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Autore: haru_chan19    23/02/2019    2 recensioni
«Non credo di essere pronto a vedere tutte queste stelle spegnersi.» rispose abbassando lo sguardo verso gli occhi verdi della tigre «Comunque vada ci saranno vittime e noi saremo rivali.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bennu Kagaho, Libra Dohko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non si vedeva nemmeno una luce dalla collina. Gli alberi si stagliavano nel nero della notte, senza distinzioni. Le case erano troppo lontane. Si vedevano solo le stelle, uniche compagne in tutto quell’oscurità. La sua armatura però rifletteva. Rifletteva i raggi lunari, come se potesse in qualche modo trarne potere. Rifletteva i volti delle persone che uccideva, che diventavano sagome scure e deformate sulla superficie della surplice. Ogni cosa si deformava su quel metallo livido: non brillava di bianco o argento, colori freddi anch’essi ma di cui le persone si fidavano, e non brillava d’oro, simbolo del potere e della protezione. Nessuno si sarebbe mai avvicinato a un’armatura nera, macchiata di rosso, credendo di ricevere protezione. Perché se vedi un’armatura d’oro sporcata di sangue, non pensi mai che possa essere di una qualche persona innocente: i cavalieri d’oro sacrificano solo loro stessi, sono gli unici eroi della storia. E quelle stelle che inutilmente si specchiano sulla surplice non servono a nulla. Eppure a lui piacevano le stelle, Kagaho le avrebbe guardate e studiate per anni. Riconosceva le costellazioni più importanti e sapeva che la vita dei cavalieri è legata a esse, che se una si spegne, il loro tempo sulla terra è terminato. Ne aveva spente tante nel corso della sua carriera. Aveva il permesso di uscire dagli Inferi per vagare sulla terra, in teoria, in caccia di qualche nuova vittima, in pratica, a vedere le cose che la sua prematura morte gli aveva tolto. Cercava sempre i punti più immersi nel buio, dove quei piccoli ecosistemi pieni di vita si potevano ammirare nel massimo del loro splendore, e, purtroppo, la zona in cui si vedevano meglio e gli si era talmente vicino che pareva toccarle, era nei pressi del Santuario. Non aveva mai pensato di approfittare della posizione per attaccare Atena e i suoi cavalieri; l’unico motivo era puramente quello di sentirsi vicino a quelle piccole luci che non lo influenzavano in alcun modo se non con la loro bellezza.

Una notte Kagaho si era seduto sul parapetto che protegge dalla roccia a strapiombo, in una posizione abbastanza comoda da passarci delle ore. Non vi erano nuvole e la luce della luna non era così potente da abbagliare le altre piccole lucciole. Aveva deciso di seguire le costellazioni a sud del carro maggiore. Sentì poi dei passi dietro di lui. Non si voltò subito. Gli era capitato che passassero pastori o gente del villaggio li accanto, ma che non lo avesse notato nessuno per la mimetizzazione della sua armatura con il nero della notte. Quella volta però la persona si accorse di lui.
«Ho sentito il tuo cosmo» disse alle sue spalle.
Kagaho, allora, si girò lentamente, rimanendo immediatamente abbagliato dalla luce che proveniva dall’oro della sua armatura. Un cavaliere d’oro l’aveva appena sorpreso nei pressi del Santuario. Avrebbero per forza dovuto combattere. Osservò attentamente il cavaliere che aveva di fronte: era giovane, con gli occhi verdi smeraldo, circondati da una massa castana di ricci indisciplinati. Non sembrava in procinto di attaccarlo.
«Beh, complimenti cane da tartufo, hai trovato il mio posticino segreto.» disse scendendo dalla ringhiera «ora dovrò trovarne un altro, sempre che qualcun altro di voi non venga a ficcare il naso anche lì»
«Ti osservo da un po’… non volevi attaccare le dodici case, cosa stavi facendo?»
Kagaho alzò lo sguardo in tono di sfida e attaccò «Non lo vengo di certo a dire a te!»
La discussione venne interrotta da una timida stella cadente, sfrecciata proprio sopra le loro teste. L’attenzione di quest’ultimo scattò subito verso l’alto a cercarla, ma tutto ciò che riuscì a vedere fu la scia luminosa e brillante che la stella aveva lasciato di sé un attimo prima di morire. I suoi occhi si riempirono di stupore e di effimera tristezza. Era da tanto che osservava gli astri eppure non aveva mai assistito a un fenomeno del genere; sapeva che erano rari. Il cavaliere d’oro nel vedere la meraviglia del ragazzo sembrò addolcirsi.
«Non avevi mai visto una stella cadente?» gli chiese
Kagaho avvampò. Non era mica colpa sua se ce n’è una all’anno. «No, è un problema?» chiese ancora rosso in viso. Il suo interlocutore scoppiò a ridere, sotto lo sguardo di fuoco di Kagaho.
«Non ho mai visto uno specter romantico»
«Io non sono romantico» ululò l’altro «Non voglio combattere, lascia almeno che me ne vada»
«No no aspetta» disse avvicinandosi «Non andare. Puoi restare. Chi sono io per impedirti di vedere le stelle?» sorrise e si sedette sul parapetto dove prima era accoccolato il ragazzo. «Le conosci le costellazioni?»
Kagaho lo guardò confuso «Ma puoi fare una cosa del genere?» gli chiese.
«Ma certo, mai sentito del gatto che diventa amico con il topo» e sorrise nuovamente «Quella è l’orsa maggiore lo sai vero?»
«Sì…» rispose incerto «se si prosegue l’ultima stella si arriva all’orsa minore» continuò avvicinandosi al parapetto e appoggiandocisi.
Il cavaliere d’oro prese a elencare tutte le altre stelle che conosceva, sotto lo sguardo attento dell’allievo. La loro vita era immortale, avrebbe potuto vedere le stelle, gli specter e quell’uomo ancora per molto tempo. Invece pochi mesi dopo scoppiò la guerra. La prima Guerra Sacra che vedeva Ade contro Atena. Avrebbe dovuto combattere. Era obbligato. Tornò alla collina un’ultima volta prima di schierarsi apertamente nell’esercito e vi trovò il cavaliere d’oro ad attenderlo.
«Sai che è scoppiata la guerra Kagaho?» gli chiese
«Non credo di essere pronto a vedere tutte queste stelle spegnersi.» rispose abbassando lo sguardo verso gli occhi verdi della tigre «Comunque vada ci saranno vittime e noi saremo rivali.»
Il cavaliere d’oro lo passò, lasciandogli il posto sul parapetto. Gli appoggiò una mano sulla spalla a salutarlo. Kagaho alzò lo sguardo al cielo a vedere la volta al completo «Ti ringrazio per tutto quello che mi hai insegnato, Dohko di Libra».

  
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