò per farsi notare e indicargli di sedersi al banco adiacente.

Liam lo guardò perplesso da quando lo scorse fino a che non gli si sedette accanto. Non avrebbe mai creduto possibile di riuscire a vedere un giorno Louis arrivare in classe prima di lui, quindi per forza doveva esserci un motivo che l'aveva spinto lì a quell'ora.

Non si sorprese quando appunto, dopo un breve saluto, si precipitò a domandargli: "Sai se per caso Harry è fidanzato?"

E ok tutto, ma una cosa simile non l'aveva prevista, non così presto perlomeno.
Con le palpebre a sbattere velocemente, rispose incerto: "No, so che si è lasciato da tre mesi e ci è rimasto tanto male."

Louis annuì una sola volta prima di arpionargli un braccio con forza e allargare gli occhi celesti. Sembrava posseduto e Liam si ritrasse leggermente in ansia.

"Maschio o femmina?" Chiese il castano in un bisbiglio talmente leggero che Liam pensò di esserselo immaginato.

"Chi?" Forse aveva capito cosa intendesse, ma non era possibile che Louis gli stesse già chiedendo una cosa simile. Che poi non poteva parlarne direttamente con Harry?

"La persona con cui stava." Chiarì e wow, a quanto pareva con Louis tutto era possibile. Era insolito ma abbastanza prevedibile da un tipo come lui.

Ci rifletté su un po', valutando se fosse il caso di dirgli la verità o meno, magari consigliandogli di andare a scovare le risposte dal diretto interessato. Poi ricordò le conversazioni che aveva avuto con Zayn nell'ultimo periodo, che gli raccontava della timidezza del migliore amico e del fatto che parlasse poco con tutti, specialmente con chi non conosceva da tempo.

Allora chiuse gli occhi per un instante e sospirò, pregando dentro di sé di non doversene pentire in futuro.

"Maschio. Harry è gay, ma pensavo lo sapessi già. È evidente e che io sappia non ha mai voluto tenerlo nascosto."

Louis strinse la presa sul suo braccio fermandogli la circolazione del sangue e non dovette spingerlo via perché si staccò quasi subito da solo.

"Ora capisco... grazie mille Liam!" Esclamò gettando le mani in aria prima di circondarlo in un abbraccio spaccaossa. Povero Harry.

Liam si era già pentito. "Non so cosa ti stia passando per la mente ma Louis, ti prego, stai attento e vacci piano. Quel ragazzo è sensibile e se gli spezzi il cuore te la dovrai vedere con il mio ragazzo e auguri."

Louis sorrise raggiante e con un tono che parve sincero disse: "Certo, non preoccuparti. Vedrò di usare particolare prudenza." Accompagnò l'ultima frase ammiccando con le sopracciglia.

"Dico sul serio, Lou." Lo avvertí Liam, serio come non mai.

"Io pure, quindi zitto che è iniziata la lezione." E con quello si volse verso la lavagna, sistemandosi meglio sulla sedia con un sorrisetto appagato sulla bocca. Finalmente aveva ottenuto le informazioni che cercava. Era andata meglio del previsto, ora bastava solo mettere in pratica la parte del piano migliore, quella che preferiva di più in assoluto.

***

La mattina seguente, Louis aveva impostato la sveglia in modo tale che suonasse mezz'ora prima del solito orario.

Alle 7.30 era già in piedi e sebbene fosse presto per i suoi gusti, non si era mai sentito così pimpante in vita sua. La notte prima aveva riflettuto a lungo su quale fosse la mossa più strategica e adatta per iniziare il gioco e dopo ore di riflessioni era pervenuto ad un'idea a dir poco geniale.

Andò in bagno facendo il minimo rumore possibile, perché se avesse svegliato il ragazzo in quel modo, il piano sarebbe saltato. Uscì sempre a passo felpato dopo essersi dato una veloce rinfrescata e gioì mentalmente quando si affacciò nella camera di Harry, notando il ragazzo ancora profondamente addormentato, il lenzuolo a coprirgli il corpo dal busto in giù e le braccia scoperte lungo i fianchi. Stava dormendo disteso a pancia in su. Posizione perfetta per ciò che aveva previsto.

Per fortuna il riccio aveva lasciato la porta aperta e quindi non c'era il rischio di rovinare tutto facendola cigolare. Louis guardò un'ultima volta in basso, sorridendo al suo corpo nudo se non coperto da un paio di boxer bianchi. Bene, era pronto.

Che il gioco abbia inizio.

Fece un passo indietro per prendere meglio la rincorsa e dopo un balzo, atterrò sul letto del ragazzo, o meglio, sopra di lui.

La reazione fu instantanea: Harry sobbalzò svegliandosi di colpo e il giovane dalle iridi azzurre si ritrovò a fissare i suoi occhi verdi sgranati, ora liquidi e arrossati dal sonno. Lo osservò meglio accomodandosi con il mento sul suo petto di marmo, ammirando il groviglio di ricci sparpagliati sul cuscino, le labbra carnose schiuse e leggermente secche, mentre questo ancora non aveva metabolizzato cosa fosse appena successo.

Era se possibile ancora più bello del solito.

"L-louis?" Riuscì a pronunciare, con la voce più roca che Louis avesse mai sentito. Gli fece un certo effetto nello stomaco ma cercò di ignorarlo, continuando con le sue intenzioni.

Il liscio celò quella momentanea distrazione, sghignazzando piano e sussurrandogli: "Buongiorno riccio."

Harry lo stava guardando con un'espressione scioccata che peggiorò notevolmente, quando il ragazzo si arrampicò su di lui per aderire meglio al suo corpo, un solo strato di tessuto a dividerli, perché sì, il riccio non indossava nulla sotto il lenzuolo. Era abituato da sempre a dormire completamente nudo e si maledisse di aver continuato a farlo anche in quella casa. Ma d'altronde come poteva prevedere che Louis gli sarebbe saltato addosso?

Si sentì sudare freddo e caldo e poi tutti e due assieme quando se lo ritrovò disteso sopra e cosa poteva essere se non il suo dannato culo quello premuto sulle sue parti intime? Dio santissimo, non ne sarebbe uscito vivo.

Louis si era ora messo a cavalcioni sul suo bacino, mantenendo però la testa poggiata sui pettorali scolpiti del ragazzo e potendo in quel modo sentire i battiti veloci del suo cuore rimbombargli nelle orecchie. Erano stranamente confortanti.

"Louis?" Ripeté Harry con un tono più acuto. Provò a scuoterlo per le spalle, ma questo gli si accoccolò addosso ancora di più, come un cucciolo in cerca di grattini chiudendo gli occhi e rilassando i muscoli. E Harry l'avrebbe davvero accontentato, ma non poteva né riusciva a pensare a niente che non fosse la sua maledetta erezione intrappolata lì sotto.

Sperò e pregò tutti gli dei dell'universo che il suo coinquilino non si fosse accorto di quel piccolo grande problema, mentre proprio questo stava sorridendo come un imbecille avendolo avvertito dal primo istante che gli era caduto sopra. Harry era chiaramente ben dotato, impossibile non sentirlo.

Il riccio non lo capì solo perché non poteva vederlo in viso, altrimenti l'avrebbe fatto immediatamente.

Non sapeva che scusa tirare in ballo per toglierselo di dosso, perché era leggero come una piuma e dirgli che pesasse gli sembrava un'offesa troppo cattiva. Però non poteva nemmeno dirgli la verità, cazzo!

Tutte quelle paranoie furono inutili perché Louis, non riuscendo più a trattenersi, riportò l'attenzione sulla sua faccia sconcertandosi un po' nel vedere il suo incarnato colorarsi di tutte le sfumature dell'arcobaleno.

Allo stesso tempo lo trovò divertente, anche perché equivaleva ad una conferma positiva a uno dei suoi dubbi.

Louis avrebbe seriamente dovuto imparare a mordersi la lingua certe volte, ma anche quel giorno l'avrebbe rimandato a più avanti.

"Harry, stai tranquillo. L'alzabandiera mattutino ce l'ho pure io, non mi scandalizzo." Scherzò ma non servì a farlo ridere o a rassicurarlo, anzi.

Il riccio divenne talmente pallido, che gli sembrò sul punto di svenire.
Oops.

Ok. Forse quella reazione era eccessiva e poteva significare solo una cosa: lo stava senza dubbio eccitando, perché di certo uno non si svegliava con un bastone simile tra le gambe.

Solamente perché era uno stronzo dispettoso, Louis mosse i fianchi in modo impercettibile ma sufficiente per mozzargli il fiato del tutto.

"Ti prego." Lo implorò Harry senza una precisa richiesta, privo di forze e sul punto di impazzire o scoppiare a piangere dalla frustrazione.

Sperò che Louis cogliesse il messaggio comunque e il bastardo fece finta di niente ancora per un po' finché non lo sentì pulsare contro le sue natiche. Si fermò solo allora, realizzando di aver ottenuto ciò che voleva e di aver anche probabilmente esagerato.

No, aveva decisamente esagerato perché ora lo stesso problema si stava formando nelle sue mutande. Si allontanò dal ragazzo in fretta, saltando in piedi e sorridendogli brevemente prima di sgattaiolare via spiegandogli di essere in ritardo per l'università.

Harry fissò davanti a sé per altri trenta minuti, sconvolto e accaldato, attendendo che il suo amichetto si placasse. Nel mentre sentiva provenire dalla cucina un tintinnio di metallo sbattere contro la ceramica e poi un tonfo seguito da diverse imprecazioni, segno che Louis avesse rotto qualcosa. Solitamente sarebbe corso giù a sparargli merda, ma non si era ancora ripreso e non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.

Altri passi sulle scale, stavolta a salire, poi la sagoma del liscio sfrecciò davanti alla porta e sparì nella camera opposta alla sua. Lui era ancora lì immobile quando Louis tornò al piano terra correndo e sbattendo di seguito il portone principale. Soltanto allora, il riccio poté tornare a respirare. Più o meno.

Fece una smorfia e si ributtò con la schiena al materasso, mettendosi le mani sul viso e grugnendo frustrato contro i palmi. Sapeva bene cos'era accaduto e per quanto lo nascondesse, era palese che Louis non avesse frainteso la sua come una semplice erezione mattutina.

Come si sarebbe dovuto comportare adesso che il suo coinquilino aveva quasi sicuramente capito che avesse una cotta per lui?

***

Ci aveva pensato per diverse ore, praticamente il tempo che Louis aveva trascorso a scuola, giungendo alla conclusione che per quel martedì avrebbe fatto ogni cosa pur di evitarlo. E così, prevedendo che sarebbe tornato a casa verso le 4 di pomeriggio, afferrò chiavi, portafoglio e giacca uscendo 30 minuti prima di quell'ora, diretto alla fermata degli autobus più vicina.

Prese il primo per Londra centro, sedendosi tra gli ultimi posti. Aveva ancora troppi pensieri per la testa e la confusione che tutte quelle persone provocavano lo infastidiva, perciò tirò fuori dalla tasca le sue amate cuffiette che ovviamente si erano già aggrovigliate tra loro. Si sentì meglio non appena schiacciò play e la sua canzone preferita gli invase le orecchie: Sweater Weather dei The Neighbourhood. Amava quella band e un po' gli dispiaceva che fosse poco conosciuta.

Sorrise ancora di più, quando partì Daddy Issues, nonostante parlasse di una storia triste. Il ritmo lo faceva impazzire, sentiva il sangue scaldarsi e scorrere più veloce. La musica riusciva a farlo piangere, ridere, ballare scatenato e persino eccitare.

Era così concentrato ad aggiungere nuove canzoni alle playlist di Spotify che per un soffio non si accorse di essere arrivato alla fermata dove sarebbe dovuto scendere. Per miracolo sollevò lo sguardo soprappensiero notando il mezzo fermo già pronto a rimettersi in moto. Saltò in piedi con gli occhi sbarrati, si fece spazio tra la gente con qualche spintone e scusandosi ripetutamente, urlò un "aspetta!" vergognandosi come non mai, l'attenzione di ognuno fissa su di lui.

Una volta atterrato sul marciapiede espirò profondamente, strofinandosi la fronte con la manica della giacca in pelle nera, le gote rossissime. Che figura di merda.

Vide una signora anziana seduta su una panchina lì vicino guardarlo con apprensione e dopo un attimo di esitazione, lo approcciò per chiedergli se stesse bene. La ringraziò, sempre più imbarazzato ma dicendole che fosse apposto. Insomma, doveva proprio avere una faccia stralunata per averla fatta preoccupare in quel modo.

La donna dai capelli grigi gli sorrise dolcemente augurandogli una buona giornata prima di tornare a sedersi. Aveva quell'andamento traballante e la corporatura esile che gli ricordò tremendamente sua nonna. Quanto gli mancava e non solo lei. Non vedeva la sua famiglia da natale.

Preso da quello sprazzo di nostalgia, afferrò il cellulare e fece partire una chiamata.

"Pronto?"

Harry tornò a sorridere al suono di quella voce femminile.
"Mamma! Come stai?"

"Tesoro mio! Io bene grazie, tu? Da quanto che non ti sento."
Nel frattempo aveva iniziato a camminare lungo la strada che conduceva a Piccadilly Circus.

"Scusa, è che sono molto impegnato... sai, ho da poco finito il trasloco e sto girando tantissimo per trovare lavoro." Disse triste ma sincero, scalciando distrattamente qualche sassolino con la punta degli stivali.

"Lo so ma mi farebbe piacere se chiamassi di più. Non averti qui a casa è già abbastanza doloroso."

Harry si fermò in attesa che il semaforo diventasse verde, guardandosi attorno con un'espressione colpevole.
"Mancate molto anche a me, prometto di farlo più spesso."

"Bravo piccolo... allora, come va con la nuova casa? E il nuovo coinquilino?"

A quelle domande, in particolare alla seconda, Harry sentì un breve tuffo al cuore. "È bellissima e vale tutti i soldi che costa." Rispose mordendosi il labbro mentre attraversava la strada.

"Anche il ragazzo?"

"C-cosa?" Questa volta si bloccò nel bel mezzo del marciapiede e non perché costretto dalla segnaletica.

"Lewis, o sbaglio? Com'è? È carino?" Andò avanti sua mamma e poteva scommettere che avesse quel sorrisetto beffardo sulla bocca.

Scosse la testa pensando velocemente ad una risposta da darle che non facesse trasparire la verità. Non ci teneva a sentire i suoi soliti discorsi sul quando e come le avrebbe presentato il genero e cazzate simili. "Mamma si pronuncia Luì, è un nome francese." La corresse infine, provando a cambiare argomento.

"Ho capito, ti piace." Rise la donna.

"Ma- Cosa dici? No!"

"Harry sono tua madre, conosco mio figlio e so cosa significa quando eviti le mie domande."

Ecco perché le telefonava raramente. "Non ho evitato nessuna domanda, mamma uffa! Sei sempre la solita."

"Sì sì, fammi sapere se le cose si evolvono e ah, magari la prossima volta che vieni a trovarci porta anche Luì." Propose sottolineando apposta il nome del ragazzo. Lo stava tranquillamente prendendo in giro e sapeva quanto gli desse fastidio.

Il riccio alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo. "Contaci... mi dispiace ma devo andare. Ciao."

Sua mamma ridacchiò tra sé prima di salutarlo con un: "Ciao pasticcino, chiamami presto!"

Harry terminò la chiamata toccando lo schermo con più pressione del dovuto. Quel giorno gli mancavano solo i commenti di sua madre per confermare di essere stato umiliato definitivamente.

Stava pensando a questo tutto impettito e imbronciato, quando sfilando accanto ad uno Starbucks, gli venne improvvisamente voglia di cioccolato. Entrò nel bar affollato di turisti e londinesi, avvicinandosi al bancone per ordinare, ma un foglio appeso ad una colonna verde attirò la sua attenzione.

CERCASI CAMERIERE CON ESPERIENZA

C'era stampato sopra e gli brillarono gli occhi. Un'altra possibilità da non perdere, doveva tentare anche lì.

Quando arrivò il suo turno, una ragazza giovane dai capelli biondi e ricci si posizionò davanti a lui sorridendogli caldamente.

"Vorrei una cioccolata calda con panna, per favore." Disse Harry e lei annuì, pulendosi le mani sul grembiule legato in vita, per poi mettersi a preparare la sua ordinazione.

Aspettò che tornasse con la tazza fumante per farle la seconda richiesta, sperando in una risposta positiva. "Grazie... Io uhm... sto cercando lavoro e ho visto che avete bisogno di personale. Mi chiedevo se potessi fare domanda... in caso ho anche una copia del mio curriculum qua con me."

La ragazza lo ascoltò con attenzione e una volta che ebbe terminato, mosse la chioma di boccoli esclamando: "Certo! Puoi lasciarmelo così lo mostro al capo che ti contatterà per un colloquio entro breve, un paio di giorni al massimo."

Sulle guance del riccio apparvero due profonde fossette. "Grazie mille, gentilissima."

Questa sorrise ancora di più e si sporse in avanti allungando la mano destra. "Sono Alice, comunque."

"Harry, piacere." Si presentò accettando la stretta. La guardò negli occhi per rispetto, cogliendo uno strano luccichio nei suoi dello stesso colore verde ma più scuri.

Non è che... avesse fatto colpo? Succedeva spesso che alcune ragazze ci provassero e quando scoprivano fosse gay, ci rimanevano molto male borbottando che fosse un peccato e uno spreco.

Ma Harry valutò non fosse il momento opportuno di confessarlo, magari rischiando che ritirasse la sua offerta di aiutarlo. Così tenne le considerazioni per sé, pagò ed uscì dal locale con il recipiente caldo tra le mani, non prima di aver salutato Alice che lo seguì con lo sguardo finché non lo perse di vista tra la folla.

Il riccio svuotò la tazza che era già giunta ora di cena, quindi si alzò dalla panchina sulla quale si era seduto per un po', decidendo di fare un giro per la piazza e in qualche negozio dato che aveva bisogno di nuove t-shirts.

Non aveva fame, perciò tirò dritto fino al capolinea dei bus.
Prese quello di ritorno alle 9 e quando varcò la porta di casa, venne accolto da silenzio e buio. Nessuna traccia del suo coinquilino. Grazie Dio, pensò.

Dopo essersi tolto le scarpe, salì al piano superiore cercando di passare inosservato. Riuscì a chiudersi in camera, senza incappare in Louis che quasi sicuramente era rintanato nella propria.

Quella stessa notte Harry si assicurò di chiudere bene la porta a chiave, sbuffando scocciato ma convincendosi comunque a indossare l'intimo. Giusto per sicurezza.

Si addormentò con la certezza che non sarebbe mai più capitato un risveglio simile a quello della mattina.

 

   
 
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