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Autore: Apollonia Storie    13/02/2019    0 recensioni
Ho iniziato a scrivere questa storia quattro mesi fa. La leggo e la rileggo, e mi inghiotte sempre di più. Finalmente mi sono decisa a pubblicarla.
Parla di una ragazza di diciassette anni, dal cuore nero, l'anima a pezzi e lo sguardo dannato.
Ravenna Blackwood.
La spina nel fianco di Minerva McGranitt.
E poi c'è lui, l'ex Mangiamorte più famoso del Mondo Magico.
Draco Malfoy.
Da sempre dipinto come l'animo scuro da salvare.
E se stavolta fosse lui a salvare l'animo di qualcuno?
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Flynn Coliandro






  
 
 
 
Il dodici settembre giunse velocemente.
Sia Harry che Draco non vedevano l’ora di rivedere il castello.
Solo chi aveva vissuto Hogwarts poteva capire quel senso di appartenenza ad un luogo tanto magico, e la nostalgia che distaccarsene provocava.
 
- Guarda, hanno rinnovato tutto. Anche la Guferia!–
- Ci credo, era distrutto questo posto. –
 
Con il cuore in subbuglio si voltarono estasiati. Il castello era sempre lo stesso, ma il prato era stato messo a nuovo, con diverse chiazze di fiori a formare dei disegni.
Da lontano si intravedeva il campo di Quidditch portato a nuovo, così come la serra di Erbologia.
 
Draco rimase qualche passo indietro, mentre Potter avanzava verso l’atrio.
Si asciugò con il dorso della manica le lacrime che gli erano venute agli occhi al solo calpestare quel prato, all’essere sfiorato dall’ombra di quegli alberi.
L’ultima volta che aveva visto il castello l’aria sapeva di morte. Il cielo era scuro e il Signore Oscuro incombeva ancora nelle loro vite.
 
Sapeva che Potter provava le stesse cose nonostante fossero ad un paio di metri di distanza.
Ad ogni passo ti sembrava quasi di individuare il punto preciso in cui magari era morto Tiger, o Clarissa Bennett o Colin Canon o …
 
- Lavanda… Lì è morta Lavanda. –
 
Draco raggiunse Harry nell’atrio, e guardò il punto indicatogli.
- Lo so… me lo ricordo. –
 
Il corpo di Lavanda Brown tremante e in fin di vita si palesò davanti i loro occhi. Con un tuffo al cuore notarono una piccola targa dorata incastrata nelle mattonelle.
Harry si accovacciò per leggere e il cuore gli venne strappato dal petto.
 
A Lavanda Brown, guerriera di Hogwarts e del Mondo Magico. Grazie.
 
- Ce ne sono altre Potter. Credo ce ne sia una per ogni morto. – disse Draco scrutando tristemente il corridoio.
Poco distante da lì infatti altre targhe dorate riluccicavano al sole, riflettendo un fascio di luce calda fino al soffitto.
 
- Le loro anime sono rimaste ad Hogwarts. Ogni tanto vediamo quei riflessi vibrare o riluccicare di luce propria. –
 
Sussultarono entrambi verso la McGranitt, che di colpo era apparsa alle loro spalle.
 
- Preside, non compaia così all’improvviso. -
- Oh, non sono invecchiata poi così male Signor Malfoy… Com’è andato il viaggio? –
- Puzzolente. La prossima volta potrebbe scegliere uno scarpone PULITO come Passaporta. –
- E’ andato bene professoressa McGranitt, non lo stia a sentire. –
- Grazie, Signor Potter… Ho sistemato le vostre camere al quarto piano, dove sono quelle dei professori. Beh signor Potter, lei è stato sistemato con la Professoressa Weasley e… -
 
Ma non terminò la frase perché un urlo spaventato bloccò le sue parole, facendoli trasalire. Una donna mingherlina dai severi occhiali tondi, dal caschetto nero e dal tailleur a pois scese urlante le scale dell’atrio, dirigendosi verso la McGranitt con due grosse valigie.
 
- Miss Greening cosa è successo? –
- Io non ce la faccio Minerva, ci rinuncio…. CI RINUNCIO! –
- Ma Miss Greening, si trattenga almeno un’altra settimana e vedremo di… -
- No no no, nemmeno un giorno di più. Mi dia retta Minerva, l’unica cosa che può servire a quella ragazza è AZKABAN! –
 
Biascicando parole incomprensibili Miss Greening lasciò il castello, trascinandosi dietro i suoi pesanti valigioni.
 
- Ma chi è quella pazza? –
- Oh, la nostra Psicologa scolastica… Signor Gazza, accompagni i ragazzi a sistemare le loro cose. Noi ci vediamo a cena, vi annuncerò alla scuola. Perdonatemi. – esclamò la McGranitt crucciata in volto schizzando sulle scale.
 
 
 
 
 
Qualche ora più tardi Draco ed Harry si ritrovarono nella stanzetta adiacente la Sala Grande.
Harry si guardò attorno, spostando lo sguardo dal tavolino pieno di cianfrusaglie, all’arazzo appeso al muro, alle grottesche figure scolpite nel camino.
 
- Mi ricordo quando… quando Silente mi sbattè in questo stanzino al Quarto anno. C’erano Karkaroff, Maxime, la McGranitt, tutti adirati con me perché pensavano avessi imbrogliato il Calice per partecipare al Torneo e… -
- Potter, bloccati. Non sono Rita Skeeter, non mi interessa la tua autobiografia. –
- Mio Dio Malfoy, ma tu vivi con l’acido nel cuore proprio. Sai dovresti trovarti una ragazza! –
-  …Hai parlato con mia madre ultimamente? –
- Cosa? –
- Niente, lascia stare… ma quanto ci mette la McGranitt? Sto morendo di fame. -
 
 
Dall’altro lato della porta, infatti, la McGranitt era in piedi, impegnata in un discorso alla scuola.
Il leggio dorato raffigurante un Gufo era andato distrutto durante la Grande Battaglia, ed era stato sostituito da una scultura in argento, raffigurante una ninfa con le mani giunte in petto. In mezzo alle due mani vi erano quattro pietre, dei quattro colori delle case di Hogwarts.
 
- Mi spiace interrompere il vostro pasto ma mi serve la vostra attenzione… -
- si ha proprio l’aria dispiaciuta.  –
- …come sapete grande importanza viene data agli studenti ad Hogwarts. E proprio per questo è stata istituita l’ora della Sensibilizzazione da ben quattro anni, e numerose figure di supporto si sono messe a  disposizione per ognuno di voi… -
 
- Beh da oggi c’è “una figura di supporto” in meno. –
- Perché ? –
- Diciamo che Miss Greening si è presa una vacanza da Hogwarts… -
- Grande… -
- Tu sei matta Rav… -
 
-… e anche per quest’anno due nuovi membri si uniranno a noi. Madama Sprite, potrebbe far entrare i nostri ospiti? –
Madama Sprite annuì vigorosamente e gioiosa si alzò dal tavolo dei professori, sparendo dietro di esso.
 
- Ti scommetto trenta galeoni che è uno strizzarcervelli per criminali di Azkban. –
- Oh Flynn, voglio scommettere anche io! Secondo meeee è Remus Lupin. –
- Ma non era morto, Debbie? –
- Ah si? Io so che l’hanno rimesso in sesto. Tu Rav chi scommetti che sia? –
- Io dico solo che chiunque sia farà bene a starmi lontano o farà la fine della Greening. E non scommetto niente… non ce li avete trenta galeoni voi due–
 
 
- Per chi non li conoscesse, e spero vivamente che non ci sia nessuno di così ignorante… - continuò la McGranitt - … ho il piacere di presentarvi oggi il Signor Harry Potter!-
 
La Sala fu percorsa da un fremito. I mormorii si susseguirono concitati. Alcune persone, commosse, si portarono una mano sulla bocca, altre si alzarono in piedi, mentre un educato applauso accompagnò l’ingresso di Harry.
Persino Ravenna, dal fondo del tavolo dei Serpeverde si voltò verso la McGranitt, con la pelle d’oca.
 
Potter si presentò alla Sala con un inchino imbarazzato.
Cazzo.
Quello era a ventitre anni uno dei più grandi Maghi di tutti i tempi, la gente girava con la sua foto nelle mutande per buono auspicio, e a guardarlo così sembrava un ragazzino impacciato il giorno del suo Smistamento.
 
- … e  il Signor Draco Malfoy. – continuò la Preside.
 
Una seconda figura affiancò la McGranitt.
I capelli chiarissimi, il completo scuro, lo sguardo compiaciuto.
L’accoglienza per Malfoy fu totalmente diversa da quella di Potter.
 
Uno stormo di ragazzine di tutte le età urlarono isteriche e si alzarono in piedi, facendo un gran baccano sotto gli occhi scioccati della popolazione maschile, e non c’era bisogno di chiedersi il perché.
Lo scapolo d’oro del momento, l’ex Mangiamorte più desiderato del Mondo Magico.
 
- Pff, che branco di galline. – esclamò Flynn dal fondo del tavolo dei Serpeverde.   - Harry Potter si è fatto il culo per sette anni e voi urlate per un bel faccino platinato… - sputò velenoso voltandosi verso Debbie, una sua compagna di casa dai boccoli biondi e le labbra a cuoricino, che con le mani in petto fissava il nuovo ospite, emozionata.
 
- Lasciale in pace Flynn. Che ti importa. –
- Prendi le sue parti adesso? Vuoi dire che quell’idiota merita tutte queste attenzioni? –
- Flynn, ma non capisci? Malfoy sarà anche desiderato, ma Potter possiede una cosa molto più preziosa e rara… -  scandì Ravenna esaminando con lo sguardo i due ospiti.
-Ovvero? -
- Il rispetto! -

 
Lynn accennò un sorrisetto d’assenso.
Probabilmente non aveva veramente capito il senso delle parole di Ravenna, ma era contento che lei non si fosse unita a quel gruppetto urlante.
Aveva una cotta per lei dal primo giorno di scuola. Da prima che diventasse una stronza odiata da tutti, e da prima che diventasse un pezzo di figa desiderata da tutti.
 
- SILENZIO! Per Merlino, un po' di ordine. Giovedi ci sarà il primo incontro di Sensibilizzazione di quest’anno, e i nostri due ospiti interverranno al dibattito. Non sono ammesse assenze! E’ un grande onore per Hogwarts avere Harry e Draco qui, e il loro tempo non andrà sprecato. –
 
Poco velatamente la McGranitt si voltò proprio verso Ravenna, che ghignò rispondendo allo sguardo.
La McGranitt la odiava. Cioè, in realtà forse non la odiava nel vero senso della parola, ma da cinque anni a quella parte Ravenna era la spina nel fianco della sua Hogwarts perfetta.
 
- Avete sentito ragazzi, la nostra preside non ammette assenze. Ci conviene presentarci alle riunioni quest’anno allora. – aggiunse Ravenna, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
- Secondo me è meglio che non fai cazzate Rav. Quello è il Salvatore del Mondo Magico, non uno psicologo qualsiasi. Vale la pena ascoltarlo. – la riprese Debbie mentre tutti lasciavano la Sala.
 
Mentre si dirigevano nei dormitori Ravenna pensò alle parole dell’amica.
Forse, e dico forse, quella volta aveva ragione.
Erano cinque anni che litigava con tutti quelli che si applicavano a parlare agli studenti della Guerra e di come superare i traumi, ma il più delle volte erano persone o incompetenti o estranee ai fatti.
Ravenna li odiava.
 
Odiava quell’ipocrisia che nel Dopoguerra scorreva a fiumi dalle labbra dei politici.
Odiava quel senso di unità che il Mondo Magico si sforzava di ostentare.
Non erano uniti, erano dei singoli pezzi di merda lasciati da soli a galleggiare nelle acque nere del Tamigi.
 
Ora che però era Harry Potter, il vero, Grande vincitore del più forte Mago Oscuro di tutti i tempi a parlare, forse le sue parole meritavano di essere ascoltate sul serio.
 
 
 
I due giorni successivi volarono velocemente.
Tutta la scuola era elettrizzata dai due nuovi arrivati e non si faceva che parlare di loro.
Stormi di ragazzine si appostavano al quarto piano per pedinare i due giovani, scattandosi foto con loro o DI loro, chiedendogli autografi e quant’altro, fin quando quel piano non venne chiuso agli studenti per una questione di ordine.
 
L’erede dei Malfoy pareva contento di tutte quelle attenzioni, e nonostante alcune volte risultasse scontroso, era continuamente circondato da ragazzine di tutte le età.
Non si poteva dire lo stesso di Potter, invece.
Il ragazzo evitava quegli stormi di gente come la morte, e più di lui solo un’altra persona ne era infastidita: La professoressa Weasley.
Avendo poche ore di lezione giornaliere, Ginny monitorava attentamente il fidanzato, fulminando con lo sguardo chiunque si avvicinasse troppo e togliendo punti a caso alle ragazzine troppo eccitate.
 
- Dovresti tranquillizzarti Weasley. Le ragazze più belle seguono me, non Potter. –
- Allora perché non ti allontani da noi Malfoy, così te le porti dietro… -
- Ah Weasley, mi mancava acciuffarmi con te tra queste vecchie pietre… anzi, a pensarci bene no, tu eri la più noiosa di tutti. –
- Malfoy, morditi la lingua quando parli con la mia ragazza. –
- Uh, Potter, l’eroe… mi hai appena ricordato il perché ti odiavo tanto ad Hogwarts. -
- Io sono arrivato alla conclusione che non mi odiavi, eri semplicemente innamorato di me ma troppo timido per dirmelo. –
- Forse è vero… dovresti guardarti  le spalle anche da me oltre che da Brumilda Loopper, Weasley. –
- E chi diavolo sarebbe Brumilda Loopper? HEY! - mentre Ginny stava parlando un ragazzo robusto dai denti sporgenti e i capelli corvini, li superò velocemente in sella ad un manico di scopa, schizzando nel corridoio.
 
- CALIANDRO FERMATI SUBITO! –
Ginny sventolò la bacchetta con aria autoritaria e la corsa del ragazzo si bloccò qualche metro più avanti, accasciandosi al suolo.
 
- CALIANDRO È ASSOLUTAMENTE VIETATO VOLARE ALL’INTERNO DELLA SCUOLA. –
 
Caliandro si alzò da terra con uno scatto, afferrando il suo manico da scopa. SI girò verso di loro, lanciando una vaga occhiata ad Harry e Draco, prima di guardare ferocemente Ginny.
 
- Oh davvero. Perché se no che mi fai carotina? –
- Se no ti faccio espellere, razza di idiota. –
- Provaci, Weasley –
Le fece l’occhiolino e prima che qualcuno dei tre potesse replicare risalì in groppa alla sua scopa e schizzò fuori nel cortile a tutta velocità.
 
- DIECI PUNTI IN MENO A SERPEVERDE! – Gli urlò dietro Ginny.
- Ti fai trattare così Weasley? Non sei molto autoritaria… -
- Sta zitto Malfoy, sembri tu a sedici anni quello lì!  –
- Grazie – rise Draco, compiaciuto.
- Ginny, sei un’insegnante, non possono parlarti così gli studenti... Chi diavolo è quello poi? –
 
Ginny sospirò riprendendo a camminare assieme agli altri due ragazzi.
 
- Si chiama Flynn Caliandro, settimo anno. Era al secondo anno quando c’è stata la Grande Battaglia. I suoi erano sostenitori di Tu-Sai-Chi. –
- Quindi era ad Hogwarts quando c’eravamo anche noi. –
- Esatto. Di conseguenza non mi vede come un professore, come quasi tutti quelli del settimo, e si prende anche fin troppa confidenza. –
- Beh non importa quanti anni hanno, sei un professore e devono portarti rispetto! –
- Lascia stare Harry. Caliandro non è né più né meno di un Goyle più magro. Il problema non è lui se vuoi saperlo, ma la sua migliore amica… Ravenna Blackwood, anche lei Serpeverde dell’ultimo anno. –
 
Ravenna Blackwood.
A quel nome un flashback invase la mente di Draco.
La conosceva quella ragazzina.
 
Quando lui era al sesto anno, in piena missione per il Signore Oscuro, la vedeva spesso in Sala Comune. Era una ragazzina nervosa, che si mangiava le unghie e litigava con tutti.
L’anno successivo, poi, quando la scuola era in mano ai Mangiamorte e quella Ravenna era al secondo anno, si erano trovati a parlare un paio di volte, per quanto potesse parlare con una ragazzina così piccola e così strana.
Una volta ad esempio, Draco era da solo in Sala Comune in piena notte. Suo padre era stato punito dal Signore Oscuro, e lui era in piena depressione.
Il periodo peggiore della sua vita.
Più volte aveva pensato di uccidersi, fissando le fiamme scoppiettanti nel focolare del Dormitorio.
Mentre era in una di quelle trance suicide un rumore lo aveva colto alle spalle.
 
- Scusami –
Si era voltato di colpo e davanti  a lui una ragazzina magrissima, senza curve, con la faccia scavata e gli occhi affossati lo fissava.
Era inquietante.
Sembrava un elfo in divisada Serpeverde.
Il taglio cortissimo alla maschiaccio poi rendeva difficile indentificarne il sesso. Se non avesse parlato Draco l’avrebbe creduta un ragazzino.
 
- Sei seduto sulla mia borsa –
Draco si era fissato il sedere, notando effettivamente una borsa di pelle logora sotto di sé.
- E che vuoi che me ne freghi ? –
Senza degnarla di uno sguardo Draco era tornato a fissare il camino, fin quando le braccine minute di quella dodicenne non gli avevano sfilato con forza la borsa da sotto il sedere, facendolo quasi cadere in avanti.
D’istinto l’aveva spintonata, e quella era così magra che con quel minimo tocco era caduta a terra.
 
- Ma ti sei fottuta il cervello? Chi cazzo ti credi di essere? –
Allora la ragazzina maschiaccio si era alzata in piedi con in mano la sua borsa.
 
 - Io sono Ravenna Blackwood. – aveva scandito chiaramente – E tu chi cazzo sei? – lo scimmiottò poi.
- Sono uno che se non te ne vai ti spacca la faccia. –
 
Lei gli aveva rivolto una smorfia di sdegno, e sussurrando un ma vaffanculo se ne  era tornata in dormitorio.
E quello era l’unico ricordo che aveva di Ravenna Blackwood.
Anzi no, non proprio l’unico.
 
- Aspetta Weasley, ma Blackwood non era quella ragazzina che ti spaccò il naso durante la lezione dei Carrow? –
Dall’espressione  contrariata di Ginny, capì di averci preso.
 
- Lasciamo stare! –
 
 
 
   
 
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