“Sei solo un bambino viziato!” riconosco questa voce, è la mia. La mia che riecheggia tra le mura, che rimbomba nelle mie spalle, mi ferisce le orecchie.
“Non dire che vorresti perdere, tu sei uno che non rinuncerebbe mai a vincere”
Ormai sono un fiume in piena. L'adrenalina mi scorre lungo i muscoli, il bisogno di uscire da quella situazione mi fa vibrare le ossa, e quelle parole che sono uscite dalla sua bocca mi fanno salire il rigurgito.
Lui mi fissa in cagnesco, come suo solito, eppure... Eppure assisto in prima fila ad uno spettacolo meraviglioso, un crack nei suoi occhi, un muro che si spezza, un vetro che si frantuma. È ferito nell'orgoglio, perché proprio io l'ho colpito nella sua parte più fragile, il suo ego.
Si avvicina, d'istinto mi paro con le braccia il viso, tanto è lì che mi colpirà. Ma la sua rabbia si scaglia nel muro.
Abbasso lentamente le braccia fino a farle cadere lungo i fianchi. È vicinissimo, come mai infrange costantemente il mio spazio personale?
Più spesso mi sono domandato il perché di queste sue azioni e...
“Stai zitto Deku!” Mi urla con la sua voce gutturale facendomi percorrere la schiena da un brivido a quel richiamo.
“Sento quelle cazzo di rotelle girare e mi fanno incazzare! Se devi pensare a qualcosa pensa a questa missione!” Alzo lo sguardo di colpo, ancora non mi capacito che lui riesca…
“Deku di merda! Ho detto di pensare a questa missione”
Lo vedrà dai miei occhi?
“Ho un piano" ringhia a denti stretti, avvicinandosi maggiormente e riferendomi all’orecchio quest'ultimo.
  Il piano è ottimo! Si sfila dal braccio una delle sue armi, per farmele indossare.
Infilo il suo "secondo" braccio.
C'è silenzio.
Un silenzio fin troppo inverosimile. Aggrottò le sopracciglia, che si stia concentrando?
Alzo lo sguardo e Vedo la sua figura rivolta di spalle,  poca luce che compare da quel vicolo illumina la sua figura, come se fosse riservata solo a lui, sembra quasi una di quelle scene nei fumetti, di quelle "epiche".
 Troppa epicità mi fanno sfuggire un “Sei fantastico Kacchan”.
Subito mi tappo la bocca, ora si che mi colpirà per davvero.
C'è tensione nell'aria e aspetto una reazione che tarda ad arrivare.
“Midoriya, la devi smettere”
La sua voce è roca, fin troppo seria, come se fosse ad un limite e lo avesse appena superato.
Il corpo immobile rivolto verso il prossimo attacco, maestoso. La testa s'inclina leggermente a destra, e una zona d'ombra si appoggia sul suo viso, rispetto al resto del corpo illuminato dal fascio di luce.
Rimango spiazzato. È un attimo, ma l'ho vista. L'ho vista.
Una lacrima. Una sola lunga lacrima.
Ma non ho il tempo di rifletterci, perché lui parte all'attacco, e io devo pensare a questa missione, solo a questa missione.