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Autore: Yle_Chan Love_anime    11/02/2019    1 recensioni
Non è facile sapere il momento esatto in cui si incontrerà la propria anima gemella.
Non è affatto facile soprattutto se il proprio cuore è già occupato da qualcun'altro. Qualcuno che non si potrà mai avere.
E questo Pegasus lo sa molto bene.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dragon Shiryu, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminava su e giù per la stanza, ripensando senza riuscire a fermarsi a quella strana conversazione.
Più ci ripensava, però, e meno riusciva a comprendere.
Quello che più lo preoccupava era il perché. Perché gli aveva rivelato una cosa del genere e soprattutto perché in quel momento?
Va bene che era considerato da molti un ragazzo di poco cervello, uno che agiva prima di pensare, e forse era vero, ma sfidava chiunque a cercare di raccapezzarsi in quel groviglio di pensieri.
Sicuramente aveva qualcosa in mente, non che la conoscesse così bene da poterlo dire con certezza. Anzi l’aveva vista solo una volta e tutto quello che sapeva di lei lo doveva alle lezioni di Castalia.
Eppure c’era qualcosa dietro alle intenzioni della Dea Afrodite.
Su quello non vi erano dubbi. Gli Dei non facevano mai nulla senza averne un tornaconto personale.
Ormai il tempo era agli sgoccioli e non sapeva bene come doversi comportare, né cosa avrebbe dovuto fare.
Sentiva il cuore battergli furioso nel petto e dovette sedersi per cercare di calmarsi. Avere un infarto era di sicuro l’ultima delle cose che avrebbe dovuto fare.
«“Pegasus fra tre giorni esatti a partire da oggi, allo scoccare della diciassettesima ora del giorno, incontrerai la persona a te destinata. Quella che il fato a scelto come compagna della tua vita”».
Questo era quello che gli aveva detto, prima di sorridergli in modo enigmatico e svanire nel nulla, nello stesso modo in cui era apparsa.
Aveva creduto di star sognando, ma era fin troppo sveglio. E quello che per molti sarebbe stato accolto come un segno della buona sorte per lui non era altro che l’ennesimo schiaffo in faccia.
Cosa se ne faceva lui dell’anima gemella quando la persona che amava da sempre era ormai lontana da lui ed in procinto di convolare a nozze?
Come poteva la Dea Afrodite credere che avrebbe potuto amare qualcun altro senza problemi?
Chiunque fosse la persona che avrebbe incontrato di lì a poche ore doveva sicuramente aver fatto irritare parecchie teste divine, per essere stata destinata a lui.
Ancora non lo sapeva probabilmente, ma se si fosse innamorata di lui sarebbe stata condannata ad una vita priva di amore.
Come potevano essere tanto crudeli?
Non potevano dimenticarsi di lui e spostare la loro attenzione su altre persone?
Il mondo era così pieno di persone bisognose di aiuto che proprio non capiva cosa ci trovassero in lui.
Certo era un Cavaliere di Atena, aveva salvato il mondo diverse volte, ma non voleva quel tipo di riconoscimento.
Una fornitura a vita di cibo sarebbe stata più che sufficiente ed invece dovevano tutti giocare a fare Cupido.
Poi chissà se fosse tutta colpa di quel cicciottello con le ali.
Beh se pensava di centrarlo con le sue frecce, si sarebbe scontrato con un muro di ostinata indifferenza.
Aveva giurato di non amare nessun’altro, non ci sarebbe riuscito comunque nemmeno volendo.
L’unica cosa che voleva era vivere la sua vita in tranquillità, comportandosi da amico o fratello e seppellendo i suoi sentimenti in profondità nel suo cuore.
Il ticchettio del grande orologio a pendolo non faceva altro che segnare l’inesorabile scorrere del tempo.
Non che avesse bisogno di guardare un qualsiasi orologio per saperlo.
Afrodite aveva ben pensato di dotarlo di un magico conto alla rovescia.
Sul suo polso sinistro vi era un cerchietto d’oro che andava via via chiudendosi. Quando si fosse completato il tempo sarebbe scaduto.
Erano giorni che girava con una polsiera, nel vano tentativo di dimenticarsi della predizione della Dea.
Era arrivato perfino ad evitare i suoi amici per un’insana paura di potersi ritrovare davanti uno di loro.
Sarebbe stato uno scherzo di cattivo gusto. Come avrebbe potuto ignorare i sentimenti di uno dei suoi compagni
Come avrebbe fatto ad andare avanti sapendo che la propria anima gemella fosse uno di loro e non poterlo ricambiare come avrebbero meritato.
Razionalmente sapeva che non avrebbe potuto essere nessuno di loro.
Crystal aveva in mente solo Daisy. Formavano anche una bella coppia, era bello vederlo con le difese abbassate ogni tanto.
Andromeda aveva solo suo fratello per la testa e la stessa cosa valeva per Phoenix. Sirio, Sirio beh lui aveva Fiore di Luna.
Perciò, a meno che non fosse uno degli altri cavalieri, e sperava vivamente non fosse Asher, poteva escludere i suoi amici.
Egoisticamente parlando avrebbe avuto meno sensi di colpa verso una persona estranea.
Si prese la testa fra le mani, stava diventando pazzo per niente.
Magari era tutta una presa in giro e gli Dei volevano solo divertirsi con lui.
Tutta quella faccenda era assurda. Lui che aveva combattuto cavalieri d’oro, pazze divinità e mezzi zombie redivivi aveva paura di incontrare una persona.
Per questo era sicuro che avrebbe potuto benissimo essere preso in giro per tutto il resto della sua vita.
Ma se le parole della Dea potevano anche essere un inganno, il tempo che scorreva e l’imminente chiusura del cerchio luminoso sul suo polso non lo erano affatto.
«Ora basta!» urlò, alzandosi.
Aveva decisamente bisogno di aria.
Era stupido da parte sua uscire da casa sua. Se voleva evitare di incontrare quella persona doveva starsene rintanato in casa sua.
In quel modo le probabilità di incontrarla erano praticamente zero.
Era sicuro però che rimanendo lì sarebbe impazzito. In più il tempo rimanente gli sembrava sufficiente per arrivare al porto e prendere una piccola barca ed andarsene in mare aperto per qualche ora.
Si quello era un buon piano. A meno che non fosse stata un pesce, una sirena o un uccello la sua cosiddetta anima gemella non avrebbe potuto trovarlo.
Non gli importava se così facendo avrebbe potuto far alterare la Dea Afrodite. A lei avrebbe pensato dopo.
Così uscì sbattendo la porta, deciso a compiere di corsa il breve tragitto fino al porto.
Come un pazzo evitava come la peste qualsiasi contatto con le persone che camminavano per la strada. Affidandosi ai suoi sensi da cavaliere per evitare di finirvi addosso.
Ma i suoi sensi che tanto lo avevano salvato in passato fallirono miseramente e Pegasus finì contro il petto di un passante.
Il colpo lo mandò gambe all’aria e cozzò con il sedere il duro asfalto del marciapiede.
«Ahi!» disse massaggiandosi la parte offesa.
«Pegasus?».
No. No. No.
Non in quel momento. Perché?
Non poteva essere lì, perché era lì?
«Sirio».
Come avrebbe fatto a lasciarlo lì e scappare?
Quello era veramente un tiro mancino. Giocavano veramente sporco sull’Olimpo.
Abbassò la testa, rassegnato ormai al suo destino. Il tempo stava scadendo e avrebbe incontrato la persona che avrebbe dovuto amare con Sirio presente, per divertente ironia della sorte.
«Dove stavi andando così di corsa?» gli chiese allungandogli una mano, per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Beh stavo scappando dalla persona che dovrei amare, perché non posso farlo dato che la persona che amo più di me stesso sei tu.
«Al porto… io… volevo andare in barca».
Ovviamente non poteva dirgli la verità. Mentirgli era la cosa che più odiava al mondo, ma non aveva altra scelta.
«Da quando sai andare in barca?».
Pegasus scrollò le spalle, evitando accuratamente il suo sguardo.
Se non lo guardava in faccia, poteva forse riuscire a sopravvivere.
Poi un pensiero lo fulminò «Ma tu che ci fai qui?» chiese, marcando il tu «Non hai un matrimonio da preparare?».
Un matrimonio a cui era stato invitato ed a cui non avrebbe potuto mancare.
Sirio parve in difficoltà. Impiegò diverso tempo per rispondere.
«Io… non mi sposo più».
Quelle parole ci misero un po' per penetrare la mente stanca di Pegasus, ma una volta arrivate a destinazione ebbero la risonanza di un colpo di cannone che gli fecero alzare la testa verso Sirio.
Ora era Sirio a guardare ovunque tranne che lui.
Prima di riuscire a parlare Pegasus balbettò ed incespicò per diversi secondi, sconvolto dalla portata di quelle parole.
«Tu. Tu non ti sposi più» disse «Come mai?» chiese subito dopo, accorgendosi che mancasse il dettaglio fondamentale, ovvero il motivo.
Sirio stava per rispondere, quando il polso prese a bruciargli, tanto che fu costretto a togliere velocemente la polsiera.
«Pegasus cosa ti succede?».
Sirio preoccupato cercava di fare qualcosa per aiutarlo.
Pegasus si diede dell’idiota. Aveva perso tutto quel tempo ed ora era troppo tardi, poteva succedere da un momento all’altro.
Le campane presero a scandire i rintocchi nell’esatto momento in cui il dolore cesso.
«Devo andare via subito» disse Pegasus nel panico.
«Come?» chiese Sirio, che non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
«Aspetta devo dirti una cosa prima».
Pegasus non aveva la forza per allontanarsi da lui, figuriamoci per scappare a gambe levate.
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«Io ho lasciato Fiore di Luna».
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«L’ho lasciata perché ho capito di non amarla».
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Pegasus ebbe un tuffo al cuore, non poteva essere vero. Non lo aveva detto sul serio.
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«Ma hai sempre detto?» disse in un sussurro.
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«Lo so, ma ho sempre seguito solo l’abitudine».
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«Ho avuto una… ehm… conversazione illuminante».
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Non dirmi che! Pensò Pegasus.
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«So che forse sto per fare qualcosa che distruggerà per sempre la nostra amicizia ma».
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«Pegasus io ti amo».
Le diciassette arrivarono, il cerchio sul polso si chiuse, allargandosi fino a contenere entrambi per poi sparire.
Pegasus rimase bloccato, non era sicuro di sentire il suo cuore.
Non riusciva a fare altro che guardare Sirio in volto e respirare come dopo una corsa di migliaia di chilometri.
«Pegasus stai bene? Io… ho sbagliato… ti prego dimentica tutto… io».
La frase bloccata sulle sue labbra da quelle irruente e bisognose dell’altro.
Sirio sbatté le palpebre sorpreso. Compreso che quello dell’amico non fosse un rifiuto, sorrise ricambiando quel bacio che entrambi avevano aspettato e che entrambi bramavano come ossigeno.
«Ti amo anche io. Ti amo da sempre» gli disse Pegasus, prima di rifiondarsi sulle labbra della sua anima gemella.
Perché non poteva essere altri che lui la sua anima gemella. L’unica persona che avrebbe potuto amare per l’eternità.
In fin dei conti Afrodite non l’aveva preso in giro. Avrebbe dovuto ricordarsi di ringraziarla. Più tardi.
Per intanto rimasero abbracciati l’uno all’altro godendosi appieno quel momento solo loro. Gustandosi senza barriere il loro indissolubile amore.
 
E poco importa se dietro a tutto si trovava Afrodite.
La Dea stanca che sua sorella Atena avesse tutto ciò che desiderava e sapendo che fosse in procinto di prendersi anche il Cavaliere di Pegasus, aveva fatto in modo che lui e il ragazzo che amava si decidessero a dichiararsi.
E poi lei amava da matti le storie Yaoi a lieto fine.
 
   
 
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