Carlotta e Federico
Una scommessa d'amore
Parte 1
Se c'è una cosa che Carlotta non potrà mai dimenticare è l'aver incontrato Federico.
Se lo ricorda bene quel giorno di inizio autunno, cominciato come uno dei
più ordinari e trasformatosi in qualcosa che le avrebbe
cambiato l'esistenza.
Carlotta osservava i suoi alunni, cercando di trasmettere loro la
passione che lei aveva coltivato per la lingua inglese. Li scrutava con
attenzione, appoggiata alla cattedra dietro di sé, e le sembrava
di rivedersi seduta tra quei banchi, lì tra le mura di quel
liceo che un tempo lei stessa aveva frequentato.
Poi, all'improvviso, qualcuno aveva aperto la porta, presentandosi
sulla soglia. Carlotta era stata colta da un sussulto, ma così
impercettibile che nessuno se ne era reso conto. Il suo sguardo
interrogativo si era tramutato in uno sorpreso, non appena aveva notato
la persona entrata. Carlotta non aveva riconosciuto sùbito Federico;
erano passati talmente tanti anni dall'ultima volta che si erano visti,
sarebbe stato impossibile, eppure, c'era qualcosa nello sguardo di
quello sconosciuto che l'aveva folgorata. Doveva essere stata la sua
bellezza, pensò lei. Federico era indubbiamente bello e sapeva
di esserlo. C'era qualcosa nei suoi occhi grigi che avrebbero fatto
vacillare chiunque. Su questo era stata d'accordo anche la schiera di
ragazzine voltatasi ad ammirarlo, sognante.
"Buongiorno" lui aveva sorriso, certo del fascino che emanava.
Carlotta si era ridestata dai suoi pensieri, ancora frastornata.
"Lei è?" Gli aveva domandato con fare professionale, incrociando
le braccia al petto. Osservando il suo abbigliamento e la borsa da
lavoro che portava con sé, aveva ipotizzato fosse un supplente.
Il ragazzo aveva fatto un passo in avanti verso di lei, e Carlotta era stata frastornata dal suo profumo inebriante.
"Sono Federico Bianchi, il nuovo professore di matematica" si era presentato e Carlotta aveva giurato di sentirsi male. Non
poteva essere un caso. Ma ricordava benissimo che Federico con i numeri ci avesse sempre saputo fare e non solo con quelli.
Eppure, lui era così cambiato, rispetto al ragazzino che aveva
lasciato. Sembrava così maturo, diverso e Carlotta aveva sperato
che i suoi cambiamenti non fossero solo fisici.
Carlotta aveva dovuto, però, lasciar da parte i suoi pensieri, quando aveva
notato non gli avesse risposto e che lui la stesse guardando in modo
curioso. Ma di sicuro non era perché l'avesse riconosciuta.
"Carlotta Neri" aveva replicato allora, accennando ad un sorriso.
Poi, potè giurare che fosse stato nel momento in cui gli aveva
teso la sua mano per stringerla che lei avesse avvertito una scintilla
colpirla, procurandole brividi in tutto il corpo.
Sì, era stato proprio in quel preciso istante che Carlotta aveva
capito non potesse scampare da Federico. Se non si fossero mai
conosciuti, lei avrebbe detto potesse trattarsi di un colpo di fulmine,
ma Carlotta con lui ci aveva avuto a che fare in passato, se ne era
innamorata perdutamente, rimanendone profondamente scottata.
Però, pensò, doveva essere un segno del destino che aveva
deciso di riportarlo sulla sua strada, non c'erano altre spiegazioni a
questo inaspettato incontro.
"Piacere di conoscerla" le aveva sorriso il ragazzo, voltandosi poi a
guardare gli alunni, che osservavano interessati il loro scambio di
battute.
"È un piacere conoscere anche voi ragazzi. Quindi, prima di
iniziare ci tenevo a farmi conoscere e scambiare quattro chiacchiere
con voi. Vi dico che tendo ad instaurare
un rapporto confidenziale con i miei alunni e sono disponibile a
chiarire ogni vostro dubbio, ma detesto che mi si prenda in giro:
potrei diventare davvero cattivo se mi accorgessi che qualcuno di voi
prenda la cosa sottobanco. D'altronde siete al vostro ultimo anno ed
è richiesto da voi parecchio impegno, ma sono sicuro che con la
giusta collaborazione, riusciremo ad andare d'accordo".
Carlotta aveva ascoltato interessata il suo monologo: Federico aveva un
modo ipnotizzante di parlare. Anche i ragazzi erano rimasti colpiti dal
suo modo di fare, ma c'era stato qualcosa nelle sue parole che li aveva
lasciati perplessi, tanto da farli bisbigliare tra di loro.
Carlotta aveva cercato di riportare la calma, invano.
"C'è qualche problema?" aveva domandato allora lui, placando qualsiasi bisbiglio.
Il suo tono era intriso della giusta dose di autorevolezza: era proprio il lavoro adatto a lui, non c'erano dubbi su questo.
Una ragazza, a quel punto, intimidita, aveva alzato la mano e aspettato
che lui gli desse il suo consenso, prima di iniziare a parlare.
Carlotta la conosceva bene, era Caterina Ferri, la studentessa migliore della classe.
"Professore, mi scusi, ma noi non siamo al quinto anno" aveva fatto presente.
Federico li aveva guardati in modo perplesso.
"Non siete la 5a D?"
Si era poi voltato verso di lei, come a chiedere il suo aiuto.
Aveva sussurrato anche a lei la stessa domanda e Carlotta si era dovuto
trattenere dal sorridere divertita per la sua gaffe. Eppure, che
sciocca, mentre aveva parlato, non se ne era nemmeno resa conto.
"No, prof, siamo la 3a A!" avevano esclamato in coro, i ragazzi.
Federico si era armato di estrema calma, dandosi dello stupido, per
aver fatto una figuraccia. Un errore imperdonabile per uno impeccabile
come lui. Soprattutto perché questo episodio avrebbe potuto
fargli perdere una certa credibilità. Aveva, allora, sfoderato un sorriso carico di scuse.
"Deve esserci stato un errore, mi dispiace. Ero sicuro di avere lezione
in questa classe, ma non siete la 5aD, quindi" aveva lasciato la frase
in sospeso, attento a riprendere il suo orario e scrutarlo attentamente,
"ma avete detto di essere la 3aA, giusto? Ah, bene! Sta di fatto che io
sia comunque il vostro professore e oh, ecco, abbiamo lezione insieme
proprio domani!" Aveva fatto presente, loro.
Carlotta aveva potuto giurare di averli visti esultare e anche lei
aveva potuto gioire profondamente della notizia. Essere colleghi di
classe significava doverlo vedere anche a tutti gli impegni e i consigli
in comune e non solo nei corridoi dell'istituto.
Si prospettava un anno fantastico.
Qualcun altro, poco dopo, aveva fatto il suo ingresso in classe: si
trattava di Delia, la collaboratrice scolastica, responsabile del
piano, e a giudicare dell'espressione mortificata che le aleggiava in
volto, doveva esserci il suo zampino in quell'equivoco.
"Oh, professore, proprio lei cercavo! Mi dispiace per la situazione
venutasi a creare. Ma fino a poco tempo fa, la 5aD era in questa aula, mi ero
completamente dimenticata che ci fossero stati alcuni spostamenti,
appena dopo qualche settimana l'inizio di quest'anno"aveva spiegato, in
tono di scuse.
Federico aveva scrollato le spalle, minimizzando la situazione, ma
soddisfatto che l'errore non fosse dipeso solo da una sua distrazione:
se avesse guardato fuori dall'aula se ne sarebbe potuto rendere conto
da solo.
"Non si preoccupi, d'altronde ho appena scoperto che io abbia ore di
lezione anche in questa classe e ho avuto già modo di conoscere
i miei alunni, ma, data l'ora, sarebbe così gentile da
accompagnarmi?"- Federico aveva sfoderato uno dei suoi migliori sorrisi-
"e questa volta all'aula giusta".
La collaboratrice era arrossita fino alla punta dei piedi, costernata. "Certo, venga, mi segua".
Carlotta avaeva pensato che Federico avesse uno strano effetto sulle
persone: aveva sempre visto la signora Delia, come una persona tanto
intransigente e severa, era un eufemismo sentirla parlare con un tono
dolce, figuriamoci vederla arrossire come una ragazzina.
Federico, a quel punto, non aveva perso tanto tempo, salutando i ragazzi si era
voltato a guardarla un'ultima volta prima di uscire dall'aula.
L'uscita del nuovo professore aveva portato un gran fermento tra gli
alunni della classe; strano per loro che erano piuttosto pacati.
Riportare l'ordine fu un'impresa perché Federico Bianchi era riuscito ad innescare una serie di pettegolezzi e battutine.
Carlotta li aveva osservati e si era arresa, tristemente: la sua lezione
poteva ritenersi conclusa, i suoi ragazzi proprio non ne volevano
sapere. Per quel giorno, decise di chiudere un occhio, d'altronde
mancavano pochi minuti alla fine e lei non biasimava affatto i loro
animi eccitati; era la prima a dover placare il suo cuore.
All'uscita
da scuola, Carlotta non aveva fatto che rimuginare sull'incontro con Fede.
Non vedeva l'ora di dirlo alle sue amiche. E così fece, quando
lei e le ragazze si riunirono nel pomeriggio. Nel raccontarlo,
però, minimizzò molto la cosa, nascondendo alle amiche
quanto invece l'avesse sconvolta il suo ritorno. I loro commenti se li
aspettava, soprattutto quello di Cristina:
"Promettici di essere prudente, stavolta. Non vogliamo che tu soffra, non più" le aveva detto, premurosa.
Carlotta aveva giurato che no, non si sarebbe fatta ingannare da lui, non l'avrebbe coinvolta
emotivamente come era già successo anni prima. Peccato che
Carlotta avesse mentito a se stessa perché era già troppo
tardi per tornare indietro. Le cose erano cambiate quella mattina
stessa, nel momento in cui si erano sfiorati: era stata tutta colpa di
quel contatto, sì. Sarebbe stato tutto diverso e se ne era resa
conto quando, incontrando Nicola, il suo migliore amico e il ragazzo
per cui lei aveva una cotta, scoprì di non provare niente di
niente, nemmeno quando lui le aveva baciato la guancia per salutarla.
Toccava, però, che stesse attenta a quel sentimento che sentiva
stesse riaffiorando, perché l'amore poteva essere totalizzante
quasi quanto annientante.
Fu per questo che Carlotta si impose di ignorarlo, quasi come se questo potesse assopire il suo sentimento.
La mattina dopo, però, fu proprio lui ad avvicinarla, rendendole le cose difficili.
Lottie si sentì agitata al solo saperlo vicino, strinse con più forza i fogli, che aveva tra le mani, al petto.
"Carlotta, ciao!"
"Ciao..." la sua voce uscì in un sussurro.
"Sto andando in 3a A, sperando che i ragazzi non facciano battute sulla
mia gaffe di ieri"- lui aveva un tono vagamente divertito- "comunque,
potevi anche dirmelo avessi sbagliato classe" le fece presente lui,
fingendosi offeso.
Carlotta aveva boccheggiato, notandolo ridere sùbito dopo. Doveva avere una faccia buffa, sicuro.
"Scusa, non me ne ero resa nemmeno conto".
"Stavo scherzendo, ma forse, per farti perdonare, potresti venire a bere un
caffè con me" le aveva proposto lui, con nonchalance. La sua voce
però era così suadente.
Carlotta aveva rischiato di far cadere tutto il materiale tra le sue mani, a terra.
Accennò, poi, ad un sorriso lieve. "Va bene. Dopo la scuola?".
"Dopo la scuola, sì" la sua era sembrata quasi una promessa.
Però,
nella stessa giornata, mentre Carlotta usciva da una classe all'altra
per il cambio dell'ora, aveva dovuto assistere ad una scena che le
aveva fatto contorcere lo stomaco in una morsa: Federico stava
chiaramente flirtando con la prof di storia. Una donna sulla
quarantina, molto prorompente, e palesemente rifatta perché
quelle labbra così carnose e l'espressione tirata non potevano
essere un dono di madre natura.
Carlotta li aveva guardati e le era venuto da pensare che Federico fosse
proprio uno stronzo. Uno stronzo che, però, le piaceva da morire.
Ma questo non la fece desistere dal dargli il due di picche. E, quando
all'uscita da scuola, lui la raggiunse, ricordandosi stranamente di
quel loro "appuntamento", lei gli rifilò una scusa e lo
lasciò lì, da solo, a guardarla allontanarsi.
Pensava di aver vinto la battaglia, Carlotta, ma non sapeva che
Federico, mentre lei era ormai lontana, aveva sorriso spavaldo: non si
sarebbe arreso così facilmente.
Credeva
che rivolgergli i migliori insulti potesse farla sentire meglio, in
realtà, si riteneva una stupida a dargli tanto peso. Le sue
amiche non si erano spese in modo tanto positivo nei suoi confronti,
quando lo avevano saputo, ma Anita, la sua cara Anita, le aveva offerto
una vaschetta di gelato e forse, anche se per poco, Lottie aveva
dimenticato l'accaduto.
Da quel giorno, le cose erano cambiate, perché Federico andava
totalmente dimenticato; quando si dice il lupo perde il vizio ma non il
pelo, lui manteneva lo stesso atteggiamento di quando si pavoneggiava
per i corridoi da rappresentante di istituto. Aveva, ancora dopo anni,
il brutto vizio di sedurre le ragazze e abbandonarle. Farle sentire
importanti per poi porle davanti all'evidenza di non essere le uniche, ma
solo una delle tante. E Carlotta non ci teneva proprio ad
essere trattata così.
Dentro quelle mura, però, che li aveva visti ragazzini, riusciva
a rivedersi in quella ragazza goffa e insicura che pendeva dalle sue
labbra.
Da quel giorno aveva fatto in modo di ignorarlo in ogni modo,
era arrivata a scappare dal suo sguardo e dall'eventualità di
rimanere da sola con lui. Ma lei lo vedeva, capiva che Federico volesse
cercare un approccio con lei, lo percepiva nei suoi gesti, nei suoi
sguardi più nascosti. E sì, perché quando si era
resa conto che Federico sembrasse guardarla più del solito, il
suo cuore aveva fatto una capriola. E probabilmente anche il suo
autocontrollo era partito per la tangenziale.
Le aveva anche sorriso, una volta, quando si erano ritrovati da soli nella sala professori.
Se lo ricordava bene, e si ricordava bene anche dell'enorme figuraccia
che aveva fatto per sfuggirgli: era indietreggiata di colpo urtando uno
scaffale e facendosi male ad una spalla.
Inaspettatamente, Federico era corso da lei, sincerandosi che non si
fosse fatta niente. Carlotta nella sua espressione aveva scorto una
certa preoccupazione, come se i suoi gesti non fossero dettati dalla
voglia di fare colpo su di lei e ne era rimasta stupita. Piacevolmente
stupita.
"Ti fa male?" le aveva, allora, chiesto, accarezzandole quel punto dolente, lentamente.
Carlotta aveva osservato la sua mano e poi lui, sentendo i brividi percorrerle la schiena.
"V-va tut-to bene" aveva balbettato.
Federico aveva risposto con un sorriso suadente, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
"Mi raccomando, fai più attenzione, la prossima volta".
"C-certo."
Erano rimasti così, per minuti interminabili, a scrutarsi.
Sembrava che volessero imprimere ogni dettaglio dell'altro nella
propria mente. Carlotta lo aveva osservato con attenzione ricordando
come era stato un tempo, Federico. Anni prima era già bello ma
adesso, se fosse stato possibile, lo era ancora di più. Di
Federico le erano sempre piaciuti i suoi occhi verdi, ma screziati di
grigio. Sembravano così limpidi e con i suoi tratti scuri, non
facevano che risaltare sul suo viso.
E allora aveva pensato a lei, ai suoi banali occhi
castani, e alla sua bellezza che definiva ordinaria. Non credeva di
avere niente di speciale, le cose con il tempo, per lei, non erano poi
cambiate così tanto; le sue insicurezze erano dure a morire. Ma,
soprattutto, mentre aveva continuato ad osservare Federico si era soffermata a pensare
cosa potesse mai trovare di bello lui in lei.
Quello che non immaginava era che Federico non riuscisse a resistere ai
suoi occhi, grandi, contornati da lunghe e folte ciglia, così
espressivi da contener tutto un mondo.
Per lui, Carlotta, era una continua scoperta, così diversa
dalle ragazze che frequentava di solito; era semplice, sdegnava i tanti
fronzoli, forse un po' troppo con la testa tra le nuvole, sospesa tra i
suoi sogni e la realtà. Era, di sicuro, una persona che non
amava attirare l'attenzione ma non si
rendeva conto che, allo stesso tempo, una come lei non passasse di
certo innosservata. Federico
era abituato alle ragazze che facevano di tutto pur di farsi notare,
per attirare la sua attenzione e poi era arrivata lei: e lui si era detto
che ora più che mai aveva il desiderio di conoscerla, di
scoprire il mondo che nascondeva.
Carlotta si era riscossa, velocemente, dal suo stato e aveva abbassato lo sguardo, arrossendo.
"Devo andare" aveva sussurrato, frettolosa, e a Federico era sembrato quasi che sì, stesse scappando da lui.
Quell'incontro
ravvicinato aveva ribaltato ogni cosa, perché aveva sentito che
i suoi sentimenti fossero cresciuti. Aveva scoperto che vederlo
solo a scuola
non le bastasse: infatti, quando erano lontani dall'ambiente scolastico,
le
veniva spesso da pensare cosa stesse facendo, con chi fosse. Era per
questo che un giorno si ritrovò a seguirlo, per il solo scopo di
capire che posti frequentasse. Aveva mentito ad Anita quando le aveva
confidato di averlo visto entrare per caso in quel locale, lei l'aveva
fatto di proposito. E mai immaginava di poterlo incontrare proprio
lì,
quando lei e la sua amica ci erano andate. A niente era servito
scappare quando si era accorta di lui, Federico le aveva trovate.
"Tutto bene, Carlotta? Sembrava stessi scappando" le aveva domandato in
un tono di rimprovero. Solo quando aveva capito si fosse irrigidita,
era scoppiato a ridere, rivelando fosse uno scherzo. Aveva chiesto loro
due di unirsi a lui e i suoi amici, ed era stato solo grazie
all'appoggio di Anita che avesse accettato.
Le aveva messo una mano sulla schiena, conducendola all'interno.
Carlotta aveva sussultato per quel contatto così intimo, ma
rassicurante.
Quella sera Federico con lei era stato dolcissimo, si era spinto oltre
quei convenevoli che erano soliti scambiarsi per via del lavoro,
e le aveva detto fosse bellissima facendo riferimento al suo nuovo taglio.
Carlotta aveva sorriso imbarazzata. Non pensava lui potesse notarlo, ma
Lottie amava gli uomini che fossero così attenti ai dettagli.
Le loro mani, quelle sere, avevano giocato a sfiorarsi, senza mai toccarsi davvero.
E poi, Federico, l'aveva chiamata Lottie, affibbiandole quel soprannome
che solo i suoi amici usavano: ma lui non era un amico, lui era di
più.
Le era sembrato che in quel locale, quella sera, ci fossero stati solo loro due ed era stata una bellissima sensazione.
Quella
sera, infatti, lei e Federico si erano avvicinati; Lottie, senza che se
ne rendesse conto, aveva deciso di dargli una possibilità.
Non si era nemmeno resa conto quando lui avesse oltrepassato quella
soglia, ma era stato tutto così spontaneo e terribilmente bello
che lei stentava a crederci: Federico si stava interessando a lei,
sì proprio a lei.
Avevano instaurato una sorta di rito: ogni mattina, prima della scuola,
si incontravano, sedevano al tavolino di un bar e parlavano. Parlavano
di tante cose, Federico e Carlotta, dei sogni di lei, la passione per
la chitarra di lui, parlavano così tanto che, dopo poche
settimane, sembravano conoscersi da sempre. Sotto un certo punto di
vista era così, anche se in passato non avevamo mai avuto questo
genere di rapporto, anzi, si può dire che lui l'avesse sempre
ignorata. Erano belli insieme, affiatati, complici, qualsiasi persona
li avessi visti, li avrebbe definiti una coppia. Ma Fede e Lottie non
stavano ancora insieme, nessuno dei due aveva fatto il primo passo, ma andava bene così, stavano bene così.
Poi erano iniziati i messaggi, quelli terribilmente dolci che si
scambiavano durante le notti, e quelli divertenti con le foto che
Federico era solito mandarle mentre si esibiva in pose da macho e buffe espressioni.
Il loro primo appuntamento era arrivato senza che lo avessero programmato: Federico e Lottie avevano
deciso di andare al cinema, guardare uno di quei film della
Marvel e, nonostante lui l'avesse già visto, aveva accettato
perché sapeva che a lei piacesse e le aveva fatto
presente che più che vedere il film, gli interessava avere la
sua compagnia.
Carlotta si era trovata agitatissima, l'ansia l'aveva mangiata viva fin
quando Federico non era passata a prenderla sotto casa. Le sue amiche erano state in costante collegamento con lei.
Quando aveva preso posto nella sua auto, pulita e confortevole, ancora
non lo sapeva, ma quella serata sarebbe stata memorabile.
Alla fine, il film non
l'avevano guardato per niente, così presi da quella chimica che
sentivano scorresse tra di loro.
Federico l'aveva baciata e Lottie aveva giurato a se stessa di non
essersi mai sentita così. Aveva immaginato quel momento talmente
tanto ma la realtà, dovette ammettere, superò di gran
lunga l'aspettativa. Quello che era stato dapprima un lieve sfiorarsi,
quasi come se volessero imprimere quel momento bene nella loro mente,
si era trasformato in un bacio più passionale quando Federico,
come a chiederle il permesso, le aveva torturato il labbro inferiore.
Carlotta gli aveva accarezzato con dolcezza i capelli, lasciandosi
travolgere da quelle sensazioni. Ad un tratto si era chiesta se fosse
tutto reale, ma sì, si era detta, non poteva essere altrimenti. Il
modo in cui lui la guardava, i loro cuori che battevano all'impazzata,
non poteva essere uno scherzo.
Di sere insieme ce ne furono altre ancora, come quella in cui Federico
l'aveva portata a vedere le stelle. Non aveva mai pensato che lui
potesse essere così romantico, in realtà non lo era,
eppure sapeva sempre cosa fosse giusto dire e come stupirla. Quella
sera, che avevano passato seduti su quel prato, con una coperta a
riscaldarsi, lui l'aveva baciata, ancora e ancora, stupendola forse
come non mai.
"Fede..."gli aveva sussurrato tra un bacio e l'altro.
"Sì?" aveva domandato lui, facendo scontrare le loro fronti.
Avevano entrambi il respiro affannoso per il bacio appena scambiatosi.
Federico così vicino, le rendeva difficile concentrarsi.
"Io penso di essermi innamorata di te" aveva sussurrato timida.
Federico non le aveva dato sùbito una risposta e Carlotta era stat
spaventata dall'idea di aver detto qualcosa di sbagliato.
"Ehi..." lui le aveva poggiato due dita sotto al mento, sorridendole in quel modo dolce.
"Non devi aver paura, anche per me è lo stesso" l'aveva rassicurata.
Lei si era sentita come liberata da un peso e, presa dall'eccitazione del
momento, l'aveva abbracciato, balzandogli addosso. Non si era resa
conto di essere finita a cavalcioni su di lui, fin quando Federico non
l'aveva scrutata con un sorrisetto malizioso.
"Lottie, Lottie, mi stai mettendo a dura prova, così, lo sai?"
le aveva sussurrato all'orecchio. Carlotta aveva sentito i brividi
percorrerla. Aveva avvertito quanto Federico desiderasse approfondire
quel contatto, ma lei non era sicura di essere pronta a donargli anche
quella parte di sé. Quindi, quando si era svincolata da lui,
portando lo sguardo davanti a sé, Federico le aveva baciato
una guancia: il suo era quasi un modo per rassicurarla, avrebbe
rispettato i suoi tempi. Per Federico era importante che lei si
sentisse sicura, non l'avrebbe mai costretta a fare qualcosa senza la
sua volontà.
Carlotta era innamorata persa, a costo di risultare ripetitiva non faceva che ripeterglielo. Stentava ancora a credere a quanto le cose in quei mesi fossero cambiate. Erano in quella fase in cui starsi lontano sembrava quasi difficile, ancora non arrivava a pensare a cosa fosse successo se un giorno avessero dovuto essere lontani. Approfittare di ogni momento libero per potersi vedere era diventato di vitale importanza, anche solo per scambiarsi un bacio, ma a sincerarsi di quanto fossero importanti l'uno per l'altro. Era chiaro che non potessero farne a meno. E poi ne ridevano, come due ragazzini, quando a scuola si nascondevano per concedersi attimi di intimità.
La
loro prima volta,poi, fu inaspettata ma dolce. Carlotta si stupì di
se stessa quando fu la prima a cercare quel tipo di contatto con
Federico. Anche lui fu sorpreso dalla sua audacia ma ne fu allo stesso
modo compiaciuto. Quella notte fu indimenticabile: Federico era stato dolce ma
passionale, amandola in un modo che la fece sentire unica e perfetta.
Non si era mai sentita così, ma il modo in cui Federico aveva
venerato il suo corpo, le era piaciuto.
"Ti amo" Lottie lo aveva baciato a lungo ma lentamente come a volerlo ringraziare per essersi amati in ogni modo possibile.
Federico le aveva sorriso ma non aveva risposto, lei, però,
sapeva quanto fossero innamorati. L'aveva stretta a sé,
inebriandola di quel suo profumo che, in quel momento, era diventato un po'
anche suo.
La loro relazione sembrava andare così bene: la complicità tra di loro era innegabile, avevano un'attrazione non solo fisica ma, soprattutto, mentale. Parlavano di qualsiasi cosa e Federico sembrava non volesse mai smettere di ascoltarla.
Carlotta sospirò: come era bello ripercorrere ogni volta la loro storia nella sua mente,
sognando ad occhi aperti. Però non arrivava mai a pensare che da
lì a poco, si sarebbe sgretolato tutto davanti ai suoi occhi.
Era rimasta a dormire da Federico come ormai succedeva spesso e lei non
sapeva ancora che avrebbe dovuto catalogare quel giorno come tra i
peggiori.
Lasciò un bacio sul petto di Federico, creando poi dei cerchi
immaginari su di esso come a volerlo calmare. Era da giorni che il suo
fidanzato, "oddio, il suo fidanzato" le sembrava così strano,
ancora, definirlo come tale, era teso, come se qualcosa lo stesse
preoccupando particolarmente.
Federico le accarezzò i capelli, guardando verso la finestra che mostrava uno scorcio del cielo fuori.
"Fede..."lo richiamò lei.
Lui si voltò nella sua direzione, accennando un sorriso.
"Se qualcosa ti preoccupasse, me lo diresti?"
"Certo..."
"E allora" aggiunse lei, con la voce bassa e torturandosi le mani come
una bambina, "dimmi Fede, cos'è che ti turba tanto?"
Federico la guardò e si rese conto di ritenersi estremamente
fortunato per averla. Se mai l'avesse persa, non se lo sarebbe
perdonato per nulla al mondo.
Carlotta lo scrutò a lungo, con quei suoi occhi a cui lui, dal
primo giorno, non era riuscito a resistere. Sapeva che lei
sarebbe stata disposta ad ascoltarlo.
"La paura di poterti perdere" ammise, forse sincero come non mai. Aveva
paura di rovinare tutto, Federico, perché lui che una relazione
seria non l'aveva mai avuta, era assalito dal pensiero di poter cadere
nell'errore.
Lottie si sciolse davanti alla sua rivelazione, guardandolo teneramente.
"Non vedo perché tu debba perdermi Federico, stiamo così bene insieme, ci amiamo, no?" Gli chiese lei, a conferma.
"Sisi"
"E allora, vedi, non devi preoccuparti di nulla" lei gli sorrise come
ad alleggerire la situazione, ma era chiaro che Federico non fosse
così sereno come lei.
"Fede..."pronunciò, incerta, con un brutto presentimento in mente, "ma tu mi ami, vero?".
Federico non glielo ripeteva così spesso, ma glielo dimostrava
in qualsiasi gesto compiesse, eppure, qualcosa nei suoi occhi le fece
dubitare del suo sentimento.
Si era, per caso, accorto di non provare niente e non sapeva come
lasciarla?Ad un certo punto, ebbe paura di venire a conoscenza della
verità.
"Sì, Carlotta, ti amo" le sue parole spazzarono via ogni suo
dubbio, e poi quella dolce inclinazione nella sua voce era
irresistibile.
Carlotta gli prese il viso tra le mani, cominciando a tempestarlo di
baci. Federico rise quando i suoi capelli gli solleticarono il viso.
"Ti amo" un bacio
"Ti amo" un altro bacio
"Tanto, tantissimo"
Federico si ritrovò a ribaltare la loro posizione, premendole addosso, ma senza pesare con il suo corpo.
Il suono del campanello arrivò a rovinare l'idillio del momento.
Sia Carlotta che Federico sbuffarono. Poi lui si alzò per andare
a vedere chi fosse quel qualcuno che aveva osato interromperli.
Indossò una maglietta sopra il pantalone della tuta e
camminò verso l'ingresso, lasciando Carlotta sola, che
sorrideva, stringendo il suo cuscino.
Il contatto con il pavimento freddo lo fece rabbrividire; aveva dimenticato di indossare le pantofole per la fretta.
Lo scocciatore ritornò a bussare, un po' prima che lui potesse aprire.
Magari se non avesse aperto, sarebbe stato meglio, perché quella visita si sarebbe rivelata un completo disastro.
"Che vuoi, Albe'?" lo salutò, osservandolo sull'uscio della porta.
Lui rise, appoggiando una mano allo stipite.
"Wow Federi', sono contento anche io di vederti".
"Che ci fai qua?"gli chiese, allora, Federico.
Alberto alzò le spalle: "Sono andato a farmi una corsa
mattutina, e poi passavo di qua e mi sono detto ma perché non
andare a salutare il mio caro amico Federico?" lo prese in giro.
Solo allora si rese conto del suo abbigliamento sportivo e gli sorrise sornione.
"Ecco perché puzzi di cane morto" lo punzecchiò, divertito.
"Ah-ah" gli replicò, Alberto. "Ma, allora, non mi fai entrare?"
"Senti Albe', facciamo che ci vediamo un altro giorno, ok?" Gli fece presente, pronto a chiudere la porta.
Alberto la bloccò con un piede e riuscì a farsi spazio nell'appartamento.
"Ho capito!" ammise con un sorriso trionfante, puntandogli un dito
contro, "sei con una, è per questo che non vuoi che io resti.
Aspetta, sei con quella ragazza, come è che si chiama Caterina,
Carolina..."
"Carlotta." lo fulminò con lo sguardo, Federico. "E sì, sono con lei" aggiunse, speranzoso che se ne andasse.
Voleva bene ad Alberto, ma sapeva essere davvero petulante.
"Quindi, devo pensare che la scommessa sia andata a buon fine, eh?"
Alberto sorrise divertito, ignaro di quello che da lì a poco si
sarebbe scatenato.
"Quale scommessa?" domandò Carlotta.
La ragazza, insospettita dal tardare di Federico, si era alzata,
indossando la sua camicia sopra la biancheria intima; si era fermata
sulla soglia della porta che divideva il piano notte da quello giorno,
aveva ascoltato la loro conversazione, in silenzio, facendosi
interessata quando aveva capito stessero parlando di lei.
Federico si voltò nella sua direzione con la paura a
perturbargli il volto; nemmeno la visione di lei con addosso la sua
camicia l'aveva potuto distogliere dal pensiero che Carlotta sembrava
fin troppo interessata alla loro conversazione.
"Nessuna scommessa" aveva fatto presente alzando il tono di voce e fulminando con lo sguardo, Alberto.
Carlotta non aveva fatto altro che passare lo sguardo prima sull'uno,
poi sull'altro. Lo sapeva che quando si parlava di scommesse, non era
mai niente di positivo e lei se lo sentiva, li aveva ascoltati, era
chiaro Alberto si riferisse a lei.
"Alberto, quale scommessa?" Lottie avvertì la sua voce tremare
quando gli pose quella domanda. Il ragazzo si trovò
completamente impreparato davanti alla sua domanda, diviso dal
rispondere e dal seguire il consiglio di Federico, standosene zitto. Ma
lui, beh lui, aveva una percentuale di colpa nella situazione.
"Non c'è nessuna scommessa, Carlotta, davvero" le replicò.
Lei allora scrutò attentamente Federico che sembrava evitare il
suo sguardo, "vi crederei se non aveste queste facce da morti. Vi
pregherei, quindi, di dirmi la verità, visto, che a quanto pare, la protagonista di questa scommessa sia io!"
Carlotta si rese conto solo in un secondo momento di aver alzato la voce.
Federico e Alberto la guardarono tesi in volto e quando il primo dei
due, provò ad avvicinarsi, lei scacciò la sua mano.
"Lottie, io posso spiegarti, non è come pensi" tentò.
"Non chiamarmi Lottie!"
"Sarà meglio che io vada" Alberto pensò bene di darsela
alle gambe; si retenne un po' vigliacco nel farlo. In realtà era stato lui
a mettere Fede in quella situazione e adesso lo lasciava lì a
sbrigare un qualcosa più grande di lui. Dubitava che lo avessero
sentito, così come erano presi a discutere. Poteva scorgere la
paura negli occhi di Federico, perché in barba a tutte quelle
storie occasionali che aveva avuto, si era innamorato di Carlotta e mai
come prima di quel momento la paura di poterla perdere era stata reale.
Sapeva che se lui avesse detto la verità, forse le cose
avrebbero preso una piega diversa. Poteva raccontare di come Federico
avesse parlato di lei a loro, poteva anche dire che lui e Diego lo
avessero preso in giro, perché gli era sembrato sdolcinato, fin
troppo, per uno come lui poi che fino a pochi mesi aveva cambiato
ragazze con più frequenza di quanto si cambiasse le mutande.
Avevano dubitato di lui, Diego e Alberto, arrivando a pensare che il
suo interesse nei confronti della ragazza non fosse veritiero. E poi,
Carlotta, era così diversa dalle ragazze che frequentava, come
potevano mai credere che lui si fosse potuto innamorare, di una come
lei poi. L'unico che l'aveva sempre appoggiato in questo era stato
Biagio. Il solo che dal principio aveva capito che il suo interesse
fosse genuino. Ma, d'altronde, Federico non aveva mai avuto dubbi
sull'appoggio del suo grande amico: avevano sempre avuto la
capacità di capirsi loro due. Biagio si era fidato del suo
giudizio, confessandogli di essere gay, e lui, allo stesso tempo, si
era affidato ai suoi consigli.
"Fede, non fare cazzate" gli aveva intimato un giorno, e lui non aveva dovuto pensare troppo per capire a chi si riferisse.
Federico era stato, però, chiaro in merito: non aveva nascosto
che, all'inizio, quando si era avvicinato a lei lo aveva fatto mosso da
un istinto di curiosità. Lei sembrava incarnare tutte le
caratteristiche di una ragazza che non aveva mai avuto e voleva
assaporare come sarebbe stato se lei, un giorno la sua fidanzata lo
fosse diventata. Si era lasciato coinvolgere in qualcosa più grande
di sè, Federico, perché aveva superato la soglia tra
l'interesse e l'amore senza neanche accorgersene.
Era stata tutta colpa di Diego e Alberto se s'era trovato in quella
situazione. Non solo lo avevano deriso credendole un papamolle
innamorato ma arrivava a pagare le conseguenze delle loro azioni,
venendo accusato di una scommessa a cui non aveva nemmeno partecipato.
Eh sì, perché l'idea di una cosa così squallida
era stata proprio di quei 2 idioti. Avevano osato scommettere su quanto
tempo ci avesse messo a portarsela a letto. Un qualcosa di davvero
meschino e vigliacco.
Federico avvertì le urla di Lottie lontane, chiuso in un dolore che lo
stava torcendo dentro. Lottie non gli credeva, non lo avrebbe mai
creduto, perché purtroppo la sua condotta parlava per sé.
Con gli anni si era costruito una reputazione che era tanto difficile
da smontare: Carlotta lo credeva capace di attuare qualcosa del genere,
perché anni addietro, forse, lui di una scommessa così ne
sarebbe stato ideatore. Ma, quando la guardò, sperò che
lei potesse capire quanto fosse cambiato, quanto tutto ciò lo
avesse cambiato.
Lo richiamò Alberto, proprio sull'uscio della porta. Gli insulti
per lui se li dovette risparmiare, ma non l'avrebbe passata liscia, non
dopo che rischiava di farle perdere quello che aveva.
"Alberto!" lo supplicò a denti stretti. "Diglielo anche tu che io non c'entro niente, diglielo, cazzo!".
Alberto non lo ascoltò, gli voltò le spalle pronto ad
andarsene. Sapeva quanto Federico potesse essere vendicativo, era
consapevole che una volta messo piede fuori da quella casa, avrebbe
chiuso per sempre. Federico non gliavrebbe perdonato una cosa del
genere.
La porta, però, spinta dal vento, si richiuse dietro di
sé con un tonfo. Lo stesso che produsse il suo cuore alla fine
di un'amicizia.
Carlotta lo colpì al petto, sfogandogli tutta la rabbia addosso. Si sentiva ferita e sporca.
Federico la lasciò fare, lasciò che i suoi pugni si infrangessero contro il suo petto senza battere ciglio.
"Come hai potuto Federico, come hai potuto farmi questo!".
Il suo tono aveva assunto una nota di disperazione, la stessa che provava lui nel vederla allontanarsi da lui.
Si passò una mano tra i capelli, Carlotta, incredula.
Scappò via da quella stanza, lontana da Federico e i suoi occhi.
Lui, però, la seguì, senza darsi per vinto. Non si voleva arrendere, non poteva.
"Lottie, ti prego. Parliamone" la implorò, ma lei era sorda a qualsiasi suo tentativo.
Non c'era niente che si potesse spiegare perché era tutto
così chiaro. E lei si sentiva una stupida nel sapere che
Federico l'avesse avvicinata per una scommessa. Aveva creduto in
qualcosa fondato su una bugia e non gliel'avrebbe mai perdonato. Ma,
d'altronde doveva aspettarselo, quelli come lui non cambiano, era stata
lei stupida a crederlo.
Tolse la sua camicia con stizza, buttandola a rinfusa per la stanza e
prese a vestirsi veloce, ansiosa di poter uscire da quella casa e dalla
vita di Federico.
"Carlotta" lui l'afferrò per un braccio, tentando di fermarla dalla sua fuga.
Fu in quel momento che Carlotta sentì qualcosa, sì,
sentì qualcosa nel suo stomaco aggrovigliarsi in una morsa
profonda. Gli occhi di Federico non smettevano di guardarla un attimo e
lei sapeva che se avesse continuato così, sarebbe stato capace
di farla vacillare. Gli occhi di Federico erano un punto debole per lei.
"Lasciami stare, Federico..."avvertì la sua voce incrinarsi e si fece forza pur di non piangere.
Non avrebbe resistito un attimo di più in quella stanza con lui.
Afferrò la sua borsa rimasta a terra, accanto a letto e
scappò da lì, cercando di sfuggire all'insistenza di
Federico.
Senza che se ne fosse accorta, aveva iniziato a piangere e mentre
percorreva di corsa la distanza che l'avrebbe condotta all'ingresso, si
passava le mani sulle guance, ripetutamente, per asciugarle.
"Carlotta!" la voce di Federico le giunse alle spalle, troppo vicina.
"Puoi anche andartene adesso, senza che tu mi abbia ascoltato, ma non
credere che mi arrenderò, perché non lo farò".
Carlotta si fermò, ascoltando il suo tono farsi roco e affaticato, ma se ne andò lo stesso.
ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno, rieccomi!
Per chi si trova a leggere per la prima volta qualcosa di mio, benvenuti, per chi già mi conosce, bentornati :)
Questa one-shot è legata alla long "Ricominciamo da qui" che, per chi non la conoscesse, potete trovare sul mio profilo.
L'ho scritta per ripercorrere nei dettagli la storia d'amore tra
Carlotta e Federico, personaggi molto ricorrenti nella storia
principale, essendo lei la migliore amica della protagonista.
Conosciamo, quindi, alcuni aspetti dagli arbori della storia fino al
loro litigio. La one-shot non è conclusa, questa è solo
la prima parte ;)
Purtroppo l'ho dovuta dividere in due parti, perché sarebbe
risultata troppo lunga e pesante da leggere insieme. La parte
conclusiva arriverà prossimamente, nel frattempo mi farebbe
piacere cosa ne pensate :)
A presto!