Crossover
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Autore: SnowDra1609    18/07/2009    1 recensioni
[Detective Conan, Winx, Witch, ed altri...]Una misteriosa sinfonia unisce i destini di persone diverse tra loro, provenienti da universi diversi. Una misteriosa setta ritorna dopo secoli...sperando di avervi incuriosito vi lascio la sorpresa!
Genere: Thriller, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Fumetti, Libri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14 Luglio,Tokio, ore 21,30

Un giovane ed un bambino camminavano svelti per le strade della città asiatica. Dal passo si notava la fretta che conduceva i due. La fronte imperlata di sudore, a causa del caldo estivo e della camminata lunga e faticosa.
- Kudo, sei sicuro di quello che fai? Non mi sembravano dell'Organizzazione in Nero quei due-
- Parlavano dell'APTX 4869...e chi solo conosce questa sostanza?- disse serio il bambino. Sul viso si notava l'ansia con la quale seguiva due persone poco davanti. Una era un ragazzo di poco più di 16 anni. Aveva dei capelli neri lisci e corti, gli occhi color pece, che vivaci si guardavano intorno, osservando tutto e tutti, sul viso un'espressione tranquilla. Portava una camicia bianca a maniche corte e jeans dello stesso colore, al polso un orologio dorato ed in testa un berretto al contrario. L'altro uomo invece, molto più alto, vestiva con giacca e cravatta, completamente nero e con un paio di occhiali da sole inquietanti. I due camminavano con calma e senza fretta; non sembravano essersi accorti dei due che li seguivano da due ore. Heiji e Conan avevano però faticato parecchio per seguirli. Ad agosto la città si riempiva ed era molto difficile seguire due persone in mezzo al caos.
- Mi vorresti dire che nell'Organizzazione hanno ragazzi della mia età?- disse perplesso - anche se il fatto che abbiano parlato di APTX è strano...-
- Lo so Heiji, ma che posso fare? Ai mi ha detto che a sapere di quella sostanza sono solo i membri dell'Organizzazione, quindi devono essere dell'Organizzazione per forza di cose...-
- Non può essere che la notizia di questa notizia sia trapelata fuori dai loro ranghi?-
- E' impossibile...avrebbero tappato rapidamente le falle ed avrebbero zittito le voci...e poi mi sembra di aver sentito solo quei due-
- Ok forse hai ragione...ma pensavo che i membri si vestissero solo di nero, non di bianco...-
- In effetti, forse quel giovane è solo un aiuto, o un contatto esterno...noi continuiamo a seguirli, forse riusciremo a svelare anche questo mistero...- detto questo i due accelerano il passo cercando di raggiungere la strana coppia che stava scomparendo per la via.

14 Luglio,Alfea, ore 21,30

Quattro soldati abbassarono rapidamente i visori, passando alla visuale notturna. Appena si furono abituati allo sbalzo di luce si mossero rapidamente, avvicinandosi al muro di Alfea. Uno di loro prese una pistola spara-rampino dalla cintura e la sparò sopra il muro. Appena aggangiata uno alla volta iniziarono la scalata, lentamente e silenziosi. Portavano tutti un passamontagna nero, con sopra un elmo tattico con visore notturno e termico. Tutti portavano un giubbotto tattico in kevlar, alla vite una cintura con granate e munizioni. Pantaloni e maglia a maniche lunghe erano nere, con protezioni in kevlar aggiunte alle ginocchia, ai gomiti, al ventre ed ai testicoli. Ovviamente tutto in nero. Come armi avevano un G36C con torcia e mirino 8x. Saliti sulle mura, i quattro si mossero in direzione della scuola. Scesero dalle mura e si abbassarno quindi silenziosi giunsero al portone della scuola. Un soldato prese un grimaldello e rapidamente aprì la porta. Tutti i soldati imbracciarono il loro fucile e tolsero la sicuri e rapidi si mossero in direzione della biblioteca. Non trovarono nessuno per strada e giunsero dinanzi alla porta della Sala senza difficoltà. Uno dei soldati stava per aprirla quando fù fermato da uno del gruppo che aveva un'aquila dorata stampata sul braccio della maglia.
- Fermo sergente...c'è un incanto a proteggere la sala. Faremo scattare un'allarme se cercheremo di aprirla- disse nel microfono al soldato -ci vorrà un po' più di tempo, ma almeno saremo sicuri che non verremo scoperti- detto questo fece un cenno ai tre che si inginocchiarono ed alzarano i loro fucili, puntando al corridoio vuoto e rimanendo fermi in attesa. Nel contempo il comandante prese uno strano aggeggio dalla tasca, dalla forma di un cellulare e lo piazzò davanti alla porta. Sullo schermo un indicatore blu si andava via via riempendo
- Signore, quanto tempo ci vorrà per consumare la magia?- chiese uno dei soldati senza spostarsi dalla sua posizione
- Cinque minuti. Non si preoccupi tenente, siamo in perfetto orario con l'elicottero, e tra mezz'ora torneremo a casa come da programma-
- Non rischiamo di farci scoprire dalle fate se restiamo qui senza muoverci?- disse un'altro
- No sergente, sono tutte alla festa di Fonterossa, e le poche che sono qui stanno dormendo...se ci vedono, bhe...una fata in più, una in meno, il mondo non piangerà la loro mancanza-. I tre annuirono e continuarono a fissare il corridoio, mentre il comandante monitorava l'aggeggio elettronico. Dopo cinque minuti il comandante disse:
-Sergente, vada dentro e prenda il nostro pacchetto- il soldato assentì ed entrò dentro la biblioteca. Notò quindi una teca di vetro, dentro cui vi era un libro. Fece comparire sul visore una scritta, che indicava la presenza o meno di incantesimi. La scansione fù negativi. La "pompa", come la chiamavano comunemente i soldati, aveva prosciugato gli incantesimi di tutta la sala. Prese il libro dopo aver tolto la teca e lo mise nello zainetto che aveva sulle spalle. Quindi usci, richiudendosi la porta alle spalle. Fece un cenno al comandante e questi digitò sulla pompa, che ripristinò l'incantesimo. Il comandante prese la pompa e la rimise in tasca, rapidamente i quattro uscirono dall'edificio e scomparvero nel buio calandosi dalle mura, mentre poco dopo nugoli di fate ritornavano alla loro scuola.

14 Luglio, Venezia, Palazzo delle Rose Nere, ore 22,00

Via Lorenzello era strada sconoscuta di Venezia, un piccolo vicolo che si collegava a Piazza San Marco. In quella via non vi era niente di particolate. Le case erano tutte in stile rinascimentale, coi tetti rossi e balconi non molto grandi. Una casa della via degna di nota era Palazzo delle Rose Nere. Questo palazzo era stato fatto costruire da uno studioso durante la prima metà del '400. Il palazzo era alto quattro piani ed era ad base rettangolare, più larga che lunga. Il palazzo era famoso nella città per avere molti dipinti ed affreschi raffiguranti rose nere, da cui il nome, che si dicevano essere gradite allo studioso. Il palazzo passò di generazione in generazione fino a giungere fino ad oggi. Dal 1800 si era preso addirittura a chiamare gli abitanti del palazzo "delle Rose Nere" che nel 1956 era divenuto il cognome ufficiale della famiglia. Nella strada dinanzi al palazzo non vi era nessuno, ed i pochi lampioni illuminavano debolmente la via. La luna era alta, leggermente coperta dalle nuvole, non rischiarava di più l'ambiente. Due uomini entrarono del vicolo, passando dalla parte opposta a Piazza San Marco. Uno di essi portava un pantalone nero, mocassini blu scuro, camicia e giacca color notte. L'altro invece aveva un completo di scarpe da ginnastica, jeans, camicia e giacca di pelle neri. Al collo entrmabi avevano una catenina che terminanva con una piccola pergamena argentata. I due non parlavano tra loro. Il passo, calmo e pesante era l'unico rumore che si sentiva nel vicolo. Giunti dinanzi al Palazzo delle Rose Nere, bussarono alla porta, battendo due volte il pugno. La porta venne aperte ed i due entrarono. Si trovarono quindi dentro un salone, arredato da mobili di quercia e divani con la stoffa setata, originali del 1500. All'interno vi erano due soldati, a gambe unite, fucile in spalla. Vennero fatti salire al secondo piano del palazzo, da un maggiordono vestito elegantemente, con una giacca e pantaloni di seta, camicia bianca ed un papillion nero. Il viso austero e serio. Li scortò fino al secondo piano e li condusse verso una porta, ai cui lati stazionavano due soldati. Questi, ad un cenno del maggiordomo, aprirono la porta. I due uomini entrarono, mentre il mnaggiordomo richiuse la porta, restando fuori. All'interno vi era una tavola di legno di quercia, elegantemente rifinita in oro. Aveva una forma rettangolare, molto stretta ma lunga. Ad ogni lato vi erano dieci sedie, ed una sedia con i braccioli al capotavolo opposto alla porta. Candele sul tavolo illuminavano l'ambiente. Quattro poltrone al lato destro della sala, in legno e ricamate con seta bianca e rose nere, servivano per gli ospiti. Nella sala vi erano due uomini, di cui uno portava un cappotto a collo alto nero, che non lasciava vedere nient'altro, mentre l'altro portava una camicia bianca, con jeans azzurri. Sulla sedia dove era accomodato vi era appesa una giacca di colore azzurro.
- Vincenzo, Marco- disse l'uomo col cappotto ai due che entravano -attendavamo solo voi- sorridendo leggermente
- Ciao Franceso- disse quello con la giacca di pelle e che rispondeva al nome di Vincenzo
- Mattia, che fai non saluti?- disse invece Marco all'altro giovane, che dimostravana si e no venti anni. Questi mise le mani dietro la nuca, intrecciandole. I capelli giallo sole leggermento scompigliati. Si voltò, mostrando due occhi blu oceano, e sorridendo siu tolse le cuffie che teneva nelle orecchie
- Scusate, non ci speravo più di vedervi...e Francesco non è affatto un'ottima compagnia-
- Zitto, biondino- disse questo - dovresti portare più rispetto per i graduati- serio in volto
- Lo so perfettamente- rispose Mattia, calmo e sorridente, mentre avvolgeva le cuffie intorno ad un MP4 che teneva in tasca e che poi posò di nuovo nella giacca.
- Non discutete- disse Marco, che mise una mano nei capelli neri , liscandoli un po' -di certo non siamo qui in vacanza-
- Più o meno si- disse Vincenzo -sono due giorni che non facciamo niente- disse divertito
- Per una volta che il capo è clemente. E' andato con Giovanni a Tokio, maledetto...lo sapeva che volevo andare io in Giappone- disse Marco
- Bhe, ed allora? Lo sai che la sua guardia e Giovanni e dove va il capo va Giovannni- lo rispose Vincenzo
- Posso sapere una cosa...perchè siamo qui di grazia?- disse ancora
- Per parlare e discutere di questioni inerenti noi- disse Francesco
Bhe, allora facciamolo..ed una cosa, oggi dormiamo qui?- rispose Vincenzo.

Bene, eccomi di nuovo qui, con questo pazzo cross-over. Non so se vi piacerà e vi pregherei di recensire, cosi che io possa sapere se continuare o meno la mia opera. Sfido chiunque recensisca di cercare di indovinare gli altri protagonisti del racconto. Alla prossima!

  
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