Il suo posto preferito
Kara rise ancora. La serata si stava
svolgendo meglio di quanto avesse immaginato. Lena era divertente, simpatica,
intelligente e molto attenta a lei. Si stavano abbuffando di cibo cinese, o
meglio, lei era alla terza portata di involtini, mentre Lena spostava nel
piatto la sua insalata, guardandola con quel brillio divertito negli occhi che
le illuminava il viso.
“Tua sorella sembra qualcuno
interessante da conoscere.” Commentò al suo ennesimo racconto su Alex.
“Non la pensavo così quando sono
stata adottata.” Specificò Kara, infilandosi un altro involtino in bocca.
“Adottata?” Chiese Lena e i suoi
occhi si sgranarono sorpresi. “Sei stata adottata?”
Kara annuì, la bocca ancora piena.
“Anche io sono stata, più o meno,
adottata… avevo quattro anni quando Lionel e Lillian
mi hanno presa a casa loro.”
Kara inghiottì l’involtino e la
guardò. Ovviamente conosceva la storia di Lena Luthor,
tutti la conoscevano. Dopo quello che era successo con il maggiore dei Luthor, l’entrata in scena della sorella che aveva salvato
la compagnia, aveva attirato moltissima attenzione e i giornali avevano
approfondito ogni dettaglio.
“Lo sai già, non è vero?” Le chiese,
notando la sua espressione. Lena abbassò il capo e Kara poté solo immaginare
cosa significasse vivere la sua vita.
“Sì, ma mi piacerebbe sentirtelo
raccontare.” Le disse e sorrise quando la giovane alzò lo sguardo di nuovo su
di lei.
“Magari un'altra volta.” Affermò,
però Lena. Si alzò e Kara la seguì mentre faceva il giro del tavolo e la
raggiungeva. “Ora vorrei portarti in un posto.”
Di nuovo le tese la mano e questa
volta Kara la accettò senza la minima esitazione.
La berlina nera le stava aspettando,
come in precedenza. Lena le aprì la porta e poi si sedette accanto a lei.
“Dove andiamo?” Le chiese,
impaziente.
“Vedrai.” Lena era vicina a lei, Kara
sentì un brivido, quando la mano della donna si posò vicinissima alla sua
gamba.
“Vedrò…” Ripeté, cercando di
riprendere il controllo delle sue emozioni. Doveva stare calma, tranquilla, non
c’era niente di cui agitarsi. “Questo è l’edificio della Luthor’s
Corporation…” Notò quando la macchina si fermò e loro scesero.
“L-Corp a
breve.” Precisò la donna. “Vieni.” Entrarono e il portiere fece loro un ampio
sorriso, per poi affrettarsi a chiamare l’ascensore.
“Bella serata, miss Luthor, non è vero?”
“Sì, Bob. Come sta tua moglie? Ancora
quei problemi ai piedi?”
“Sta molto meglio, grazie, miss Luthor.”
L’ascensore arrivò e Lena indicò a
Kara di salire per prima, poi la seguì.
Kara si tormentò le mani, aveva perso
gran parte della tranquillità che le aveva dato la loro cena assieme.
“Non ti porterò in qualche
laboratorio per diventare una cavia umana, non ti preoccupare.” La prese in
giro Lena. “Anche se… sono pur sempre una Luthor…” Il
suo tono ironico fece sorridere Kara.
“Non ho paura di te.” Assicurò.
La donna fece due passi verso di lei
e ora era vicinissima.
“No?” Mormorò piano. Il cuore di Kara
prese a battere veloce. “Perché molti mi temono… e chi non mi teme mi
disprezza.” Dovette concentrarsi per sentire le parole della donna.
“Io non ti disprezzo…” Riuscì a dire.
Gli occhi di Lena erano fissi nei suoi, la stava valutando, provocando? Le
stava chiedendo il permesso? Non lo sapeva, ma era lì, vicina quanto bastava
perché le loro labbra fossero ad un soffio dal baciarsi eppure immobile.
Immobile.
Per la prima volta Kara si dimenticò
del perché fosse lì con lei e si lasciò andare all’impulso irresistibile
generato da quella vicinanza. Baciò le labbra di Lena e nella sua mente
esplosero i colori.
Senza fiato si tirò indietro, nel
panico, non solo per quello che aveva fatto, ma anche per quello che aveva
provato.
Sulle labbra di Lena si aprì un
sorriso, non uno ironico o divertito, ma un sorriso dolce, quasi… fragile. Per
un istante Kara credette di vederla per la prima volta davvero, poi il momento
passò e Lena sollevò la mano, accarezzandole la guancia.
L’avrebbe baciata, comprese Kara.
Chiuse gli occhi pronta a provare di
nuovo quell’indicibile miscuglio di sensazioni quando l’ascensore emise un
piccolo trillo avvisandole che erano arrivate.
Riaprì gli occhi e Lena era di nuovo
lontana, un sorriso sulle labbra.
“Andiamo, devo farti vedere il mio
posto preferito a National City.” Le prese la mano, questa volta intrecciando
le loro dita, e le fece attraversare un corridoio, poi la condusse in un
elegante ufficio, non accese la luce, ma la portò fin dietro alla scrivania,
aprì la porta ed, insieme, uscirono nell’aria appena fresca della notte.
Lo spettacolo era mozzafiato, da
lassù la città sembrava quasi silenziosa, ma brillava di mille luci.
“È bellissimo.” Mormorò Kara osservando
il paesaggio, la mano di Lena ancora stretta alla sua.
“Ecco.” Disse allora lei e Kara si
voltò a guardarla, perplessa. “Questo è il momento in cui avevo programmato di
baciarti.” Spiegò allora la donna con tono tranquillo.
Kara arrossì e si sistemò gli
occhiali, ridacchiando un poco in imbarazzo.
“Sei stata più veloce tu.” Concluse
Lena. Poi si spostò di modo da essere davanti a lei e le si avvicinò
lentamente. “Posso avere un secondo bacio?” Soffiò sulle sue labbra.
Kara annuì veloce e poi chiuse gli
occhi quando la donna sfiorò la sua bocca con la propria, trattenne il respiro
e poi lo rilasciò quando finalmente Lena la baciò. Prima fu delicata, poi posò
le mani sui suoi fianchi e la attirò un poco di più contro di sé e il bacio si
fece più deciso.
Quando Lena si separò di nuovo da lei
Kara sbatté gli occhi e cercò di essere razionale.
Era sorprendentemente meglio di come
se l’era immaginato, ok… ma era pur sempre solo una specie di nulla, giusto?
Era stato emozionante perché era una donna e lei non aveva mai baciato una donna,
tutto qui.
“Va tutto bene?” Le chiese Lena e la
sua voce era più acuta del solito, più tesa, più… esile. Kara incrociò i suoi
occhi e annuì, stupita ancora una volta di vedere la giovane Luthor in quel modo.
“Bene.” Lena sorrise. “Allora posso
offrirti qualcosa?” La donna si diresse ad un armadietto e lo aprì indicandole
le varie bottiglie, però poi la sua mano esitò. “Oppure…”
“Oppure?” Chiese Kara, era folle come
la donna davanti a lei potesse cambiare, ora era terribilmente ammaliante
quando l’istante precedente era stata così vulnerabile.
“Oppure potremmo bere qualcosa da
me.”
“Da te?” Ripeté Kara e si sentì
sciocca quando vide il sorriso di Lena ampliarsi.
“Sì, solo se ti va.” Assicurò.
Kara aprì la bocca in un o,
comprendendo il sottinteso. Arrossì violentemente e Lena rise.
“Non c’è fretta.” Aggiunse, ma si
morse il labbro e Kara provò di nuovo quell’intenso brivido, lo stesso che
aveva provato quando la donna l’aveva baciata.
“Sì, cioè, no!” Bofonchiò. “Credo
che… ehm… sarebbe meglio dirsi buona notte… no?”
Di nuovo era titubante. Non era
sicura che fosse la cosa giusta da fare, in realtà avrebbe preferito rimanere
ancora lì… per parlare con Lena… conoscerla meglio…
Arrossì per l’involontario doppio
senso che la sua mente aveva silenziosamente creato.
“Va bene, permettimi, però, di
riaccompagnarti a casa.”
In macchina si baciarono ancora e
quando l’autista si fermò sotto casa di Kara ci volle un lungo momento perché
si separassero. Lena sorrise nel vederla con i capelli spettinati e le guance
rosse. Poteva solo immaginare quanto fosse ridicolo il suo aspetto. Cercò di
sistemarsi i capelli e poi l’abito.
“Sei bellissima.” Affermò, però la
donna, sorprendendola. La baciò delicatamente, questa volta. “Buona notte.” Le
mormorò, poi si tirò indietro, lasciandola scendere e tornare a casa.
Entrò nel suo appartamento e lasciò
cadere la borsa per terra.
“Wow.” Esclamò poi facendo una
piroetta nel suo salotto.
Ce l’aveva fatta! Aveva conquistato
una donna! Alzò un sopracciglio, in realtà era stata conquistata… ma non
importava, il succo non cambiava, la parte difficile era stata fatta!
Si lasciò cadere sul divano
sorridendo, mentre si passava la mano sulle labbra. Lena baciava davvero
meravigliosamente!
Scosse la testa ridacchiando per quel
pensiero sciocco e poi estrasse il taccuino dalla borsa. Scribacchiò qualche
appunto, mordicchiando la penna pensosa, poi lanciò uno sguardo al cellulare e
pensò che avrebbe potuto mandare a Lena la buonanotte… a quel punto si sbatté
la mano sulla fronte.
Quanto era stata stupida? Non le
aveva lasciato il suo numero! Come avrebbe fatto a contattarla?
Kara si rotolò nello sconforto per
alcuni istanti, poi si alzò e si infilò nella doccia, uscì, mise il pigiama e
si sdraiò nel letto. Il tutto continuando a maledire la sua idiozia.
Avrebbe dovuto essere lei a
contattarla… chiamare il centralino della Luthor
Corporation, farsi passare niente di meno che Lena Luthor,
oppure presentarsi nel suo ufficio… che pessima figura che avrebbe fatto!
Nascose la testa sotto al cuscino e
provò a dormire.
L’indomani si recò al lavoro con
l’aria afflitta.
“Ehi!” La salutò Eve,
agitando la mano. “Com’è andata? Dovevi scrivermi, non l’hai fatto, ne deduco
che…”
“Kiera! Nel
mio ufficio!” Il tono di miss Grant fece sobbalzare Eve
e fare una smorfia a Kara. Non prometteva nulla di buono.
Come una condannata entrò
nell’ufficio pronta a farsi licenziare o retrocedere a fattorino del piano,
magari persino a portiere.
“Allora?” La interpellò però Cat, sedendosi su uno dei suoi divani.
“Ehm…” Kara si sistemò gli occhiali
arrossendo.
“Lena Luthor?”
Incalzò Cat Grant. “Perché lei?” Chiese.
“Non ho scelto io.” Ammise e quando
la donna alzò un sopracciglio cercò di spiegarsi. “Non sono molto brava in
queste cose e… ehm… non stava andando molto bene, ieri sera.”
“L’ho notato.” Affermò secca la
donna.
“Già…” Arrossì pensando ai suoi
pessimi approcci, poi cercò di riprendersi. “Ma poi è arrivata lei e…” Non poté
fare a meno di sorridere. “Siamo andate a cena assieme e poi nel suo
ufficio...” Ripensò a cos’era successo nell’ascensore, a quel bacio… agli
altri… e il suo stomaco si attorcigliò.
“È una Luthor.”
Quella frase la risvegliò bruscamente dal suo sogno ad occhi aperti.
“Lei non è come suo fratello! È dolce e gentile!” Il suo tono fermo
e deciso fece alzare entrambe le sopracciglia di miss Grant e questo non era
buon segno. Kara però decise che su quello non avrebbe ceduto, incrociò le
braccia e annuì. “Lei è buona.”
“Molto bene.” Di nuovo rimase
sorpresa dalla replica di Cat che si alzò e raggiunse
la sua scrivania, si sedette e aprì uno dei fascicoli che aveva davanti.
Quando alzò gli occhi e la vide
ancora lì, ferma, corrugò la fronte.
“Su, vai, hai un articolo da finire.
Immagino che Lena ti chiamerà presto.” Agitò la mano e Kara fece un rapido
dietrofront uscendo dalla stanza, tirando un evidente sospiro di sollievo.
Eve la stava aspettando, ma non era sola.
“Cos…?” Chiese, ma la ragazza
sorrideva divertita.
“Qualcuno deve aver avuto successo
ieri sera!” Esclamò, mentre firmava la bolla di consegna del fattorino e faceva
spazio per il grande mazzo di fiori.
Kara arrossì di piacere prendendo la
piccola lettera infilata tra i bianchi gigli.
L’aprì, notò subito un numero di
telefono e una scritta che lesse in fretta:
Un fiore per ogni bacio.
Ti andrebbe di cenare di nuovo con
me?
Lena
P.S. Questo è il mio numero
privato…
così eviterai di scontarti con la
mia segretaria
e la sua regola anti-giornalisti.
Arrossì
un po’ quando guardò di nuovo i fiori, chissà se ne avrebbe mandati altri l’indomani…
per i nuovi baci. Sorrise e provò di nuovo quella strana euforia al pensiero di
rivedere Lena.
“Kara?”
Si riscosse e guardò Eve. La giovane aveva un ampio
sorriso sul viso. “Devi, assolutamente, raccontarmi tutto.”
“Sì,
no… devo lavorare!” Afferrò il vaso di fiori e lo posò sulla sua scrivania,
sorrise ancora una volta e poi si mise al computer, doveva scoprire tutto
quello che poteva su Lena Luthor e le sue passioni.
Note: Le cose stanno andando decisamente bene! Kara si è lanciata ed è stata persino più rapida di Lena nel darle il primo bacio. Lena, da parte sua, sembra decisa a conquistarla, mandandole dei fiori e, senza perdere tempo, invitandola ad un secondo appuntamento. Cat, però, sembra perplessa?
Cosa ne pensate?
Posto subito il capitolo perché non so come e se riuscirò durante la settimana a stare dietro alla storia, mi scuso fin da ora per eventuali ritardi nel rispondere ai vostri commenti. Ma non preoccupatevi, non vi farò aspettare troppo!