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Autore: cut_wing    19/01/2019    1 recensioni
" “Perché non sorridi mai?” Ecco, questa domanda è la seconda cosa che odio di più al mondo. La prima è farlo."
Io sono Nico Di Angelo, e questa è la storia di come ho trovato la mia ragione per sorridere.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Nico/Will
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice
Questa volta lo metto all'inizio perché vorrei avvertirvi del fatto che la prima parte della storia sembra un po' sulla falsa riga dell'altra mia fanfiction "Tutti meritano di non essere forti", ma vi accorgerete che poi si evolverà in tutt'altro modo. In fondo lo dico sempre che Nico si merita di essere felice, ma non lo faccio mai. Spero di essere riuscita a farmi perdonare. Grazie a tutti quelli che recensiranno o che leggeranno soltanto!!!


Una ragione per sorridere
 
“Perché non sorridi mai?”
Ecco, questa domanda è la seconda cosa che odio di più al mondo. La prima è farlo.
In effetti non ricordo l’ultima volta che ho sorriso sul serio senza sentirmi in colpa. Sì, mi sento in colpa. Mi sento in colpa perché penso a tutti quelli che un motivo per sorridere non ce l’hanno più o semplicemente non possono farlo –i fantasmi non sorridono- e poi mi chiedo se sono uno di loro. Ciò che proprio non sopporto è il non riuscire a darmi una risposta.
A volte mi sorprendo a muovere impercettibilmente i muscoli del volto in quella che qualcun altro potrebbe definire “la mia espressione meno assassina”. Nessuno si è mai accorto che quello è il mio modo di sorridere. Anzi, forse Hazel lo ha capito, ma è sempre bravissima a girarsi dall’altra parte per evitare di farmi vedere il ghigno soddisfatto sul suo viso.
Ho come paura che se piegassi troppo in su le labbra queste si romperebbero quasi fossero di vetro e che a loro volta farebbero crollare tutti i muri che ho eretto attorno a me. Quei muri sono il mio scheletro, ciò che mi tiene assieme. Senza di essi mi ritroverei di nuovo in trappola nel mare di pensieri e sensi di colpa che cerco di arginare da quando ho scoperto chi sono, e questa volta non so se riuscirei a tornare a galla.
“…Nico!” Metto a fuoco gli occhi color cielo di Will, che mi fissa leggermente seccato. Siamo al laghetto delle canoe, che al momento è pieno di vita; al largo, i Sette della Profezia stanno combattendo una battaglia a suon di spruzzi e pistole ad acqua. Percy ovviamente non ne ha bisogno, gioca in casa, ma la cosa ha senso perché in fondo è stato lui a dare inizio a tutto quando Leo si è dato fuoco per sbaglio. Doveva “raffreddarlo a modo suo”, ha detto, e ora eccoli lì a giocare come bambini dell’asilo. “Mi stai ascoltando?” mi chiede nuovamente il biondo, sventolandomi una mano davanti agli occhi. “No.” Rispondo. Conciso. Sincero. Nessuna possibilità di fraintendimento. In questo senso vorrei che fossero tutti come me. Il figlio di Apollo invece non sembra apprezzarlo, perché sbuffa e si siede sul molo accanto a me, togliendosi le scarpe ed immergendo i piedi nell’acqua cristallina, senza notare l’espressione di disgusto di una ninfa che stava nuotando là fino a qualche istante fa. “Ti ho chiesto perché non sorridi.” Ripete. Io mi stringo nelle spalle, prendendo a fissare le increspature dell’acqua. “Seriamente, capisco che essendo figlio di Ade tu non possa essere il semidio più allegro del Campo, ma almeno una risata ogni tanto ti farebbe bene.” Non rispondo. I cerchi si allargano quando immergo anche io i piedi fino alle caviglie, ignorando i brividi di freddo. In effetti lo sento sempre, anche in estate, come se me lo portassi dentro. “Mi sento molto considerato.” Borbotta Will. “Cosa ti dovrei dire? Non tutti sorridono come ebeti, ogni due secondi, senza motivo.” Commento, abbastanza seccato. “Perché mi è sembrato che ti stessi riferendo ad una persona in particolare?” “Magari perché è così.” Rimaniamo in silenzio un altro po’, ma non faccio a tempo a pensare che finalmente potremmo aver chiarito la faccenda che torna all’attacco. “Quindi ti serve una buona ragione per sorridere?” Io alzo gli occhi al cielo, sospirando. “Sì, Solace. Come a tutte le persone normali.” Lui si alza di scatto con un’espressione spaventata in viso ed io mi volto velocemente, già pronto ad evocare alcuni zombie, ma mi sento spingere all’indietro e mi ritrovo in acqua.
Riemergo sputacchiando, non preparato a quel bagno improvviso, e gli grido: “Questo sarebbe un buon motivo per ucciderti, So…”. Non riesco a finire la frase; lui si regge con le braccia sulle ginocchia piegate, i capelli biondi che gli coprono in parte il viso arrossato, e ride. La sua risata è la cosa più bella che abbia mai visto. Sulle guance lentigginose gli appaiono delle adorabili fossette, ed i suoi occhi sono socchiusi e piani di lacrime. Ansima tenendosi la pancia, cercando di respirare, e mi indica con un dito. “Avresti dovuto vedere la tua faccia…” Tutto d’un tratto mi ricordo che ho una reputazione da difendere, così lo fulmino con lo sguardo. Ride ancora per poco; uno zombie fresco di tomba lo butta in acqua e lui precipita al mio fianco con un grande spruzzo ed un grido. “Ora dovrò cambiarmi tutto.” Mi lamento, osservandomi. “Ma tu non riesci proprio a divertirti, vero?!” “Speravo che stessi affogando.” Mi fingo dispiaciuto, voltandomi verso di lui. Il figlio di Apollo mette il broncio, per poi afferrarmi un braccio e trascinarmi giù. Non ho paura; da piccoli, io e Bianca andavamo spesso al mare a nuotare, ed io ero così a mio agio nell’acqua che lei mi chiamava “pesciolino”. Stranamente, qui, sotto la superficie, dove rumori e pensieri sono attutiti (come nelle tenebre in cui mi piace rifugiarmi), con la luce del sole che crea raggi di luce alternati a spazi d’ombra e le nostre mani unite e picchiettate di riflessi azzurrini, il ricordo di mia sorella non mi fa male. È incontrando lo sguardo meravigliato e quasi adorante di Will che mi accorgo di star sorridendo. Volto la testa, imbarazzato, e nuoto verso l’alto, senza però mollare la presa sulla mano del ragazzo.
“Non ci credo! Hai sorriso!!!” È la prima cosa che dice quando tiriamo fuori le teste dall’acqua. “Ma va’. Che acuto spirito d’osservazione.” Subito dopo averlo detto vorrei essermi tappato la bocca; io non faccio mai del sarcasmo a meno che non mi senta messo all’angolo, e lui questo lo sa bene. “Non hai alcuna intenzione di aprirti con me, vero?!” sorride amaramente, sciogliendo la stretta sulla mia mano. Credo che se mi avesse pugnalato mi avrebbe fatto meno male. Anzi, lo so per esperienza. Appoggia le braccia sul molo e fa per issarcisi sopra. Se fosse qualcun altro chiamerei uno zombie per aiutarlo ad andarsene il più velocemente possibile, ma lui non è “qualcun altro”. Lui è Will. Ed io voglio che resti.
“Io e Bianca non abitavamo a Venezia.” Dico, tutto d’un fiato, per richiamare la sua attenzione. Lui si ferma ed io continuo a parlare. “Beh, in provincia di Venezia, ma vivevamo in una cittadina vicino al mare, ed io e mia sorella spesso ci andavamo insieme a dei suoi amici. Io ero sempre stato uno solitario, preferivo stare con i grandi piuttosto che con quelli della mia età. Un giorno sono scappato di casa. Era per un motivo stupido, mi sembra che mia sorella avesse deciso di dipingere le pareti della nostra cameretta di viola ed io non volessi, ma mi cercarono dappertutto e mi trovarono in riva alla spiaggia.” Sorrido sovrappensiero ripensandoci. “Bianca da quel momento ha cominciato ad odiare quel colore.” “Sembra più un comportamento da figlio di Poseidone che di Ade.” Commenta Will, che nel frattempo si è voltato nella mia direzione. “Sarà per questo che ho creduto di amare Percy; sembra quasi che porti l’acqua con sé.” “Potrei diventare geloso.” Protesta, per poi avvampare rendendosi conto di ciò che ha detto. “Ehm, beh… comunque alla fine hai sorriso. Due volte.” Precisa, tentando di cambiare discorso. Io annuisco. “L’acqua mi mette a mio agio. E… anche tu.” Confesso, ed è la verità. Questa volta è il mio turno di arrossire, mentre lui mette in mostra un bellissimo sorriso a 32 denti. “Sei bello quando sorridi.” Mi dice. “Tu di più.” Replico. Un battito di palpebre e mi ritrovo con le sue labbra appoggiate sulle mie, i nasi che si sfiorano ed il suo respiro sul viso. Ci stacchiamo piano, appoggiandoci fronte contro fronte. “Credo…” Dico, guardandolo negli occhi e alzando i lati delle labbra all’insù. “…di aver appena trovato la mia ragione per sorridere.”  
    
   
 
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