Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Damarwen    11/02/2019    1 recensioni
“...forse avrei dovuto permetterti di spiegarmi come affrontare la delusione negli occhi della gente.
E il sospetto negli sguardi.
Ma ero esausta, Severus.
E dovevo liberarmi di questa stupida maschera.
Come ho fatto con te.
Fracassandola insieme ad una tazza sul pavimento del tuo salotto.
E adesso tocca a loro.
Tocca a lui.
E non capirà.
Perché non ha mai capito.
E non è abbastanza forte.”
Il seguito di “forse un giorno ti accorgerai...”
Quando le verità vengono a galla, quando le maschere cadono, i legami si spezzano e l’amore vince.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un bentornato a tutti i miei lettori e un caloroso benvenuto a chi ancora non mi conosce.
Eccomi qui, con una nuova one-shot che va ad aggiungersi alla piccola serie di racconti già pubblicati su questo sito.
Siccome sono una scrittrice un po’ stramba e scrivo le cose di getto, senza un ordine temporale mi permetto di fare un po’ di chiarezza e di fornirvi una piccola cronologia dei vari racconti che compongono per intero la storia.
Così che, anche un lettore appena arrivato sui miei scritti, possa capirci qualcosa senza pensare di avere a che fare con una pazza (che forse un po’ pazza comunque è…).
Inserirò i vari link così che la lettura sia più agevole per tutti.

-La prima da leggere in ordine temporale è una piccola long di cinque capitoli intitolata

 CINQUE GIORNI

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3813384&i=1


-La seconda è una one-shot intitolata

 ADDIO

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3818567&i=1


-la terza è un’altra one shot intitolata

 FORSE UN GIORNO TI ACCORGERAI…

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3808561&i=1


E per ultima, ma non per finire, arriva questa.

Scriverò il seguito nei prossimi giorni, non appena l’ispirazione busserà di nuovo alla mia porta.

Mi sono resa conto di non essere capace di inserire il link diretto perché sono un po’ imbranata ma spero che riusciate a copiarlo e incollarlo lo stesso (accetto suggerimenti dai più esperti per capire come fare)

Intanto vi auguro una buona lettura e, come sempre, vi ringrazio per il tempo che vorrete dedicarmi e per le vostre impressioni alle quali tengo davvero tanto.



LIBERI

L’aria della sera è densa di polvere.
Sembra che ricopra ogni cosa con la sua coperta impalpabile.
La luce è fioca. 
Trema nell’ultima concessione del sole, prima di abbandonarsi ad un buio che sembra fatto di velluto.
La tana si staglia in lontananza, sfidando grosse nuvole cariche di pioggia.
Quella che è stata casa mia.
Che mi ha accolto quando non avevo più niente.
Fino a ieri.
Quando sono scappata a casa tua.
Lontana da Ron.
Da una famiglia che mi soffocava.
E da un futuro che non ho mai desiderato.
E ora mi trovo immobile. 
Con le scarpe affondate nel fango.
A cercare di trovare il coraggio per dirglielo.
Per raccontargli di te.
Di noi.
E per provare a chiedere scusa.
A lui.
E a tutti gli altri.
Per la finzione alla quale mi sono costretta.
Alla quale mi hai costretta.
Pensando di salvarmi.
Ma adesso basta.
È giunto il momento della resa dei conti.
E non sono abituata a farmi vedere con un mostro senz’anima.
Io che sono stata la studentessa modello.
L’esempio da seguire.
L’amica perfetta.
E la fidanzata impeccabile.
E forse avrei dovuto permetterti di spiegarmi come affrontare la delusione negli occhi della gente.
E il sospetto negli sguardi.
Ma ero esausta Severus.
E dovevo liberarmi di questa stupida maschera.
Come ho fatto con te.
Fracassandola insieme ad una tazza sul pavimento del tuo salotto.
E adesso tocca a loro.
Tocca a lui.
E non capirà.
Perché non ha mai capito.
E non è abbastanza forte.
Avverto le mie gambe muoversi incerte verso una porta che promette un calore ormai scomparso dalle mie membra.
La raggiungo con qualche passo fatto di fretta.
Chiudo gli occhi.
Inspiro ancora una volta l’aria gelata della sera.
Busso.
La luce calda di un camino e di una casa piena d’amore mi acceca per un attimo.
-    “Hermione, tesoro! Dove sei stata? Ci hai fatto preoccupare…”
La voce di Molly mi stritola il cuore.
Così come lo fa il suo sorriso carico di dolcezza.
Mi abbraccia.
Io resto immobile.
Incapace di fingere ancora.
-    “Devo parlare con Ron, Molly.”
Lo sussurro tra i suoi capelli che si intrufolano nella mia bocca.
Lei mi allontana leggermente.
Sorride.
Mi guarda con una complicità che non so sostenere.
-    “Abbiamo avuto tutte paura quando ci è stato chiesto, Hermione. Ma vedrai che andrà tutto bene. Siete perfetti insieme…”
Vorrei solo scappare.
Correre lontano da questa casa.
Da questa verità che ho paura di sbattere loro in faccia.
E dal dolore che porto nascosto nel petto, pronto ad esplodere tra queste mura e a travolgere ogni cosa.
-    Devo vederlo Molly. È in camera sua?”
Lei mi guarda con un accento di sospetto.
Forse ha capito.
Forse no.
Non mi importa.
Devo dirle la verità.
Ma prima devo dirla a lui.
A Ron.
Perché, infondo, non ha mai fatto niente di male.
Se non essere diverso da tutto quello che ho sempre voluto.
Se non essere diverso da te, Severus.
Attraverso la cucina ingombra di pentole, di piatti decorati, di sedie e di maglioni ai ferri lasciati a metà.
Mi dirigo verso le scale.
Affronto il primo scalino, lasciando che lo scricchiolio del legno invada la stanza.
Ho il fiato corto.
Le mani sudate.
E il cuore in gola.
Salgo lentamente.
Con fatica.
Supero la porta della stanza di Ginny.
Sento gli occhi pizzicare.
Continuo ad avventurarmi sempre più in alto.
Appoggiata ad un corrimano che sembra infondermi un briciolo di forza.
Raggiungo la porta di Ron.
Il tempo per scappare è volato via.
E mi ritrovo qui, sola.
Davanti ad una responsabilità che vorrei eludere.
Da cui vorrei poter scappare.
Chiudo gli occhi un instante.
Ripenso al tuo sguardo nero, Severus.
Così gelato.
Eppure così dannatamente rassicurante.
Così immensamente necessario.
Abbasso la maniglia.
Socchiudo la vecchia anta di legno sbeccato.
La luce calda e tremolante della stanza di Ron mi colpisce il viso come farebbe uno schiaffo.
-    “Mamma, lasciami perdere…ti ho detto che non ho fame!”
La sua voce è sottile.
Stanca.
Lo vedo seduto sulla sedia di fronte alla finestra.
Con la bacchetta a rigirare stancamente tra le mani.
-    “Ron…”
Sussurro.
Lui si volta.
Gli occhi spalancati.
L’espressione incredula.
Resta fermo per un momento.
Poi spalanca le labbra in un sorriso che mi trafigge il cuore.
-    “Hermione! Sei tornata!”
Si alza di scatto dalla sedia.
La lascia cadere sul pavimento.
Butta la bacchetta sul copriletto dai colori sgargianti, cucito a mano da una madre troppo premurosa.
Corre verso di me.
Si ferma a pochi centimetri dal mio corpo.
Fa per abbracciarmi.
Poi ci ripensa.
Si tortura le mani per un momento.
Solleva lo sguardo.
Lo punta nel mio.
-    “Io…ho sbagliato Hermione. Sono stato un cretino. Era un posto squallido, pieno di gente…
Rifacciamo tutto da capo, d’accordo?
Andiamo a cena fuo…”
-    “Ron, devo parlarti!”
Lo interrompo.
Non riesco più a sopportare il suo entusiasmo.
Lui mi guarda senza capire.
Accenna un gesto di assenso con il capo.
Si volta.
Si dirige verso la finestra.
Guarda attraverso il vetro, con lo sguardo perso nell’oscurità della sera.
Si volta.
-    “Vuoi aspettare? Credi che sia troppo presto, Herm?”
Me lo dice con la voce piena di angoscia.
E io mi sento uno schifo.
Perché non può nemmeno immaginare quale sia la verità.
Non riesce nemmeno a prenderla in considerazione.
-    “Ron io…”
Faccio una pausa.
Lo guardo dritto negli occhi.
Deglutisco a fatica.
Mentre lui resta immobile, impreparato a quella sentenza.
-    “Io non posso sposarti!”
Lo vomito fuori di fretta.
Come se quelle parole mi bruciassero nella gola.
Osservo il suo sguardo velarsi di tristezza.
Mentre le sue labbra, lentamente, si muovono liberando una domanda satura di paura.
-    “Perché Hermione?...noi ci amiamo…stiamo insieme da tanto…noi…”
Chiudo gli occhi.
Cerco di ritrovare il coraggio che sembra essersi nascosto in qualche parte nascosta del mio corpo tremante.
-    “Amo un altro Ronald!”
Glielo sputo in faccia.
Senza filtri.
Senza preamboli.
Perché fa già troppo male.
E protrarre questa agonia non ha più senso.
Per nessuno dei due.
La sua bocca si spalanca.
Si porta una mano alla fronte.
La fa scorrere tra i capelli.
Si appoggia al davanzale della finestra.
-    “Cosa…? Chi…? Hermione, cosa dici? Noi…”
Si porta le mani alle tempie.
Si massaggia la fronte.
Come a voler metabolizzare una notizia che sembra impossibile.
Raccoglie la sedia da terra.
Ci si siede.
Poi si rialza.
Io sempre immobile.
Incapace di abbandonare il mio rifugio accanto alla porta.
-    “Hermione che cazzo dici? Siamo sempre stati insieme…chi è questo? Quando lo hai conosciuto?
Maledizione, la scuola è finita da meno di due mesi!...Non ci siamo mai separati, giorno e notte!”
Alza lo sguardo.
Lo punta nel mio.
Un sorriso di comprensione attraversa le sue labbra.
-    “Magari lo hai visto di sfuggita. Pensi che ti piaccia. Quindi ti metti in discussione, metti in discussione noi…È normale Hermione, hai paura…ma non puoi mandare all’aria tutto per uno che nemmeno conosci. Non puoi dire di essere innam…”
-    “Stiamo insieme da un anno Ron!”
Quasi glielo urlo in faccia.
Perché sono esausta.
E il suo dolore mi distrugge.
Lui si porta una mano alla bocca.
Osservo impotente i suoi lineamenti indurirsi.
I suoi occhi lampeggiare.
Il tempo passa con una lentezza massacrante.
Lui sempre fermo.
Io sempre con il respiro intrappolato nella gola.
-    “Quindi è cominciato tutto ad Hogwarts...?”
È una domanda che non ha bisogno di alcuna risposta.
Resto immobile a guardarlo.
Mentre sento le lacrime premere agli angoli degli occhi.
-    “Chi cazzo è Hermione?!”
La sua voce si alza pericolosamente.
-    “Dimmi chi cazzo è questo ragazzino idiota che si è permesso di infilarsi tra noi!”
Ormai urla senza alcun ritegno.
Un urlo spezzato, tremante.
Per un istante penso che il mio compito sia finito.
Penso di girarmi ed andarmene da questa casa.
Faccio per afferrare la maniglia.
Ma poi resto ferma.
Perché sono stufa delle finzioni.
E sono logorata dalle maschere.
Le mie, Severus.
E anche le tue.
Adesso basta.
Voglio gridarlo al mondo.
Voglio smettere di nascondermi.
Di nasconderci.
-    “Non è un ragazzino idiota…”
Lo sussurro con timore.
Ron sembra non capire.
Socchiude gli occhi per un attimo.
Mi scruta cercando un inganno che non riesce a trovare.
Fa per parlare.
Poi si ferma.
Si lascia cadere sulla sedia.
-    “Non capisco Hermione…non…”
-    “Sono innamorata di Severus Piton!”
Interrompo il suo delirio.
Lui soleva lo sguardo.
Lo punta nel mio.
Restiamo immobili per un tempo che mi sembra eterno.
Ron scoppia a ridere.
Inclina la testa all’indietro.
Si contorce sulla sedia in preda ad un’ilarità che non riesco a fermare.
Si tiene lo stomaco con le mani.
Batte i pugni convulsamente sullo schienale della sedia.
Poi si ricompone, dopo alcuni secondi infiniti.
-    “Hermione ci ero quasi cascato! Ma come cazzo ti viene in mente di farmi uno scherzo del genere?”
Il volto di Ron è deturpato dalle risate.
Arrossato.
E pieno di una nuova speranza che non posso concedergli.
-    “Non è uno scherzo Ronald!”
Le sue risate si interrompono bruscamente.
Il mio viso non lascia incertezze.
E lui lo vede.
Mentre il suo si deforma in una smorfia di incredulità.
Non posso smettere di parlare.
So che è l’ultima volta che avrò la possibilità di farlo.
-    “Ci siamo innamorati Ron. Nessuno dei due lo voleva…Ma è successo!
Ho provato a dimenticarlo, te lo giuro! Ci ho provato ogni giorno, da prima che la scuola finisse.
Sono andata via da Hogwarts con la promessa di non cercarlo mai più.
Con la promessa di innamorarmi di te.
Lui non voleva che lo amassi.
Ha provato in ogni modo a spingermi tra le tue braccia.
Ha provato a farsi odiare.
Quando sono salita sul treno per Londra avrei voluto morire.
Ricordi? 
Piangevo disperatamente e ti chiesi di concedermi un attimo.
Mentre tu cercavi di festeggiare la fine di un percorso che per me significava l’inizio della disperazione.
Gli ho promesso che non lo avrei amato.
Ma non ce l’ho fatta Ron!
Così come non ce l’ha fatta lui.
Ieri, quando mi hai chiesto di sposarti, ho capito.
Sono corsa a casa sua.
L’ho implorato di abbandonare il suo piano.
Di concedersi di amarmi.
Di concedere una possibilità a questo sentimento assurdo che ci ha travolti.
Non posso smettere di amarlo, Ron.
Mi dispiace!”
Lui resta immobile sulla sedia.
La bocca spalancata.
Sembra che il suo cervello stia lavorando ad un ritmo irrefrenabile.
E io so cosa sta facendo.
Sta mettendo insieme i pezzi.
Sta catalogando le mie bugie, quelle che gli ho gettato negli occhi quando eravamo ancora a scuola.
Le mie serate sospette passate in Bibioteca.
Le mie assenze da ogni partita di Quidditch che non vedesse Serpeverde giocare.
Il mio trattenermi nell’aula di pozioni dopo le lezioni.
Sta componendo il puzzle.
E più lui incastra i tasselli, più io vedo il suo viso irrigidirsi.
Faccio per avvicinarmi.
Muovo un passo incerto nella stanza.
-    “Puttana…”
Sento la sua voce sibilare nella luce tremolante delle lampade a gas.
Solleva lo sguardo, prendendo a schiaffi il mio.
I suoi occhi sono due fessure pericolose.
-    “Ti sei fatta scopare dal Mangiamorte eh? Chissà che brivido farsi sbattere dal professore.
Dal viscido pipistrello dei sotterranei…o dall’eroe. Dimmi Hermione, come devo chiamarlo?
Ma in fin dei conti come potevo competere io? L’amico stupido di Potter?
Certo, una promozione guadagnata in natura era sicuramente più allettante.
Dimmi Hermione…pretendevi un voto a botta?
Oppure avevate pattuito una O di fine anno in cambio delle scopate?”
Fa una pausa.
Si avvicina minaccioso.
Poi ride.
Improvvisamente.
Di una risata gelata.
-    “Sei una stupida, Hermione Granger! Credi davvero che lui ti ami?
Ti sta usando! Quando si sarà stufato di sbatterti ti butterà via come uno straccio vecchio.
E tu resterai sola.
Senza il cretino, a cui hai messo le corna per un anno intero, ad aspettarti.”
Mi guarda ancora.
Io sono incapace di parlare.
Di ribattere.
Anche se vorrei farlo con tutta l’anima.
Vorrei urlargli che si sbaglia.
Che sei molto di più di un ex mangiamorte, di un professore arcigno e di un eroe nero.
Vorrei urlargli che sei un uomo pieno di mondi nascosti, di sentimenti infiniti e di una giustizia che fa tremare il respiro.
Vorrei urlargli che non ha mai capito niente.
Di te, e nemmeno di me.
Che sei un uomo capace di un amore profondo, così profondo da spingermi tra le braccia di un altro, pur di salvarmi.
Un uomo che ha sofferto più di quanto sia lecito sopportare, più di quanto sia giusto provare.
Che si è rinchiuso in una punizione auto inflitta per diciassette, lunghissimi anni, per provare ad espiare colpe che sembrano eterne.
Un uomo che ha sepolto la
sua essenza, la sua anima e la sua vita, per una causa che spesso ha faticato a capire.
Della quale spesso si è vergognato.
Che spesso ha sentito sterile di fronte agli occhi degli uomini che ha dovuto uccidere.
Vorrei urlargli che in te c’è molto di più di quello che hai lasciato scorgere al mondo.
E che sei capace di amare.
Di amare me.
Come voglio essere amata.
Ma non lo faccio.
Resto immobile.
Mentre osservo impotente il corpo di Ron avvicinarsi al mio.
Mi afferra per un braccio.
Mi strattona malamente.
Stringe le dita intorno alla mia carne, martoriandomi la lana del maglioncino.
Mi fa male.
-    “Vattene, puttana!”
Me lo sibila a denti stretti.
Ad un centimetro dalla labbra.
Sento il suo fiato caldo insinuarsi nelle narici.
Molla la presa con rabbia.
Scaraventandomi verso la porta.
Sento le lacrime trovare una strada sulle mie guance.
Le sento scivolare sul collo.
Bagnarmi la camicia.
Mi volto di scatto.
Inforco le scale.
Corro via.
I miei passi rimbombano nella casa come farebbe un temporale improvviso.
Intuisco la porta della stanza di Ginny aprirsi alle mie spalle.
-    “Puttana!”
Le urla di Ron raggiungono le mie orecchie ormai in lontananza.
Mi guardo indietro per un attimo.
Incontrando gli occhi di sua sorella che mi osservano pieni di domande.
Continuo la mia corsa.
Non sono più in grado di sostenere nulla.
Nessun giudizio.
Nessuna accusa.
E vorrei solo farmi stringere tra le tue braccia, Severus.
Anelo il prato fuori da questa casa, dove potrò smaterializzarmi.
Dove potrò tornare da te.
E rifugiarmi nei tuoi silenzi.
Supero Molly di fretta. 
Urto il tavolo della cucina con un fianco.
Mi faccio male.
Impreco in silenzio mentre le mie gambe sembrano non voler abbandonare la corsa.
-    “Hermione cosa…?”
La voce della madre di Ron mi accarezza la faccia.
Mentre la parola puttana continua ad infrangersi sulle pareti della casa.
Strozzata negli accenti della voce del mio ex fidanzato, pervasa da una rabbia incontrollabile.
Finalmente raggiungo la porta.
La spalanco.
L’aria fredda della notte sembra schiacciarmi i polmoni.
Corro verso il prato.
Affondo le scarpe nel fango che mi schizza sulle gambe, insudiciandomi i vestiti.
Finalmente raggiungo il limitare del bosco.
Impugno la bacchetta.
La agito con foga, proiettando l’incantesimo nella mia mente.
Avverto uno strappo alla bocca dello stomaco.
Chiudo gli occhi.
Cercando di trattenere l’impulso di vomitare.
Sollevo le palpebre.
Mentre osservo la porta della casa di Spinner’s End aprirsi di scatto.
La tua figura conquista il mio sguardo.
Sorridi.
E io ricomincio a respirare.
Corro tra le tue braccia.
Mi stringi.
Mi baci la fronte.
Ed io mi sento al sicuro.
-    “Adesso siamo liberi, Severus!”










   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Damarwen