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Autore: AranelInFantasy80    01/03/2019    1 recensioni
Thor e Loki, dopo essersi ritrovati, continuano il loro esilio su Midgard, imparando a vivere alla maniera degli Umani. I mesi trascorrono, così la loro vita, finché una sera...
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
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MIDGARD

A.D. 2020

(alcuni mesi dopo...)

 

La porta del grande attico del palazzo in stile vittoriano di Hudson Street si spalancò di colpo, per poi venire richiusa con un sonoro calcio che fece vibrare il mobile di vetro alla parete di sinistra.
“No, l'argenteria no, ti prego!”
Le risate invasero lo spazio del salotto, echeggiando in ogni altro angolo della casa. I due uomini, sostenendosi a vicenda, si trascinarono verso il divano davanti alle finestre per ricadervi sopra pesantemente.
Ci impiegarono un po' affinché quell'ilarità contagiosa si placasse e potessero riprendere a respirare regolarmente.
Si spalmarono entrambi tra i cuscini, con le gambe allungate in avanti e presero a fissare il soffitto sopra le loro teste.
Ma dopo qualche secondo il più giovane scoppiò in un'altra sonora risata. Finché non si voltò a guardare il fratello, seduto al suo fianco.
“Dio mio, un'altra serata come questa e credo ci ricovereranno alla Langley Porter insieme!” Commentò Loki, facendo realmente fatica a ritrovare un contegno. “Non ricordo di essermi divertito così tanto dai tempi del Sigrblot, quei giorni di festa in cui ci arrivavano i doni degli Umani per ingraziarsi nostro padre.”
“E lui puntualmente non li ascoltava!”
Scoppiarono a ridere ancora.
“Era divertente guardarli indaffararsi così arduamente per noi e poi... non ottenere molto.”
“Sei crudele, Loki, davvero crudele...” l'apostrofò il fratello, dandogli un colpetto sulla coscia e lasciando lì poggiata la sua mano.
Il più giovane lanciò un'occhiata a quel gesto, tendendo le labbra sottili in un sorriso, per poi riprendere a guardare dinanzi a sé, in un punto indistinto nel vuoto.


Erano trascorsi tre mesi ormai da quando il dio del Tuono era giunto su Midgard e si era trasferito nella sua casa. Giorno dopo giorno, Thor era riuscito ad apprendere con rapidità i costumi degli uomini e aveva iniziato a condurre una sorta di vita normale.
Si era anche impegnato per trovarsi un lavoro e ne aveva fatti alcuni, in cui erano richieste delle particolari capacità fisiche. Aveva reso felici diversi datori di lavoro, riuscendo a sbrigare da solo delle faccende per cui, di norma, ci sarebbero voluti almeno cinque uomini insieme.
Il tempo scorreva veloce per loro.
La notte si sostituiva al giorno con una rapidità tale simile ad un fulmineo battito di ciglia. Loki, al mattino, si recava al lavoro, indossando la maschera di Luke Hallstrøm e s'inventava nuovi modi per governare un mondo che non gli apparteneva, mandando in porto affari, boicottandone altri, utilizzando al minimo le sue risorse d' astuzia, doppiogiochismo e scaltrezza, quel tanto che bastava per soddisfare i midgardiani. Poi rientrava a casa la sera e c'era sempre una sorpresa per lui ad attenderlo, una cena, un acquisto nuovo di pacca in qualche angolo dell'appartamento, qualche nuova formidabile idea da mettere in pratica che il fratello s'inventava di volta in volta e in cui, inevitabilmente, veniva coinvolto.
Sì, Thor, sembrava volersi davvero prendere cura di lui e dopotutto non era una cosa malvagia, dopotutto la sua semplice presenza, lì nella sua quotidianità, era qualcosa che sembrava avesse iniziato a bastargli. Si era instaurato tra loro un nuovo equilibrio, fatto di abitudini confortanti e piccole cose. Forse, sarebbero potuti andare avanti così per sempre, senza troppe aspettative, senza troppe pretese.

Era tempo di pace. Confinati sul pianeta Terra non dovevano preoccuparsi di cosa stava accadendo negli altri Nove Mondi. Guerre, cambiamenti, rivoluzioni al di fuori di Midgard non li riguardavano più e, paradossalmente, quella condizione di esilio iniziava a rivelare i suoi lati positivi.
Sembrava anche che le sue paure e i suoi personalissimi demoni si fossero acquietati. Certo, non mancava occasione, durante alcune notti, che Loki sgattaiolasse via furtivamente dal suo letto e si avvicinasse senza fare rumore alla stanza dove ora dormiva suo fratello e poteva restare lì per ore a guardarlo riposare, indugiando sul suo volto sereno, sulle fattezze perfette del suo corpo nudo adagiato sotto le lenzuola sottili. Il bisogno di giacere al suo fianco, col tempo, si era reso più lieve, perché di fatto l'altro era lì, con lui, in ogni momento. Inoltre Thor, non gli faceva mai mancare niente, c'era sempre un abbraccio, una carezza, un gioco, un qualcosa di simile ad un'avventura, ricordi di vita lontani e nuovamente presenti tra loro, seppure in forma diversa. E poi, del resto, non erano più bambini ed egli non aveva più la scusa di aver fatto un brutto sogno per potersi infilare sotto le coperte accanto a lui.

Dopotutto, i suoi bisogni e le sue pulsioni riusciva ancora a sedarle con i suoi amanti occasionali, rintracciati in qualche locale ad hoc, o in qualche sito d'incontri, tutti giovani e belli, possibilmente palestrati e rigorosamente biondi e dagli occhi color del mare.

Suo fratello non faceva mai molte domande su dove si recasse, a volte, la sera, o quando lo vedeva uscire dopo cena e rincasare all'alba e anche questo, sebbene all'inizio gli avesse provocato un profondo senso di frustrazione, come se l'altro non s'interessasse alla sua vita, alla fine se l'era fatto andar bene. Almeno gli era rimasto più semplice continuare a mentire, dissimulando i suoi sentimenti.
Aveva lasciato che anche Thor avesse le sue frequentazioni. E benché spesso si ritrovasse della lingerie femminile negli angoli più improbabili di casa, non se ne faceva un cruccio, perché quelle donne, esattamente come i suoi amanti, non costituivano alcun rischio, né avevano granché importanza.
L'unica cosa che contava era che quando cessava la sua giornata e smetteva le sue maschere, o quando la iniziava ed era obbligato ad indossarle, come l'alfa e l'omega, al principio e alla fine di ogni cosa, c'era il dio del Tuono ad attenderlo.
Tutto scorreva nella breve vita di Midgard, e mentre il mondo attorno a loro mutava e invecchiava e alcuni tra i Mortali che avevano conosciuto, a volte, scomparivano, i due Dei restavano giovani e imperituri, in quella condizione di eterno esilio e di eterno legame che sembrava crescere giorno dopo giorno sempre di più.


Loki abbassò nuovamente lo sguardo sulla mano che Thor teneva ancora poggiata sulla sua gamba. Sospirò. Tutto procedeva in una sorta di strano equilibrio, in cui menzogna e verità riuscivano a venire sapientemente dosate. Ma c'erano dei momenti in cui, esattamente come quello che stavano vivendo, quella prossimità di corpi, l'intimità di quel calore e la loro vicinanza rendeva tutto più difficile, tremendamente più difficile.
Tre mesi per loro non erano nulla, ma spesso il dio dell'Inganno si chiedeva come riuscisse a sedare i suoi impulsi, come fosse capace di sopravvivere a quell'intenso bisogno di avere l'altro accanto. E ogni volta si dava sempre la stessa risposta: se ce la stava facendo era solo merito delle sue abilità, dei suoi giochi e dei suoi trucchi, coltivati per una vita, una magia in grado di dissimulare ciò che realmente sentiva, anche agli occhi di colui che lo conosceva meglio di chiunque altro.

Quella sera, tuttavia, senza un motivo preciso, sembrava che restargli lontano fosse la cosa più faticosa al mondo.

Loki si voltò verso di lui e lo vide assorto a fissare il soffitto. Per gli Dei, se era bello! E oltre che bello, maledettamente desiderabile. Sarebbe bastato così poco, un movimento, un accostarsi, magari poggiargli la testa sulla spalla e sentire il suo respiro sulla fronte, sentire il suo odore mischiato alla fragranza del luppolo, delle birre che si era scolato per tutta la sera. E poi magari stringersi ancora un po' di più, strofinare il volto nell'incavo del suo collo e da quel gesto affettuoso tentare qualcosa di più audace... un bacio, e poi un altro, un altro ancora, la lingua che sfiora e sottolinea l'arteria pulsante di sangue sotto la pelle, le labbra che raggiungono il lobo dell'orecchio e iniziano a succhiarlo, fino a scoprirne la debolezza, fino a vederlo finalmente cedere.

Il dio dell'Inganno fu obbligato ad accavallare le gambe per impedire al proprio corpo di rivelare le sue imbarazzanti fantasie. E di certo il calore di quella dannata mano sulla sua coscia non era d'aiuto! Ebbe l'impulso di poggiare la propria sulla sua, ma sarebbe stato un rischioso rivelarsi e forse il momento non era ancora propizio. Probabilmente non lo sarebbe mai stato. Eppure... quella sera sembrava esserci un'atmosfera diversa dal solito, qualcosa di denso e inebriante nell'aria, qualcosa che sembrava voler spingere a spezzare gli argini di ogni decenza.

“Fratello...” Mormorò, attirando la sua attenzione. Gli occhi verdi a incastonarsi nei suoi, i capelli neri sparsi sullo schienale del divano, il collo esposto come a voler richiedere un'aggressione, un respiro troppo rapido per essere celato. La voglia di correre il rischio e gettare via anche l'ultima delle sue maschere si fece insostenibile.

Thor era rimasto a guardarlo, probabilmente in attesa di qualcosa.

Ma Loki scosse la testa e tornò a fissare a sua volta un punto vuoto davanti a sé. Era cosi difficile... Non aveva mai avuto così paura in tutta la sua vita. Questo lo avvertì chiaramente.

“Stai bene?” Gli chiese l'altro con premura.

Il dio dell'Inganno abbozzò un sorriso.

“Mai stato meglio.”
Ed era vero, pericolosamente vero. Vero a tal punto che bastava quel genere di istanti, vissuti infinite volte in quei tre mesi, a risvegliare emozioni divenute ormai ingestibili.

Il dio del Tuono corrugò la fronte, ma Loki non se ne accorse.
“Sai a cosa sto pensando?” Riprese il maggiore, sfiorandogli inavvertitamente la coscia con le dita.
“Cosa?”
“Credo che farò un salto nel New Mexico uno di questi giorni.”

“Cosa??” Ripeté il giovane, irrigidendosi.

Quel senso di piacevole, benché tormentata indolenza e il suo sorriso scomparvero di colpo dalle sue labbra. Il gelo di quella affermazione lo freddò sul posto. Ogni traccia del calore provato fino a qualche secondo prima, svanì.

Tornò su di lui, improvvisamente smarrito, cercando di accertarsi se avesse compreso bene. Ma l'altro non lo guardava, come se fosse rimasto intrappolato di colpo e senza un motivo, in quei suoi pensieri giunti da chissà dove.
“Jane?” Domandò allora Loki a denti stretti, rendendosi conto di trovarsi del tutto impreparato davanti a quella possibilità.
Intravide il fratello annuire e, per come lo conosceva, quelle semplici parole già risuonavano di caparbia convinzione.
L'ombra che l'aveva attraversato, trapassandolo con l'asprezza di un fendente, si tramutò lentamente in una morsa tagliente che gli rattrappì lo stomaco. Dovette sbottonarsi un po' la camicia, per incamerare nuova aria.
“E' da un po' che ci penso, mi piacerebbe poterla rivedere, sapere come sta, cosa sta facendo...” Proseguì Thor, con la massima naturalezza.
“Avevi detto...” soggiunse Loki, ora faticando anche a parlare, come se la lingua gli si fosse annodata “avevi detto che è stato molto tempo fa... come se si trattasse di una cosa ormai chiusa.”
Thor si voltò a guardarlo con aria interrogativa. Forse aveva parlato troppo. Ma si sentiva in scacco, improvvisamente vulnerabile e aveva bisogno di difendersi, o almeno fare qualcosa per impedire che il più terribile dei suoi spettri si materializzasse tra loro nel giro di pochi secondi.
“Questo non l'ho mai detto, Loki,” rimarcò il maggiore con tono grave, quasi infastidito “non ho mai detto che si trattava di una cosa chiusa. Lei... mi è cara, e lo sarà per sempre.”
“Ah, capisco...” sibilò l'altro, allontanando bruscamente quella mano da sé “beh del resto, come darti torto... decidi di farti un giro turistico qui su Midgard, smuovi mari e monti per ritrovare tuo fratello, magari sai, per ricucire un rapporto lacerato da anni, e poi dopo che, secondo te, tutto è stato sistemato, già che ci sei, perché no... perché non cogliere l'occasione per andare a ricercare anche la donna della tua vita! Che... che magari è ancora libera e magari ti sta ancora aspettando, così da un giorno all'altro, molli tutto e via, si parte per una nuova impresa!” Sbottò, impossibilitato, per la prima volta, a governare il siero venomico che, suo malgrado, fuoriuscì dalla sua bocca assieme a quelle parole.
“Loki...”

“Cosa? Loki, cosa?” Saltò su il giovane, scattando in piedi, sotto gli occhi allibiti del fratello “Ma non ci hai pensato? Sono trascorsi dieci anni, Thor, dieci anni! Lei è un' umana, dieci anni per loro sono un'enormità. Non ti è passato per la testa che potrebbe essersi sposata? Avere dei figli? Una vita... felice, e tu, come se niente fosse, perché è questo ciò che normalmente fai,” sottolineò, con acredine “le piombi addosso e gliela sconvolgi! Ma ti sei chiesto se lei vorrebbe veramente questo? Ti sei chiesto se lei voglia ancora vederti o se magari si ricorda ancora di te?” Rise, isterico “No, ma ovviamente no, non ti sei chiesto neppure una di queste cose. Certo che Jane si ricorda di te! E' impossibile il contrario... dimenticarsi del grande Thor... che... che cosa impensabile, quale oltraggio!” Sputò fuori, beffardo “ Del resto, per te, ciò che conta è prendere e andare, lanciarti in una nuova sfida, e cosa se ne importa di quello che possono volere gli altri! Di quello che stanno vivendo gli altri!” Si morse le labbra e si voltò di scatto, almeno per nascondere il velo che già annebbiava i suoi occhi “Sei solo un enorme... arrogante... egoista.” Concluse, riuscendo a controllare a malapena il tremore che percorreva le sue mani chiuse a pugno.
Avvertì il respiro di Thor essersi fatto pesante alle sue spalle. Sapeva che era infuriato. Ma sapeva anche che aveva dovuto farlo, affondare la lama prima di lui, prima che l'altro non lo avesse trafitto con nuovi fendenti, del tutto inconsapevoli, ignari, innocenti e pertanto ancora più dolorosi. Si rese conto, in quel preciso istante, che della sua corazza non era rimasto più nulla, se non la carne fragile ed esposta, il sangue e l'animo spezzato. L'aveva abbattuta, giorno dopo giorno, senza accorgersene, durante quei mesi, in tutti quegli anni, quelle centinaia di anni trascorsi vicino e lontano dal fratello e mentre credeva di diventare sempre più forte grazie alle sue illusioni, non aveva fatto altro che rendersi sempre più nudo e tragicamente vulnerabile tra le sue mani.

Ancora un gioco. Ancora un inganno di cui era rimasto vittima. Ancora il suo sopravvalutarsi, credere di riuscire a reggere tutto quello, per poi precipitare irrimediabilmente.
Fu colto dal panico. Ma non c'era più tempo. Le vie di fuga si erano esaurite. Non c'era più nulla dietro cui proteggersi, né incantesimi da fare. C'era solo Midgard e ciò che aveva appreso dai Mortali. Ma come potevano essergli utili le cose degli uomini di fronte alle decisioni di un dio?
“Le promisi che sarei tornato.” Riprese, per tutta risposta, Thor, guardandolo torvo.
“Oh ma certo!” Ribatté Loki, in un ultimo, disperato tentativo di difesa “Dimenticavo... il codice d'onore di Asgard! Non importa se il tempo passa, non importa se apparteniamo a due Mondi completamente diversi, non importa se uno si è ricostruito una vita e magari non ci vuole rinunciare, no, perché conta la promessa fatta da un folle, in un momento... folle, perché tu... ah sì, tu sei l'eroe di ogni situazione e quindi conta soltanto ciò che tu vedi, senza accorgerti, neppure per un momento, quanto le tue... scelte possano ferire... coloro che hai accanto!”

Stavolta aveva gridato, non preoccupandosi neppure più di nascondersi, avvertendo il pizzicore bagnato scivolargli lungo le guance e non facendo nulla per fermarlo.

Era in trappola e lo sapeva. Era geloso di Thor. Corroso da quell'emozione indicibile e cruenta, che aveva da sempre cercato di trasformare, come un abile alchimista, in qualcosa di diverso, in qualcosa di più accettabile. Ma ora, la realtà sembrava essersi stancata di tutti quegli artifizi e tanto più egli cercava ancora di modificarla, tanto più essa si mostrava per ciò che era.

Al che il dio del Tuono si alzò in piedi a sua volta e gli si fece vicino, costringendolo a fare un passo indietro.
Loki si sentì sondare fin nel profondo, per un lungo, insostenibile momento.
Thor fece ancora un passo verso di lui, con aria rapace e, con un movimento rapido, lo afferrò per le spalle.
“Ti ho forse ferito, fratello?” Gli puntò addosso gli occhi, implacabile. “E' questo ciò che mi stai dicendo?”
Il più giovane si sentì vacillare. Era in trappola, completamente. Impossibilitato a continuare a mentire, impossibilitato a rivelargli la sua verità, ma costretto a farlo per non perdere quell'ultimo grammo di dignità al suo cospetto.
“Rispondimi!” Tuonò il dio.
Loki lo guardò con occhi carichi di tristezza.
“Ti avevo detto che non saresti mai dovuto venire qui.” Riuscì soltanto a mormorare, con un filo di voce, come se l'astio di poco prima avesse lasciato spazio a un dolore sordo e insondabile.

Si scostò bruscamente da lui, dandogli le spalle e facendo per raggiungere la sua stanza, ma Thor gli fu di nuovo addosso, bloccandolo in una nuova presa.
“Ti ho... forse... ferito... fratello?” Ripeté, scandendo le parole in un soffio caldo contro il suo orecchio.
A quel contatto inaspettato, un brivido violento lo trapassò, destabilizzando la sua mente. Il dio dell'Inganno chiuse gli occhi e chinò il capo, in resa totale, come mai era accaduto in vita sua.
L'ambiente intorno perse improvvisamente di consistenza. Con quel corpo pressato contro il proprio, le sue membra finirono per cedere e, paradossalmente, ora che gli sembrava essere diventato insonorizzato a tutto, gli parve invece di avvertire ogni singola parte dell'altro, il moto veloce del sangue, i tracciati rigonfi dei suoi muscoli tesi, ogni sua cellula, ogni sua molecola resesi evidenti, il battito compulsivo del suo cuore contro la sua schiena, le dita talmente serrate sulle sue braccia che, senza dubbio, già gli stavano rendendo violacea la pelle, il ventre caldo contro il suo bacino.

Sarebbe potuto morire lì in quel momento e lì restare per sempre. Come un folle, pregò gli Dei affinché quel sortilegio non cessasse. Che quel contatto non venisse meno, nonostante il male che gli stava procurando. Nella sua mente presero a imperversare, vorticose, le immagini di tutte le cose che avevano vissuto insieme in quel breve tempo terrestre, le risate, il ritrovarsi alla sera, il congedarsi al mattino, la condivisione delle piccole cose, una quotidianità che non gli era mai appartenuta quando erano ancora principi di Asgard e che, su Midgard, entrambi, avevano trovato straordinariamente stupefacente. E tra queste immagini s'insinuava, come un'ombra, quella di Jane, qualcosa che sembrava essere scivolato via dalle loro vite e che invece, ora, era piombata sulle loro teste, prorompente come un macigno. Aveva sempre avuto tutto sotto controllo, Loki. Era riuscito a dosare ogni sua emozione nei confronti del fratello, convinto di avere tra le dita i fili di quella vicenda. E poi, era bastato abbassare la guardia, una serata sopra le righe, la sensazione di potersi fidare davvero e l'intimo calore di quella carezza sulla sua gamba di poco prima, per mandare a monte ogni cosa. Non aveva più idea di cosa fare...

Thor continuava a stringerlo per le spalle, il respiro affannoso tra i suoi capelli, paura, forse anche per lui. Ma Loki, d'improvviso, non sembrò avvertire più nulla.

Un re saggio non deve cercare la guerra. Gli aveva detto un tempo Padre. Ma deve essere pronto ad affrontarla se questa arriva, aggiungeva sempre il dio del Tuono. Invece lui era di un'idea diversa. A volte, anche dinanzi alle battaglie che sembrano necessarie, l'unica cosa che resta da fare è la resa, avere il coraggio di lasciare andare ciò che non vuole più essere trattenuto.

“Credo che il nostro tempo insieme sia terminato, fratello,” disse, dopo un istante “forse hai ragione, una promessa è una promessa. E io non sono nessuno per trattenerti ancora qui.” Sospirò, abbozzando un sorriso amaro “Del resto, ci sarà sempre per me una partenza, un addio, una separazione. E forse... è questo il momento, per noi” Concluse, ripetendo quelle parole che già gli aveva detto alcuni mesi prima, come una confessione, o un'innegabile certezza.

Thor rimase in silenzio, per un tempo che gli parve interminabile.

Il dio dell'Inganno, sentendo la presa sulle sue spalle farsi più leggera, la lesse come un assenso. Si mosse, facendo per allontanarsi definitivamente da lui, ma fu allora che l'altro l'afferrò di nuovo e, senza dargli la possibilità di comprendere cosa stesse accadendo, lo cinse, intrecciando le mani all'altezza del suo petto.

A Loki mancò nuovamente il respiro.

Thor lo strinse a sé, e poggiò la fronte contro la sua nuca.

“Lasciami... andare.” Ebbe la forza di sussurrare, il fratello, di nuovo in panne.

Ma ottenne soltanto di venire stretto ancora più forte.

“Sta lontano da me.” Balbettò, attonito.

“Questa l'ho già sentita.” Gli sussurrò il dio del Tuono, tra i capelli “E ti ho già detto che è una possibilità fuori discussione.”

Il più giovane sospirò. Disperato. Esasperato. Capì di essere giunto al limite. Non ce la faceva più, non un solo altro minuto a reggere tutto quello.

“Ma allora si può sapere che cosa vuoi da me?”

Il fratello non rispose subito, ma Loki lo sentì distintamente apporgli un bacio sulla nuca. Tremò, fin nelle viscere e non fu in grado di muoversi, né di protestare. Stava precipitando in una sconvolgente confusione.

“Voglio che tu smetta di pensare che per te ci possano essere solo addii...” iniziò Thor. Un altro bacio tra i capelli “Solo separazioni...” Ancora uno, il fiato caldo a raggiungere l'orecchio “Solo dolore, Loki.”

“Cosa...fai?” Mormorò il dio dell'Inganno e, per quanto avrebbe dovuto cacciarlo lontano, si aggrappò istintivamente alle sue mani e strinse forte. “Basta...” gemette “Perché? Perché mi stai dicendo tutto questo, se poi...”

“Perché tutto il resto è una menzogna.” Soggiunse l'altro “Tutto ciò che hai sempre pensato di te è una menzogna, tutto ciò che hai sempre pensato di me è una menzogna.” Lo sentì sorridere, in segreto, dietro di lui “Mi dispiace dirtelo, ma ti sei ingannato troppo a lungo, fratello. E anche se tu sei il dio di tutti questi artifici, potresti essere molto, molto di più...” una mano a scostargli i capelli, scoprendogli il collo nudo “almeno per me.”

Loki, a quelle parole e a ciò che Thor stava compiendo alle sue spalle, si sentì morire. Artigliò le sue mani in un evidente e disperato bisogno di trattenere quell'istante. Un tragico bisogno di sostenersi. E arrendersi.

“Ma... il New Mexico? Jane...?”

Ottenne ancora un bacio sulla nuca.

“Ah, fratello...”

Ancora un altro. Un lento sciogliersi. Un lento morire.

“Mi deludi...” soggiunse il dio del Tuono “non c'è più discernimento in te? Non riesci più a distinguere un gioco dalla verità?”
No, decisamente non riusciva. Non in quel momento. Non mentre quel calore lo invadeva e quei baci appena accennati tra i suoi capelli lo facevano vibrare fin nel profondo.

Poté soltanto intrecciare le sue dita a quelle dell'altro e stringerle forte.

“Se... se quanto stai dicendo è vero,” prese a dire, faticosamente, dopo un momento “allora dimostramelo.”

Sentì una mano del dio restare sul suo petto, mentre con l'altra, Thor, gli cinse l'addome, impedendogli ora qualunque tentativo di fuga.

“Come?”

Loki chiuse gli occhi e sentì chiaramente che gli ultimi grammi di forza lo stavano abbandonando, risucchiati completamente dall'altro.

“Questo.” Mormorò infine “Continuando a fare questo. Ciò che stai facendo ora.” Inclinò la testa da un lato, porgendogli il collo scoperto “Non smettere...”

Il fiato su di lui a farsi sempre più caldo, inebriante, letale.

“Niente di più?”

“Niente di più.”
“Perché?”

“Perché è tutto ciò che cerco da te, da una vita.”

***
NdA: In questa sede, nel rispetto del regolamento di Efp, la mia storia d'interrompe qui.
Potete trovare la versione non censurata (e la conclusione di questo capitolo) cliccando su questo link:
https://www.wattpad.com/701521904-beyond-the-mask-midgard-a-d-2020-alcuni-mesi-dopo

Vi auguro buona lettura,
Con amore,
Aranel

***

   
 
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