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Autore: elfin emrys    23/01/2019    6 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Grant - Capitolo 2
 
Arthur sembrava stravolto, stanco come chi aveva compiuto un lunghissimo viaggio, eppure pareva non avere la minima intenzione di addormentarsi, e finché sarebbe stato sveglio, Merlin non l’avrebbe lasciato.
Erano rimasti a lungo quasi accoccolati l’uno all’altro, dimentichi di ogni antico pudore e regola. Il sole era salito in cielo con la stessa velocità che ci aveva messo ogni giorno e nulla sembrava dover accadere di diverso rispetto a come la natura voleva che fosse. Il mago pensò che forse la meteora, la neve, le scosse, il buio, tutto era stato predisposto per gridare all’arrivo (il ritorno) di Arthur, ma non gli disse nulla.
Stettero diverse ore fermi a non rivolgersi la parola, solo ad asciugare le lacrime di Merlin e il re gli aveva sorriso nel farlo. Ogni tanto, un nuovo singhiozzo scuoteva il petto del mago, ma erano solo piccoli e brevi sussulti, gli ultimi echi delle fitte di dolore e sollievo precedenti. I suoi occhi erano pesanti e gonfi e anche quelli di Arthur lo erano, rossi sul contorno, e sulle guance aveva come delle leggere righe purpuree, anche se non aveva fatto un fiato.
Il re si schiarì la gola e aprì le labbra, come indeciso sul da farsi.
-Quanto tempo è passato?
La sua voce era roca e strascicata, come se non fosse stata usata per tanto tempo. Merlin ci mise qualche secondo di troppo a rispondere. Scoprì che dire quel numero faceva male.
-Duemila anni. Più o meno.
Il viso di Arthur rimase impassibile. Forse, nel buio di Avalon, aveva potuto intravedere il tempo che passava, anche se velato, anche se non sentendolo propriamente. Forse, si aspettava quella risposta.
Merlin, sicuramente, non si aspettava la domanda dopo.
-Sei arrabbiato con me?
-…No…
Ma Arthur sapeva che non era vero.
Si mosse stancamente e lo guardò; si lasciò sfuggire un lieve sorriso mentre gli osservava il viso, poi le sue labbra tornarono dritte.
-Camelot?
-Sepolta. Tanto tempo fa.
Arthur respirò profondamente, allargando gli occhi con sorpresa.
-Non ne è…
Merlin scosse il capo e gli strinse il braccio in modo istintivo, pronto a consolarlo.
-Non è rimasto nulla.
Il re tentò di trattenere un tremito e chiuse gli occhi, piegando il capo in segno di lutto. Smise di parlare e ricadde un lungo silenzio.
-Sei stato solo?
-Mh?
-Per tutto questo tempo…
Merlin si passò la lingua sulle labbra secche e deglutì. Fissò a terra, incantato a guardare il nulla.
-…Sì.
Non parlarono più fino a sera.
 
Arthur gli afferrò un braccio, sentendo dei rumori nel bosco.
-Cos’è stato?
Merlin lo spinse con sé dietro agli alberi e sussurrò un incantesimo per non farli notare. Dalla foresta, una ragazza venne gettata a terra e, dietro di lei, un uomo armato incombeva minaccioso. Il mago strinse gli occhi, tentando di vedere alla luce della luna i dettagli del vestiario dei due sconosciuti: lui era sicuramente un soldato, un militare, o in qualunque modo chiamassero quel mestiere nella loro tribù di provenienza, mentre lei sembrava niente di più che una cittadina. La ragazza, ancora sull’erba, tentò di indietreggiare vedendo che l’uomo aveva alzato l’arma e Merlin dovette afferrare Arthur per il torace, tentando di trattenerlo dall’agire.
Uno degli esploratori di due giorni prima uscì da dietro il soldato e gli tenne il braccio. Merlin sussultò.
-I Grant…
-Come?
-Ssssh.
Merlin fece ancora un passo indietro, portando il re con sé. Sapeva bene che con i Grant, proprietari di quel lato del lago, non ci si doveva mettere in mezzo. Il loro capo aveva superato i cinquant’anni, ma era ancora possente, teneva la popolazione sotto il suo pugno di ferro e, soprattutto (ed era questo quello che a Merlin preoccupava di più, quello che lo portava a non rispondere mai alle loro chiamate), era un uomo cattivo.
L’esploratore adocchiò la fanciulla.
-Non credo ci sia bisogno di punirla ancora…
-Il capo ha detto di ucciderla.
-È già stata frustata!
-Sì, e se scoprirà che non gli abbiamo obbedito, anche noi lo saremo.
I due si guardarono, uno indeciso sul da farsi e l’altro forse convinto, ma non abbastanza da adempiere immediatamente al proprio dovere. L’assenza di un altro compagno tribù dal potere più forte si faceva sentire nei loro cuori, la mancanza di qualcuno che li incoraggiasse li rendeva più deboli –o forse migliori- di fronte alla violenza di cui dovevano essere perpetratori.
La ragazza rimaneva lì.
-Non voglio…
-Anche se la lasciassimo, dove andrebbe? Dai Niall? Dai Donald? Al massimo arriverebbe dai Lamont, dall’altra parte del lago, e poi? Se penseranno che è una spia la ammazzeranno loro e molto più dolorosamente.
-Una spia?
L’esploratore strabuzzò gli occhi.
-Una spia?! Non può più camminare, che senso avrebbe mandare una spia storpia?
-Come vedi, può ancora strisciare.
La guardia caricò il suo arpione, pronto a colpire, e la ragazza alzò le braccia in un ultimo, inutile tentativo di difendersi.
Fu in quel momento che Arthur si liberò dalla presa del mago.
-Cosa pensi di fare? Excalibur ancora non ti è stata restituita.
-Tu distraili.
Il re sgattaiolò silenziosamente fra i cespugli, probabilmente mirando ad arrivare dietro ai due uomini di Grant. Merlin fece in tempo ad allungare le mani e bloccare il braccio della guardia con un incantesimo e lo mantenne in posizione, nonostante l’uomo tentasse in ogni modo di continuare il suo attacco. L’esploratore saltò all’indietro, sorpreso dall’inattesa e improvvisa immobilità dell’altro, capendo che c’era qualcosa che non andava. Merlin lo vide guardarsi intorno, alla ricerca di lui.
Dopo un momento di smarrimento, la ragazza, ancora a terra, iniziò a indietreggiare, tentando di strisciare via, le gambe che non le rispondevano.
Arthur uscì dai cespugli con uno scatto e bloccò una delle braccia dell’esploratore dietro la schiena. Gli rubò il pugnale che portava al fianco e buttò il prigioniero nell’erba. Merlin guardò l’uomo e lo schiacciò, da lontano, sul terreno, in modo che non potesse alzarsi e intervenire. La guardia lasciò l’arpione, che rimase immobile in aria, e si girò per affrontare, anche se a mani nude, l’assalitore.
Arthur lo colpì in viso, ma quello si riprese immediatamente e rispose con un altro pugno. I due finirono a terra e ingaggiarono una lotta violenta. Arthur evidentemente non voleva usare una lama contro qualcuno che, invece, non ne aveva, e usava tutta la sua forza per ribattere all’aggressività dell’altro.
Merlin lasciò andare l’arpione e uscì dal suo nascondiglio, ignorando l’esploratore, che fuggì nella foresta. Osservò come incantato le nocche dell’uomo colpire il viso di Arthur, poi le sue dita affondare sul suo collo per toglierselo da dosso… la pelle del suo re che si sbiancava dove il corpo dell’altro premeva, un rivolo di sangue che gli scendeva dal labbro…
La guardia fece un verso strozzato prima che Merlin se ne rendesse veramente conto. Lasciò cadere le membra, inermi, sull’erba.
 
L’avevano seppellito nel fondo della foresta. Merlin aveva dato indicazioni sugli usi dei Grant e la guardia era stata tumulata insieme al suo arpione. Arthur non aveva detto nulla al mago riguardo quell’uccisione, solo gli aveva messo una mano sulla spalla quando aveva notato il suo sguardo perso.
C’era ancora molto silenzio fra di loro. Il biondo sembrava, ogni tanto, sul punto di parlare, ma poi richiudeva le labbra come se avesse cambiato idea.
Si erano spostati dal lago perché sapevano che i Grant non avrebbero lasciato l’omicidio di uno di loro impunito. Merlin li aveva portati fin sopra le colline, alla caverna dove era andato qualche giorno prima. Arthur aveva sorriso, riconoscendo, forse, qualcosa del luogo.
La prima notte l’aria era stata pesante e non solo per il caldo.
La seconda si erano scontrati con altri esploratori della tribù e si erano nascosti fin dentro la cava, degli incantesimi del mago a celarli.
Arthur dormiva molto poco.
Merlin se ne accorgeva dalle sue occhiaie, dalla sua spossatezza.
Aveva paura, forse, che se avesse richiuso gli occhi, poi, non li avrebbe aperti mai più.
Alla terza notte, il moro decise di non ignorare il silenzio che regnava quasi costantemente fra di loro, né il fatto che il suo amico fosse sveglio a un’ora tarda come quella, e si alzò, avvicinandosi a lui per guardare, seduti sul pendio, il panorama.
-Questa… è tutta l’area dei Grant, vedi?
Merlin gli indicò tutta la zona alla loro sinistra.
-Ma in quel punto, dove vedi quella specie di riga in mezzo alla foresta, lì inizia il territorio dei Macbeth.
-Cos’è quella linea?
-Un tempo questa zona era la periferia di una città. Quella era la strada più grande del circondario. Nonostante sia passato tanto tempo, la natura ancora non è riuscita a coprirla del tutto. Arriva fino a quella che ora viene chiamata la Città Vecchia, che sono sostanzialmente delle rovine. Se potessimo vedere dietro di noi potremmo vedere la strada continuare e limitare la terra di altre tre tribù.
-Quali?
-Gli Hanbury, i Donald e gli Jura. Più in là ce ne sono molte altre, ma c’è una grande zona che è per ora disabitata… ci vogliono almeno due giorni di cammino per arrivare a trovare altre persone.
Arthur annuì e prese un bastoncino secco, segnando su una parte di terra polverosa una grande X, un cerchio che era il lago di Avalon e una strada dritta.
-Così?
-In realtà qui curva un po’…
Merlin mise la mano sopra la sua e guidò il suo movimento. Il re scrisse “Grant”, poi “Macbeth”.
-Gli altri come sono?
Il mago gli descrisse i confini, seppur spesso sfumati, delle varie tribù che aveva nominato. Il bastoncino di Arthur rimase un secondo in più a segnare il nome degli Hanbury e lo sguardo del re si ammorbidì, ripensando a quella terra. Era lì il luogo dove, un tempo, c’era la sua capitale, Camelot.
Il biondo distolse lo sguardo e posò il bastone sul nome dei Grant.
-Sembrano tutti cognomi.
-Lo sono.
-Non hanno altro nome se non quello del loro capo?
Merlin si accomodò meglio sulla roccia dove erano seduti.
-Questi in realtà sono i cognomi dei loro primi capi, di coloro che hanno creato questi gruppi alla fine della guerra. Quando una persona diventa la nuova guida, perde il suo nome originario e assume quello della tribù. In questa zona hanno formato, uno dopo l’altro, questo genere di forma di governo, uno per far fronte all’altro, anche se in realtà sono gruppi molto diversi fra loro.
-In questa zona? Quindi non sono tutti…
-No. Alla Città Vecchia si sono organizzati con un capo unico che viene eletto da una selezione di uomini, che formano il loro consiglio. Sono una società molto diversa.
Arthur rimase un attimo in silenzio, a organizzare tutte quelle informazioni nella propria mente.
-E invece dall’altra parte della strada?
-Là vige sostanzialmente l’anarchia, ma ci sono numerosi gruppi familiari, ognuno organizzato in modo diverso.
-E oltre?
Merlin fece un lieve sorriso.
-Oltre le cose sono ancora più complesse e non ci sono stato per molto tempo. Non sono sicuro di cosa si possa trovare ora. E poi, il mondo è tanto grande…
Arthur strinse le labbra e arricciò il naso.
-Come sono i Grant?
Il mago alzò le sopracciglia.
-Diciamo che il tuo primo contatto con loro non è stato tanto positivo.
Merlin girò la testa verso l’altro, guardandolo con aria eloquente, e lui lasciò andare un brontolio divertito.
-Tuttavia penso che avrai capito che il loro capo non è una persona gentile. Non che i Grant siano sempre stati violenti, quello no. Per un lungo periodo sono stati, anzi, relativamente pacifici, ma hanno sempre passato il ruolo di guida da primogenito a primogenito e quest’ultimo…
Il moro inclinò la testa, la mente occupata a radunare le informazioni che aveva raccolto in quegli anni.
-Questo?
-Vedete, da bambino sua madre sognò il nonno del marito che le rivelava che suo figlio avrebbe portato la fine dei Grant. Loro avevano appena iniziato a combattere con i Donald, che stavano tentando di espandersi, ma non erano mai stati aggressivi di tradizione. Venne loro proposto di uccidere il neonato, ma nessuno se la sentì di fare una cosa del genere… tuttavia, non erano più neanche in grado di comportarsi normalmente con lui, né di guidarlo come si doveva. Si erano messi anima e corpo nella battaglia di territorio contro i Donald e il ragazzino è cresciuto selvaggiamente.
Arthur aggrottò le sopracciglia, pensieroso, poi Merlin continuò.
-Non vi nascondo che fin da bambino aveva rivelato una natura violenta e una totale mancanza di empatia e…
-Ehm, sì, capisco.
In realtà, quell’ultima frase del mago suonava strana al suo orecchio e non immediatamente comprensibile, sebbene il re conoscesse il significato di ogni parola. Arthur poggiò il mento sopra una mano, riflettendo sulle informazioni che gli erano state date. Gli era ben chiaro che se era tornato in quell’epoca ci doveva essere un motivo e voleva cercare quella ragione. Da qualche parte doveva pur cominciare.
Sentì un moto di sdegno al pensiero della scena cui aveva assistito pochi giorni prima e una stretta di preoccupazione al petto alla consapevolezza che, sebbene avessero cercato per un po’ la ragazza, non l’avevano trovata.
-Perché avrebbe dovuto volerla morta…
Merlin stette in silenzio qualche secondo, prima per capire di cosa si stesse parlando, poi per pensare a cosa rispondere.
-Aveva dei segni violacei sulle gambe, probabilmente le sono state spezzate in qualche modo. Conoscendo Grant direi che forse si è… rifiutata di compiacerlo.
Arthur fece una smorfia di disgusto.
-Quanta gente gli è sottoposta?
-Sono una delle tribù più numerose. Hanno un villaggio piuttosto ampio. Anche se, soprattutto negli ultimi anni, l’età dei suoi componenti si è abbassata notevolmente.
-In che senso?
-Ci sono molti bambini, ma la maggior parte delle persone non riesce a superare i quarant’anni.
Arthur si morse il labbro inferiore e fissò la mappa improvvisata con concentrazione. Alzò gli occhi verso il cielo e, nonostante la preoccupazione che sentiva pressante nel petto, sorrise un po’. Le labbra gli tremarono un attimo, poi si decise.
-Sono contento di rivedere le stelle…
Guardò brevemente verso Merlin, quasi spaventato dal fatto di essersi aperto un pochino con lui. Sebbene vedesse nei suoi occhi che quella era sempre la stessa persona, sempre il suo servitore, il suo amico, che aveva seguito, per quanto gli fosse stato possibile, le sue ultime parole, Arthur non poteva fare a meno di notare tutte le differenze che c’erano dall’ultima volta che lo aveva visto.
Sotto certi punti di vista, a volte, mentre lo guardava di soppiatto, sentiva come se, da qualche parte nel suo profondo, gliene facesse una colpa. E, a volte, pensava che Merlin, invece, gli facesse colpa del contrario, di essere rimasto immobile (morto) per tutti quei secoli. Lo sapeva perché il mago non gli sorrideva più.
Il re sentì un giramento di testa a pensare a quanto era passato da Camlann per la prima volta da quando gli era stato detto, ma il malessere si sciolse immediatamente quando vide gli angoli delle labbra di Merlin alzarsi e i suoi occhi inarcarsi. Lasciò scivolare lo sguardo sulla fossetta che gli veniva sempre all’angolo della guancia.
-Anche io…
Arthur riguardò il cielo.
Si sentiva meglio.
 
Note di Elfin
Uh oh, cominciano a vedersi i Grant. Si capisce, quindi, che avremo tanti personaggi originali in questa ff… ma non temete, qualcuno della serie, a parte Merlin e Arthur, tornerà a farci visita :)
Per la parte Merthur dovrete attendere un po’, ma arriverà *ride pensando ai pezzi che ha già scritto* Eccome se arriverà!
Ringrazio vivamente tutti i lettori silenziosi.
Inoltre, ringrazio dreamlikeview che ha recensito “Pensieri Sparsi di Arthur Pendragon”, visto che non l’ho potuto fare in quella ff direttamente: se stai leggendo, sappi che ti ho adorato.
Ricordo che un commento, anche non positivo, è sempre ben accetto, visto che sto ricominciando a scrivere “in massa” dopo che mi sono quasi totalmente fermata per qualche anno.
Infine, grazie a tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite :3
Kiss
   
 
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