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Autore: Amily Ross    19/01/2019    3 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26: We Are The Champions!

 

La seconda semifinale si svolge tra Germania-Belgio, senza particolari attriti tra le due formazioni, i tedeschi battono gli avversari 4-2 con una doppietta del Kaiser, una rete di Kaltz e una di Schester; la squadra belga è comunque soddisfatta del loro risultato, soddisfatta di esser arrivata in semifinale con tre grandi nazionali e ora è determinata al massimo a far bene con la nazionale italiana per la finale di terzo e quarto posto, anche se dovesse vincere la squadra di Gentile, per loro sarà comunque una grande vittoria, visto che mai sono arrivati tanto lontani a una competizione globale.

***

Mosca: domenica 15 luglio, 2018 Lužniki Stadium, h. 17:00

Il grande giorno è finalmente arrivato, lo Stadio Lužniki di Mosca, è gremito di tifosi tedeschi e nipponici, ma anche tifosi di  altre nazioni sono presenti per vedere la finale; tra i tanti tifosi tedeschi, vi è anche un bambino, che è emozionato quanto il suo idolo che tra poco scenderà in campo. Il piccolo Jamie, ritornato anche lui a correre sui campi da calcio, dopo aver sconfitto la leucemia, è diventato amico del Kaiser e si sono allenati  insieme qualche volta durante le pause tra una partita e l’altra – il piccolo ha davvero talento e Karl vuole coltivarlo. Super felice urla il nome del più grande, con indosso la maglia che il giovane campione tedesco gli autografò e regalò il giorno del loro primo incontro, quel giorno in ospedale; è volato in Russia con mamma, papà e il fratello maggiore Klaus e di questo deve ringraziare ancora il Kaiser, è stato un altro dei suoi regali, oltre quelli fatti la prima volta, gli ha anche regalato biglietti e soggiorno per lui e la sua famiglia. 

Anche la famiglia Schneider al gran completo è in tribuna in fibrillazione – persino nonna Angelika – che non è proprio amante dello sport che ha reso famosi tre degli uomini della sua vita, non vede l’ora di vedere il suo adorato nipotino giocare e divertirsi, magari anche vincitore. Thomas, in panchina al fianco di Löw, attende di vedere il suo campione, con la fierezza e l’orgoglio che lo contraddistinguono, il suo ragazzo ha passato davvero dei brutti momenti, ma non si è mai arreso, ha lottato con tutte le sue forze e ha vinto la partita più importante della sua vita e ora è sicuro che ce la metterà tutta anche per vincere il Campionato del Mondo.

Beatrix ha quasi le lacrime agli occhi, i brutti ricordi del suo bambino in ospedale ancora vividi, ma sorride, il suo ometto coraggioso ce l’ha fatta – e ora sarà sicuramente più forte di prima – anche in ospedale non faceva altro che pensare al calcio, a questo Mondiale, e lei è immensamente felice di saperlo guarito. Marie Käte, che stravede per suo fratello, è la ragazzina più felice dell’universo. Non si sognerebbe mai di giocare a calcio a livello agonistico, lei vuole diventare Étoile dell’Opéra de Paris, ma le piace anche questo sport, non si perde un Mondiale, soprattutto non si perde una partita del suo fratellone.

Joseph, seduto accanto  alla moglie, sorride; ricorda la finale di quattro anni prima, la finale del suo secondogenito, il suo Bernd giocò una partita memorabile e lo rese il padre più orgoglioso del mondo. Il suo campione. Anche se adesso il figlio è volato in cielo, il padre lo sente sempre al suo fianco, e in questo momento lo immagina accanto al nipote – con il quale aveva un legame profondo e fraterno – una passione in comune; è sicuro che suo figlio è lì a guardare il suo nipotino adorato insieme a tutti loro: tutta la famiglia Schneider al gran completo, non manca proprio nessuno.

 Marika accanto alla nipotina sorride osservando lo stadio gremito, la finale di un Mondiale suscita sempre una grande emozione; inevitabilmente la sua mente ripercorre prepotentemente la finale di Rio de Janeiro: la finale che vinse il suo amato Bernd, quel lungo bacio a bordo campo – poco prima di sollevare la coppa – la proposta di matrimonio alla festa post vittoria, il lungo applauso dei compagni di squadra, mentre  il suo uomo la guardava con quei meravigliosi occhi azzurri brillanti come stelle: non c’è stato bisogno di parole in quel momento, lo sguardo della ragazza diceva tutto, l’emozione davanti a quell’anello era stata troppa, che tacitamente – con un bacio – aveva risposto mille volte al suo uomo di volerlo sposare, e lui, specchiandosi negli occhi della fidanzata, aveva annunciato una data approssimativa.

Adesso, quattro anni dopo da quel meraviglioso e fiabesco periodo, molte cose sono cambiate: quel matrimonio tanto sognato non è mai avvenuto, il destino ha crudelmente deciso per loro, strappando prematuramente Bernd alla vita – strappandole il suo uomo dalla braccia – brutalmente. 

“Mi dispiace, amore mio, non avrei voluto finisse così… volevo renderti la donna più felice del mondo, la donna della mia vita, la madre dei mie figli e amarti ogni giorno fino alla vecchiaia. Perdonami, Marika… sono stanco di lottare, non ne ho più le forze questa bestia nera me le sta strappando via inesorabilmente, ma di una cosa sono certo: continuerò ad amarti anche quando non sarò più al tuo fianco, sei tu il dono più prezioso che la vita mi abbia fatto. Ti amerò sempre immensamente, mio meraviglioso amore.” 

Sorride, ricordando queste parole – marchiate a fuoco nel suo cervello e nel suo cuore – mentre inevitabilmente gli occhi le si riempiono di lacrime, che prontamente asciuga e sorride ancora, l’amore per Bernd non cesserà mai come mai smetterà di voler bene alla famiglia Schneider; i cori dei tifosi tedeschi la riportano alla realtà e un nuovo sorriso le si stampa in volto: questo stadio di Mosca è il palcoscenico di nuove emozioni che vedranno protagonista il suo adorato nipote

***

Nello spogliatoio tedesco l’adrenalina è alle stelle, Karl è emozionato come mai in vita sua e dal suo sguardo di ghiaccio traspare tutta la sua tenacia e determinazione. Il mister dà le ultime raccomandazioni ai suoi ragazzi, guardando con orgoglio il suo numero 11, il perno della squadra – il Kaiser. Karl ricambia il sorriso dell’allenatore e guarda i compagni ai quali sorride. «Vinceremo! Niente e nessuno potrà fermarci.» afferma, prendendo dal suo borsone una scatola di scarpe, la apre e indossa gli scarpini, quelli che furono di suo zio, gli stessi che egli indossò per poco tempo prima di morire, quelli che inaugurò alla finale mondiale del 2014, gli stessi che suo nonno gli regalò in ospedale e che lui indosserà con orgoglio ed onore – un modo per avere anche l’amato zio vicino – guarda suo padre che lo osserva, sorride e apre la scotola; Thomas osserva le scarpe e gli si avvicina. «Sono fiero di te, campione.» gli sussurra all’orecchio, sedendosi al suo fianco e sfiorando con la punta delle dita uno degli scarpini del fratello.

Un  paio di Puma, rosse e nere, con lo stemma in bianco, che riprendono i colori sociali della squadra dello zio – sempre in bianco e stilizzata – la scritta: “Bernd Schneider” capeggia sulla parte sinistra del tallone, bianco su nero, così come sulla punta – bianco su rosso – “Bayer Leverkusen” la squadra nella quale il giovane Bernd è cresciuto calcisticamente, affermandosi anche a livello mondiale, diventando campione nel 2014 in Brasile – Leverkusen – la città natale della famiglia Schneider, che vanta ben tre campioni di calcio tra le sue file: Thomas Schneider, adesso allenatore dell’Amburgo F.C.; Bernd Schneider – il fratello minore – bandiera della squadra della loro città e della nazionale e il giovane Karl Heinz Schneider – il Kaiser – campioncino esordiente e già famoso in tutta Europa.

Dopo l’ingresso in campo e gli inni nazionali, la consueta stretta di mano tra i due capitani, e una folla esaltata di tifosi che esulta e sprona la propria squadra a dare il massimo, la partita tanto attesa ha finalmente inizio. Schneider manda una bacio alla fidanzata, seduta in panchina, accanto a Marshall e alle altre managers giapponesi – la quale sorride e ricambia – e dà il calcio d’inizio, passando subito la palla a Kaltz, che immediatamente verticalizza l’azione spingendosi nell’area di rigore giapponese – dove Benji l’atro suo migliore amico – regna sovrano tra i pali.

Tutta la formazione tedesca si spinge in attacco, guidata dal suo Kaiser, che con abilità scarta ogni avversario gli si pari davanti. Questa è la sua partita, il suo Mondiale, non permetterà a nessuno di soffiargli la vittoria – nemmeno se dall’altro lato c’è il suo migliore amico – no, non sarà felice nel caso in cui dovesse vincere Price, perché questa vittoria per lui, vale molto più che di una semplice coppa – di un titolo – vale una promessa fatta a suo zio, del quale indossa con onore gli scarpini; una promessa fatta a se stesso e ai suoi cari e amici, quando era malato, una promessa fatta anche a Erik, che non è riuscito a vincere la malattia e a realizzare il suo sogno di andare in Australia col nuovo amico; una promessa fatta anche a Benji – il quale sarà contento se sarà lui a vincere, nonostante tutto, perché anche la felicità di un amico è già di per sé una grande vittoria – questo lo sa bene il portiere giapponese – che ha vissuto al fianco dell’amico tedesco il calvario della sua malattia.

La prima azione goal della partita viene però sventata dalla maestria di Julian Ross, che orchestrando la difesa, fa cadere gli attaccanti tedeschi nella sua infallibile tattica del fuorigioco. Karl gli sorride e scuote la testa, un sorriso sincero e amichevole, ma anche determinato e di sfida – incitamento a dare il massimo e divertirsi – dunque la nipponica difesa, conquistato il pallone, parte in contropiede costringendo la formazione tedesca a rientrare nella propria metà campo e difendere il proprio specchio, dove Deuter Müller osserva e attende.

Mark Lenders riesce però a superare la difesa tedesca, e solo davanti al portiere, scaglia il suo potente Tiro delle Tigre, ma per sua sfortuna viene bloccato dall’estremo difensore della Germania, il quale rinvia il pallone che viene intercettato da Schneider. L’azione tedesca ricomincia, con tutti gli attaccanti in avanti, capeggiati dal Kaiser, che scarta tutti quanti e infine allarga sulla fascia per neutralizzare la tattica di Ross – che anche se battuto – sorride al tedesco, sa benissimo che momenti orribili ha passato l’amico, e vederlo così determinato è straordinario, memore anch’egli del suo periodo di pausa forzata. 

Kaltz sulla fascia, ripassa il pallone al centro, tra i piedi del suo migliore amico, che è solo davanti all’altro compagno di vita giapponese, Benji gli sorride – un sorriso fiero e pieno di stima e orgoglio – per quell’amico rinato e attende il tiro, pronto e determinato a non farlo entrare. Karl ricambia il suo sorriso, mentre i suoi occhi azzurri ardono come mai, carica il destro e il suo Fire Shot si insacca in porta, senza che Benji riesca a prenderlo, ma impercettibilmente sorride – anche se in svantaggio – questo è un goal importante anche per lui; rinvia dunque il pallone e la sfida tra difensori e attaccanti ricomincia.

Schneider, come consuetudine, dopo ogni rete, alza in alto il pugno destro e guarda il cielo col sorriso sulle labbra; sugli spalti i tifosi lo invocano, ripetendo e urlando a squarciagola: “Kaiser Karl!” sulla panchina giapponese, Grace e Fanny, esultano e si stringono – nonostante la loro squadra sia in svantaggio, nonostante il migliore amico delle prima e fidanzato della seconda abbia preso un goal – le managers dell’Amburgo esultano, la prima per il fidanzato e la seconda per il migliore amico. L’attacco nipponico, capitanato da Hutton, si spinge in avanti e riesce a guadagnare l’area di rigore, dove Lenders non ha nessuna intenzione di fallire ancora una volta; scaglia ancora il suo Tiro della Tigre e questa volta riesce a beffare Müller.

Ormai mancano solo una manciata di secondi alla fine dei tempi regolamentari, il risultato è fermo sul 3-3, il Kaiser si è confermato capocannoniere indiscusso, segnando addirittura una tripletta; per il Giappone invece, hanno segnato Lenders, Everett e Ross. I trenta minuti dei due tempi supplementari non servono a nulla, il risultato rimane invariato, ed entrambe le formazioni – seppur stanche – sono determinate a non arrendersi fino alla fischio finale. Schneider sembra instancabile, un leone, non si è risparmiato un attimo.

Dall’atra parte del campo, anche la formazione nipponica è decisa a vincere, nonostante i 120’ si facciano sentire non si arrenderanno facilmente; Benji guarda il tabellone e sospira sollevato, ormai manca poco – è inevitabile – la partita si deciderà ai calci di rigore; il polso destro gli fa male, evidentemente deve averlo sforzato troppo perché il Kaiser non si è certo limitato ai tre tiri nei quali ha segnato, lo ha tempestato senza farlo risparmiare. Non ce l’ha con lui per questo, è anzi felicissimo, di vederlo in gran forma e comunque andrà per il Giappone – per il portiere sarà un successo.

L’arbitro fischia anche la fine del secondo tempo supplementare, come ogni finale di Coppa del Mondo che si rispetti, si deciderà tutto ai rigori.  Il primo calcio piazzato viene battuto dai tedeschi, mentre Price si piazza tra i pali, Kay Boisler – suo compagno nell’Amburgo – si posiziona sul dischetto, dopo il fischio dell’arbitro il centrocampista tira e mette a segno il primo dei loro cinque calci piazzati.  È il turno di Müller tra i pali, il portiere enigmatico di Germania, non permetterà facilmente di far violare la sua porta, per quanto possa esser difficile parare un rigore ce la metterà tutta.

Sul dischetto per il Giappone si piazza Philip Callaghan, l’arbitro fischia, e l’Aquila del Nord insacca in rete il suo tiro, ancora una volta un pareggio. Jenny in panchina salta ed esulta, stringendosi con  Grace e Fanny, in fondo anche se adesso vivono in Germania, e a essa sono legate sentimentalmente, è pur sempre la loro nazionale ad aver segnato; Philip per la manager dell’Amburgo resta sempre un fratello; anche Amy e Patty esultano stringendosi con le compagne.

La tensione sugli spalti è altissima, i tifosi urlano cori ed elogiano i propri beniamini; così come in campo, i calciatori di ambedue le formazioni, sono tesi e non vedono l’ora di metter fine a questa partita emozionante. Price ritorna in porta, sistemandosi meglio i guanti e stringendo i denti quando tocca la mano destra – il polso gli fa un male cane – ma questo non lo fermerà di certo, continuerà a difendere la sua porta con le unghia e con i denti, come ha sempre fatto e come sempre farà. Sul dischetto è già posizionato Manfred Margars – il gigantesco centrocampista del Werder Brema – il quale dopo il fischio tira il suo missile, beffando il portiere titolare dell’Amburgo con un pallonetto, dopo aver finto un tiro all’angolo basso.

Un boato si eleva dalla panchina tedesca, così come in curva, mentre i ragazzi in campo non si scompongono, ma si complimentano comunque con il compagno di squadra – la partita è ancora aperta, può ancora accadere di tutto – adesso tocca alla Tigre mettere a segno un altro prezioso goal, portiere e attaccante in posizione, e Mark Lenders con il suo fortissimo tiro beffa ancora una volta il portiere tedesco, riportando la sua squadra in parità.

Benji ritorna tra i pali, dando il cambio a Müller, che momentaneamente torna dai compagni, ed è il turno di Hermann Kaltz – che posizionatosi sugli undici metri – guarda il suo migliore amico tra i pali e sorride, anche Price sorride, in nome della loro grande amicizia, ma entrambi sanno che l’altro ce la metterà tutta. L’arbitro fischia e il tedesco carica il destro, il portiere è in traiettoria, riesce a sfiorare il pallone con la mano destra, ma una fitta glielo fa sfuggire lasciando che esso entri all’angolino basso. Benji sbuffa e raccoglie il pallone, consegnandolo all’arbitro per il prossimo rigore, Kaltz raggiunge i compagni e il Kaiser lo stringe esultante.

Ritocca di nuovo alla formazione nipponica battere, questa volta sarà Tom Becker ad assumersi la responsabilità della sua squadra. Il ragazzo del Paris Saint Germain si piazza sul dischetto, e anche lui riesce a segnare. C’è poco da fare, questi giovani campioni hanno una grande determinazione, e nessuno di loro vuole perdere questa emozionante competizione; sarà una sfida all’ultimo rigore da parte di entrambe le rose. «Cazzo il polso mi fa malissimo.» sussurra Benji tra sé e sé, mentre si posiziona di nuovo tra i pali.

«Sembra gli faccia male…» sussurra Fanny all’orecchio di Grace al suo fianco, che annuisce con un sospiro. «Me ne sono accorta, poverino, spero non sia grave. In ogni caso, comunque vada, per noi sarà un successo.» risponde. Fanny annuisce e sorride, guardando il suo ragazzo tra i pali e il suo migliore amico sul cerchio di centro campo – che sorridente si incammina verso l’area di rigore, rivolgendo  alle due ragazze il suo sguardo fiero, sistema la sfera sul dischetto e incatena i suoi occhi di ghiaccio con quelli onice del suo migliore amico, Benji ricambia il sorriso e lo aspetta.

Il Kaiser sceglie di tirare di sinistro, siglando il suo quarto goal in questa partita, confermandosi il numero uno dei cannoniere di tutto il Mondiale, scatenato come non mai; alza in alto il pugno destro sorridendo e mandando un bacio a Grace e Fanny, che esultano e saltano come due sceme sulla panchina giapponese, il ragazzo ritorna da compagni che lo festeggiano. Benji, nonostante tutto, sorride felice e torna anche lui dai compagni, lasciando i pali all’altro portiere.

Julian Ross, sul dischetto, e Deuter Müller tra i pali; determinazione negli occhi di entrambi e il fischio dell’arbitro, il Principe del Calcio con il suo elegantissimo tocco di palla ha beffato ancora una volta il portiere tedesco. Amy in panchina sorride con le lacrime agli occhi e gli manda baci, felicissima e orgogliosa del suo uomo. Manca solo un rigore a testa, dei cinque regolamentari, se nessuna delle due formazioni sbaglierà si andrà avanti finché una non prevarrà sull’altra. «Che partita emozionante, signori, degna finale di Coppa del Mondo.» dice il cronista, mentre le tifoserie impazzano.

Benji riprende posto tra i pali e guarda i suoi compagni di squadra, la loro vittoria dipende dalle sue mani, se para questo rigore sono campioni – sperando che Holly segni il prossimo – se non para potrebbe vincere la Germania, il suo migliore amico. Franz Schester, centrocampista offensivo del Werder Brema, e ala della Nazionale, si posiziona sul dischetto e sigla l’ultimo rigore per la sua squadra; Benji sospira, ma sorride, nonostante tutto.

La tifoseria tedesca si scatena, ma trattiene poi il fiato all’ultimo rigore da battere del Giappone. Schneider stinge le spalle di Kaltz, guardando attentamente il capitano nipponico, pregando che sbagli. Müller si sistema nuovamente davanti lo specchio della porta, guarda i suoi compagni di squadra e annuisce sicuro, volgendo poi lo sguardo all’attaccante di fronte a lui, l’arbitro fischia e Oliver Hutton scaglia il suo tiro, ma qualcosa va storto – forse non ha ben calibrato la potenza – forse la stanchezza sulle gambe, o semplicemente uno sfortunato evento, sta di fatto che il suo tiro è finito dritto tra le mani dell’estremo difensore tedesco.[1]

 Mentre il capitano nipponico cade sulle ginocchia in lacrime, la tifoseria tedesca impazza, così come i calciatori che urlano, saltano e piangono di gioia, correndo per il campo al culmine della felicità. «È finita, signori e signore, la Germania è Campione del Mondo per la seconda volta consecutiva. Ancora uno Schneider campione, Karl Heinz, il giovane Kaiser, numero uno come il defunto zio Bernd. Dopo aver lottato contro un tumore al cervello, il giovane Kaiser, è tornato sui campi da calcio, a differenza dello zio lui è riuscito a sconfiggere la malattia e vincere. Una doppia vittoria per il piccolo Schneider.» dice il cronista.

Mentre  i giapponesi piangono e si disperano, le riserve tedesche con lo staff tecnico raggiungono il resto della squadra in campo, che festeggia ancora in un grido di giubilo; Benji dà una pacca sulla spalla del suo capitano e gli sorride, poi raggiunge i compagni tedeschi e si butta letteralmente tra le braccia del Kaiser, che sorride e piange. «Sono orgoglioso di te, campione.» dice stingendolo forte. «Grazie, amico. Anche tu sei stato formidabile, nonostante ti facesse male il polso non hai esitato un attimo a provare a fermarci.» risponde Karl. «Siamo stati tutti e tre bravissimi, modestamente.» dice Hermann ridendo. «Beh… come abbiamo detto quella volta in ospedale: “Non importa chi vincerà, perché in fondo lo squadrone siamo noi.”» gli ricorda Benji, facendo annuire gli altri due e stringendosi tutti e tre come fossero fratelli.

La panchina nipponica, in lacrime non può far altro che promettersi di rifarsi al prossimo Mondiale; Fanny e Grace – come se avessero vinto – corrono in campo urlando e gioendo, unendosi ai festeggiamenti tedeschi, entrambe le ragazze si uniscono all’abbraccio di Price e Schneider. «Sei stato grandioso, amore mio.» dice Grace in lacrime, stringendo il fidanzato, che la prende in braccio facendola girare e baciandola in mondovisione. Fanny scompiglia i capelli al suo migliore amico, poi stringe il fidanzato. «Sono orgogliosa di entrambi, ha vinto il nostro Kaiser, ma tu sei sempre il portiere numero uno al mondo.» gli dice baciandolo. «Grazie, Fuffy mia.» le risponde Benji dopo essersi staccati, togliendosi poi i guanti e tenendo il polso dolorante con la mano. «Adesso però dovrai farti vedere da un medico.» dice lei, tenendolo stretto a sé. 

Sul cerchio di centro campo stanno ancora allestendo per le premiazioni, mentre il coro dei tifosi tedeschi è inarrestabile, la famiglia Schneider, Marika e la famiglia di Jamie – grazie a dei pass –  scendono in campo. Il piccolo calciatore corre incontro al suo beniamino, che prontamente lo prende in braccio e lo stringe. «Sei sempre il numero uno, Kaiser.» dice il bimbo entusiasta e in lacrime. «Grazie, campione.» sorride Karl, tenendolo ancora in braccio, voltandosi verso la tribuna e alzando in alto il braccio destro, lo stesso fa Jamie. Due generazioni di calciatori in una sola immagine – che prontamente viene immortalata in uno scatto dai tanti fotografi presenti – il presente e il futuro della Germania.

Marie Käte bacia Klaus – suo fidanzatino nonché fratello maggiore del piccolo Jamie. Karl nota la sorellina impegnato con il ragazzino e guarda il bambino ancora tra le sue braccia. «Mi sa che adesso quei due fanno sul serio.» dice facendo girare il piccolo che ride guardando i due baciarsi.

«Eccolo qua il mio campione, il mio orgoglio più grande.» dice commosso Thomas Schneider stringendo il figlio, che messo giù Jamie, ricambia la stretta del padre con un sorriso raggiante e gli occhi azzurri brillanti di lacrime e di gioia. «Bravo, tesoro.» aggiungono insieme la mamma e la nonna, entrambe in lacrime. «Complimenti, ragazzo mio, siamo tutti orgogliosi di te… anche lui lo è, ne sono sicuro.» dice il nonno, guardando il nipote con immensa gioia e commozione. «Grazie, nonno. Questa vittoria la dedico anche a lui, è come se fosse qui con noi in questo momento, ancora grazie per avermi regalato i suoi scarpini.» risponde Karl stringendolo forte.

La piccola di casa, staccatasi dal fidanzatino, raggiunge la famiglia e si fionda tra le braccia del fratello. «Sono orgogliosa di te, Kaiser, ho un fratello fortissimo e meraviglioso che adoro.» gli dice con un sorriso che va da orecchio a orecchio. «Grazie, Prinzessin. Anche io ti adoro e sono fortunato ad avere una sorellina come te, sono certo che anche tu esaudirai il tuo sogno entrando all’Opéra portando il nostro cognome in alto anche nella danza.» le risponde Karl stringendola forte, le stampa un bacio sulla fronte e si avvicina a Marika, stringendola forte. La ragazza sorride e ricambia la stretta in lacrime. «Sono fiera di te, sei stato eccelso, degno di tuo zio.» sussurra, guardandolo in quegli occhi azzurri che tanto le ricordano quelli di Bernd. «Grazie, zia.» sorride Karl. «Ma lui resterà sempre un immenso campione, anche se io un giorno dovessi eguagliarlo o superarlo, ciò che lui è stato per noi non cambierà mai.» dice con la voce tremante, sorridendo. «Hai ragione.» sorride Marika, stringendolo ancora.

Il palco delle premiazioni è stato allestito sul cerchio di centro campo il Belgio e il Giappone sfilano davanti alle alte cariche della FIFA ed è il vicepresidente a dar loro la medaglia di bronzo e d’argento, stringendo la mano a ognuno di loro. I tedeschi sfilano subito dopo i giapponesi, velocemente il vicepresidente consegna loro la medaglia d’oro, stringendo le mani a ognuno di essi, riservando una stretta affettuosa al Kaiser che sorride e ringrazia; raggiunge i compagni già investiti della medaglia dinnanzi alla coppa in bella mostra, che viene ammirata, carezzata, baciata dai calciatori e anche Karl la tocca sorridente; mentre il resto della squadra e lo staff tecnico continuano la sfilata per ricevere le medaglia.

Dopo aver stretto Joachim Löw e Thomas Schneider, il presidente della FIFA si allontana, raggiungendo la squadra, prende la coppa e la consegna al capitano – che emozionato – la prende, sorride e va davanti ai compagni, consegnandola un attimo a Kaltz, sale in piedi sul tavolino che prima ospitava il trofeo – sorretto da dietro dai compagni di squadra – mentre Hermann gliela ripassa, Schneider la riprende, la bacia e la innalza al cielo, lo stadio esplode in un applauso, coriandoli neri gialli e rossi volano in aria e i giochi d’artificio colorano il cielo di Mosca, mentre in campo è tutta una festa. Karl salta giù, ancora col sorriso stampato sulle labbra e gli occhi lucidi di commozione, i suoi compagni lo affiancano e tutti tengono alta la coppa del mondo – compresi gli allenatori. Anche Benji, Grace e Fanny si uniscono alla squadra tedesca, il portiere stringe fortissimo i migliori amici – così come Fanny stringe il Kaiser – bacia anche lui il globo del trofeo, ancora in mano a Schneider, che ringrazia anche loro, poi si volta verso la sua Starlet, le sorride e la raggiunge facendole toccare la coppa. «Sono fiera di te, Kaiser.» sorride lei guardandolo intensamente con le lacrime agli occhi; Karl le sorride e la bacia ancora una volta in mondovisione, mentre la squadra con in testa Löw sfila sul rettangolo verde per il giro d’onore sotto le tribune. 

 

***

Angolo dell’Autrice: e così finisce questo mondiale, un po’ diverso da quello che abbiamo visto in tv lo scorso anno, ma era d’obbligo far vincere il Kaiser dopo tutte le disavventure vissute – e anche questa volta l’amicizia vince sulla rivalità. Questo capitolo lo avevo scritto già parecchio tempo fa, (ovvero ritroverete questa parte anche in una one-shot “On the road of the life” che è sì il capitolo della finale, ma è anche un finale alternativo nel quale Erik non muore, che pubblicherò appena questa storia sarà conclusa) dunque in questo capitolo ho apportato le modifiche necessarie per togliere il ragazzo, che in questa storia non ce l’ha fatta. xD Beh… adesso la storia è ufficialmente conclusa, ma ho pensato di scrivere un capitolo extra, dove si terranno i festeggiamenti in albergo e ci saranno anche alcune sorprese per alcuni dei personaggi; dunque ringrazio tutti quanti dal profondo del cuore per aver intrapreso con me questa lunga avventura – la mia Darling in primis – e vi do appuntamento all’ultimo capitolo. ♥ Amy.

P.S. il prossimo, e ultimo aggiornamento, lo posterò tra una settimana esatta – il capitolo finale è già bello che pronto. ;) ancora grazie a tutti quanti, un bacione grandissimo.

 

 

 

 

 


[1] Questa scena,come molti di voi noteranno, (spero) l’ho ripresa dai Mondiali del 2006 con la nostra Nazionale (quella degna di portare tale nome) Campione del Mondo: nella cui scena, Pirlo stringe le spalle di Cannavaro, Buffon annuisce sicuro ai compagni mentre si posiziona tra i pali, dicendo loro tacitamente di non preoccuparsi perché parerà il tiro e alla fine Trezeguet sbaglia colpendo di rutto la traversa… e il resto è storia! ♥ Qui, invece, il “caro Holly” (che come ormai sanno tutti coloro che mi seguono io detesto – perché di mio detesto i protagonisti di qualsiasi opera – e perché lui è veramente ciò che di più odioso e inutile esista (ovviamente io parlo per me, perché so che ad altri piace come personaggio  quindi va da sé.) la consegna praticamente nelle mani di Dario Belli, giusto per cambiare un po’ la scena – ma tanto la parte importante era l’abbraccio di Schneider a Kaltz miei amati bimbi bellissimi, esattamente come Pirlo e Cannavaro

   
 
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