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Autore: blackjessamine    10/02/2019    6 recensioni
Non è facile avere quattordici anni ed essere il secondogenito della famiglia Weasley.
Ci si deve confrontare con un fratello Prefetto che sembra in grado di raggiungere qualsiasi traguardo, un fratellino deciso a diventare il miglior studente di tutta la scuola, il peso della responsabilità di una fama da straordinario Cercatore.
Per non parlare, poi, di quanto sia facile commettere egli errori banali ma fatali. Perché, sì, chiedere al professor Kettleburn di poter assistere dei cuccioli di Crup potrebbe sembrare un'idea fantastica, ma nasconde pericoli inaspettati.
Fra morsi e infezioni, lezioni di volo, bevande illegali e feste impreviste, Charlie scoprirà che la tenacia e la determinazione di certe Corvonero vanno ben oltre ogni sua previsione.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pas de Deux '
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Capitolo 1
Come on, baby, light my fire






Stacey O'Malley odiava i bambini.
Occhioni grandi, faccette spaventate, vocine stridule, bacchette inutili in manine inutili.
Fosse stato per lei, Hogwarts avrebbe dovuto accettare solamente studenti a cui Madama Rosmerta non aveva bisogno di chiedere l'età, prima di servir loro un bicchiere di Whishey Incendiario.
E invece no, quei marmocchi sembravano essere ovunque, in quella maledetta scuola.
“Ripetilo!”
Il becco del corvo di bronzo si dischiuse con uno schiocco soddisfatto, e la sua soave voce riempì il corridoio fin troppo affollato:
“Che cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?”
“Niente!”
“Una risposta affrettata e dettata dalla frustrazione, mia cara. Decisamente, non la risposta adatta.”
Una bambinetta alta come un calderone e una bacchetta si lasciò scappare una risatina.
Maledetta primina impertinente, lei con le sue belle trecce bionde e quelle fossette sulle guance. Ah, sarebbe arrivato anche per lei il tempo dei brufoli e dell'eccesso di sebo, parola di Priscilla la Saggia!
“Senti, bella, perché tu e i tuoi amici non ve ne tornate a fare formine di sabbia sulle rive del lago?”
Stacey era stufa di dare spettacolo davanti a quel gruppetti di primini asserragliati sulla stretta scala a chiocciola che portava alla Sala Comune.
In cinque anni non aveva mai, mai dato la risposta sbagliata a quegli stupidi indovinelli. Possibile che il suo unico momento di debolezza dovesse avvenire proprio davanti a quel gruppo di mocciosi dall'aria annoiata?
“Se ti sposti, magari a noi chiederà qualcosa a cui sappiamo rispondere.”
Il solito favoritismo per i mocciosi. Stacey lo sapeva che quel maledetto pennuto aveva un debole per i nani, e, almeno fino a Natale, abbassava sempre un'ala per quelli del primo anno.
Ma no, certo che non si sarebbe fatta da parte per farsi bagnare il naso da quella treccioluta mocciosa.
“Stai zitta!”
Stacey si voltò a fronteggiare di nuovo il maledetto uccellaccio guardaporta, che, serafico, ripeté:
“Che cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?”
“Ascolta, pennuto, a me non pare per niente giusto che tu, un corvo, faccia domande sui corvi. Le nostre conoscenze non potranno mai essere alla pari, quindi questo indovinello è moralmente scorretto, quindi devi farmi entrare. Subito.”
Dopo cinque anni in quel castello freddo e sperduto nel nulla, Stacey faticava ancora a non picchiare il piede per terra quando qualche regola si frapponeva fra lei e l'immediata soddisfazione dei suoi bisogni.
Mai, in quindici anni di vita, qualcuno l'aveva messa di fronte a tante privazioni come Hogwarts. Non poteva cenare all'orario che preferiva; la domenica mattina doveva alzarsi prima delle undici se voleva trovare ancora la colazione; se gridava “Elfo!” non compariva nessuno, e, soprattutto, doveva dividere la stanza con altre sei ragazze. Una specie di tragedia, che però i suoi genitori avevano liquidato con tanta compassione un'alzata di spalle.
“Io sono bronzo fuso e magicamente modellato, ho solo la forma di un corvo. Suvvia, concentrati: che cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?”
Proprio quando un Incanto Esplosivo le stava per riempire la bocca, una voce acuta convinse Stacey a fermarsi:
“Poe ha scritto su entrambi.”
“Avresti anche potuto dire che su entrambi si trovano delle piume, ma si tratta comunque di un ragionamento corretto.”
La porta di legno priva di maniglia si spalancò, e il gruppetto di bambini del primo anno superarono rapidamente Stacey, correndo all'interno della sala comune.
La ragazza, però, rimase a bocca aperta a fissare la figura che aveva davanti: una ragazzetta poco più alta dei primini, con una massa scompigliata di capelli chiarissimi, il mantello pieno di fango, una mano fasciata e uno sbaffo color ruggine sulla guancia.
“Ma che cavolo...?”
Stacey era convinta che la sua amica Alhena la stesse aspettando nel loro Dormitorio, ma evidentemente la punizione di quel pomeriggio era andata più per le lunghe del solito.
“Muoviti!”
Si limitò a borbottare lei, spingendola piano oltre la porta aperta.
La Sala Comune era piuttosto affollata, e le due amiche, senza nemmeno scambiarsi un'occhiata, si diressero verso il Dormitorio delle ragazze del quinto anno, immerse in un fitto battibecco.
“Poe? Che roba è, si mangia?”
“Aprili ogni tanto i libri babbani, non ti farebbero poi così male, sai?
“Ma per piacere! Tu li leggi solo per darti un tono!”
“E per evitarti una figura di merda davanti ai nani!”
“Ha parlato la sorella di Hagrid!”

Stacey si lasciò cadere sul letto, esausta.
Quando Sean Jackson l'aveva invitata a studiare assieme a lui, quella domenica, lei aveva sperato in una intensa sessione di allenamento del muscolo orofaringeo dietro qualche scaffale nascosto della biblioteca. E invece quell'idiota l'aveva obbligata a ripetere infinite volte l'elenco dei sette Goblin di Roma. Ah, per tutte le coroncine di fiori della bella Circe, a Stacey non importava nulla nemmeno dei Goblin che aprivano la camera blindata della famiglia O'Malley ogni volta che lei chiedeva un regalo ai suoi genitori, figuriamoci di quelli vissuti mille anni prima in una città che nemmeno conosceva!
Oh, be', quello era lo scotto da pagare quando si decideva di uscire con un Caposcuola solo per fare un dispetto a quell'oca giuliva di Shirley Taylor. E perché Jackson aveva un fondoschiena niente male.
Gettando una rapida occhiata nel Dormitorio per accertarsi che quelle simpaticone delle loro compagne non fossero presenti, Stacey lanciò un'occhiata in tralice ad Alhena, intenta a sfilarsi con un calcio le scarpe sporche di fango.
Disgustoso.
Stacey attese che Alhena togliesse quel bendaggio di fortuna dalla mano, rivelando uno spettacolo di sangue e sporcizia di cui Stacey avrebbe anche fatto a meno, prima di sbottare, irritata:
“Be'? Non mi chiedi niente? Ho appena passato il pomeriggio assieme al Caposcuola dal fondoschiena più marmoreo di questo schifo di scuola, e la mia migliore amica non mi chiede niente?”
Alhena, però, in quel momento era un tutt'uno con l'ordinato contenuto del suo baule.
Quando finalmente riemerse, un sorrisetto trionfante e una bottiglietta di vetro scuro stretta nella mano sana, la ragazza domandò, con una venatura un po' irritata nella voce:
“Allora, com'è andato il tuo incontro con il fondoschiena del Caposcuola più marmoreo di Hogwarts?”
Contenta di poter finalmente riversare le sue sventure su quell'attenta ascoltatrice che Alhena sapeva essere, quando ne aveva voglia, Stacey si stiracchiò come un gatto, prima di iniziare a raccontare.
“Una vera merda, ecco com'è andato! Lui è... ehi! Aspetta un minuto!”
Alhena sollevò i suoi occhioni chiari dal batuffolo di garza che stringeva tra le mani.
“Sì?
“È il fondoschiena di Sean ad essere marmoreo, non Sean!”
Gli occhi di Alhena si sollevarono al soffitto in un moto esasperato.
“Tu dici? Eppure sono sicura che un pezzo di marmo potrebbe essere più elastico del suo cervello!”
Stacey le lanciò contro il suo cuscino con una precisione che, probabilmente, le sarebbe valsa un posto da titolare nella squadra di Quidditch. Posto che lei non avrebbe mai accettato, naturalmente, perché non ci teneva a farsi vedere sudata e spettinata da tutta la scuola.
“Merda! Stacey, sei proprio una cretina!”
Il colpo inaspettato aveva infatti colto Alhena di sorpresa, facendole cadere di mano la bottiglietta. Una chiazza di liquido denso e rosa si allargò sul copriletto di Alhena.
Stacey le prestò poche attenzioni: Sean non si era rivelato esattamente il partner del secolo, ma Alhena non aveva mai cercato di vederci qualcosa di buono. Insomma, la sua era un'ostinazione infantile: possibile che ce l'avesse ancora con lui solo perché, quando erano al primo anno, Sean era stato nel gruppo di ragazzini che l'avevano tenuta ferma mente Theodora Goldstein le sollevava la manica della divisa per accertarsi che non avesse il Marchio Nero? Insomma, all'epoca la guerra non era ancora finita, e Alhena era pur sempre una Macnair! Tutti a scuola sapevano quanto poteva essere crudele e sadico suo fratello Orpheus, già a tredici anni. E quasi tutti sapevano che c'era anche un terzo fratello Macnair, che era scomparso durante la guerra, e non certo aiutando gli Auror!
E quella volta Alhena non si era comportata in maniera molto diversa da Orpheus, visto che, anche senza bacchetta, era riuscita a dare fuoco ai cappelli di tutti e quattro quei ragazzini.
A interrompere quello spiacevole flusso di ricordi, un odore terribile si insinuò nelle loro gole, fin giù a stringere le viscere in una morsa prepotente. Un odore che a Stacey ricordò spiacevolmente il suo viaggio in Svezia e il surströmming.(1)
“Ma che cazzo!...”
Temendo di vomitare, Stacey corse a spalancare le ampie finestre del Dormitorio, accogliendo l'aria gelida della sera come una benedizione.
Senza smettere un secondo di imprecare, Alhena aveva fatto un fagotto con copriletto e lenzuola, e, pallida come un cencio, si era precipitata verso le finestre. Sforzandosi di non guardare in basso – Stacey lo sapeva che Alhena e l'altezza non andavano minimamente d'accordo – Alhena estrasse la bacchetta, e con un preciso movimento di polso fece levitare davanti a sé la palla di lenzuola.
“Incendiale!”
“Ma sei impazzita?”
Anche se le lenzuola erano ormai sospese in alto nel cielo cupo, la puzza si stava facendo sempre più intensa e soffocante.
“Muoviti, Stacey, io non riesco a fare due cose contemporaneamente! Incendiale, o finiremo per intossicare tutta Hogwarts!”
“I-Incendio!”
Balbettò Stacey, osservando la palla di lenzuola trasformarsi in una temibile palla di fuoco.
Nell'istante esatto in cui le fiamme lambirono ogni lembo di stoffa, l'odore nauseabondo scemò, improvviso come si era destato. Restava soltanto un vago sentore di zolfo, che Stacey accolse come se si trattasse di una boccetta di La vie en Asphodèle, il costosissimo profumo che sua madre acquistava ogni anno durante il suo abituale soggiorno a Parigi.
Stacey fissò a lungo la palla di fuoco che bruciava lentamente fuori dalla finestra, lasciando che le fiamme imprimessero solchi di luce nelle sue sensibili retine, ma alla fine si riscosse.
“E adesso che vuoi fare, restare tutta la notte qui ad aspettare che quella roba finisca di bruciare? Guarda che io un'altra punizione non ho certo intenzione di beccarmela!"
Non erano nemmeno le sei, per primi capelli bianchi di Morgana! Sicuramente qualcuno avrebbe notato una palla di fuoco fuori da una finestra della torre di Corvonero. E sicuramente qualcuno sarebbe finito nei guai. E quel qualcuno non poteva essere Stacey, nossignore.
Alhena, per tutta risposta, ridusse gli occhi a due fessure concentrate, piegando la testa da un lato.
Quell'espressione poteva significare soltanto una cosa: guai-in-vista.
Il polso sottile della ragazza scattò repentinamente verso l'alto, spedendo la palla di fuoco in una inquietante traiettoria ascendente.
"Reducto!"
L'incantesimo di Alhena andò a segno con millimetrica precisione: la palla di fuoco si disintegrò in una miriade di minuscoli frammenti dorati, che svolazzarono elegantemente nell'aria, volteggiando leggiadri come rimasugli di fuochi artificiali, spegnendosi ben prima di raggiungere anche solo le finestre del quarto piano.
Stacey tirò un sospiro di sollievo, tornando a lanciarsi sul suo materasso.
Tutto si era svolto molto velocemente: con un po' di fortuna, se anche qualcuno avesse visto qualcosa, avrebbe pensato solo a una confenzione fallata di quegli aggeggi del Dottor Filibuster, e non a quella squilibrata della sua migliore amica.
"Ma che cazzo era quella roba?"
Alhena, che era tornata a sedere con le gambe incrociate sul suo materasso tristemente nudo, rispose, piccata:
"Fegato di pesce scorpione con aggiunta di infuso di artemisia. Per la rabbia, sai..."
Stacey non l'ascoltò nemmeno: per lei le lezioni di Pozioni erano sempre state una pura e semplice tortura, e lo sarebbero state a prescindere da quel figlio di donna fin troppo cordiale del professor Piton.
"Spiegami solo per quale benedetto motivo hai pensato che spargere quella merda in giro fosse una buona idea."
Per tutta risposta, Alhena rispedì al mittente il cuscino di Stacey, puntualizzando:
"Perché quello non è mai stato nei miei piani, cretina. Se avessi aperto meglio gli occhi, avresti notato che io stavo cercando di versarlo su una garza intessuta con peli di Demiguise andino, che sono più o meno l'unica cosa che neutralizza il cattivo odore. A contatto con qualsiasi altra superficie priva di vita, la puzza aumenta di minuto in minuto, fino a diventare letale."
Questa continuava a non essere una buona ragione per possedere una schifezza del genere.
"E l'unica cosa che ti è venuto in mente di fare è stato dare fuoco alle tue lenzuola?"
Alhena le fece l'occhiolino, e sussurrò, con voce roca:
"Non ci posso fare niente se ho una natura focosa..."
"Tesoro, quelli sono istinti da piromane. Seriamente, hai un problema con il fuoco..."
Stacey rimase per un attimo in silenzio, pensando a come riportare il discorso sul suo disastroso appuntamento con Sean Jackson senza sembrare un'egoista concentrata soltanto su sé stessa, quando la vista del nudo materasso di Alhena la spinse a chiedere:
"Comunque, che cosa volevi fare con quel fegato di coso?"
Alhena alzò la sua mano destra, che ora sfoggiava inequivocabili segni di un morso ben assestato.
"È un ottimo cicatrizzante, e soprattutto l'unico antidoto alla rabbia dei Crup. Me l'ha dato Kettleburn quando ho iniziato a occuparmi di Sunshine."
Oh, maledizione, non un'altra tirata su quel maledetto Crup e i suoi cuccioli appena sfornati.
Durante il viaggio in treno, all'inizio dell'anno, Alhena si era accidentalmente trovata coinvolta in una rissa con un gruppetto di Serpeverde dal cervello di Troll, che erano scesi alla stazione di Hogsmeade sfoggiando sopracciglia degne di uno Yeti freddoloso. Il tutto, ahimé, era stato riportato al professor Vitious, che era stato costretto a mettere Alhena in punizione. Sempre che aiutare Kettleburn e il guardiacaccia a occuparsi di una Crup incinta potesse considerarsi una punizione, per Alhena. Da mesi ormai continuava a passare le sue domeniche pomeriggio con Sunshine e i suoi quattro cuccioli. La settimana precedente Kettleburn aveva praticato ai cuccioli l'incanto di Amputazione Indolore alla loro seconda coda – Hagrid ancora piangeva, quando qualcuno glielo ricordava – e quel pomeriggio Alhena avrebbe dovuto occuparsi di disinfettare il moncone.
Oh, be', non che a Stacey importasse poi tanto: i cani le facevano ribrezzo, a prescindere dal numero di code che potevano sventolare.
“Quindi ora ti verrà la rabbia? Ci ucciderai tutte nel sonno?”
Alhena si strinse nelle spalle, finendo di avvolgersi una garza pulita attorno alla mano ferita.
“Può darsi. Se mi vedete schiumare, magari portatemi in Infermeria.”
“Comunque, come hai fatto a farti mordere? Dicevi che Sunshine ti adora!”
Alhena fece una smorfia, gettandosi dietro le spalle una ciocca dei suoi lunghi capelli chiari.
“Non è stata colpa mia! Oggi c'era anche Weasley, che era decisamente troppo su di giri... voleva fare tutto lui, e si è messo in mezzo mentre io stavo già disinfettando Pallina di Riso. Sunshine deve aver pensato che in due volessimo fargli del male, ed ecco qui il risultato. Il suo braccio è messo peggio, comunque.”
Oh, ecco che finalmente la conversazione prendeva una piega interessante.
“Weasley, dici? Quale, il Prefetto?”
Stacey scandagliò rapidamente il suo schedario mentale, cercando di richiamare alla memoria le facce di tutti i Weasley che conosceva. Erano tre, se ricordava bene, tutti Grifondoro: un moccioso occhialuto al primo anno, un cercatore piuttosto bravo e un Prefetto discretamente carino.
Alhena fece una smorfia disgustata.
“Ma ti pare che passerei il pomeriggio assieme a un Prefetto e mi divertirei pure? Non sono quel tipo di persona, io!
Stacey, per una volta, decise di ignorare la frecciatina di Alhena – ma prima o poi se ne sarebbe vendicata, oh, sì che si sarebbe vendicata! – e rapidamente decise di depennare dalla lista di Weasley anche il moccioso: Alhena non si sarebbe mai divertita a fare la balia a un piccoletto.
Dunque doveva trattarsi del cercatore di Grifondoro. Stacey non ci aveva mai parlato: se le sue informazioni erano corrette, stavano parlando di un ragazzino del quarto anno, un tipo silenzioso e con qualche chilo di troppo, di cui probabilmente non si sarebbe mai ricordata, se l'anno prima non avesse frequentato per sei mesi il Capitano della squadra di Corvonero, il quale aveva passato gran parte dei loro ultimi appuntamenti a cercare una soluzione al dilemma causato da un cercatore tanto robusto e al tempo stesso tanto svelto.
Che noia. 
“Quindi ti sei divertita?”
Considerando che Alhena era tornata al Dormitorio con una mano insanguinata per colpa di Weasley-di-Mezzo, quella di Stacey aveva tutta l'intenzione di essere una domanda retorica.
Fu dunque con enorme stupore che osservò le gote solitamente esangui e impassibili tingersi di un bel rosso-imbarazzo.
Stacey si sollevò a sedere di scatto, fissando gli occhi in quelli di Alhena, che però sembrava ben determinata a evitare il suo sguardo.
“Esigo una risposta, signorina, non mi basta quella faccia da educanda innamorata!”
Alhena voltò la testa verso l'ingresso del Dormitorio, ignorando Stacey. Se avesse avuto ancora delle lenzuola, probabilmente se le sarebbe tirate fin sopra la testa.
“Alhena!”
Stacey, con un balzo, fu sul letto dell'amica, costringendola a guardarla in faccia. Oh, altro che rosso-imbarazzo. Alhena stava decisamente andando a fuoco!
Alhena, Miss-Statua-Di-Sale, Principessa dell'Indifferenza, Regina de Un-Secondo-Appuntamento-È-Già-Una-Relazione-Soffocante.
Alhena stava arrossendo come una ragazzina del secondo anno davanti al poster di Ambrosius Aforos col mantello aperto. Non che Stacey leggesse il Settimanale delle Streghe, naturalmente, quindi quel poster se lo era naturalmente solo immaginato.
Agile come un gatto, Alhena sgusciò via dalla presa di Stacey. Maledette le sue lezioni di danza classica che la rendevano scattante come l'ala di un drago. In un attimo Alhena si era allontanata dal letto, ed era corsa a nascondersi nel bagno del Dormitorio.
Come se quella parete sarebbe mai bastata a placare l'interrogatorio che già si stava formando nella mente di Stacey.
Con una luce minacciosa negli occhi, la ragazza tornò a sdraiarsi sul suo materasso, incrociando languidamente le braccia dietro la testa.
Alhena aveva bisogno di un piano, e Stacey era lo stratega che faceva per lei.
Alhena era sempre stata il suo braccio destro, la sua spalla, la voce della ragione che le aveva evitato di fare le sciocchezze più colossali e la vocina suadente che l'aveva convinta a lasciarsi andare nelle situazioni più imbarazzanti. L'aveva sostenuta e scortata, le aveva leccato le ferite quando avevano perso qualche battaglia e aveva festeggiato assieme a lei ogni vittoria.
Era arrivato il momento che Stacey ricambiasse il favore.
Weasley-di-Mezzo sarebbe cascato fra le braccia di Alhena Macnair entro le vacanze di Natale, quant'era vero che il padre di Stacey le avrebbe lasciato scegliere l'arredamento della loro nuova casa alle Canarie.






Note:

(1) letteralmente, aringa acida: piatto tipico della cucina svedese composto da aringhe fermentate per circa un anno, dall'odore talmente forte da essere solitamente consumato soltanto all'aperto.

"Che cos'hanno in comune un corvo e una scrivania?" è un quesito del Cappellaio Matto. Ha senso piazzarlo in bocca al corvo della Sala Comune di Corvonero? Certo che no. Ma io gli indovinelli li odio, e non sarei mai riuscita a inventarmene uno.

Detto ciò, benvenuti.
Questa sarà una mini long (mini per davvero: sono abbastanza certa di riuscire a restare entro i limiti dei tre capitoli) ambientata durante l'adolescenza del mio OC, Alhena Macnair.
Alhena compare, adulta, nelle mie storie "La danza delle spade" e "Adagio" (ancora in corso), ma sono abbastanza sicura che questa storiella sia tranquillamente leggibile e comprensibile anche se non l'avete mai conosciuta.
Giusto per avere qualche coordinata in più, immagino Alhena come la più piccola dei tre figli di Walden Macnair, una giovane Corvonero in lotta con la sua famiglia, che durante la seconda guerra magica si unirà all'Ordine della Fenice. Diventerà anche molto amica di Bill Weasley, ma solo dopo la fine della scuola.
Ammetto che questa è una storia senza la minima pretesa, nata di getto e senza aspirazioni: è un periodo non troppo felice, per me, e scrivere di certi eventi di "Adagio" mi sta letteralmente prosciugando. Ho bisogno di sciocchezze e leggerezza.
Spero comunque di riuscire ad aggiornare presto anche di là.
   
 
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