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Autore: Mary_loveloveManga    18/07/2009    4 recensioni
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E anche il silenzio muta. Sembra chiasso. Il chiasso di tutte quelle parole che vorrebbero uscire, ma che rimangono nascoste.

Come se tutto fosse perfetto, ma incredibilmente sbagliato. E quella strana sensazione fosse solo un avvertimento.
Poi, tutto quieta.
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Piccola Shot senza troppe pretese. Scritta in un momento dove forse l'ispirazione era anche troppa XD.
Fatemi sapere cosa ve ne pare!
Dedicata a Emi-chan e Rò [Emiko92 e Roro]. Scritta con tutto l'affetto che provo per voi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Note dell’autrice che scrive fino alle tre di notte colpita dall’ispirazione*

Salve a tutti! Sì, sono sempre io e no, non mi sono ancora stancata di postare Shot invece di aggiornare Ombra XD. Però… va bene così. Oggi va tutto bene così.

È una giornata strana, sapete? Un momento sono triste, un momento allegra. Sarà il tempo? Boh, non riesco a spiegarmelo. Sarà quel che sarà, non importa. Non è una sensazione così fastidiosa.

A chi interessa, a proposito: il capitolo di Ombra è pronto, ma devo trovare il coraggio necessario a postarlo. Ed ora proprio non ce l’ho. Forse sono troppo stranamente felice, o forse questo periodo è strano e basta.

Fatto sta che ho paura. Non so neanch’io il perché, non cercate di capirlo, penso che sarebbe inutile.

Parlando della Shot!

L’ho scritta d’impulso ieri sera, presa da una non so quale ventata d’ispirazione. È stato strano: da tanto non mi colpiva così. Beh, meglio XD.

Sapevo perfettamente cosa ne sarebbe uscito. Per la prima volta avevo tutta la trama perfettamente in testa. È stato facile, davvero.

Forse perché sapevo a cosa e a chi sarebbe stata destinata.

È stato piacevole, comunque. Ed anche divertente, in ogni caso.

Spero di non essere caduta troppo nell’OOC, ma in alcuni casi è stato anche inevitabile.

Per il titolo ringrazio Emiko! È l’ultima strofa della canzone “Ranma e Akane no ballad”. Grazie, Emi-chan!

Beh… non so più che dirvi, ho finito le parole XD.

Ecco: una delle altre cose strane è che DEVO parlare. E lo faccio davvero troppo, probabilmente.

Insomma, ragazzi, chiamiamo la neuro XD!  

Bacioni!

Mary-chan

 

 

 

 

 

Senza parole, la tua mano nella mia è abbastanza

[E tutto va bene così com’è]

 

 

 

 

 

Alla mia pazza coccolosa Emiko. Perché le voglio bene, perché gliela devo e perché ormai il bisogno di scrivere qualcosa per lei era diventato insopportabile. Dovevo fare qualcosa per lei, è stato più forte di me.

A Roro, anzi, a Rossella. Perché è una persona meravigliosa anche se non se ne rendo conto e se la merita, questa Shot. Anche se forse è troppo poco per dimostrarle il profondo affetto che nutro per lei.

A voi, perché vi adoro e mi fate sentire veramente bene.

 

 

 

 

 

Tra la confusione, si fa spazio in mezzo alla folla accalcata che balla al ritmo della musica assordante che riecheggia nel locale.

Pesta qualche vetro rotto, cicche di sigarette che qualche sciocco ha buttato nella sala, cerca di schivare tracce di alcolici caduti sul pavimento, per non bagnarsi le scarpe.

Stringe tra le dita lunghe e affusolate il suo bicchiere, pieno per metà di uno strano cocktail verdino.

Strano, ma buono, pensa, prendendo a spallate un uomo ubriaco che le sta venendo addosso.

Odia questa discoteca. Troppo piccola. Sarà l’ultima volta che ci metterà piede, ha deciso.

Anche se si rimorchia bene.

Riesce, finalmente, ad appoggiarsi al bancone, discretamente al sicuro dalla massa di gente sudata che inizia ad essere sempre più incontrollabile.

Beve un altro sorso, piano, poi adocchia la sua accompagnatrice e le fa un cenno. La vede avvicinarsi sorridendo di sottecchi ad un ragazzo poco distante, che la guarda come se volesse mangiarla. Quella sorride languida, poi si volta verso di lei, cercando di raggiungerla in tutta fretta.

L’amico è fregato, poverino, presume lei. In fondo è carino… Probabilmente lo trova appiccicoso.

“Allora, Kagome: hai scelto la preda?”. La sua amica l’ha raggiunta e le parla, mentre ordina un drink al barista.

“Non ancora”. Muove la mano in modo circolare, vago. Sorseggia la sua bevanda. “Tu hai fatto conquiste, vedo”, le fa notare ridacchiando.

Sango la squadra esasperata, spiegandole di quanto fosse stata sciocca a non rendersi conto che quel ragazzo era troppo interessato.

“Può capitare”, la consola l’altra. “Mi spiace per lui, però. Ti sta ancora aspettando con ansia”, nota.

“E aspetterà ancora e ancora”, sottolinea, cercando di mimetizzarsi al bancone, per non farsi notare troppo.

L’amica osserva i suoi capelli castani, raccolti sulla nuca con due bacchette giapponesi, il nasino piccolo, leggermente arrotondato, gli occhi nocciola, grandi, illuminati, la pelle abbronzata, le labbra rosse e un po’ sottili, il fisico slanciato. Ride di gusto. Adora la compagnia di quella bella ragazza. La sua compagna d’avventure, senz’altro.

“Kagome, Kagome…”, la rimprovera l’oggetto dei suoi pensieri. “Invece di ridere, dovresti scegliere la preda, se non vuoi presentarti da sola, lo sai”, continua. “E poi non capisco perché tu ti sia ridotta all’ultimo, questa volta. Di solito ti applichi almeno due giorni prima, per questo lavoro”.

L’altra posa il bicchiere, ormai vuoto, sul bancone, dove viene presto recuperato dal barista, che l’osserva ammiccando. Lei fa finta di non notarlo, continuando a prestare la sua attenzione all’amica che ancora non ha ricevuto alcuna risposta.

“Questa sera m’ispirava. Sono sicura che lo troverò, Sango-chan. D’altronde non dev’essere perfetto. Mi serve e basta, poi potrò lasciarlo, lo sai anche tu. Non ho intenzione di trovarmi un uomo fisso con uno schiocco di dita, come pretendono loro. Continuerò a presentarmi alla villa con ragazzi diversi, spiegando loro ogni volta che no, non ho ancora trovato l’uomo della mia vita e che sì, lo sto chiaramente cercando. Così ora accalappio un bel ragazzo, domani lo porto dalla mia famiglia, lui mi scaricherà appena varcata la soglia d’uscita e saremo tutti contenti. Semplice come sempre, no?”, le domanda, sorridendo e ordinando un altro alcolico. Lo sceglie dalla piccola lista dei cocktail.

Questa volta è rosa, ha un ombrellino e una ciliegia. Il tutto coperto di panna, carino.

“No, non è così semplice, in realtà. Non so come tu possa vivere così, Kacchan”. La ragazza scuote la testa, rassegnata.

“Questione d’abitudine. Ormai non mi pesa neanche più”. Si sistema i capelli su una spalla. Beve un sorso.

Buono, ma era meglio l’altro.

“Trovato”, dice Kagome. “E… agganciato, ora”, sussurra soddisfatta di sé.

“Dov’è?”, chiede l’altra, osservandola attenta.

“A ore dodici per me, dietro di te. Mi sta fissando. Circa un metro e ottanta, muscoloso, molto sicuro di sé, a quanto vedo. Mezzo demone. Ha i capelli lunghi, argentati, degli occhi da favola e, oh!, quelle orecchie pelose sono davvero adorabili! Dovrò sbrigarmi a toccarle prima che mi molli. Chissà se me lo permetterà. Mmh… tu che dici?”

“Dico che il suo amico è uno schianto. A dopo Kacchan, vado a farmi offrire un drink!”, la saluta, facendole l’occhiolino.

Lei ride, poi torna a voltarsi verso il barista, cominciando a chiacchierare con lui.

Bene, bene. L’ho trovato. Ed ora… Sì, ora è il momento giusto, pensa, tornando a ballare in mezzo alla folla, sicura che presto avrà compagnia.

 

 

 

Si allontana da una ragazza che si sta strusciando contro di lui, evidentemente ubriaca, e si avvicina all’amico – capelli neri, raccolti in un codino basso, occhi azzurri, magnetici, un corpo che tutte le ragazze desiderano –, che balla con due ragazze. Con due barbie.

“Vieni, amico”, lo chiama l’altro. “Vieni a divertirti con noi!”, continua.

“Miroku…”, lo separa dalle due e l’aiuta a sedersi, in malo modo, su un divanetto di pelle rossa. “Quanto hai bevuto?”, gli domanda, irritato.

“Poco, poco. Poco, poco. Ehi, bellezza! Perché non andiamo a ballare?”, urla.

“Certo: poco, poco. Tanto per cambiare”, borbotta lui, accomodandosi anch’egli sul divano.

“Oh, su, Inu-chan! Un po’ di vita! So che non ti piacciono le discoteche, ma, andiamo! Guardati intorno! Non vedi che meraviglie della natura?”. Miroku gli dà una gomitata sul fianco, indicandogli qualche ragazza poco distante.

InuYasha sbuffa, staccandosi leggermente da lui e incrociando le braccia al petto, seccato. “Non chiamarmi Inu-chan, stupido maniaco. E poi non sono come te, io”.

“Lo so, lo so”, dice con fare saggio, dandogli una pacca sulla spalla. “So che ti manca ancora Kikyo, ma…”

Il mezzo demone ringhia.

“… Pensa alla cosa positiva: ora sei libero. Puoi andare con tutte le ragazze che vuoi, non ci pensi? Non ti sale un brivido d’eccitazione sulla schiena al solo riflettere su una cosa del genere?!”. Alza un po’ la voce, visibilmente emozionato. “Ora puoi fare tutte le cose che non potevi fare quando stavi con lei. Non sei più felice?”

In effetti…, pensa.

“E poi ti sei fatto mollare come uno scemo, lasciatelo dire. Quindi ora abbi almeno la dignità di conquistare un’altra bella fanciulla indifesa, che…”. Si ferma un attimo per massaggiarsi il punto in cui il suo amico l’ha appena colpito con un pugno. “… Sicuramente cadrà tra le tue braccia da principe”, termina, con una smorfia di dolore sul volto.

“Dici cose senza senso. Quelle sono cose che fai tu, porco, non io”. Alza un po’ la voce – aggressiva, in questo momento – per rimproverarlo.

Sta dicendo cose sciocche. Solo cose sciocche, si convince.

“Oh, ma che dici!”. Miroku si riprende subito, tornando allegro. “Tu sei uguale a me, in fondo e… guarda: là c’è una ragazza che sono sicuro sarà perfetta per te!”, conclude velocemente e quasi strillando, per evitare il secondo pugno che presto avrebbe ricevuto dal compagno.

Quest’ultimo si gira, drizzando le orecchie canine, curioso, per osservare questa misteriosa ragazza. Spalanca gli occhi, rimanendo per un momento scosso.

Alta, presume, circa un metro e sessantacinque, gambe lunghe, sottili, un didietro da far concorrenza a Jennifer Lopez, ventre piatto, seno decisamente abbondante, schiena da favola. Posa lo sguardo sui capelli corvini, ondulati, morbidi, che le arrivano quasi fino alle natiche, poi sul nasino piccolo e leggermente all’insù, successivamente sugli occhi, dove si ferma per qualche attimo di troppo. Un mondo color Nutella lo avvolge, lasciandolo senza fiato.

Si accorge di fissarla forse troppo tardi, quando anche lei ha incrociato il suo sguardo. Viene distolto dal suo amico, che reclama per un secondo la sua attenzione. Non sa perché, ma sente montargli dentro una voglia improvvisa di sbranarlo per averlo interrotto.

“Non pensare che somigli a Kikyo, perché sento che sono molto diverse”, gli riferisce.

“Sinceramente non era proprio la cosa a cui stavo pensando, Miroku”, mormora, pregando che lui non l’abbia sentito e torna a guardarla ridere con l’amica.

È bella, è il primo pensiero lucido che gli viene alla mente.

“Guarda che visino delizioso, Inu-chan! La trovo perfetta, per te!”, grida contento l’amico. “E guarda l’amica… Mmh, sì, proprio un’adorabile donzella! Penso che andrò ad offrirle un drink, ma prima… Scusa, amico, ma devo vomitare”, sussurra tenendosi lo stomaco, mentre corre in bagno.

“Ho bevuto poco, poco”, certo. E io sono una ragazza. È un caso clinico, mi devo rassegnare.

Riporta lo sguardo leggermente assonnato su di lei e la vede chiacchierare amabilmente col barista, che, nota, punta lo sguardo dove non deve, secondo lui.

E la gelosia, inspiegabilmente, prende il sopravvento.

Lo fulmina con lo sguardo, poi incrocia i suoi occhi. Un’ultima occhiata, poi la vede sparire tra la folla.

Mi aspetta, lo so.

“E io non la farò aspettare”, bisbiglia, mentre si alza dal divanetto rosso e la raggiunge in mezzo alla pista da ballo.

 

 

 

Lo cerca con lo sguardo, senza farsi notare, ma lo perde di vista.

Mentre continua a ballare, perfettamente a ritmo, continua anche a cercare intorno a lei, senza però riuscire a notarlo.

Non è che è andato via? No, impossibile, non può essere. Non ci credo.

“Ciao”, sente dire alle sue spalle. È sollevata. Sperava che lui non fosse tornato a casa.

Si gira, colpita da quella voce perfetta. E lo vede. Lì, di fronte a lei, sorridente. E lei pensa di morire, per un secondo.

“Piacere, Kagome”, si presenta piano, mentre allunga una mano verso di lui.

“InuYasha”. Il mezzo demone la stringe, continuando a sorriderle sghembo.

“Inu… Yasha… Mi piace, sì. Suona bene”, dice, mentre, imbarazzata, arrossisce leggermente.

“Beh, ti ringrazio”, risponde, anch’egli imbarazzato.

Il silenzio cala tra loro, mentre i colpi accaldati intorno si muovono e la musica sembra sempre più forte, assordante.

Come se qualcuno avesse alzato il volume, come se tutto intorno a loro sembrasse inappropriato. Come se qualcosa all’infuori di loro fosse inappropriato.

E anche il silenzio muta. Sembra chiasso. Il chiasso di tutte quelle parole che vorrebbero uscire, ma che rimangono nascoste.

Come se tutto fosse perfetto, ma incredibilmente sbagliato. E quella strana sensazione fosse solo un avvertimento.

Poi, tutto quieta.

La gente si calma. La musica – oramai insopportabile – diventa dolce, tranquilla.

Una scarica elettrica li attraversa e tutto continua a muoversi, con loro. Per loro.

È la prima canzone lenta della serata. Sarà una coincidenza? Kagome cerca di ragionare senza risultato, troppo distratta dalla mano del ragazzo che ha preso dolcemente la sua, anche se con imbarazzo.

“Ora”, comincia, “penso che un ballo sia d’obbligo, non credi anche tu?”

“Sì”, risponde. “Penso proprio di sì”.

Si avvicina lentamente a lui, le sue mani intorno al collo del ragazzo, la testa poggiata al suo petto.

Sente le mani di InuYasha stringerla per i fianchi.

Calore. Le piace.

Appena chiude gli occhi si trova in un altro mondo.

Solo lui e lei. Ed è tutto dannatamente perfetto.

Così perfetto che, forse, dovrebbe anche abbandonare tutto.

Così perfetto che, forse, è addirittura sbagliato.

Appena stringe la sua mano, però, tutto passa.

Tutto va benissimo così.

Perfetto o imperfetto.

Sente solo completezza.

E non sa spiegarsi cosa sta accadendo, perché sente che è assurdo, ma va bene.

Tutto va bene, in quel momento, con lui.

“Andiamo via”, lo sente sussurrare.

“Mh?”. Si desta. Apre gli occhi. Lo guarda.

“Questo posto mi ha stufato, andiamo via”, ripete.

“Sì, andiamo”.

Kagome recupera la borsa nel guardaroba, poi escono all’aria aperta.

Camminano tra le stradine circondate d’alberi di ciliegio, parlando piano, godendosi l’atmosfera.

Annullerò l’appuntamento alla villa, dai miei genitori. Voglio… voglio stare con lui, decide stranamente. Per questa volta va bene così.

“Ho voglia di una crepe alla Nutella”. InuYasha la guarda, ridendo appena, senza un particolare motivo.

“E questa voglia? Come ti è venuta?”. Ride anche lei, ora. È tranquilla. Le piace questa sensazione.

“Beh, ecco… Io…”. L’hanyou arrossisce, distogliendo lo sguardo. “Mi è venuta voglia e basta, okay? Non c’è un motivo particolare. Non ti capita mai?!”, dice irritato, tentando di nascondere il lieve rossore che si è impossessato delle sue gote.

I tuoi occhi, vorrebbe dire. Ma non è da lui dire cose così schifosamente sdolcinate. Soprattutto a una sconosciuta.

Anche se…

“Va bene, signor Le-voglie-mi-vengono-così-e-basta. Ma dove vorrebbe andare a prendere questa fantomatica crepe alle due di notte? È venuta voglia anche a me”, lo asseconda, divertita dal suo imbarazzo.

“Ecco, lì, in fondo alla strada, vedi? Ne fanno di squisite e a quest’ora sono aperti. E poi Rin sarà contenta di conoscerti, ne sono sicuro”. Annuisce, convinto delle sue parole.

“Rin?”

“Sì, la ragazza di mio fratello”.

Continuano a camminare, placidi, conoscendosi con calma, passo dopo passo.

È felice di come sia finita la serata. È felice per tutto.

So che non sarà mai completamente perfetto, ma… Tutto va bene così. Benissimo, sorride, mentre riesce a toccare le orecchiette morbide dell’hanyou, che brontola, falsamente arrabbiato.

Ed è serena, perché sente che riuscirà a farlo ancora e ancora.

  
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