La libreria era irriconoscibile, così
avvolta dal fumo e corrosa da lingue di fuoco che divoravano come
belve fameliche gli antichi volumi conservati sugli scaffali,
consumando in una manciata di secondi quelle vetuste parole di valore
inestimabile e tramutandole in cenere.
In linea del tutto teorica, in accordo
con la sua natura demoniaca, quella visione avrebbe dovuto ispirare
un certo perverso godimento nell'animo oscuro di Crowley e magari far
affiorare un sorrisetto compiaciuto su quelle sue labbra affilate.
Trarre divertimento dalle disgrazie altrui, dalla distruzione e dal
caos non era forse una prerogativa degli esseri come lui?
Eppure, mentre Crowley arrancava tra le
fiamme che ruggivano e tentavano di morderlo, non provava altro che
un orribile, cieco terrore, nonché un frustrante e insolito senso di
impotenza.
Non temeva per sé, ovvio. Lui era un
diavolo minore e sebbene non avesse mai amato particolarmente il
sempiterno rogo infernale, il fuoco non avrebbe potuto arrecargli
danno più di un bambino che gli avesse fatto il solletico.
No, quella paura viscerale che gli
stringeva le interiora in una morsa d'acciaio, gli faceva girare la
testa e lo portava a rabbrividire nonostante la temperatura rovente
riguardava qualcos'altro... qualcun altro.
-Azraphel! Azraphel, brutto... brutto
stupido... Azraphel? Ci sei? -
Stentò a riconoscere la propria voce
che mai prima di allora aveva udito così incrinata dal panico, resa
tremante e acuta dall'angoscia che la animava.
Ma l'unico suono che rispose al suo
appello accorato fu quello delle fiamme crepitanti e della carta che
bruciava e si afflosciava inerme sotto di esse.
Dove poteva essersi cacciato quel
maledetto angelo?! Se Crowley l'avesse trovato intento a mettere in
salvo qualcuno dei suoi preziosi libri invece di se stesso... be',
gli avrebbe insegnato qualcosina a proposito delle priorità di cui
tener conto in situazioni potenzialmente letali.
Non che Azraphel corresse realmente il
rischio di morire, essendo un'entità sovrannaturale di origine
divina, ma, a differenza dei demoni dell'Inferno, gli angeli
tendevano ad avere un livello di sopportazione del fuoco oltremodo
basso e di certo quell'esperienza si sarebbe rivelata tutt'altro che
piacevole per il suo più vecchio amico... be', l'unico amico che
avesse mai avuto, in effetti.
Razionalmente, Crowley sapeva che quel
comportamento non aveva senso e non era dignitoso per un esponente
della stirpe infernale. Affannarsi in un edificio in fiamme
strillando il nome di un angelo con quel timbro da donnetta isterica non si addiceva affatto a un essere del suo rango.
Ma, in fondo, gli era mai davvero
fregato qualcosa di cosa pensassero di lui i suoi superiori? Viveva
sulla Terra da millenni ormai e si era adattato perfettamente alle
comodità e agli agi della vita umana, dai quali non aveva nessuna
intenzione di separarsi malgrado gli altri diavoli bigotti, di vedute
decisamente più ristrette e limitate rispetto alle sue, non
vedessero di buon occhio questa sua passione per i mortali. Eppure se
ne era sempre infischiato.
Inoltre, l'urgenza di trovare Azraphel
e portarlo in salvo da quel terribile incendio era assai predominante
su qualsiasi eventuale sentimento di vergogna per quel suo
imbarazzante accesso d'ansia. Una volta sinceratosi dell'incolumità del
suo amico celestiale, Crowley avrebbe avuto tutto il tempo di
riflettere sulla sua condotta indecorosa.
- Ehi! Azraphel! Per l'amor di Di...
Per l'amor di Sa... Per l'amor di qualcuno! Azraphel! -
Chi poteva invocare a quel punto? Le
schiere infernali e quelle celesti erano parimenti impegnate ad
affilare le rispettive armi in vista dell'imminente battaglia finale
dove si sarebbe deciso il destino del mondo: a chi poteva importare
della sorte di un povero angelo che da seimila anni si era stabilito
tra gli umani e aveva fatto comunella con un demone?
In ogni caso, in quel drammatico
momento, Crowley avrebbe accolto a braccia aperte chiunque si fosse
presentato in soccorso di Azraphel, si fosse anche trattato di un
irritante cherubino con le alucce piumate, le guance paffute e i
boccoli biondi.
Ma era chiaro che non sarebbe giunto
nessun aiuto né dalle alte sfere celesti, né dagli antri sulfurei
dell'Inferno, né, tanto meno, dagli umani.
Erano soli. Erano sempre stati soli,
fin da quando, in tempi remotissimi, avevano deciso di fare della
Terra la loro casa. Erano lui e Azraphel, nessun altro.
Ma ora l'angelo era disperso chissà
dove in quel labirinto di libri arsi dalle fiamme e l'Apocalisse
incombeva funesta sul mondo che tanto gli era divenuto caro in tutti
quegli anni, senza parlare del fatto che i suoi stessi ehm...
“colleghi” gli avevano voltato le spalle bollandolo come
traditore e non vedevano l'ora di mettergli le mani addosso per
riportarlo nell'abisso di Satana e torturarlo per l'eternità.
Per la prima volta in tutta la sua vita
millenaria, il demone Crowley si sentì più solo che mai.