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Autore: LorasWeasley    14/02/2019    1 recensioni
AU [Gerita|Spamano|FrUK|Ameripan|Rochu|PruCan|Dennor|Sufin|LietPol]
"-Ehy- il tedesco gli accarezzò i capelli ramati, si sentiva meglio avendo l’altro tra le braccia.
Accarezzandogli il volto si accorse che aveva una guancia striata di marrone, corrugò la fronte e avvicinò il pollice per pulirlo –Sei sporco ovunque, ma cos’è? Cioccolata?
...
-Una… serenata? è così cliché…- sospirò Arthur dall’altro lato del tavolo della mensa dopo aver ascoltato l’idea di Alfred.
-A me sembra una bellissima idea invece- lo contestò Francis seduto al suo fianco.
...
E quando Berwald gli fu di fronte non lo salutò, non si presentò, non fece nulla tranne che porgergli una lettera che teneva tra le mani.
-Ti ho scritto questa lettera, spero ti piaccia."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio, Nordici
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E per il giorno di San Valentino vi condivido delle storie che parlano proprio di questa giornata.
Un pò come la raccolta che pubblicai per Natale, al solito spero che vi piaccia e che mi farete sapere qualche vostro parere!
Un bacio, Deh
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Multiship - San Valentino


Nord Italia x Germania
Ludwig era stanco.
Quel particolare giorno il suo capo gli aveva fatto fare più della metà delle cose che non erano di sua competenza.
Era così stanco che non aveva neanche fame, voleva solo tornare a casa e mettersi a dormire.
Era stata la settimana più stressante della sua vita.
Quando rientrò in casa Feliciano lo accolse come sempre, quel giorno però sembra più esaltato del solito.
-Bentornato Lud- gli disse circondandogli il collo con le braccia e lasciandogli un bacio sulle labbra.
-Ehy- il tedesco gli accarezzò i capelli ramati, si sentiva meglio avendo l’altro tra le braccia.
Accarezzandogli il volto si accorse che aveva una guancia striata di marrone, corrugò la fronte e avvicinò il pollice per pulirlo –Sei sporco ovunque, ma cos’è? Cioccolata?
Feliciano si illuminò ancora di più facendo un piccolo saltello sul posto –Si!
Gli prese la mano e lo trascinò in cucina –Ti ho fatto del cioccolato! Spero che ti piaccia!
Dentro la stanza sembrava essere esplosa una bomba dolce, c’erano infinite stoviglie sporche nel lavello del lavandino, diverse striature di cioccolato sul tavolo e anche su alcuni mobili, ma i cioccolatini a formai di cuore erano confezionati perfettamente.
Ludwig era così stanco che non capì subito quello che stava succedendo, almeno non fino a quando Feliciano non precisò con un colpo di tosse –oggi è San Valentino.
Il biondo strabuzzò gli occhi, non riusciva a credere di essersi scordato davvero un giorno che il suo ragazzo riteneva molto importante, sapeva quanto ci teneva a tutte quelle cose.
-Cazzo- si passò una mano sul volto –me lo sono completamente dimenticato, perdonami Feli, avevo intenzione di portarti a cena fuori ma ho lavorato così tanto in questa settimana che ho perso la cognizione del tempo e non… Cazzo. Possiamo provare a uscire comunque ma non so se riusciremo a trovare posto visto che non abbiamo prenotato.
Feliciano rise, non era per nulla offeso. Lo tolse dal suo imbarazzo baciandogli una guancia.
-Non preoccuparti, è okay. Ordiniamo della pizza. Scommetto che potranno farla persino a forma di cuore!
Ludwig lo strinse in un abbraccio, nascose il volto sul suo collo e non poté fare a meno di sussurrare –Ti amo così tanto.
 
Sud Italia x Spagna
Feliciano scrutava suo fratello dallo stipite dalla porta.
Romano si stava infilando gli stretti pantaloni neri, il petto nudo, i capelli ancora bagnati.
-Quindi? Antonio ha detto dove ti porta per questo appuntamento?
Romano arrossì e gli scivolò il bottone dalle mani –Ti ho detto che non è un appuntamento.
-Ah no?- far imbarazzare Romano per quelle cose era diventato uno dei suoi passatempi preferiti.
-Stiamo uscendo come due normali amici.
Feliciano incrociò le braccia al petto, il sorriso che si ampliava sul suo viso –ma oggi è San Valentino- fece presente.
Se possibile Romano divenne ancora più rosso –E allora? Voglio passare San Valentino col mio amico. Non ci vedo niente di male.
-È per questo che sei in ritardo ma ancora non riesci a deciderti su che camicia mettere? Io opto per quella nera, comunque.
Romano non riuscì a rispondere a tono a quella provocazione solo perché il campanello suonò distraendoli entrambi.
Feliciano fu il più veloce e anche il più vicino e dopo un veloce –Vado io- corse ad aprire la porta, nonostante Romano gli urlasse dietro dei rimproveri.
Antonio gli sorrise come suo solito per salutarlo, aveva una rosa in mano, Feliciano sghignazzò.
-Tuo fratello?- chiese lo spagnolo restando davanti l’ingresso aperto.
Feliciano non ebbe tempo di rispondere che l’altro fece il suo ingresso infuriato, la camicia nera ancora aperta sul petto, il volto quasi viola per l’imbarazzo quando adocchiò la rosa.
Fissò il fratello e minacciò –Non dire una parola- poi prese il suo “amico” per un polso con una mano e con l’altra afferrò il giubbotto all’ingresso, uscirono fuori di casa chiudendosi la porta alle spalle.
-Ehm, Roma- iniziò incerto lo spagnolo dopo averlo scrutato –esci senza scarpe?
E in quel momento Romano capì che se qualcuno doveva mai morire per l’imbarazzo quello era lui proprio in quel momento.
Lo mandò a quel paese e tra borbottii e rimproveri iniziò a scendere le scale del condominio lasciando l’altro senza parole.
Feliciano riaprì la porta tranquillo, aveva un paio di scarpe in mano che porse allo spagnolo –Ti abituerai, tutto normale- gli fece presente, stava per chiudere la porta quando ripensò a qualcosa e aggiunse –Ah Antonio, ricorda, quando devi baciarlo tienigli fermo la testa perché è molto probabile che ti dia una testata.
Antonio rimase per un sacco di tempo confuso immobile sul posto anche quando la porta fu nuovamente chiusa, una rosa in mano e un paio di scarpe nell’altra.
Non era sicuro che sarebbe uscito vivo da quella serata.
 
Francia x Inghilterra
Arthur guardava da lontano Francis circondato da ragazze che gli regalavano dolci.
I loro pacchi erano perfetti, decorati al punto giusto e con le dediche romantiche.
Strinse con rabbia il pacchetto che teneva al petto.
Il suo era anonimo, nessuna frase carina o sdolcinata, l’incarto non era dei migliori e anche i cioccolatini al suo interno avevano un aspetto pessimo.
Perché sapeva di essere sempre stato negato a cucinare, ma ci aveva voluto provare comunque, in quel momento però si stava pentendo tantissimo di quella sua decisione.
Distolse lo sguardo quando si rese conto che quella scena gli stava facendo più male di quanto immaginava.
Si allontanò velocemente e gettò con rabbia il pacco dentro il primo cestino che trovò a disposizione.
Non vide Francis portare lo sguardo su di lui.
Era troppo lontano per accorgersi che in realtà il francese stava rifiutando con gentilezza tutti i regali di quelle ragazze.
E non lo vide soprattutto scusarsi e correre verso il cestino dove aveva appena buttato il suo regalo, prenderlo e sorridere come se quel pacco rovinato fosse l’unica cosa che gli interessava di quella giornata.
Diverse ore dopo, alla fine di quella giornata scolastica stancante, Arthur era seduto sulla panchina alla fermata dell’autobus, sbuffando di tanto in tanto mentre attendeva il mezzo.
Francis lo raggiunse e si sedette al suo fianco senza dire nulla.
Le guance di Arthur divennero rosse e iniziò a torturarsi le mani imbarazzato.
Fu Francis a rompere quel silenzio con una semplice frase che fece sussultare l’inglese sul posto –Erano buoni, i cioccolatini.
-Cosa…?- Arthur non era sicuro di quello che stava succedendo, lo stava forse prendendo in giro rinfacciandogli tutto il cioccolato che aveva preso? Gli stava parlando del cioccolato di quelle ragazze?
Francis lo guardò con un sorriso –Il tuo cioccolato, quello che hai buttato.
Arthur si sentì le guance così calde da essere certo di essere diventato viola.
Francis continuò –L’aspetto non era dei migliori, ma il sapore era davvero buono, non me lo aspettavo da un inglese.
Rise mentre Arthur si imbronciava.
Notò l’autobus che l’inglese doveva prendere avvicinarsi e si affrettò a concludere –Non ho del cioccolato da darti in cambio, ma posso portarti a cena fuori stasera… se ti va?
Ad Arthur mancò il respiro, annuì velocemente senza guardarlo e troppo imbarazzato scappò sopra il bus, tutta la sua mente proiettata già verso quella sera.
 
Giappone x America
-Una… serenata? è così cliché…- sospirò Arthur dall’altro lato del tavolo della mensa dopo aver ascoltato l’idea di Alfred.
-A me sembra una bellissima idea invece- lo contestò Francis seduto al suo fianco.
Arthur si scostò dal suo petto nel quale era poggiato e si girò a fissarlo malissimo –Prova a farmi una serenata e ti stacco le palle.
Francis stava per rispondere a tono, quando Alfred fece tornare l’attenzione su di se.
-Ragazzi, stiamo parlando di me, smettetela di spostare l’attenzione su di voi.
Arthur alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi sull’amico –E dove hai intenzione di farla questa serenata?
-A scuola, all’intervallo, nel cortile.
L’inglese si schiaffeggiò la fronte, conosceva bene Alfred, sapeva che doveva aspettarsi una cosa del genere, il problema era che conosceva bene anche Kiku… aveva il terrore di come l’altro avrebbe reagito a tutto questo.
-E comunque, non è proprio una serenata.
-E cos’è? Un concerto?- scherzò Francis dicendolo a battuta.
-Esatto! Sono il numero uno, voglio fare le cose in grande io.
-Okay- Arthur si alzò, le mani in aria in segno di resa –Io mi tiro fuori da questa cosa.
E qualche giorno dopo, quel giovedì di San Valentino, Kiku si svegliò con una strana inquietudine in corpo, come se sapesse che stesse arrivando qualcosa di terribile.
Quando arrivato a scuola non trovò nulla sopra il banco o messo a forza nel suo armadietto si preoccupò ancora di più, già sarebbe stato imbarazzante trovare un regalo sul banco, ma se non c’era neanche quello significava solo che Alfred stava preparando qualcosa di più grande.
E quando all’intervallo uscì in cortile con il vassoio pieno di cibo in mano non poté fare a meno di rimanere bloccato sul posto quando si rese conto che il suo ragazzo aveva realizzato un palco improvvisato, aveva portato microfoni e amplificatori e stava aspettando solo lui per iniziare.
Quando iniziò a cantare una canzone un misto tra il rock e il romantico il vassoio con il cibo si infranse a terra e le mani del giapponese andarono a coprirsi il volto imbarazzatissimo.
Ma infondo, lo amava anche per questo, no? Perché lo faceva sentire così importante come nessuno aveva mai fatto.
 
Russia x Cina
Yao e Ivan erano in riva al lago, faceva freddo considerando che fosse il 14 febbraio, ma la giornata era abbastanza soleggiata e Ivan aveva preparato tutto alla perfezione tanto che Yao non aveva saputo dirgli di no alla sua richiesta.
E così stavano facendo un pic-nick seduti a terra su una coperta, erano praticamente isolati, perché nonostante il sole la gente aveva di meglio da fare per San Valentino che un pic-nick con i giubbotti.
-Non sapevo cucinassi tanto bene. Questo pranzo è fantastico, aru!- esclamò Yao veramente sorpreso mentre mangiava tutto quello che l’altro aveva preparato.
Era sempre Yao a cucinare, sia perché era bravo sia perché gli piaceva, non aveva mai chiesto all’altro di farlo.
Ivan gli sorrise, felice di essere riuscito in quello che si era prefissato.
-Volevo che passassi una bella giornata.
Le guancie di Yao si fecero rosse, sfuggì al suo sguardo guardandosi intorno soffermandosi su ogni particolare della natura che li circondava.
-È bellissimo questo posto- sospirò infine lasciando andare il piatto ormai vuoto.
Poi si concentrò a guardare le papere che tranquille nuotavano nel lago.
Ivan, che continuava a mantenere lo sguardo fisso su di lui, non si perse anche questo particolare.
-Ti piacciono le papere?
-Certo- Yao annuì convinto –Al forno con patate.
E non era una battuta.
Ivan rimase così sorpreso di questa risposta che scoppiò a ridere dopo qualche secondo, lo abbracciò di slancio.
-Ecco perché ti amo.
Yao arrossì totalmente, era la prima volta che glielo diceva, ma l’aveva fatto in modo così spontaneo che non poté lamentarsi come faceva sempre, non poteva neanche rispondere con una battuta, non sarebbe stato giusto.
Si strinse contro di lui e in un sussurro rispose –Anche io ti amo.
 
Prussia x Canada
Gilbert era stato con tanti ragazzi e tante ragazze nell’arco della sua vita.
Ma mai aveva avuto una relazione seria con qualcuno tra di loro.
Era per questo che quella notte non riuscì a chiudere occhio in vista dell’appuntamento che aveva dato al canadese per il pomeriggio successivo.
Aveva preparato tutto nei minimi dettagli, aveva anche scelto il giorno di San Valentino.
Era così terrorizzato che qualcosa andasse storta da passare l’intera notte a girarsi e rigirarsi nel letto.
E fu per questo che, il tanto agognato 14 Febbraio, subito dopo pranzo, mentre aspettava che si faceva l’orario giusto per iniziare a prepararsi, si addormento di botto sul divano.
Dal canto suo Matthew era così emozionato che arrivò sul luogo dell’appuntamento con mezz’ora di anticipo, si sedette su una panchina e attese l’arrivo dell’altro.
Non avrebbe mai pensato che un giorno del genere sarebbe arrivato anche per lui, era incredulo quando il più popolare della scuola, dopo suo fratello, si era dichiarato a lui, la persona più invisibile di sempre.
Era esaltato e speranzoso per quella giornata, ma più i minuti passavano e più la felicità lasciava il posto alla tristezza e alla delusione.
Gilbert era in ritardo di ben un’ora.
Ormai era chiaro che non sarebbe più venuto, ma Matthew non aveva la forza di alzarsi e andare via. Una lacrima scese lungo la sua guancia.
Passò un’altra mezz’ora prima che Gilbert urlasse il suo nome da lontano con voce disperata e lo raggiungesse dopo una lunghissima corsa.
Era così stanco che finì in ginocchio di fronte a lui e cercò di riprendere fiato mentre si appoggiava alle sue ginocchia –Mi dispiace, mi dispiace così tanto Matthew, mi sono addormentato senza rendermene conto e non avevo puntato una sveglia… So che sono super in ritardo, ti prego perdonami.
Alzò lo sguardo e vide il volto stupito di Matthew fissarlo come se non fosse reale, aveva le guance piene di lacrime, si sentì malissimo. Alzò una mano per asciugargli quel dolore, quando il canadese lo precedette.
Sorrise timido, la felicità che era tornata nel suo sguardo, poi gli saltò al collo abbracciandolo con così tanto slancio che finirono a terra.
-Grazie per non avermi preso in giro, non importa il tuo ritardo, sono felice che tu sia qui.
E a Gilbert non importava che fosse sdraiato su quel terreno freddo e sporco, che stessero dando spettacolo, l’unica cosa importante era stringersi Matthew tra le braccia.
 
Danimarca x Norvegia
Quando Lukas riaprì la porta di casa ad accoglierlo fu un mugolio di dolore da parte del suo ragazzo.
Sospirò afflitto togliendosi giubbotto e sciarpa e scuotendo la testa per togliere i residui di fiocchi di neve rimasti incastrati tra i capelli.
Raggiunse Mathias nel soggiorno con in mano la busta della farmacia.
Aveva lasciato poco prima il ragazzo sdraiato sul divano al caldo sotto il plaid e così lo ritrovò, una smorfia in volto.
Infastidito per la situazione gli lanciò la busta sullo stomaco affermando un semplice –Prendi questi e stai zitto.
Mathias si morse il labbro –Perché mi devi trattare male?
Lukas si era avvicinato al camino per riscaldarsi dopo il freddo che aveva preso fuori, diede le spalle alla fiamma e fissò malissimo il proprio ragazzo.
-Perché? Forse perché è San Valentino e sto passando la sera ad accudire il mio stupido ragazzo perché si è preso un mal di pancia dopo aver mangiato tutti i dolci regalati dalle fan che ha al lavoro?
Mathias giocherellò con la scatola di cartone delle pasticche che ancora teneva in mano dopo averne presa una, si sentiva in imbarazzo.
-Detta così la fai sembrare peggio di quella che è…
-Ah si? E in che altro modo avrei dovuto dirla?
-Uhm… Hai omesso la parte dove ti amo un sacco e sono stato gentile a lavoro solo per poter avere il permesso di uscire prima e tornare a casa da te.
Lukas distolse lo sguardo –Sei un cretino in ogni caso.
-Mi basta sapere che mi ami comunque…
Lukas sbuffò, si avviò nell’altra stanza senza dire nulla e quando tornò aveva una busta in mano che gli porse senza alcuna delicatezza sedendosi al suo fianco.
-Se non ti amassi non ti avrei fatto un regalo.
-Oh- gli occhi del danese si spalancarono, poi scartò la carta curioso e strabuzzò ancora di più gli occhi diventando tutto rosso.
-Cosa dovremo farci con queste… cose?
Lukas sorrise quasi innocentemente avvicinandosi al suo orecchio.
-Tu vedi di farti passare il mal di pancia in fretta e più tardi a letto ti faccio vedere come si usano.
 
Svezia x Finlandia
A scuola tutti quanti avevano paura di Berwald, non che fosse un bullo o altro, semplicemente era la sua aurea a mettere paura.
Non aveva amici e nessuno aveva intenzione di avvicinarlo.
Forse poteva anche essere definito uno di quelli “sfigati”, ma nessuno, sempre per paura, aveva mai provato a insultarlo o infastidirlo in alcun modo.
Tino invece era quel tipo di persona solare, sempre sorridente e amico di tutti, forse per questo guardava quel ragazzo da lontano con curiosità.
Era così distante dal suo mondo che voleva scoprire come fosse, lo attirava in una maniera che non sapeva neanche lui come descrivere.
E la curiosità aumentò sempre di più quando più di una volta lo colse in fragrante a fissarlo, quando però anche il finlandese raggiungeva il suo sguardo lui scostava subito il suo, un leggero imbarazzo su quel volto sempre impassibile e le guance leggermente rosee.
Era San Valentino quel giorno, durante la ricreazione Tino si trovava con i suoi tre amici seduti sugli spalti del campo della scuola.
Mathias e Lukas stavano decidendo che film andare a vedere quella sera ed Emil scorreva con il dito la home di Instagram dal suo cellulare.
Tino stava cercando con lo sguardo Berwald, ormai era diventata una prassi, ma quando notò che questo si stava dirigendo proprio verso di lui perse un battito e trattenne il fiato.
Emil si accorse di questo suo gesto e alzando lo sguardo sussultò alla vista di quel ragazzo, con una mano picchettò veloce la gamba di suo fratello per poi sussurrare con paura –Perché quello sta venendo verso di noi?
Lukas si girò verso il suo ragazzo guardandolo male, l’unico tra di loro che poteva aver portato fastidio ad altre persone in quella scuola.
Mathias alzò le mani in segno di resa e spalancò gli occhi –Giuro che non ho fatto nulla io.
Tino neanche stava ascoltando quello che i suoi amici stavano dicendo, troppo concentrato nel vedere quella figura, che fino a quel momento aveva solo visto da lontano, avvicinarsi a loro.
E quando Berwald gli fu di fronte non lo salutò, non si presentò, non fece nulla tranne che porgergli una lettera che teneva tra le mani.
-Ti ho scritto questa lettera, spero ti piaccia.
Tino la accettò con mani tramanti stringendosela al petto, le guance rossissime, gli fece un sorriso.
Berwald divenne totalmente rosso dopo quella reazione, non aspettò che l’altro dicesse qualcosa, si sistemò gli occhiali sul naso e andò via così com’era arrivato.
Tino abbassò lo sguardo su quel pezzo di carta che aveva appena assunto un valore inimitabile, sentiva nel petto qualcosa di nuovo. Era così perso nel suo nuovo mondo che non sentì i mormorii dei suoi amici.
-Cosa è appena successo?- Mathias era davvero confuso, fu Lukas a rispondere.
-Il nostro Tino si è appena innamorato.
 
Lituania x Polonia
Dopo che Toris si era reso conto di essersi irrimediabilmente innamorato del suo amico d’infanzia aveva passato intere giornate torturandosi mentalmente con tutti gli scenari possibili su come sarebbe potuta andare se si fosse dichiarato a Feliks.
E dopo tantissime paranoie, in un balbettio, quasi per scherzo aveva proposto al biondo di uscire insieme la sera di quel San Valentino.
Gli occhi verdi del polacco erano diventati luminosi per la felicità e aveva accettato subito senza fare domande e senza metterlo ancora più in imbarazzo con affermazioni scomode o con silenzi troppo lunghi.
Così Toris l’aveva portato in un ristorante che frequentava spesso, quella sera c’era la serata dedicata alla festa, con il menù speciale, buffet di dolci e musica dal vivo.
I tavoli erano anche stati spostati per creare al centro uno spazio dove poter ballare.
Nessuna coppia però aveva ancora avuto il coraggio di alzarsi e mettersi a ballare, troppo imbarazzati per essere i primi.
A Feliks non era mai importato di quello che pensavano gli altri, per questo quando sentì che iniziava una delle sue canzoni preferite lasciò a metà il discorso che stava facendo e si alzò di scatto afferrando l’altro per mano e trascinandolo al centro della pista.
-Oh, tipo che amo questa canzone! Balla con me, balla con me!
Non  gli importava che tutta l’attenzione della sala fosse su di loro, non gli importava che fossero due ragazzi.
Gli bastava stringere le braccia intorno al collo del lituano e dondolarsi al ritmo della musica.
E Toris era quel tipo di persona che si imbarazzava facilmente, ma Feliks era così felice in quel momento da stordirlo così tanto da eliminare tutto quello che avevano intorno, non sentì neanche il commento che il DJ fece al microfono, troppo perso in quella figura dal non avrebbe mai più voluto staccarsi.
Feliks poggiò la testa sulla sua spalla con dolcezza, in un sussurro intimo gli parlò.
-Quando sono con te… semplicemente sono me stesso. Cioè, mi fai stare bene. Mi fai sentire amato. Sono felice di averti incontrato.
  
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