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Autore: Nao Yoshikawa    18/02/2019    2 recensioni
Breve one shot incentrata sui pensieri di Orihime, ambientata qualche mese dopo la saga di Aizen.
Ma il ricordo più vivido, quello che mai in assoluto l’avrebbe abbandonata, era nero come l’oscurità e verde come la speranza. Quegli occhi, oh quegli occhi, luce tra le tenebre, che l’avevano guardata tante volte, fino alla fine, con tanta intensità da farla tremare.
Si ricordò di come si era sentita sbagliata, inerme, attratta e respinta allo stesso tempo. Si ricordò della volta in cui Ulquiorra Schiffer si era dissolto davanti a lei, diventando polvere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Polvere
 
Orihime mosse una mano e sfiorò il vuoto, il buio. Non riusciva a dormire, proprio no, riposare tranquillamente sembrava oramai un’utopia.
Prima o poi tutto sarebbe tornato normale.
No, niente sarebbe tornato normale. Lei non sarebbe tornato normale.
Perché ciò che aveva vissuto l’aveva cambiata profondamente.
Ogni notte finiva sempre allo stesso modo: con le iridi spalancate si ritrovava a ripensare a ricordi e momenti così vicini, eppure così lontani.
Orihime non avrebbe dimenticato. Non avrebbe dimenticato della guerra in cui si era ritrovata, non avrebbe dimenticato il suo rapimento, la sua permanenza nell’Hueco Mundo, la sua prigionia, tutto ciò che aveva fatto, tutto ciò che aveva detto. I ricordi non sarebbero ma svaniti.
Ma il ricordo più vivido, quello che mai in assoluto l’avrebbe abbandonata, era nero come l’oscurità e verde come la speranza. Quegli occhi, oh quegli occhi, luce tra le tenebre, che l’avevano guardata tante volte, fino alla fine, con tanta intensità da farla tremare.
Si ricordò di come si era sentita sbagliata, inerme, attratta e respinta allo stesso tempo. Si ricordò della volta in cui Ulquiorra Schiffer si era dissolto davanti a lei, diventando polvere.
Colui che l’aveva portata via da tutto ciò che conosceva, colui che avrebbe dovuto odiare ma di cui era solo riuscita a scorgere la sofferenza, l’umanità. Ma era stato troppo tardi.
 
Ti faccio paura, donna?
 
Io non ho paura
 
Capisco.
 
Il suo cuore era così vicino… nella mia mano.*
 
Ancora nel buio, si strinse al cuscino troppo freddo. Ancora a distanza di mesi, il ripensare alla sua morte le provocava i brividi. Questo era sbagliato, era tutto sbagliato. Non avrebbe dovuto sentirsi così. Era giusto che lui fosse morto.
No, non è giusto.
Ragione contro cuore. Orihime non sapeva a chi dar retta. A cosa sarebbe servito dar retta ai suoi sentimenti?
A cosa sarebbe servito avere rimpianti, chiedersi “cosa sarebbe successo se…?”
Nulla, poiché lui era oramai polvere, nulla più. Ma la sua mano era stata così vicino che, anche se solo per un secondo, aveva creduto di poterla afferrare.
Si erano incontrati per un breve attimo e poi si erano separati per sempre.
Molto spesso Orihime si era chiesta: “Le cose sarebbero andate diversamente se avessi compreso prima?”.
Compreso prima che cosa? Il bocciolo che se lasciato crescere sarebbe potuto diventare amore?
Non ci sarebbe stato futuro per loro. Loro, così diversi, appartenenti a due mondi diversi, il bene e il male, il giorno e la notte, la vita e la morte.
Lo aveva amato? Non ne era sicura, forse. Forse quel bocciolo non era stato reciso del tutto, per questo continuava a soffrire.
Lui aveva amato lei?
Forse.
E allora tornavano, tornavano i rimpianti, l’immaginarsi un futuro che non ci sarebbe mai stato.
Come una stupida rimuginava, perdeva ore di sonno, era rimasta ancora bloccata lì, a quegli occhi che la scrutavano, al tono gelido che la chiama “donna” e che si rivolgeva a lei senza gentilezza alcuna.
Eppure lei aveva visto qualcosa. L’umanità dietro un essere all’apparenza disumana. Era stato quello a farla cadere, a farla vacillare.
Il singolo momento in cui aveva sperato di poter afferrare quella mano verso di lei protesa, aveva cambiato tutto.
Ma era rimasta polvere, erano rimasta macerie. Forse anche una parte del suo cuore si era sbriciolata. Forse mai completamente sarebbe tornata quella di prima.
La vita doveva andare avanti, lo sapeva. Lei doveva vivere, andare a scuola, ridere con i suoi amici, crescere, essere felice.
Si rigirò da un lato.
Un giorno ci sarebbe riuscita. Un giorno sarebbe stata felice, ma ciò non voleva dire che l’avrebbe dimenticato. Perché lui sarebbe stato sempre lì, nella sua mente, nascosto in angolo buio del suo cuore .
Sarebbe stato il rimpianto, l’eterna risposta senza domanda.
Orihime si asciugò una lacrima e poi un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra.
 
Siamo stati insieme niente più che un istante. Una parte di me si chiederà sempre cosa sarebbe successo se…?


*dialogo preso direttamente dall'anime
Nota dell'autrice
Questa breve storia, per quanto possa sembrare "presa e buttata lì" in realtà è stata scritta dopo che ci ho pensato per mesi. Ci tenevo davvero a dare la mia versione di quali sarebbero potuti essere i pensieri di Orihime in questo caso. Questa è la seconda volta che scrivo qualcosa di inerente all'opera originale, sto sorprendentemente facendo progressi xD
A parte gli scherzi, spero che vi sia piaciuta. C'è tanta amarezza, lo so, ma purtropo è così che deve essere. Poi figurarsi, io praticamente nell'angst ci crogiolo. Mi mancava scrivere di questa coppia, e sono contenta di averlo fatto.
Ci si vede :D

 
   
 
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