Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |       
Autore: rocchi68    23/02/2019    1 recensioni
A scuola era sempre stato un asino.
Non che si fosse mai impegnato per studiare o avesse mai pregato i professori di una grazia, ma quello era un dato di fatto.
Qualsiasi animale con un pizzico di cervello avrebbe superato, almeno sul piano dell’intelletto puro, quel ragazzino che prendeva a calci il suo zaino per farlo entrare in classe.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A scuola era sempre stato un asino.
Non che si fosse mai impegnato per studiare o avesse mai pregato i professori di una grazia, ma quello era un dato di fatto.
Qualsiasi animale con un pizzico di cervello avrebbe superato, almeno sul piano dell’intelletto puro, quel ragazzino che prendeva a calci il suo zaino per farlo entrare in classe. E, dopotutto, era sempre la sua borsa, la prima a superare il cancello e poi la porta della sua sezione, lamentandosi al contempo di arrivare alla ricreazione con una merenda spiaccicata e che nemmeno le formiche avrebbero degnato di attenzione.
Era il tipico cane che si mordeva la coda, anche se di luoghi comuni quel giovanotto era assai pieno.
Sospingere un mulo su per quell’irta salita sarebbe stato molto meno faticoso, sempre preoccupati, tuttavia, che un calcio all’indietro andasse a posarsi laddove non batteva il Sole.
Francamente non aveva grossi motivi per odiare la scuola. Doveva alzarsi all’alba, prepararsi la colazione, prendere l’autobus scassato, covo di ogni forma di batteri, scendere nervoso e privo del classico ombrello che lo esponeva al giudizio Universale e lamentarsi di quell’unico isolato che talvolta gli ricordava di non aver cancellato nessun compito dal suo diario.
Era tutto il contorno a creargli qualche fastidio.
Non capiva perché dovesse impegnarsi, perché dovesse studiare o perché dovesse cercare la promozione senza incappare in scappatoie al limite della legalità.
E qui si apriva il baratro più profondo.
Amici miei, da quando erano iniziate le medie, lui era sempre stato sulla graticola.
Dando un nome a questo sfortunato essere vivente, vi informo che prima di questa giornata, Scott Black si era fatto una promessa che menzioneremo poi.
Quando si veniva promossi ecco che i vari prof ti salutavano con i migliori onori, con qualche pacca sulla spalla o con dei consigli da far impallidire i psicologi di percorso.
Era quando s’imbattevano in Scott o nel suo miglior amico, un punk dall’aria ben poco rassicurante, che ringoiavano tutte le loro belle parole. Questi due erano sempre passati con il canonico calcio nel sedere e solo attraverso una fessura che era grande come la tipica cruna dell’ago.
Arrivavano a marzo con una media orrenda, si sforzavano per due mesi scarsi, convincendo, di volta in volta, i prof che quello era un miracolo irripetibile e che dall’anno seguente quelle zucche vuote sarebbero rimaste a casa. A settembre, invece, li trovavano presenti nell’odiato registro ed erano in ultima fila a fissare l’incantevole panorama che si stendeva maestoso dalla finestra alla loro sinistra.
Erano degli abili arrampicatori: passavano dalla media più bassa in assoluto e arrivavano a un sei talmente tirato che poteva spezzarsi in ogni istante.
E fin da bambini ne avevano passate tante insieme, ma tutte le volte arrivavano alla promozione con immenso sollievo dei propri parenti.
Scott non aveva una materia precisa in cui andava bene o che potesse essere degna della sua attenzione.
A marzo, quando veniva esibita l’ultima pagellina, era più facile chiedergli se ci fosse qualche materia sufficiente, piuttosto che contare le sue sfilze di quattro o cinque (quando si era fortunati ovviamente).
Erano solo i tre secchi e senza appello a farla da padrone in quel foglio che era fissato nella bacheca e tra Scott Black e Duncan Nelson vi erano almeno altri sette o otto ragazzi che si sforzavano come dannati.
Miti incrollabili spingevano gli altri a chiedersi come fosse possibile un recupero simile, senza corsi di recupero estivi e alcuni, i più sciocchi ovviamente, avevano preso a imitarli, ritrovandosi poi con una bocciatura che sapeva di presa per i fondelli.
Com’era possibile che loro riuscissero a migliorare così e a passare in soli due mesi, quando gli altri trainavano la carretta per tutto l’anno scolastico?
A questa domanda e a molte altre, né Scott, né Duncan riuscivano a dare una risposta precisa, riconfermandosi impreparati in quella lezione come in tante altre che avevano patito sulla loro pellaccia.
Il vero miracolo, però, era ben nascosto e si presentava sotto forma di lividi che erano costretti a coprire con la dovuta attenzione. Nessuno doveva sapere che la madre di Scott e il vecchio Greg Nelson, bastonavano i loro adorati figlioli per spingerli a portare a casa una promozione che fosse motivo di orgoglio.
 
Per le medie e le superiori aveva seguito la sua tipica tradizione da asino.
Crollava, ragliava, si rifiutava di seguire la strada degli altri e restava impalato, mentre i professori cercavano di inculcare in quella testolina qualche formula o nozione scientifica.
Erano la primavera e le botte ricevute da sua madre a risvegliarlo dal torpore.
Infilava una serie di verifiche e interrogazioni discrete, si mostrava partecipe e strappava la promozione.
Ormai quello era il suo percorso e spesso con Duncan stabiliva in anticipo quale dovesse essere il giorno X da cui ricominciare.
Fino al 15 di marzo erano degli stupidi, ma scattata l’ora decisiva, ecco che tutte le nozioni uscivano come per magia. Accumulavano, immagazzinavano per volontà divina e poi la loro bocca faceva uscire informazioni che nemmeno i secchioni riuscivano a memorizzare.
E loro non erano mai stati attenti in vita loro.
Se non prendevano in mano un libro da settembre, non cambiavano le materie della cartella dallo stesso mese e non seguivano i professori, ecco che il tutto era avvolto da uno strano alone di mistero.
Era una cosa impossibile: roba da farli entrare con la forza a qualche seduta per analizzare il loro cervello letargico.
E arrivati alle superiori e strappata la maturità, Scott si era fatto una promessa.
Sarebbe andato comunque all’Università, tanto per provare, e di certo non avrebbe più messo piede in quel liceo che per oltre otto anni, cinque delle superiori e tre delle medie, aveva visto il suo zaino preso a calci all’inverosimile.
Una promessa fatta durante un falò, giusto per tributare ai libri delle superiori il giusto onore, e condivisa con l’amico fraterno. Tuttavia, qualche anno più tardi, lo stupido punk aveva varcato nuovamente il cancello e Scott, scrollando le spalle, aveva ammesso che non era una così grave perdita e che sarebbe stato l’unico a rispettare quella famosa parola.
Aveva resistito alla tentazione delle rimpatriate organizzate dalla scuola, aveva evitato tutte le strade che potessero riportarlo verso quell’irta salita e non era più montato sull’autobus linea 4 che era il migliore per raggiungere il centro.
Poi, però, la sfortuna o quell’asino che aveva abbandonato lungo la strada tortuosa dell’Università, gli avevano rifilato un calcio nel didietro e l’avevano costretto a varcare la porta del vecchio liceo.
 
Era pieno marzo.
Un periodo come un altro per rientrare in quella vecchia scuola di cui aveva ricordi, nonostante tutto, abbastanza piacevoli.
Ricordava quando con Duncan aveva completato una ricerca sugli anfibi, vivisezionando una rana e ottenendo un bel voto da parte della vipera Blaineley.
L’immagine di Owen che dava di stomaco poco lontano e che rovinava il libro di Noah era ancora vivida nella sua memoria. E come dimenticare le sfide infinite tra Brick e Jo che culminavano sempre in un nulla di fatto e che doveva, almeno in classifica, vederli appaiati?
Difficilmente avrebbe scordato Chef che imprecava contro le nuove leve che non si sforzavano a sufficienza nei suoi cento piegamenti o che s’incastravano nel quadro svedese.
Di Chris McLean avrebbe ricordato il noto aspetto teatrale con la crudeltà a sprizzare da tutti i pori e che poteva essere paragonabile a qualche re malvagio di shakespeariana memoria.
Ve ne erano altri di cui non ricordava più nulla, anche se in contemporanea riceveva l’assist di televisioni e giornali.
Per esempio sapeva che Dakota era diventata una modella dal discreto successo, che Anne Marie era riuscita a diventare una cantante e che Sam era campione nazionale di videogame.
Altri ancora facevano parte della sua vecchia compagnia: quella che si sopportava dal primissimo anno delle superiori e che anche ora incontrava per qualche birretta in qualche pub.
Di Mike e Zoey sapeva che si erano sposati, ma che non avevano ancora intenzione di allargare la famiglia, sempre che non si trattasse di un qualche cane pulcioso. Anche perché a quasi trenta anni non c’era motivo di preoccuparsi di culle, pannolini, pappe e influenze.
Duncan era appiccicato e marcava stretto quella strega pestifera di Courtney che, talvolta, avrebbe preferito un comportamento meno rozzo e più romantico.
Per questo e per altri assurde coincidenze, nelle varie uscite, lui era l’ago della bilancia.
Doveva schierarsi con l’ala maschile, passando per un opportunista e litigando con le donzelle o era meglio stare dalla parte di Zoey e rischiare una ripercussione minima?
Se avesse avuto qualcuno da disturbare oltremisura, allora non si sarebbe nemmeno posto il quesito.
Sentiva ormai di essere troppo vecchio e che perfino l’asino che era dentro di sé, aveva trovato una compagna degna di questo nome.
Era un po’ tardi e, grattandosi la nuca, aveva varcato il grande portone d’ingresso.
 
Ora conoscete la sua promessa, ma non sapete il motivo per cui era costretto a rimangiarsi ogni cosa.
Per sua sfortuna non era figlio unico: si passava una quindicina di anni da sua sorella Alberta ed essendo impegnata al lavoro con il marito, aveva preteso che il fratello andasse ad ascoltare i vari colloqui per sapere dell’andamento del giovane Paul.
Perché dovete sapere, amici miei, che Scott e Paul avevano in comune l’asino.
Faticavano come dannati, facevano disperare i prof, anche se il nipote era molto più furbo e forse intelligente dell’adorato zio.
Non partiva da marzo come un pazzo isterico, ma pensava sempre alla prima settimana di gennaio come giro di svolta. Come direbbero certi anziani da cantiere sotto casa: anno nuovo, vita nuova. Anche se nello studio un simile concetto era cancellato con un semplice colpo di spugna.
Guardate le macchinette che elargivano la merenda agli sfortunati scolari, Scott si sedette su una sedia e rimase lì per qualche secondo a contemplare il nulla cosmico e a meditare su quali professori dovesse incontrare.
Ricordava una veloce chiacchierata con la prof di musica, quindi con quello di ginnastica e infine quella di scienze.
Gli altri erano già stati visitati dalla sorella in precedenza e per quel pomeriggio non aveva altre seccature da disturbare.
Nel suo cercare le varie sezioni, passò davanti alla vecchia classe in cui aveva fatto parecchi danni.
Ricordava la lavagna crepata in un punto, un banco segnato dal suo coltellino svizzero e altre cazzate che erano andate incontro a una specie di multa e a un’altra serie di mazzate dalla madre.
Nell’entrare nell’aula deserta, davanti a lui comparve la sua vecchia classe come riunita.
Erano quattro file in tutto da cinque ciascuna (venti banchi più cattedra per quelli scarsetti in matematica) con Cody e Sierra più verso la finestra e Lindsay e Beth, quindi, a sinistra della prima linea. Nel centro prefetto ecco sorgere l’immagine del giovane Harold, di cui, purtroppo, aveva il ricordo spiacevole della morte.
Se ne era andato durante il quarto anno, quando era stato investito sulle strisce da qualcuno troppo ubriaco per rallentare e per accorgersi di quell’esile studente.
La ragazza che era con lui in quell’istante, tranne per una ferita sul ginocchio, ne era uscita praticamente incolume e Leshawna era pronta a giurare che il compagno l’avesse spinta, prendendone il posto.
Da quel giorno la giovane che apriva la seconda fila non fu più la stessa e per diverso tempo rimase nella più totale apatia.
Vicino a lei si era messo il super belloccio Justin con la speranza che la sua sola visione fosse sufficiente per porre rimedio a quel tragico lutto. Tuttavia anche quest’ultimo ne aveva sofferto irrimediabilmente: Harold era membro e vice leader della loro band musicale.
Senza i suoi testi, la sua fantasia e con il ricordo dei suoi tentativi d’imbracciare la chitarra di Trent, quella soluzione era stata un enorme buco nell’acqua.
Nel centro vi era l’immagine prima di Ezekiel, bocciato durante il secondo anno, di Tyler che ripercorreva quasi le stesse intenzioni di Duncan e Scott riguardo all’asino ragliante, e poi da una ragazzina di cui il rosso aveva dimenticato nome, cognome e aspetto fisico.
Nell’estrema sinistra rispetto alla cattedra, il rosso scorse i magheggi e i piani di Alejandro e Heather e sorrise nuovamente per quell’insolita immagine.
Dietro questi abili manipolatori salutò con lo sguardo Sam, impegnato con il suo videogioco che nascondeva dietro alla barriera insuperabile di diario e astuccio e, quindi, Dakota che, come sempre avrebbe snobbato i suoi tentativi d’integrazione.
La terza fila era quella più distratta dell’intera aula, ma non era quella che più rischiava una stroncatura atroce. Anne Marie era impegnata a messaggiare con il cellulare, Trent scribacchiava sul suo quaderno alcuni pentagrammi e alcuni testi e Gwen leggeva gli elaborati del fidanzato con attenzione, fungendo da critica.
In ultima vi era la fila dell’asino.
O forse è meglio dire che era la fila dove era più evidente la presenza dell’asino, dato che solo due ragazzi su cinque faticavano a mantenersi sulla linea di galleggiamento.
Sarebbe ottuso fare di tutta un’erba un fascio e sarebbe alquanto ingiusto nei confronti di chi, come Mike, Zoey e Cameron s’impegnava per bilanciare la cieca considerazione di quella fila sfortunata.
Beh si può anche dire che alla luce dei cinque anni successivi alla Maturità, la loro classe non fosse poi così legata alla fortuna.
Harold, come vi ho detto pocanzi, era stato investito e ed era finito in coma prima di andarsene per sempre, Cameron era morto a causa di un male incurabile, Ezekiel aveva tentato il suicidio e altri delle classi vicine non erano usciti con le ossa tutte al loro posto.
Ma per non esagerare nel calcolare la sola sventura di quel liceo, Scott cercò di cancellare quei pensieri contorti e uscì dall’aula.
Aveva, quindi, raggiunto la classe della prof di musica e dopo essere stato rassicurato sulle abilità canore e non del nipote, aveva riassaggiato i vecchi ricordi.
“Come dimenticare quel pomeriggio dove avete manomesso il pianoforte.” Commentò la donna, facendolo sorridere e sfiorando uno dei grandi tasti bianchi.
“Io e Duncan abbiamo rischiato seriamente l’espulsione per quel pezzo d’antiquariato.”
“Se non sbaglio, dicevi che non avresti più rimesso piede qui dentro.”
“Parla con mia sorella e vedi che ti combina.” Ringhiò, leggendo le votazioni del nipote in quella materia che per lui, in passato, era stato sinonimo di fallimento.
Ai suoi tempi c’era un prof strabico che lo sbatteva fuori a ogni santa lezione e solo perché non riusciva a suonare a tempo con gli altri. Ottima occasione per passeggiare liberamente per la scuola con la compagnia di Duncan e magari di quell’Ennui che chissà dove si era cacciato.
“Lo sai che in questa scuola ci sono tanti della nostra vecchia compagnia?”
“Tipo?”
“Ti ricordi quello che gareggiava con Brick e Jo?”
“Sono pessimo con i nomi.”
“Beh ora insegna ginnastica a quelli delle medie.”
“Chi?”
“Il nome Lightning ti dice niente?”
“Dovrebbe?” Chiese, prendendo il cellulare in mano e leggendo l’ultima notifica che gli era arrivata.
“Non sei venuto per parlare con un certo prof Grunge?”
“Precisamente.”
“Lightning Grunge…peccato che sia malato e nessuno conosca le sue votazioni.”
“Questo sì che è un peccato.” Commentò ironico, calcolando di aver guadagnato almeno quindici minuti con quell’assenza.
“E se non ti muovi, anche la prof di scienze andrà via prima che tu possa parlarle.”
“A che ora?”
“Hai ancora una mezzoretta.”
“Ho ancora un po’ di tempo.” Nicchiò, scrollando le spalle.
“E non ti ho detto che è una tua ex compagna di classe.”
“Chi? Stacy la contaballe?”
“Stacy era in un’altra sezione e le sue inventate relazioni con personaggi famosi sono molto più assurde delle manie di Izzy.”
“Ne sai qualcosa?” Domandò, insinuando la possibilità che fosse anche lei su quella direzione.
“Sono entrambe in un centro di recupero mentale e comportamentale.”
“Questa era la strada che sarebbe toccata anche a me e Duncan se non fossimo cresciuti.” Annuì Scott, scribacchiando qualcosa su un foglietto che poi avrebbe confrontato e inserito nella sua agenda.
“Il tuo amichetto è una vera rottura.”
“Mai pensato di bastonarlo un po’?” La interrogò, cercando le parole migliori per quell’appuntamento che avrebbe dovuto aggiungere alla sua agenda.
“Perché dovrei?”
“Perché era così che il vecchio Greg Nelson otteneva la promozione del figlio.”
“Grazie per avermelo detto.”
“È da quando, però, ha avuto quell’infarto che Duncan desidera renderlo orgoglioso. Forse sentiva già a pelle che stava sbagliando e che non era un buon motivo per continuare così.”
“Lo so.”
“Ma non parliamo di questo: non sono così vecchio da parlare degli anni passati.”
“Parliamo del fatto che sei ancora single?” Chiese Courtney, facendolo sussultare.
“A che ora hai detto che finiscono i colloqui?”
“Venti minuti.”
“Allora sono in ritardo: alla prossima Courtney.”
“Se vengo a sapere che hai rotto qualcosa in questa scuola, ti massacro.” Lo minacciò, prendendo un righello e agitandolo per aria manco fosse una spada.
“Consideralo fatto.” Replicò divertito, avviandosi verso il laboratorio di scienze, luogo dove si aspettava di trovare la prof del colloquio.






Angolo autore

Ryuk: Quando mai abbiamo detto che saremmo stati puntuali?

Nella tua ultima storia.

Ryuk: Perchè questo studente mi ricorda qualcuno?

Non saprei. Forse perchè in ogni classe c'è almeno uno studente che non si applica.
Come se fosse colpa sua e non dei professori che annoiano.

Ryuk: Manca un solo capitolo, vero?

Potrebbe...
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68