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Autore: smile_tears    26/02/2019    1 recensioni
[Raccolta di one shot]
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One shot pubblicate:
-Serendipity (Vmin)
-Fever (Vmin)
-First love (Vmin)
-Lost in the past (Minjoon/Nammin)
-Mint (Hopekook)
-4 A.M. (Vmin)
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Dal primo capitolo:
No, lui in tutta la sua essenza era meraviglioso. Avrebbe pagato oro pur di poterlo dipingere in uno dei suoi lavori, o anche solo scattargli una foto. Qualunque cosa, purché non dovesse allontanare gli occhi dalla figura eterea del biondino di cui a malapena sapeva il nome.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Serendipity
 
Taehyung fissò la sua immagine riflessa nello specchio per la millesima volta nell’arco di dieci minuti. Aveva deciso cosa indossare quella sera tre giorni prima, non appena il suo unico dongsaeng gli aveva confermato che quel fine settimana sarebbero usciti e ci sarebbe stato anche lui. Non avrebbero fatto niente di che, solo una semplice uscita tra amici in un locale poco fuori città che frequentavano abbastanza spesso. Non sarebbe stato niente di eccezionale, se non fosse stato per la sua presenza.
Il ragazzo sospirò, controllando per l’ennesima volta che i pantaloni neri scelti per l’occasione non fossero troppo stretti, ma neanche troppo larghi da nascondere le sue forme, per poi risistemare la camicia bianca al loro interno. Aveva l’ansia. Lui, che raramente soffriva di ansia per esami e cose anche più importanti, sentiva lo stomaco contorcersi al solo pensiero che quella sera si sarebbe unito ad una delle loro solite uscite anche quella che era  la sua cotta da ormai un anno e mezzo.
«Taehyung-ah. –Min Yoongi, suo migliore amico e coinquilino, fece il suo ingresso nella stanza senza neanche premurarsi di bussare.- Sei pronto? Se non partiamo entro cinque minuti non faremo mai in tempo a passare a prendere Jimin ed arrivare al locale in orario per incontrare Jungkook-ah.»
Taehyung sospirò nuovamente, dandogli come unica risposta un cenno affermativo col capo. Gli diede le spalle e si avvicinò al letto, prendendo il cappotto che aveva lasciato lì un’ora prima, quando aveva cominciato a prepararsi. Una volta pronto si voltò, incontrando lo sguardo leggermente preoccupato del suo migliore amico. «Mi fa male lo stomaco per quanto sono in ansia, hyung, non capisco perché.»
L’altro gli sorrise appena, posandogli una mano sulla spalla. «Credo sia comprensibile, Tae. Anche se lo conosciamo da più di un anno è la prima volta che Jimin ci degna della sua presenza durante una delle nostre uscite.»
Taehyung annuì, non sapendo cosa rispondere, ma mentre l’altro stava per uscire lo bloccò di nuovo. «Hyung.»
Yoongi, che gli aveva voltato le spalle per uscire dalla stanza, si voltò fronteggiandolo nuovamente. «Dimmi, Tae.»
«Puoi far sedere Jimin vicino a te in auto mentre io mi siedo dietro da solo? Voglio che nessuno si senta a disagio.»
Il maggiore non era troppo d’accordo con l’idea, ma non voleva mettere ancora più in difficoltà il suo migliore amico, quindi si limitò ad accettare la proposta. «Certo, mi basta che tu sia a tuo agio, Tae.»
L’altro sorrise alla risposta del suo hyung e gli fece un cenno affermativo con la testa per fargli capire che stava bene, per poi seguirlo chiudendosi la porta di camera sua alle spalle.
 
 
La prima volta che vide Park Jimin, quasi due anni prima, fu una casualità.
Aveva lasciato l’area dell’università dove studiava arte, per recarsi in quella dove si trovavano le sale prove degli studenti che frequentavano l’accademia di danza. Era la prima volta che si recava lì, ma aveva promesso a quella peste di Jungkook di passarlo a prendere, così si sarebbero potuti recare nello studio di Yoongi per poi uscire tutti e tre insieme. Percorse i vari corridoi, finché non si ritrovò davanti alla sala prove numero sei, dove Jungkook gli aveva chiesto di aspettarlo. Guardò all’interno della stanza attraverso la piccola finestrella sulla porta, per controllare se il suo dongsaeng fosse ancora lì o avesse finito, ma ciò che vide lo sorprese. C’era un solo ragazzo che ballava nella sala e di certo non era il suo amico, essendo più basso e minuto. Si muoveva con grazia, seguendo una melodia che Taehyung non riuscì a riconoscere. Persino lui, che di danza non ne capiva nulla, avrebbe potuto dire che quel ragazzo dai capelli biondi era nato per ballare. Sembrava quasi un angelo, mentre si muoveva con una delicatezza che non credeva possibile. Continuò a fissarlo per minuti interi, finché non fu interrotto da una voce. «Hyung! Scusa se ti ho fatto aspettare, ho impiegato più tempo del previsto nel fare la doccia. Comunque, chi stavi guardando?»
Jungkook lo riempì di domande senza però dargli la possibilità di rispondere, per poi sporgersi oltre la porta per guardare chi stesse provando. Una volta riconosciuto il ragazzo si aprì in un grande sorriso e, dopo avergli chiesto di aspettarlo un attimo, si fiondò nella sala. «Jimin-ssi!»
Il povero ragazzo, che assorto nelle prove non lo aveva minimamente notato fino a quel momento, sussultò sentendosi chiamare, per poi voltarsi verso la voce. «Yah, Jungkook-ah! Ti ho detto mille volte che per te è hyung! Sono due anni più grande di te!»
Oh, quindi abbiamo la stessa età.  Pensò Taehyung.
Il più piccolo gli sorrise divertito, per poi portare una mano a scompigliargli i capelli biondi. «Come faccio a considerarti un mio hyung se sei più basso di me?»
«Jungkook-ah!»
Da quel punto in poi Taehyung smise di prestare attenzione alla conversazione, limitandosi ad osservare il biondo con sguardo adorante. Nonostante avesse smesso di ballare la sua postura rimase perfettamente retta, donandogli un’aria imponente nonostante la bassa statura. L’enorme maglia nera che indossava lo rendeva ancora più minuto di quanto effettivamente fosse, cosa che stonava con le braccia robuste lasciate scoperte, gli addominali che era riuscito ad intravedere mentre l’altro ballava e le sue gambe muscolose. Aveva un fisico meraviglioso. No, lui in tutta la sua essenza era meraviglioso. Avrebbe pagato oro pur di poterlo dipingere in uno dei suoi lavori, o anche solo scattargli una foto. Qualunque cosa, purché non dovesse allontanare gli occhi dalla figura eterea del biondino di cui a malapena sapeva il nome. I suoi pensieri si interruppero non appena un paio di occhi castani si incontrarono con i suoi. Il biondo lo stava guardando, sorridendo appena con gli occhi socchiusi, e Taehyung sentì le sue guance arrossarsi. Quel ragazzo così bello lo stava guardando. Non appena realizzò che probabilmente fosse stato notato solo perché l’altro si era sentito osservato, Taehyung arrossì ancora di più e si allontanò dalla porta, portandosi una mano al petto nel vano tentativo di diminuire il battito accelerato del suo cuore. Aveva appena fatto una figura di merda con il ragazzo più bello che avesse mai visto, non si smentiva mai. Quando poco dopo Jungkook ritornò da lui gli sorrise ed andarono via, come se non fosse successo nulla. Ma qualcosa da quel giorno cambiò. Taehyung cominciò ad andare lì sempre più spesso, con la scusa del passare a prendere il suo amico, solo per poter ammirare Jimin da lontano. A volte i loro sguardi si incrociavano attraverso il vetro della finestra, ma subito distoglievano lo sguardo l’uno dall’altro. Taehyung non capiva se l’altro lo guardasse perché si sentiva osservato e gli desse fastidio o se anche lui, in qualche modo, gli interessasse, per poi darsi immediatamente dello stupido per aver anche solo pensato una cosa simile.
Nonostante quella strana e a tratti inquietante abitudine, Jimin non rimase altro che uno splendido sconosciuto per lui, almeno fino ad un anno prima.
Quel giorno era con Yoongi nel suo studio, facendogli compagnia mentre quest’ultimo si disperava perché non riusciva a trovare una voce adatta per l’ultima canzone che aveva scritto. Aveva provato a registrarla sia con Taehyung che con Jungkook, ma nessuna delle due versioni lo aveva pienamente convinto. Aveva persino chiesto aiuto a Suran, una noona con cui aveva stretto amicizia tempo prima, ma non rimase soddisfatto neanche quella volta. Fu proprio in un momento di disperazione totale che Jungkook entrò nello studio, spalancando la porta senza neanche bussare. «Hyung! Credo di aver trovato qualcuno che può porre fine ai tuoi problemi!»
Entrambi i ragazzi sussultarono all’improvvisa intrusione e quando si voltarono verso il loro amico videro che non era da solo. Dietro di lui c’era una figura minuta, che sembrava quasi volesse nascondersi, e quando Taehyung la riconobbe come Jimin quasi urlò. «Hyung, questo ragazzo è Park Jimin, ci siamo conosciuti a danza tempo fa. Oggi l’ho sentito canticchiare e sapendo il tipo di voce che ti piace ho pensato fosse perfetto.»
Il ragazzo arrossì a quelle parole, per poi timidamente spostarsi dalla figura di Jungkook per avvicinarsi a Yoongi e inchinarsi. «Sono Park Jimin. Piacere di conoscerti, hyung.»
L’altro ragazzo rimase sorpreso, ma trovò il suo imbarazzo e la sua educazione talmente adorabili che non poté non sorridere. «Hyung? Comunque piacere mio, sono Min Yoongi.»
Il minore rialzò lo sguardo, le sue guance se possibile erano ancora più rosse di prima. «Uh, sì. Jungkook-ah mi ha detto che sei più grande di me.»
«Sì. –Confermò subito il nominato.- Jimin ha la stessa età di Taehyungie hyung.»
Come riflesso naturale lo sguardo di Jimin si posò su Taehyung, le cui guance si imporporarono immediatamente. Non riuscendo a reggere lo sguardo dell’altro prese a fissarsi i piedi, per poi inchinarsi e presentarsi. «Kim Taehyung, piacere di conoscerti.»
Jimin, nonostante l’imbarazzo, gli sorrise dolcemente e si inchinò a sua volta per presentarsi.
Dopo le presentazioni cominciarono a registrare. Jimin, anche se ancora timoroso e imbarazzato, si mise davanti al microfono, le cuffie sulle orecchie, e prese a cantare. Dall’altra parte del vetro i tre ragazzi ascoltavano attentamente senza fiatare, troppo concentrati sulla voce delicata e acuta di Jimin. Taehyung non riusciva a credere alle sue orecchie. Non solo il ragazzo per cui aveva preso un’enorme cotta era un ballerino fantastico, ma sapeva anche cantare. E, Dio, che voce.
Una volta finita la canzone Jimin si tolse le cuffie, portando lo sguardo oltre il vetro e inclinando di lato la testa, come a chiedere se fosse andata bene. Yoongi rimase in silenzio ancora un paio di secondi, prima di scattare in piedi battendo le mani sul tavolo, facendo spaventare i suoi due dongsaeng. «Sì, cazzo, sì! È perfetta! –Si voltò verso Jungkook, prendendogli il volto tra le mani, per poi schioccargli un bacio sulla fronte, facendolo arrossire, mentre Taehyung era piegato in due dalle risate. Subito dopo Yoongi si rivolse all’altro ragazzo, che ancora aspettava sue direzioni.- Hai una voce stupenda, Jimin-ah, ed è perfetta per come avevo immaginato la canzone. Ti dispiace registrarla di nuovo?»
Il ragazzo sorrise, gli occhi ridotti in due adorabili mezze lune e una piccola fossetta a far capolino sulla sua guancia destra, per poi scuotere la testa. «La ripeterò quante volte vuoi, hyung.»
Da quel giorno Park Jimin divenne una nuova costante nelle loro vite, almeno in quelle di Jungkook e Yoongi. Capitava spesso che quando Jimin e Jungkook avessero lezione insieme si incontrassero per poi raggiungere Yoongi, passando pomeriggi interi in studio a registrare. Quando possibile Taehyung si univa a loro, ma molto spesso i suoi orari non coincidevano e si ritrovava a poter solo ascoltare i racconti di Yoongi la sera quando cenavano insieme o quelli di Jungkook la mattina dopo, quando si sarebbero trovati per fare colazione. In un certo senso Taehyung si sentiva lasciato indietro. Era sempre stato quello che aveva dimostrato più interesse nel conoscere Jimin e i suoi amici ne erano a conoscenza, invece si ritrovava ad essere quello che gli parlava meno. Jimin era molto timido, ma con il passare del tempo era riuscito a fidarsi anche di Yoongi e ormai parlavano senza problemi. L’unico con cui ancora aveva difficoltà ad aprirsi era proprio Taehyung e questo lo buttava davvero giù. Le poche volte che si vedevano si parlavano, certo, ma sembrava sempre che Tae dovesse tirargli le parole con le pinze. Quindi, per paura di infastidirlo, si ritrovava semplicemente a starsene zitto e lasciare che l’altro dialogasse solo con gli altri due, nella speranza che presto quella situazione sarebbe giunta al termine.
 
 
Arrivarono sotto casa di Jimin dopo poco più di cinque minuti da quando si erano messi in viaggio. L’ansia di Taehyung invece di diminuire era aumentata, raggiungendo il culmine non appena vide la zazzera di capelli rosa di Jimin fare capolino dalla portiera dell’auto. «Ciao Yoongi hyung, TaeTae.»
I due ricambiarono il saluto e Taehyung dovette mordersi la lingua per non usare nessun nomignolo. Anche se Jimin aveva preso a farlo senza problemi, forse anche a causa della frequenza con cui sentiva gli altri loro amici chiamarlo così, lui era ostinato a non farlo, credeva di non averne alcun diritto dato che il rapporto tra loro non era poi così stretto.
I successivi quindici minuti che passarono in macchina trascorsero tranquilli. La maggior parte del tempo Yoongi e Jimin parlarono tra loro, mentre Taehyung si limitò a ridere durante i racconti più divertenti, o al massimo a esprimere il suo punto di vista in un qualche episodio raccontato da Yoongi e che coinvolgeva anche lui. Avere Jimin lì, che poco a poco stava entrando nella sua quotidianità, gli riempiva il cuore di gioia. Forse era anche per quello che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e a smettere di sorridere.
Quando scesero dalla macchina dopo aver parcheggiato videro Jungkook che li stava raggiungendo. Le labbra di Jimin si curvarono subito in un dolcissimo sorriso e non appena raggiunse il minore gli gettò le braccia al collo, stringendolo in un affettuoso abbraccio. A quella vista il sorriso sul volto di Taehyung scemò per un attimo, ma si ricompose subito, come se quella scena non lo avesse minimamente toccato, per poi avvicinarsi al suo dongsaeng che non appena ebbe salutato Yoongi andò ad abbracciare anche lui. Subito dopo andarono all’interno del locale, mandando avanti Yoongi dato che la prenotazione del tavolo era, come sempre, a suo nome. Di solito c’era poca gente, ma quel giorno il locale pullulava di persone, motivo per cui il gruppo si spostava in fila indiana. Nell’ordine, dopo il cameriere, c’erano Yoongi, Jungkook, Taehyung e infine Jimin. Quando giunse al tavolo, Taehyung, che era rimasto leggermente indietro rispetto agli altri due, vide che i suoi migliori amici si erano già messi uno accanto all’altro, quindi si sedette con un sospiro, sapendo che Jimin si sarebbe dovuto sedere per forza accanto a lui. Una volta sistemati ordinarono, continuando a parlare e ridere come se non fosse la prima volta che uscivano insieme. In realtà Taehyung si sentiva leggermente tagliato fuori, ma decise di non darlo a vedere. Non era esattamente una persona timida, ma parlare con la sua cotta che sembrava detestarlo seduto accanto a lui lo metteva a disagio. Poi il fatto che i tre parlassero di cose accadute durante i vari pomeriggi che avevano trascorso insieme in sua assenza non aiutava. Ad ogni loro parola, ad ogni sorriso o risata di Jimin, sentiva il cuore stringersi sempre più in una morsa dolorosa. Non aveva mai visto il rosa così felice, se non mentre ballava, e sapere che lo fosse solo a causa dei suoi migliori amici mentre lui le rare volte in cui parlava riusciva a strappargli a malapena un sorriso lo rendeva incredibilmente triste. Nonostante tutto, però, non lo diede a vedere. Si limitò ad avere un lieve sorriso sulle labbra guardando i suoi amici ridere e scherzare, intervenendo solo ogni tanto con qualche frase o battuta, diretta quasi sempre ad uno dei suoi migliori amici e raramente al ragazzo al suo fianco, che si limitava a guardare ogni tanto di sottecchi.
Ad un tratto Jungkook cominciò a comportarsi da idiota quale era, giocando con la panna del suo milk-shake alla fragola e divertendosi a sporcare anche Yoongi. Jimin rise. Rise come se non ci fosse un domani, mentre con il telefono riprese tutto quello che stava succedendo. Era così assorto a contemplare la bellezza dell’altro, che non si accorse minimamente che il maknae si fosse sporto verso la sua parte del tavolo, sporcandogli il volto e parte dei capelli. «Cazzo, Jungkook-ah!»
Taehyung era visibilmente arrabbiato. Odiava quel genere di cose, odiava sporcarsi e odiava che gli si toccassero i capelli. Avrebbe preso ad insultare il più piccolo, se solo la risata di Jimin non gli avesse riempito il cuore, oltre che le orecchie. Si voltò verso il ragazzo al suo fianco, che con una mano si teneva lo stomaco che gli doleva per le troppe risate, mentre con l’altra stringeva il cellulare con cui lo stava riprendendo. A quel punto si limitò a sorridere appena, per poi voltarsi e recuperare un fazzoletto dalla tasca del suo cappotto e darsi una ripulita.
Dopo quel piccolo teatrino il gruppo andò a pagare, per poi recarsi in un parco giochi lì vicino. Jungkook e Jimin avevano insistito talmente tanto che Taehyung e Yoongi accettarono di accompagnarli solo perché smettessero di dar fastidio. Una volta arrivati i due bambini troppo cresciuti corsero a provare ogni giostra possibile, puntualmente uno dei due saliva sulla giostra mettendosi in ridicolo e l’altro lo riprendeva, ridendo a crepapelle. In tutto questo Yoongi e Taehyung se ne stavano in disparte, osservando i due con un piccolo sorriso sul volto. Almeno si stavano divertendo.
Poco dopo a Jungkook venne la brillante idea di scattarsi dei selfie. Per ricordare questa splendida serata, aveva detto. L’ingrato compito di scattare le foto fu dato a Yoongi, dato che a detta degli altri aveva il telefono migliore. Dopo aver scattato qualcosa come cinque foto, porse il telefono al più piccolo, che però fece un’espressione annoiata voltandosi verso il più grande. «Yah, hyung! Sono venute tutte mosse!»
Yoongi sbuffò. «Senti, io te l’avevo detto che non ero in grado di scattarle. Usa il mio cazzo di telefono se vuoi, ma falle tu le foto stavolta.»
Il più piccolo rise, però annuì. Dopo che si furono rimessi in posa Jungkook scattò un paio di foto, di cui si dimostrò pienamente soddisfatto. Dopo averle inviate agli altri, restituì il telefono al suo hyung, poi di comune accordo decisero di ritornare alle macchine perché ormai si era fatto tardi.
Sì salutarono, con la promessa che quella non sarebbe stata la prima e ultima uscita fatta tutti e quattro insieme, poi Yoongi, Jimin e Taehyung salirono sulla macchina del primo, per riaccompagnare Jimin a casa. Il viaggio proseguì tranquillo, con Yoongi e Jimin che parlavano di tutto e niente mentre Taehyung si limitò ad ascoltare, spiccicando a pena una parola. Quando arrivarono sotto casa del rosa quest’ultimo si lasciò andare ad un fiume di ringraziamenti e di scuse per aver arrecato tanto disturbo, quando a loro non aveva fatto altro che piacere, come si premurarono di dirgli.
Con l’uscita di scena del rosa nell’abitacolo cadde un silenzio tombale. Yoongi guidava, mentre Taehyung se ne stava con la testa contro il finestrino contemplando il paesaggio. «Allora. –Cominciò Yoongi, distraendolo dai suoi pensieri.- Cosa ne pensi?»
Taehyung spostò la testa dal vetro mettendosi in posizione eretta, per poi fissare il volto dell’altro attraverso lo specchietto retrovisore. «Cosa ne penso di cosa, hyung?»
«Di Jimin e della serata in generale.»
Taehyung sospirò, si aspettava una domanda simile, ma sperava che almeno il suo migliore amico aspettasse che rientrassero in casa. «Cosa dovrei pensare, hyung? È stata una bella serata, okay. Mi sono divertito. E mi ha fatto sicuramente piacere che ci fosse anche Jimin. Ma davvero, vederlo ridere e scherzare con voi tranquillamente mentre a me a stento rivolgeva parola ha fatto malissimo. Io sono sempre più convinto che non mi sopporti. E poi rimango sempre della mia idea.»
Erano ormai arrivati a casa e dopo che il maggiore ebbe parcheggiato Taehyung scese dall’auto, estraendo le chiavi dalla tasca del cappotto per aprire il portone. Una volta dentro lasciò la porta socchiusa per il suo migliore amico, per poi andare in camera sua e cominciare a spogliarsi. Pochi istanti dopo Yoongi lo seguì ed entrò nella sua stanza, senza curarsi che si stesse cambiando. «Taehyungie, ti ho già detto che Jimin è abbastanza timido, ha bisogno del suo tempo per aprirsi con le persone. Il fatto che tu, che di solito sei così socievole e loquace, diventi taciturno quando sei con lui non aiuta affatto. Lui raramente comincerà un discorso, devi essere tu a farlo parlare. E per quanto riguarda la tua idea, ti ho detto mille volte che è tutta una tua impressione e che Jimin non prova assolutamente nulla per Jungkook.»
Taehyung sospirò. Era la millesima volta che lui e Yoongi avevano quella discussione, ma finiva sempre allo stesso modo, ovvero con lui che annuiva dicendo di aver capito, per poi rinchiudersi nella sua stanza e continuare a crogiolarsi nella sua tristezza, come se il maggiore non gli avesse mai parlato. Quella volta non andò diversamente e, se mentre quella notte cercava di prendere sonno Taehyung pianse, a nessuno è dato saperlo.
 
 
Le settimane passarono tranquillamente, susseguendosi come un continuo copia e incolla. Da quella sera i quattro amici non avevano organizzato altre uscite e Taehyung ormai vedeva Jimin solo quando si incrociavano per caso lungo i corridoi. Nelle giornate fortunate dalle labbra del rosa uscivano anche parole come come stai?, oltre al misero ciao che gli rifilava ogni volta che si vedevano.
In più ormai non riusciva a beccarlo neanche nello studio di Yoongi, i suoi orari in università in quel periodo non coincidevano per nulla con quelli degli altri, con il risultato che ormai vedesse solo Yoongi dato che vivevano insieme e ogni tanto Jungkook, quando si autoinvitava a casa loro.
Un altro pensiero che stava tormentando Taehyung in quel periodo riguardava il compleanno del rosa, che sarebbe stato un paio di giorni dopo. Non sapeva se dovesse limitarsi a fargli gli auguri per messaggio oppure se ascoltare la sua mente malata e andare in università e farglieli di persona. Il dubbio non gli sarebbe mai sorto, se solo lo scorso anno, quando si conoscevano ufficialmente da solo un paio di mesi, Jimin non gli avesse fatto gli auguri di persona. Era stato un caso, ovviamente. Jimin neanche sapeva fosse il suo compleanno, ma Jungkook se l’era fatto scappare mentre erano tutti e tre a prendere un caffè dopo le prove e il rosa non aveva esitato un attimo a sorridergli e augurargli un buon compleanno, per poi scusarsi per non averlo fatto prima.
Taehyung voleva sorprenderlo, solo quello. Voleva fargli capire che per lui era importante, al punto da recarsi in università un giorno in cui non avrebbe avuto lezione solo per potergli augurare un buon compleanno. Ormai aveva preso la sua decisione.
 
Il tredici ottobre, poco prima che arrivasse l’ora in cui Jimin e Jungkook terminavano le lezioni, Taehyung si trovava già all’ingresso del palazzo che ormai frequentava sempre più spesso. Dovette aspettare una decina di minuti prima di riuscire a vedere le figure di Jimin, Jungkook e Yoongi andargli in contro. Non aveva idea del perché quest’ultimo si trovasse lì, ma glielo avrebbe chiesto più tardi. Quando gli furono vicino nessuno dei tre si premurò di nascondere la sorpresa nel trovarlo lì e, dopo che ebbe salutato i suoi due migliori amici, si avvicinò a Jimin. «Buon compleanno, Jimin-ah.»
Il rosa era piacevolmente sorpreso, finché un lampo di incredulità non gli attraversò gli occhi. «Sei venuto fin qui solo per darmi gli auguri di persona?»
A quelle parole Taehyung si sentì avvampare. Non voleva ammettere una cosa tanto imbarazzante, ma odiava mentire. Oltre al fatto che fosse un pessimo bugiardo. «Forse.»
Jimin ridacchiò appena, per poi aprirsi in uno dei suoi magnifici sorrisi e gettargli le braccia al collo, abbracciandolo stretto. «Grazie mille, Taehyungie, non sai quanto questa cosa mi abbia reso felice.»
Taehyung arrossì ancora di più, se possibile, per poi aprirsi in un grande sorriso e allacciare le braccia intorno alla vita stretta dell’altro. Era la prima volta che avevano un contatto così intimo e diamine se a Taehyung piaceva.
Si separarono poco dopo, entrambi con le guance rosse ed un timido sorriso sulle labbra. Solo a quel punto sembrarono ricordarsi della presenza degli altri due alle loro spalle, che  sorrisero inteneriti, per poi annunciare di avere un impegno e lasciarli da soli. I due, rimasti soli, si guardarono negli occhi, finché Jimin non si aprì in un altro dei suoi sorrisi. «Che dici, torniamo a casa insieme?»
Taehyung ovviamente annuì, così i due si ritrovarono a camminare uno accanto all’altro. Però nessuno dei due aveva messo in conto che esaurite le solite domande di rito, come cosa hai fatto oggi? e come stai?, sarebbe caduto il silenzio tra di loro. A quel punto il più alto, stanco, sospirò, portando l’attenzione su di sé. «Jimin-ah. –Lo richiamò.- Devo farti una domanda, ma devi rispondermi sinceramente.»
Il più basso lo guardò preoccupato, probabilmente non aspettandosi un’uscita del genere, ma poi annuì. «Jimin, per caso ti sto antipatico? O ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?»
Lo sguardo del rosa, se possibile, si fece ancora ancora più confuso e preoccupato. «Cosa? No, certo che no. Ma come ti è saltata in mente una cosa simile, Taehyungie?»
«I-io. Non lo so, Jimin. È che ti vedo sempre parlare tranquillamente sia con Jungkookie che con Yoongi hyung, mentre a me rivolgi a stento parola. So che sei timido, infatti all’inizio non ho detto nulla proprio per quello, pensando che avessi bisogno solo di un po’ di tempo in più per conoscermi e aprirti. Ma ormai è passato più di un anno e la situazione non è cambiata, quindi ho pensato di essere io il problema. Ad un certo punto mi sono persino convinto che tu avessi una cotta per Jungkook e uscissi con noi solo per quello, finché non l’ho detto a Jungkook stesso, che ha finito con lo scoppiare a ridermi in faccia e darmi del coglione. Io, davvero, voglio solo sapere qual è il problema.»
Alla fine del suo discorso portò gli occhi in quelli di Jimin, quando quest’ultimo scoppiò a ridere, lasciandolo perplesso. «Io, scusa. È solo che… Davvero credevi avessi una cotta per Jungkookie? Se gli sto sempre così vicino è solo perché ha la stessa età di mio fratello, mi viene naturale viziarlo in questo modo. E per il resto, Taehyungie, davvero credi che io non ti sopporti? Hai davvero passato un anno con questa convinzione? Mi dispiace davvero tanto averti fatto stare male, non era mia intenzione. È solo che accanto a te mi sento in soggezione e non so mai cosa dire, da dove partire per avere una conversazione. Mi piace davvero tanto stare in tua compagnia e vorrei che incominciassimo a parlarci di più.»
Taehyung vide nello sguardo di Jimin sincero dispiacere, per cui gli venne naturale sorridergli. «Sta’ tranquillo, Jimin. L’importante è che adesso abbiamo chiarito la situazione. E anche a me piacerebbe tanto che cominciassimo a parlare di più.»
Essendo ormai arrivati a casa di Jimin si lasciarono così, nella speranza che quella tacita promessa venisse mantenuta.
 
 
I mesi erano passati e il rapporto tra Jimin e Taehyung si era finalmente evoluto. Poco alla volta Jimin aveva cominciato a parlargli con sempre più frequenza quando erano tutti e quattro insieme. Poi dopo poco cominciò a parlargli anche quando lo trovava da solo, cominciò a chiedergli di uscire anche se sarebbero stati solo loro due. Ogni tanto, quando gli orari glielo permettevano, passava a prendere Taehyung quando finiva di fare lezione e insieme si dirigevano da Yoongi. Aveva persino cominciato ad accodarsi a Jungkook, quando quest’ultimo si invitava a casa dei suoi due hyung, finendo con l’andarci anche da solo, a volte persino quando in casa c’era solo Taehyung.
Ormai tra loro si era instaurato un vero rapporto di amicizia e Taehyung ne era più che felice, smettendo finalmente di farsi stupide paranoie.
 
Era la sera del ventinove di dicembre e Taehyung era tranquillamente sdraiato sul suo letto a leggere un manga preso dalla sua infinita collezione. Si stava annoiando e sarebbe andato tranquillamente a letto, se non fosse che mancava poco alla mezzanotte. Il suo compleanno.
Improvvisamente il telefono al suo fianco vibrò, segnalando l’arrivo di una notifica. Era un messaggio di Jimin. So che è tardi, ma potresti farmi entrare?
Nel leggere quelle parole il suo cuore aumentò i battiti, non riusciva a crederci. Jimin era davvero sotto casa sua in piena notte? Si fiondò verso la finestra della sua camera e si affacciò, vedendo la figura del maggiore fagli un cenno di saluto con una mano.
A quel punto corse ad aprire il portone di casa, senza neanche premurarsi di fare silenzio in caso il suo hyung stesse dormendo, cosa di cui però dubitava. Non appena ebbe aperto vide un Jimin infreddolito, che nonostante tutto gli sorrideva dolcemente. «Jiminie! Cosa ci fai qui a quest’ora? E con questo freddo, poi.»
Il ragazzo fece spallucce, come se non fosse niente di importante. «Manca poco al tuo compleanno e io volevo assolutamente darti il mio regalo il prima possibile.»
Taehyung scosse la testa, incredulo, per poi trascinare l’altro fino alla sua camera da letto. Dopo essersi liberato del cappotto e della sciarpa, Jimin si sedette sul letto, accettando la coperta che l’altro gli porse. «Taehyungie, puoi prendere il computer e le cuffie prima di sederti qui accanto a me?»
Anche se un po’ stranito, il più piccolo fece come gli era stato detto, per poi sedersi a gambe incrociate di fronte all’amico. Parlarono del più e del meno finché, a mezzanotte in punto, Jimin non gli porse una custodia con all’interno un cd. «Buon compleanno, Taehyung. Il regalo potrà sembrarti un po’ banale, ma spero davvero che ti piaccia.»
Il minore prese il cd dalle mani dell’altro ringraziandolo e sorridendogli dolcemente, per poi inserire il disco nel computer. Non appena il cd partì sentì la voce dolce di Jimin attraverso le cuffie ed ebbe un fremito. Era sicuro di non aver mai sentito quella canzone e poteva esserci solo una spiegazione. « All this is no coincidence/ Just, just, by my feeling/The whole world is different from yesterday/Just, just, with your joy […] The universe has moved for us/ Without missing a single thing/ Our happiness was meant to be/ Cuz you love me, and I love you/ You’re my penicillium, saving me, saving me/ My angel, my world/ I’m your Calico cat, here to see you/Love me now, touch me now […] Since the creation of the universe/ Everything was destined/ Just let me love you/ Just let me love you.»
Taehyung ormai stava piangendo, senza neanche cercare di trattenersi. Jimin gli aveva scritto una canzone. Gliel’aveva cantata. E, diamine, a meno che non fosse impazzito, Jimin gli si era appena dichiarato. Portò gli occhi pieni di lacrime in quelli di Jimin, che lo osservavano ricolmi di affetto e felicità. «I-io, grazie Jimin. È, è stupenda, davvero, non so che dire.»
Il maggiore gli sorrise, portando poi le sue mani sulle guance solcate dalle lacrime, nel vano tentativo di asciugarle. «Sono davvero felice che ti piaccia. L’ho scritta con l’aiuto di Yoongi hyung, ma avevo comunque paura che potesse non piacerti. È stata un’idea assurda probabilmente, ma avevo assolutamente bisogno di esternare tutti i sentimenti che provo per te. È dalla prima volta che ti ho visto, quella volta che venisti a prendere Jungkook, che non ho potuto fare a meno di pensare a te e a quanto bello fossi ai miei occhi. Ogni volta che passavi a prendere Jungkookie mi ritrovavo a fissarti, anche non volendo, i miei occhi cercavano sempre la tua figura. E quando i nostri sguardi si incrociavano morivo ogni volta, ma non capivo mai se tu mi guardassi per interesse o perché ti desse fastidio avere i miei occhi su di te. Quando poi ci siamo conosciuti, dopo quella volta allo studio di Yoongi Hyung, avrei voluto parlarti, rivelarti i miei sentimenti, ma avevo troppa vergogna anche solo per respirarti vicino. Poi il giorno del mio compleanno mi dicesti quelle cose e mi sono finalmente dato una svegliata. Avrei voluto confessarti subito i miei sentimenti, ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio aspettare, dato che tu eri convinto che ti odiassi. E che avessi una cotta per Jungkook. Ancora rido per questo. Quindi alla fine ho deciso di chiedere aiuto a Yoongi hyung ed ecco qui questa piccola perla, che racchiude tutto il mio amore per te. Si chiama serendipity.»
Taehyung non riusciva a far altro che piangere, sorridere e ridere. Era tutto così surreale che non riusciva a credere stesse succedendo davvero. «Io, grazie Jiminie, davvero. È stato totalmente inaspettato, ma è stato in assoluto il regalo più bello che potessi farmi. E comunque siamo due stupidi, perché tutto questo sarebbe potuto accadere molto prima, sin dalla prima volta che ci siamo visti quando sono venuto a prendere Jungkook.»
Questa volta fu il turno di Jimin di restare sorpreso. «Mi stai dicendo che io non ho sognato nulla e che tutte quelle volte che ti beccavo a ricambiare i miei sguardi lo facevi perché anche io ti interessavo?»
Taehyung si limitò ad annuire alla domanda, sorridendogli dolcemente. A quel punto Jimin spostò il computer alle sue spalle, per poi avvinarsi a Taehyung, sedendosi sulle sue gambe incrociate. Gli accarezzò dolcemente una guancia ancora umida, per poi avvicinarsi alle sue labbra. «Allora direi che dobbiamo recuperare il tempo perduto, che dici?»
Non gli diede la possibilità di rispondere, posando le sue labbra carnose su quelle sottili dell’altro, per poi mordergli il labbro inferiore, facendogli aprire le labbra con un gemito sommesso. Iniziò a baciarlo sempre più profondamente, volendo che l’altro sentisse quanto avesse desiderato quel momento, quanto lo amasse. Passò le braccia intorno al suo collo, per tenerlo ancora più vicino, mentre Taehyung, ormai perso in quel calore e quelle sensazioni che Jimin gli stava facendo provare, infiltrò le mani sotto il maglione dell’altro, accarezzando ogni centimetro di quella pelle che per mesi aveva desiderato.
Continuarono così per quelli che potevano essere minuti, se non ore, incuranti del tempo che scorreva inesorabile, finché la notte non si tramutò in giorno e loro si ritrovarono addormentati l’uno tra le braccia dell’altro per quella che sarebbe stata la prima di altre infinite volte.




Hola! 
Ieri notte ho pubblicato questa raccolta su wattpad, ma essendo troppo tardi ho deciso di pubblicarla qui solo adesso. 
Sabato sono uscita con due mie amiche e il ragazzo per cui ho una cotta da quasi due anni e domenica sera sono stata colta da un improvviso bisogno di esternare i miei dubbi e fantasticare un po', così mi sono decisa a rendere il tutto una vmin. Era da tanto che non scrivevo una delle mie oneshot stralunghe, infatti sono 5598 parole. Ho cominciato a scrivere ieri mattina appena sveglia e ho finito alle due e mezza del mattino. Prometto che rileggerò il tutto e sistemerò i vari errori, se li troverò, dato che puntualmente non li vedo mai anche se ci sono. Comunque. Ho deciso di ascoltare il consiglio di Mars e raggruppare la miriade di one shot che scrivo in un'unica raccolta, anche se ce ne saranno altre che pubblicherò a parte.
Spero abbiate apprezzato questa os e che continuiate a seguire la raccolta. Vi ringrazio infinitamente per tutto.
A presto,
Miky. 


 
  
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