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Autore: whitewolfa    07/02/2019    0 recensioni
❝Inerme intrisa di scarlatto nella lunga e gelida nottata innevata d’inverno.
Una luna di sangue crudele e duratura.
Cupa e vischiosa come catrame rovente colato di un rosso rubino.[...]❞
Genere: Fantasy, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inerme intrisa di scarlatto nella lunga e gelida nottata innevata d’inverno.
Una luna di sangue crudele e duratura.
Cupa e vischiosa come catrame rovente colato di un rosso rubino.
Di una bellezza sconvolgente.
Di una luce sanguinante che illumina fievolmente un cimitero di corpi freddi e straziati.
La notte più persistente.
Uno sfondo marmoreo imbrattato da un fosco amaranto. 
Un sospiro flemmatico. Lieve nel risvegliare i sensi.
Prime luci dell'alba e si ridestano schegge di quarzo sfavillare cristalline fra gli occhi di un corpo artico.
Nitide vetrate risplendono nel riflesso di raggi caldi di un sole d'inverno.
Un sole mite che riscalda, sciogliendo lemme la candida superficie. 
Ella osserva.
La selva scura sembra essere inghiottita da colori vivaci.
Delle mura impediscono alla sua carne di percepire la fredda brezza mattutina.
Nel suo tremore riconosce la morbidezza di materiali con l'intento di mantenerla al caldo, nonostante la freddezza indissolubile che adesso alimenta le sue vene.
Abbandona il contatto con la seta, mentre ciocche albine e ribelli scivolano sul viso niveo, coprendo sulla veste un seno da donna che non le appartiene.
La mente dole di ricordi intorbiditi. Null'altro oltre quella notte cremisi.
Sussulta al contatto con il pavimento, invaghita da una strana sensazione.
Non il freddo, ma l'epidermide morbida, sprovvista di un manto dolce e d'avorio. 
La vista di quel vetro che traspare un orizzonte smeraldino, sfumato da colori intensi.
Un giardino curato, sommerso da fiori d'inverno. 
Le unghie trascinate sul cristallo in cerca di un incontro e le iridi acquamarina sensibili alla luce.
Una quiete pittoresca, nell'udire unicamente il canto di volatili lontani.
Una sinfonia leggera e profonda da lenire gli animi tormentati.



un rosso rubino. Di una bellezza sconvolgente. Di una luce sanguinante che illumina fievolmente un cimitero di corpi freddi e straziati. La notte più persistente. Uno sfondo marmoreo imbrattato da un fosco amaranto. Un sospiro flemmatico. Lieve nel risvegliare i sensi. Prime luci dell'alba e si ridestano schegge di quarzo sfavillare cristalline fra gli occhi di un corpo artico. Nitide vetrate risplendono nel riflesso di raggi caldi di un sole d'inverno. Un sole mite che riscalda, sciogliendo lemme la candida superficie. Ella osserva. La selva scura sembra essere inghiottita da colori vivaci. Delle mura impediscono alla sua carne di percepire la fredda brezza mattutina. Nel suo tremore riconosce la morbidezza di materiali con l'intento di mantenerla al caldo, nonostante la freddezza indissolubile che adesso alimenta le sue vene. Abbandona il contatto con la seta, mentre ciocche albine e ribelli scivolano sul viso niveo, coprendo sulla veste un seno da donna che non le appartiene. La mente dole di ricordi intorbiditi. Null'altro oltre quella notte cremisi. Sussulta al contatto con il pavimento, invaghita da una strana sensazione. Non il freddo, ma l'epidermide morbida, sprovvista di un manto dolce e d'avorio. La vista di quel vetro che traspare un orizzonte smeraldino, sfumato da colori intensi. Un giardino curato, sommerso da fiori d'inverno. Le unghie trascinate sul cristallo in cerca di un incontro e le iridi acquamarina sensibili alla luce. Una quiete pittoresca, nell'udire unicamente il canto di volatili lontani. Una sinfonia leggera e profonda da lenire gli animi tormentati.e più persistente. Uno sfondo marmoreo imbrattato da un fosco amaranto. Un sospiro flemmatico. Lieve nel risvegliare i sensi. Prime luci dell'alba e si ridestano schegge di quarzo sfavillare cristalline fra gli occhi di un corpo artico. Nitide vetrate risplendono nel riflesso di raggi caldi di un sole d'inverno. Un sole mite che riscalda, sciogliendo lemme la candida superficie. Ella osserva. La selva scura sembra essere inghiottita da colori vivaci. Delle mura impediscono alla sua carne di percepire la fredda brezza mattutina. Nel suo tremore riconosce la morbidezza di materiali con l'intento di mantenerla al caldo, nonostante la freddezza indissolubile che adesso alimenta le sue vene. Abbandona il contatto con la seta, mentre ciocche albine e ribelli scivolano sul viso niveo, coprendo sulla veste un seno da donna che non le appartiene. La mente dole di ricordi intorbiditi. Null'altro oltre quella notte cremisi. Sussulta al contatto con il pavimento, invaghita da una strana sensazione. Non il freddo, ma l'epidermide morbida, sprovvista di un manto dolce e d'avorio. La vista di quel vetro che traspare un orizzonte smeraldino, sfumato da colori intensi. Un giardino curato, sommerso da fiori d'inverno. Le unghie trascinate sul cristallo in cerca di un incontro e le iridi acquamarina sensibili alla luce. Una quiete pittoresca, nell'udire unicamente il canto di volatili lontani. Una sinfonia leggera e profonda da lenire gli animi tormentati.
   
 
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