Siamo le nostre scelte
-Avanti Dora-
-No, non posso-
-Non è vero che non puoi sono
sicuro che tu sai farlo-
-No, io…non ricordo più come ero-
-Io invece guarda
un po’, sono sicurissimo che tu sai esattamente come fare e come eri-
-Non ricordo davvero è più
forte di me-
-Dora- disse prendendo il suo volto tra le mani e
sollevandolo verso di lui – tu lo puoi fare, tu puoi fare tutto, perché non
vuoi ammetterlo, perché ti ostini a mentirmi – la voce si fece malinconica alla
fine della frase.
-Io non…- le parole si
ruppero, si stava mentendo, e la cosa peggiore è che lo stava facendo a lui,
lui che aveva rubato il suo cuore, lui che le donava la felicità in quei tempi
bui, lui che aveva rinunciato a tanto per lei, perché per qualche strano motivo
anche lui provava qualcosa per la sua stramba persona – Remus io….-
Ma come poteva mostrargli il
suo vero aspetto, nessuno la conosceva così, solo sua madre e suo padre l’avevano vista in quei rari momenti, quando ancora
adolescente, qualche volta, il suo potere aveva dei problemi, ma lei si
affrettava a cambiarlo appena possibile, lo odiava non voleva guardarsi allo
specchio.
-Ascoltami, Dora, non so cosa
tu possa pensare, ma non esisterà mai un aspetto talmente brutto da farti
allontanare da me, tu sei bella, tu sei bella dentro, non mi importa
che volto porti, che capelli sfoggi, o forse tu mi ritieni così superficiale-
-No, io mai, non è questo Remus,
lo sai che ti amo, e ti conosco, so che non sei superficiale, e mi piaci anche
per questo, ma è qualcosa di particolare, che mi fa male, io ecco… ok so farlo,
ma ho paura, ho paura di me stessa guardandomi allo specchio-
L’espressione
di lui si fece dubbiosa – non capisco Dora –
Lei sospirò disperata, andava
tutto così bene, tra loro si intende, il mondo magico
stava andando a rotoli, ma per fortuna avevano creato il loro piccolo mondo,
quando stavano insieme, imprigionati in quelle mura, tutto andava bene.
Ma da quella mattina, lui, si
aggirava per casa nervoso, un po’ assente, ma non
stava male, non più del solito, aveva qualcosa per la testa, e alla fine
schiarendosi la voce aveva chiamato la donna sul divano, l’aveva fatta sedere
vicino a lui, e dopo averle preso le mani tra le sue, le aveva chiesto
fissandola –Dora, io vorrei vedere il tuo aspetto, quello vero, quello che
avresti senza il tuo dono-
E lei era gelata tra lei sue mani, irrigidendosi.
Odiava se se stessa per quei
pochi particolari che erano la vera lei, quegli occhi, il naso e soprattutto i
suoi capelli. Sapeva che sua madre ci stava male, perché erano tutti caratteri
suoi, però capiva il suo dolore, e non le aveva mai
chiesto di rimanere con il suo aspetto reale, o di assumerlo, perché se avesse
potuto lei stessa si sarebbe cambiata tutto, ma non poteva, e voleva che sua
figlia fosse felice, con capelli rosa o no non le importava, le era sempre
stata grata per questo.
-Dora, tesoro…- il suo cuore
perse un battito, Remus era una persona dolcissima e passionale, dava se stesso
e non chiedeva nulla in cambio, ma aveva difficoltà a
esternare le sue emozioni, e nonostante stessero insieme da più di un mese e
mezzo, non diceva spesso quelle parole
dolci, non la chiama amore, tesoro, non con le parole almeno, ma negli occhi
glielo leggeva che si era concesso a lei in un modo profondo e forte.
Come sempre si era distratta, succedeva spesso guardandolo.
-Per favore per me è
importante - aveva insistito lui, anche se il suo tono
era delicato e dolce.
Non poteva più resistere, e
in un certo senso glielo doveva, lo amava, gli doveva questa cosa la verità, e
si sarebbe presa ogni sua reazione.
-Va bene, ok – aveva pronunciato con voce un po’ più acuta –mi serve un
attimo però, è vero che so farlo, ma la mia riluttanza non aiuta- lui annuì con
la testa e fece per lasciarle le mani, ma lei lo trattenne, stringendolo. Prese
un respiro profondo, espirò.
Poi arricciò il naso come
ogni volta che mutava il suo aspetto.
La pressione delle mani
dell’uomo non cambiò, mentre Tonks sapeva che il suo aspetto, a differenza, stava
cambiando, davanti ai suo occhi, e così decise di
riaprire i suoi e fissarlo.
Nemmeno la sua espressione
era cambiata, la stava guardando, la stava ammirando, vedeva
i suoi occhi correre sul profilo dl mento, le labbra, il naso e gli occhi. Era
certa che Remus conoscesse a memoria il suo profilo, e sicuramente avrebbe notato all’istante le differenze.
La notte sapeva che dopo aver
fatto l’amore, quando lei si rintanava tra le coltri, e chiudeva gli occhi
accanto a lui, lui rimaneva li, alzandosi su un gomito, e la fissava,
l’osservava e la mirava come si fa con un bel quadro, e poi dopo questo si
assopiva accanto a lei, lo sapeva, lo amava per questo, ma non glielo aveva mai
detto.
Nel momento in cui sentì un
movimento dal corpo di Remus, entrò in allarme, sentì la pressione del divano
cambiare, mentre lei pensò che si sollevasse. Quello che la stupì fu però il
fatto che non si sollevò per andare via, ma per avvicinarsi a lei. Ma non solo,
incredibile fu l’accenno di un sorriso sulle sua labbra.
Una mano sfuggi alla sua presa, mentre, l’osservava
sollevarsi, e delicata come un fiore si avvicinava al suo volto, afferrava un
ricciolo, nero e ribelle sul viso per portarglielo dietro l’orecchio. La punta
di un dito sfiorò la sua guancia, continuando il suo percorso, intorno al suo
occhio, e sfiorando il profilo del suo naso, scese sulle labbra, e in fine
raggiunse il mento, qui la sua mano si arrestò, accarezzandola, e con dolcezza
l’avvicinò a se, mentre il volto dell’uomo, si mosse verso di lei. Quando sentì
le sue labbra posarsi sulla sua testa, chiuse gli occhi, sentì poi le sue labbra
posarsi sulla punta del suo naso, sulle sue palpebre, e infine sulle labbra,
delicatamente si staccò, tornando composto, seduto, quando riaprì gli occhi,
con il cuore palpitante scoprì che il sorriso di Remus
si era allargato, sembrava emozionato, poi con un’espressione da ragazzo e
leggermente maliziosa disse.
-ho capito perché non volevi
mostrarmelo, avevi paura che mi innamorassi ancora più
in fretta di te-
Ninfadora si sentì avvampare,
il cuore non aveva ripreso ancora il battito normale incalzò ancora
-no… io ecco –
-non ti preoccupare, lo so
perché, l’ho sempre saputo, da quando ti sei dimostrata terrorizzata, ma
concorderai che è una piccola cosa che mi dovevi-
annuì con la testa.
Lui la rimirava ancora, fece
una breve risatina, e poi aggiunse – i tuoi occhi…grandi e neri, sono così
profondi, credo che potrei perdermi dentro, e sono
molto simili a quelli di Sirius –
Che strano, non aveva mai
pensato al confronto con Sirius, aveva sempre pensato a
un’altra persona, sorrise a questa cosa, mentre anche lui la scrutava.
- Hai anche i capelli di tua
madre, anche se a te stanno meglio, sono più ordinati e
eleganti i tuoi ricci, sembrano quasi boccoli – anche questa volta, l’aveva
stupita, aveva trovato dei pregi, le aveva fatto complimenti e l’aveva associata
a sua a sua madre, quando lei pensava…
- lo sai chi assomiglio, il mio naso, questo naso –
disse indicando il naso dritto e leggermente appuntito – solo lei…nella mia
famiglia lo ha così, ho anche i suoi capelli e gli stessi occhi, ho il volto di un’assassina, di un mostro.- Disse
scaldandosi, disperandosi. Lui non cambiò espressione sembrava come se lei non
avesse detto nulla.
- hai anche il mento, le
fossette e la forma del viso di tuo padre, ma questo già lo sapevo,
li hai sempre –
- per favore di qualcosa Remus
–
- cosa
vuoi che ti dica? Ti amo, e ti trovo bellissima, tu non sei lei Ninfadora, non
lo sarà mai, non sarà un naso che assomiglia a…, o gli occhi di…, a dar ciò che
sei, non sei Bellatrix –
disse con ardore e sottolineando le ultime parole.
La ragazza sospirò, sollevata
e rincuorata da queste.
- non sai quante volte casa
mia è stata perquisita solo per il cognome di mia madre, in parte sono
diventata auror anche per questo, per avere più giustizia, e cambiare
l’opinione sbagliata, che al ministero, si aveva della mia famiglia.
- E ci sei riuscita, tu non
sei lei, tu e tua madre avete scelto con chi stare,
cosa essere, noi siamo le nostre scelte, tesoro, ricordalo, e le tue ti hanno
portata qui, bella e giovane auror, membro dell’ordine della fenice, pupilla di
alastor moody, e la donna che amo più di ogni altra cosa al mondo –
L’emozione che la scosse, le
diede una scarica elettrica, gli occhi cominciarono a pungerle, mentre
d’istinto si gettava su di lui, tra le sue braccia forti, tra il suo
confortante calore, e lui la stringeva a se con forza come se avesse paura che
si allontanasse.
Rimasero alcuni minuti a
cullarsi, quando infine sciolsero l’abbraccio, Remus rimase ancora qualche
minuto a fissarla poi fece un sospiro profondo.
-Ecco, io, Dora c’è un motivo
preciso perché ti ho chiesto di modificare il tuo aspetto, di
essere te stessa in tutto e per tutto, anche se non è quella la parte di
te che mi interessa…comunque ecco io devo dirti una cosa, chiederti una cosa- .
Ninfadora, spiazzata dal tono
profondo e serio di Remus, si incupì e le sopracciglia
si accigliarono, mentre con gli occhi lo fissava intensamente.
-Ecco, ehm…ehm, Dora, tesoro, sai quanto io
ti adoro, e ti amo, anche se si, qualche volta la timidezza e la riservatezza
mi impediscono di aprirmi completamente, purtroppo… la mia vista è stata
difficile e faccio fatica a esprimermi, ma quello che provo per te è
assolutamente oltre ogni mia aspettativa, e oltre ogni altra cosa mai provata.
So anche, che quello che ti sto dicendo, o almeno ci provo, se non mi sarò
ingarbugliato già a metà, è fuori dai miei normali
canoni, io sono una persona paziente e riflessiva, prendo tutto con calma, e
magari tu giovane quale sei, in condizioni normali avresti qualcosa da ridire. Ma pensaci, viviamo in un tempo, imperfetto, dove non
sappiamo dove e se ci saremo domani, non sappiamo su chi poter contare, non
sappiamo a chi poterci appoggiare, non c’è lavoro, e non c’è più una vita
normale che scorre, secondo i suoi ritmi, in questo momento viviamo uno per
l’altra, aiutando i pochi che ci sono fidati, e perseguendo gli ideali che ci
accomunano, vivendo di noi e dell’altro. Ti prego consideralo attentamente,
perché vorresti chiederti una cosa importantissima, va bene? – assorbendo ogni
sua parola, annuì velocemente con la testa, mentre l’agitazione si impossessava del corpo, e nello stesso momento il corpo
dell’uomo che amava si sollevava leggermente, per poi abbassarsi, al lato del
divano, in ginocchio.
- Prendendo in considerazione
tutto questo, e il fatto che ti amo, Ninfadora Tonks,
tu…vorresti sposarmi?-
Mai parole, l’avevano colpita
così tanto, nessun incantesimo avrebbe potuto scuoterla così, come fecero
quelle parole, mai avrebbe pensato di poter contenere
quella gioia. Lacrime, cominciarono a scendere dagli occhi, e un singhiozzo sfuggi al controllo, precario, inghiottì, e sorridendo, e annuendo
con la testa, cominciò a pronunciare.
-si…si…si…si- non smetteva
mai di ripeterlo, l’avrebbe voluto dire infinite volte finché dalla gola non
sarebbe uscito che un rauco si, si avrebbe voluto solo
lui, si lo avrebbe voluto milioni di volte, si a lui, si lui che amava, si che
fosse lui la persona con cui dividere questo tempo.
Ma i si morirono sulle sue labbra,
quando in preda a un’emozione così forte da far
nascere anche nei suoi occhi, calde lacrime, l’aveva baciata, e stretta a se,
tra i cuscini del divano.
-cosa mi hai
fatto, ninfadora- disse a fior di labbra, con uno sfavillante sorriso,e
riappoggiando immediatamente le labbra sulle sua.
-ho ricordato al lupo come si
ama- rispose lei, tornando fra le sue braccia, da cui
neanche la morte l’avrebbe divisa.
Questa è la mia piccola
versione della storia.
Spero che almeno in parte sia
concordante con le vostre, adoro questi due personaggi e non smetterò mai di
pensare a loro, insieme e felici, incuranti della tragica fine che aspetta invece
loro, secondo quanto ci racconta zia Jo.
Spero la lettura sia stata
abbastanza piacevole.
Mi scuso per tutti gli errori
che potrete trovare, e se vorrete commentare o lasciare due parole, soprattutto
critiche
Le accetterò volentieri.
Vostra
FunnyPink