Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: stellinabg    21/02/2019    0 recensioni
Dal prompt "Your nightmare comes to life", breve one shot, ambientata subito dopo che Armin ottiene il potere di Gigante Colossale.
[...] si porta davanti allo specchio appannato. Passa quindi il braccio a pulire un po’ la superficie dalla condensa e sobbalza di colpo quando su di esso, invece del proprio riflesso, vede il viso di Bertholdt.
«Fammi uscire!», lo sente esclamare con enfasi, mentre batte sull’altro lato del vetro.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Berthold Huber
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La one shot seguente è nata a seguito del prompt "Your nightmare comes to life" lanciato su facebook da alcune roleplayer, ed è da considerarsi ambientata dopo che Armin ha ottenuto il potere di Gigante Colossale e, in particolare, al momento in cui il ragazzo e i suoi compagni raggiungono finalmente il mare.


Era una notte silenziosa, a parte per il frinire dei grilli che, con l’iniziare della primavera, aveva iniziato a farla da padrone, risuonando nell’aria e giungendo con chiarezza alle orecchie di Armin, nonostante le finestre chiuse. E fu proprio questo suono a cullare il sonno del biondo, i cui respiri regolari, divennero sempre più profondi, mentre si stringeva maggiormente al corpo di Jean che, all’insaputa di tutti, si era intrufolato nella sua stanza per dormire con lui.

***

D’un tratto, il canto dei grilli viene sostituito dal rumore del moto ondoso e l’infrangersi dell’acqua sulla battigia o sulle rocce, unito al verso di qualche gabbiano che svolazza sul mare.
D’istinto, Armin rivolge lo sguardo verso destra, come aveva fatto quel medesimo giorno, ma rimane turbato nel vedere accanto a lui Annie. Sembra avere qualche anno in meno a quando l’ha incontrata la prima volta e ha indosso un’uniforme militare mai vista prima, con al braccio una fascia rossa con una specie di stella bianca. La vede tirare le labbra in un sorriso appena impercettibile e d’un tratto il proprio cuore pare perdere un battito. Cos’è quel senso di confusione che sente dentro di sé?
«Grande Reiner! Ce l’hai fatta, hai visto? Che ti dicevo?», esclama allegramente una voce mai sentita prima d’allora. Incuriosito, Armin sposta quindi lo sguardo alla sua sinistra, proprio da dove ha sentito parlare quella persona sconosciuta, e vede un ragazzino dai capelli castano-rossicci che, affettuosamente, prende sotto braccio quello che pare proprio essere un Reiner molto più giovane di quel che aveva mai visto. Anche loro indossano lo stesso tipo di uniforme di Annie, con la medesima fascia al braccio.
«E’ stato solo grazie a te, amico!», risponde Reiner , di rimando.
Un senso di nostalgia si impadronisce di Armin, senza che riesca bene a comprenderne il motivo, ma ancora prima che possa abbandonarsi a qualche riflessione, un’altra voce alle sue spalle interrompe quella scena idilliaca.
«Braun! Pezzo di merda!» Chiunque sia, sembra piuttosto arrabbiato e arriva come una furia per avventarsi contro il ragazzo, ma lo sconosciuto dai capelli rossi si frappone tra loro. «Marcel, levati di mezzo!», tuona ancora il nuovo arrivato - anch’egli vestito nello stesso modo degli altri -, dando uno spintone a colui che ha cercato di proteggere Reiner, per poi avventarsi proprio su quest’ultimo. I movimenti della lotta fanno alzare in aria degli schizzi, alcuni dei quali vanno a colpire il viso di Armin che, istintivamente, si protegge con il braccio.

«Piantala di difenderlo sempre!»

La voce arriva alle orecchie del biondo leggermente distorta, quasi ovattata, per poi farsi più chiara. Era Eren?
Scosta il braccio da davanti al viso e, innanzi a sé, non c’erano più quei ragazzini, bensì Eren e Jean, nel bel mezzo di un litigio. Sembrava proprio la ripetizione della scena avvenuta quello stesso giorno, quando arrivati alla spiaggia, il suo migliore amico aveva iniziato a discutere animosamente con Jean che, preso dall’entusiasmo di quella “vittoria”, aveva abbracciato il biondo da dietro. Era un gesto carino e innocente, supportato anche dal fatto che i due avevano iniziato una relazione, seppur ancora nascosta a tutti, persino ad Eren. Ma quella scena pareva aver infastidito parecchio il moro che, probabilmente vedendoci qualcosa di più, aveva iniziato a rivolgere delle frasi dure al castano.
«Stupida faccia da cavallo! Guai a te se metti di nuovo le tue luride mani sul mio amico!», lo ammonisce con asprezza il moro, continuando a spintonarlo.
«Eren!» La voce di Mikasa giunge alle sue spalle, come chiaro tentativo di placare la furia dell’amico che, invece continua imperterrito, con Jean che si difende con altrettanta caparbietà.
A contornare quella scena, poi, ci sono Connie e Sasha che corrono lì intorno, schizzandosi tra loro scherzosamente. D’un tratto, però, uno dei due, evidentemente intenzionati a coinvolgere anche altre persone in quel gioco, spinge Armin da dietro che, perdendo l’equilibrio, finisce in acqua.

Quando si tira su con la testa, il ragazzo si ritrova inspiegabilmente in una vasca. Sembra la stessa che c’era a casa di suo nonno; così il biondo inizia a studiare l’ambiente con lo sguardo, per rendersi conto che effettivamente è lì che si trova. Ma com’era possibile?
Senza farsi troppe domande, esce fuori dalla vasca e, dopo essersi messo addosso un asciugamano, si porta davanti allo specchio appannato. Passa quindi il braccio a pulire un po’ la superficie dalla condensa e sobbalza di colpo quando su di esso, invece del proprio riflesso, vede il viso di Bertholdt.
«Fammi uscire!», lo sente esclamare con enfasi, mentre batte sull’altro lato del vetro. Paura e smarrimento iniziano a farsi largo nell’animo del ragazzo, sentimenti che crescono, quando realizza con sgomento, che una mano del maggiore sta uscendo dallo specchio. Immobilizzato dal terrore e dallo stupore, non ci vuole molto a farsi raggiungere dal braccio di Bertholdt che, stringendogli il collo con forza, lo tira verso di sé. Armin si sente soffocare, ma è più il senso di angoscia a fargli mancare il fiato. Apre la bocca, come a ricercare l’ossigeno, ma tutto sembra inutile.

Sviene e quando riapre gli occhi, si ritrova disteso sull’erba a faccia in giù. Si alza quindi quel tanto da portarsi in ginocchio per poi osservarsi intorno. Immediatamente rimane sconvolto dallo spettacolo che gli si para davanti: Jean, Mikasa, Connie e tutti gli altri sono distesi per terra. Morti? A giudicare dalle ferite, sembra così. Il biondo inizia a battere i pugni a terra, disperato, mentre alterna urla e singhiozzi, nel tentativo di svegliarli. Ma come si sveglia qualcuno che è morto? Ad un tratto, al posto del terreno, Armin si ritrova a colpire la superficie trasparente di qualcosa che lo tiene imprigionato, qualcosa di molto simile al cristallo dentro cui stava Annie da mesi. All’esterno, Bertholdt lo osserva con un’espressione tetra, che mai gli aveva visto sul volto.
«Fammi uscire!» Questa volta è Armin ad urlare queste parole al suo vecchio compagno che, in tutta risposta, sempre con la solita espressione seria, scuote la testa, in segno di negazione.
«Fammi uscire!», urla ancora, per realizzare che, all’improvviso non si trova più dentro a quella specie di cristallo, ma le sue mani stanno stringendo le sbarre di una prigione. Davanti a sé, non c’è più Bertholdt, ma Eren. Lo sguardo è impassibile, anzi sembra quasi guardarlo con disprezzo. Cosa significava? Cosa mai poteva aver fatto per essere guardato con tanto odio dal suo migliore amico?
«Eren!»
Il ragazzo pare ignorarlo completamente e, dopo avergli dato le spalle, sembra andarsene.
«Eren, fammi uscire!», urla ancora più forte.
«Armin…» La voce di Bertholdt alle sue spalle, lo convince a lasciare perdere per un attimo quella situazione, per girarsi verso il moro. «…uccidi o verrai ucciso.» Il tono è solenne, quasi come se stesse enunciando una grossa profezia.
«Eh…?» Voleva per caso convincerlo ad uccidere il suo migliore amico? Spalanca gli occhi a quell’idea, totalmente turbato che ci abbia anche solo provato a persuaderlo di fare qualcosa del genere.
«Armin, uccidi o verrai ucc…!», ripete ancora il vecchio compagno di squadra, ma la voce inizia a farsi lontana, fino quasi a svanire del tutto, mentre qualcuno pare scuoterlo energicamente.

***

Il biondo, svegliatosi di colpo, aprì gli occhi e vide Jean che leggermente sporto su di lui, lo osservava con espressione preoccupata.
«Ehy, tutto bene?»
Armin per un attimo rimase senza parole. Quindi era stato solo un sogno? E allora perché alcune situazioni gli erano parse così tremendamente reali?
Annuì leggermente con la testa, in segno di assenso, non volendo angosciare il ragazzo per qualcosa che, di fatto, era stato solo frutto della sua fantasia. «Sì, non preoccuparti!»
   
 
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